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Settimana dell'1 dicembre 2008

Dal 09.12.2008 al 11.12.2008

Questa settimana, in primo piano sulla nostra rassegna stampa, la vicenda del trasferimento dell'ippodromo di San Siro

Benitez, l'architetto «antiglobal»
Premiato in Svizzera

All'architetto Solano Benitez di Asunción (Paraguay) è andata la prima edizione del ricco BSI Swiss Architectural Award 2008, premio riservato agli architetti «della nuova generazione» (il regolamento richiede under 50 anni) «attenti agli sviluppi e ai significati di una disciplina chiamata a confrontarsi con i grandi problemi dello sviluppo post-terziario, della globalizzazione, dei problemi ambientali ed energetici». Solano Benitez è un architetto «antiglobal», attento al genius loci e ai materiali poveri (come mostra nella casa Abu & Font e nella Fabbrica Unilever ad Asunción). «La sua ricerca architettonica - afferma uno dei giurati, Mario Botta -, elaborata in un contesto economico problematico, lontano dai processi produttivi dettati dalla globalizzazione, è di qualità sorprendente. Solano Benitez usa materiali semplici reperibili localmente, che gli consentono di raggiungere forme espressive di grande impatto e dall'intensa carica poetica; la povertà dei mezzi utilizzati risulta inversamente proporzionale alle emozioni che l'architettura riesce a trasmettere».
Pagina 31
(1 dicembre 2008) - Corriere della Sera


Ippodromo, via alle grandi manovre
Procede spedito verso il trasferimento dell'ippodromo di San Siro. Dopo mesi di incontri e riflessioni ora si fa sul serio. L'assessore all'Urbanistica Carlo Masseroli ha già pronto l'avvio dell'accordo di programma da firmare con Provincia e Regione, coinvolte entrambe nell'operazione che riguarda anche il Parco Sud, e già venerdì dovrebbe portarlo in giunta per l'approvazione. "È l'inizio di un percorso - spiega l'assessore - . Insieme ragioneremo laicamente sul destino di un'area di grande rilevanza che ha bisogno di una riqualificazione ". Detto più chiaramente significa: trasferimento dell'ippodromo del trotto, delle due piste di allenamento e delle scuderie in un'area fuori Milano ancora da identificare, per far spazio a un parco cittadino, a un centro multifunzionale per lo stadio Meazza, ma soprattutto a nuove residenze, attività commerciali, uffici e servizi di intrattenimento. "Il trasferimento dell'ippodromo resta solo una delle ipotesi allo studio - spiega Masseroli - . Al momento ci stiamo interrogando su come restituire alla città un pezzo di territorio di qualità, permettendo a tutti di fruire di un'area verde attualmente chiusa dietro i muri delle piste di allenamento e quindi appannaggio di una ristretta minoranza di cittadini". Il progetto, per l'assessore, nasce da due dati di fatto. Primo: "L'ippica è in difficoltà, non possiamo aspettare che fallisca ". Secondo: "Lo stadio, che ospita due delle più importanti squadre del mondo, ha bisogno di una riqualificazione, così come l'intera zona circostante". A questo va aggiunta la necessità di "ripensare anche il lido e tutto il territorio ad Ovest di Milano, fino a Settimo Milanese, che potrebbe essere dedicato allo sport - spiega l'assessore - . Abbiamo iniziato a discuterne con il sindaco ". Ma per rivoluzionare il centro dell'ippica milanese bisogna superare il vincolo del Piano regolatore che, ad oggi, vieta la costruzione di case all'interno dell'area di proprietà della Snai, la società che gestisce l'impianto sportivo. Un vincolo che il tavolo di lavoro che Masseroli sta avviando potrebbe superare facilmente con una variante, oppure direttamente con il nuovo Piano di governo del territorio in via di definizione, cambiando la destinazione d'uso di un'area di un milione di metri quadrati che un domani potrebbe valere oro. E che, in vista dell'Expo, risulta strategica dal momento che si trova proprio sulla direttrice che unisce il centro alla Fiera a Rho- Pero. Si comincia quindi a parlarne seriamente. Regione e Provincia sembrano d'accordo nel sedersi intorno a un tavolo per ragionare insieme. Si tratta però di stabilire dove spostare l'ippodromo. L'ipotesi condivisa sembra quella di trovare una sede all'interno del Parco Sud. Le consultazioni sono già iniziate fra il vertice del parco e i sindaci dell'hinterland. Fra le ipotesi prese in considerazione ci sono Settimo Milanese, Gaggiano, Trezzano, Cusago, Zibido San Giacomo. Ma anche Muggiano, un'area all'interno del Comune di Milano. Ma le istituzioni dovranno vedersela con la dura opposizione degli operatori dell'ippodromo e dell'intero quartiere. Anche se l'assessore garantisce: "Il mio obiettivo è l'interesse pubblico, certo il progetto deve essere economicamente sostenibile". Come dire: l'operazione immobiliare è indispensabile.
TERESA MONESTIROLI
La Repubblica
01-12-08, pagina 2
sezione MILANO


Gli urbanisti: solo un'opera su 4 sarà realizzata
«Speriamo che l'Expo sia un’opportunità per far fare un salto di qualità alla città. Noi auspichiamo che le opere contenute nel dossier Expo vengano tutte realizzate, ma se dobbiamo essere concreti pensiamo che non sarà possibile realizzare più del 20, 25 per cento di quelle indicate, per motivi economici, burocratici e di tempi ristretti». Così la pensa Fortunato Pagano, presidente dell'Istituto nazionale urbanistica Lombardia, riguardo alle opere previste per l'esposizione del 2015. L'istituto che ha finalità culturali con un occhio di riguardo per l'urbanistica e la pianificazione territoriale, ha anche organizzato un convegno (giovedì 4 alle 16 nella sala San Domenico in Santa Maria delle Grazie). L'architetto Giancarlo Tancredi, direttore del settore Progetti strategici del Comune, illustrerà il progetto Expo 2015 ma si affronteranno anche i filoni su cui sta lavorando l'osservatorio specifico sull'esposizione, attivato dall'Inu. «C' è l'esigenza - dice ancora Pagano - di promuovere un piano organico di riferimento, per garantire che ciò che verrà fatto in vista dell'Expo valga veramente ai fini di un salto di qualità dell'area metropolitana».
La Repubblica
02-12-08, pagina 5
sezione MILANO


Lega e Verdi: vincolare le aree ex trotto
Ippodromo, rivolta bipartisan anti-cemento

La vicenda degli ippodromi milanesi arriva anche a Roma. La deputata leghista Laura Molteni ha pronta un'interrogazione parlamentare per chiedere spiegazioni rispetto alle voci che danno le aree verdi del trotto a rischio cemento. «Quegli spazi vanno salvati, sono patrimonio di un'intera città», dice Molteni. Il nodo dell'ippodromo rimane in sospeso. Ieri il documento di inquadramento delle politiche urbanistiche non è arrivato all'esame del Consiglio. Il verde Enrico Fedrighini aveva lanciato l'allarme: «Senza vincoli precisi, il documento mette a rischio le aree cosiddette "speciali". Tra cui l'ippodromo». L'emendamento al testo sarà discusso giovedì in Consiglio. L'assessore all'Urbanistica, Carlo Masseroli, starebbe lavorando a un accordo di programma con Provincia e Regione per trasferire le attività ippiche in un Comune dell'hinterland a ovest della città.
Pagina 5
(2 dicembre 2008) - Corriere della Sera


Parchi, via i vecchi vincoli così nasceranno le nuove case
Edificare nelle aree libere destinate a verde pubblico mai realizzato e abbattere gli edifici degradati delle periferie (case popolari) per ricostruire residenze ex novo (aumentando però le volumetrie). è questa la ricetta dell'assessore all'Urbanistica del Comune Carlo Masseroli per risolvere, almeno in parte, il problema della casa a Milano. «Se vogliamo rendere la città più attrattiva per i giovani c'è bisogno di più case in affitto», sintetizza. «Abbiamo bisogno di 20mila alloggi - specifica l'assessore alla Casa Gianni Verga - . La lista d'attesa per le case popolari oggi è di 18mila persone ma è destinata a crescere. Bisogna dare ai cittadini delle risposte, e bisogna farlo in tempi brevi». Il piano di densificazione della città della giunta Moratti, che punta all'aumento di 700mila abitanti nei prossimi vent'anni, procede a passi spediti. Da un lato c'è la delibera che prevede l'innalzamento dell'indice di edificabilità da 0,65 a 1 metro quadrato di costruito per metro quadrato di terreno - che ha generato un centinaio di emendamenti che saranno discussi a partire da domani in consiglio comunale - dall'altro il progetto di trasformare aree degradate in residenze a prezzi calmierati per venire incontro alle fasce più deboli, ma anche per riempire gli ultimi vuoti rimasti in città, fazzoletti di territorio che invece di diventare parchi saranno palazzi. Un'operazione immobiliare, fatta con i privati, che punta ad aumentare l'offerta di case e a rilanciare il mercato in un momento di stallo. E che si sviluppa su due fronti. Il primo: cambiare la destinazione d'uso delle cosiddette "aree standard a vincolo decaduto" per costruire residenze in housing sociale. Per farlo è però necessario cambiare la destinazione d'uso di tutte quelle porzioni di territorio che il Piano regolatore del 1980 ha vincolato a funzioni pubbliche, come giardini o scuole, ma che nessuno ha mai realizzato (né il Comune né i privati). Lì nessuno, stante le regole attuali, ci può costruire sempre. «Abbiamo chiesto alla Regione di modificare la legge 12, togliendo il vincolo di "non edificabilità" in quelle aree dove negli anni non è mai stato fatto niente e, nella maggior parte dei casi, sono diventate terra di nessuno», spiega Masseroli, intervenuto al convegno organizzato da Assimpredil, l' associazione che riunisce i costruttori italiani, sulle politiche della casa. Il progetto, ancora in via di definizione, se dovesse andare in porto darebbe la possibilità di costruire su 9 milioni 223mila metri quadrati di superficie ancora liberi. Di questi, più della metà, avrebbero dovuto diventare una zona verde (oltre 6 milioni), mentre un domani potrebbero ospitare nuovi edifici. I privati, che finora hanno avuto aree che non valevano quasi niente, si ritroverebbero automaticamente con un valore. Il secondo strumento: incentivare i privati a riqualificare le case popolari delle periferie che oggi cadono a pezzi, costruendo nuove residenze. Per farlo Masseroli è pronto ad aumentare l'indice di edificabilità in queste zone in modo da dare agli imprenditori un margine di guadagno. «L'operazione deve essere economicamente sostenibile - spiega - Per questo se una banca o un fondo decide di impegnarsi in questa partita riceverà in cambio un po' di volumetrie in più che potrà realizzare anche in altre zone della città». L'operazione funzionerebbe così: il privato mette a disposizione nuovi appartamenti per gli inquilini Aler, ma allo stesso prezzo. Quando tutti si sono trasferiti il privato abbatte lo stabile e lo ricostruisce, avendo a disposizione un maggiore indice di edificabilità che potrà utilizzare anche altrove. Ma un metro quadrato a Baggio non corrisponde a un metro quadrato in Montenapoleone. La strada verso la riqualificazione è dunque tracciata. E passa per l'incremento degli indici di edificabilità e la densificazione abitativa là dove è possibile. In particolare, stando ai dati di Assimpredil che ieri ha lanciato un appello al governo perché vengano ridotte «le imposte sulla fase di produzione che incidono del 30%», i metri quadrati ancora a disposizione a Milano sono oltre 15 milioni. Ai 9 milioni di aree standard a vincolo decaduto, si aggiungono 4 milioni di metri quadrati di aree private di riqualificazione urbanistica, un milioni di scali ferroviari dismessi, quasi 700mila di aree industriali dismesse, 400mila di aree destinate a servizi tecnologici mai realizzati e 200mila di progetti di housing sociale in corso. In tutto si potrebbero realizzare nuove case per quasi 160mila nuovi residenti.
TERESA MONESTIROLI
La Repubblica
02-12-08, pagina 2
sezione MILANO

 

Citylife e Varesine i comitati ci riprovano
Con un doppio ricorso al Tar contro Citylife e Varesine, i comitati di residenti tornano sul piede di guerra e chiedono alla giustizia amministrativa di fermare i due megaprogetti che rivoluzioneranno due grossi pezzi di città. Dopo l'ultima variante su Citylife decisa a ottobre - che per il Comune porta a un aumento del verde e a meno parcheggi, mentre mantiene invariate le volumetrie complessive - l'associazione "Vivi e progetta un'altra Milano" e il suo presidente Rolando Mastrodonato chiedono al Tar che il progetto sia «realmente» rivisto. «La variante è stata prospettata come la soluzione chiesta dai cittadini all'amministrazione - spiega Veronica Dini, l'avvocato che per conto dei residenti venerdì scorso ha presentato il ricorso - In realtà gli impatti urbanistici sono rimasti gli stessi. C'è stata solo una redistribuzione dei volumi e la rotazione di alcuni edifici. Ma il parco è ancora più compresso tra i grattacieli ed è più all'ombra di prima». Per questo i residenti chiedono al Tar di «fissare quanto prima un'udienza per rivedere il progetto». Un ricorso al tribunale amministrativo da parte dei cittadini era invece già stato rigettato due mesi fa per il cantiere dell'ex Varesine perché, secondo i giudici, i ricorrenti non avevano specificato il danno che ritenevano subito dai lavori. Ma i cittadini non si sono arresi. E ora che i costruttori hanno presentato quattro Dia (le dichiarazioni di inizio attività) per la costruzione di edifici e box, gli stessi residenti ricorrono al Consiglio di Stato per contestare un «danno specifico e concreto». Innanzitutto, l'aumento del carico urbanistico dell'area, dove non c'è solo il cantiere delle Varesine, ma anche i megaprogetti di Garibaldi-Repubblica e Isola. I residenti chiedono così una valutazione globale dell'impatto ambientale in un'area di cantiere che si estende su oltre 290mila metri quadrati complessivi. «Non siamo di fronte a cantieri casualmente vicini, ma alle anime di un unico, stesso progetto urbanistico - spiega ancora l'avvocato Dini - E infatti anche Comune e Regione parlano di un unico progetto, "Porta Nuova"». Se è unico, contesta il comitato Varesine, l'intero piano di riqualificazione dev'essere sottoposto a valutazione.
SANDRO DE RICCARDIS
La Repubblica
02-12-08, pagina 2
sezione MILANO


Cavalli e cemento, San Siro in trincea ma la Provincia dice sì all' ippodromo
«La proposta del collega Masseroli è molto interessante. Come Ente Parco e come Provincia noi siamo favorevoli». Bruna Brembilla, assessore all'Ambiente a Palazzo Isimbardi e presidente del Parco Sud, non ha dubbi. Il progetto di trasferire in uno dei Comuni della zona sud una parte importante dell'ippodromo (dove Palazzo Marino ha intenzione di insediare case di pregio, attività commerciali, uffici, un parco cittadino, un centro multifunzionale per lo stadio Meazza) secondo la Brembilla ha molti più vantaggi che controindicazioni. Vantaggi per i Comuni interessati e per lo stesso parco: «Condividiamo la scelta di ricomprendere nel Piano di cintura urbana una parte delle attività dell'ippodromo, sostanzialmente la pista del trotto, le scuderie e la clinica veterinaria: ciò significa garantire in questo settore dell'area metropolitana, quello del Parco Sud, una quota aggiuntiva di verde, che se pure non è a destinazione agricola sarà comunque fruibile dai cittadini». Via libera, dunque. Di più: l'assessore provinciale ha già incontrato diversi sindaci della zona interessata. In lizza ci sono Cusago, Gaggiano, Trezzano sul Naviglio e Settimo Milanese. Tutti favorevoli al progetto. Tutti amministrati, a eccezione di Cusago, dal centrosinistra. Che è al governo della Provincia. Resta il fatto - ecco la controindicazione - che il piano dell'assessore comunale all'Urbanistica Carlo Masseroli prevede una colata di cemento in una delle zone di maggior pregio della città, e non certo per favorire un'operazione di housing sociale, vale a dire nuove case a edilizia convenzionata (e prezzi calmierati). «Ne sono consapevole - spiega la Brembilla - la parte residenziale avrà volumetrie significative, ma questo mi sembra il prezzo da pagare; il Parco Sud, che io rappresento, da questo trasferimento ha tutto da guadagnare». In altre parole: «Noi ci prendiamo il meglio di questo progetto, e in ogni caso non abbiamo competenze su quello che avviene nel territorio di Milano; se poi si considera che il trasferimento di parte dell'ippodromo consentirà di raggiungere lo stadio con i mezzi pubblici, mi chiedo davvero come faremmo a dire di no». La conclusione suona come un invito alla proprietà dell'area: «Credo che anche alla Snai convenga condividere l'operazione, perché il galoppo non verrà trasferito dall'attuale sede: in questo modo non dovranno spostare i cavalli molto lontano». Fonti vicine alla Snai confermano l'interesse: «Comune e Provincia devono indicare la strada da seguire, noi siamo favorevoli al trasferimento del trotto, perché finora avere accanto lo stadio ci ha fortemente penalizzato». La Snai ha già messo al lavoro un advisor incaricato di indicare tutti i passaggi necessari per la rinascita di un'attività da qualche anno in fortissima crisi; e, naturalmente, di quantificare il prezzo delle porzioni d'area che verranno cedute per i nuovi insediamenti. Aggiunge Giovanna Fossa, l'urbanista cui la Snai ha affidato il compito di programmare gli interventi: «Vogliamo dare un contributo alla riqualificazione di questa parte della città: per questo puntiamo sulla costruzione di una piscina olimpionica vicino al Lido, sul rilancio della struttura dedicata al galoppo e sul nuovo volto che avrà la piazza accanto allo stadio con un parcheggio finalmente sotterraneo. E poi ci sarà un grande parco di cintura percorribile in bicicletta e in grado di collegare il Parco Sud-Trenno con il Montestella e il verde di Citylife». Ma i residenti sono sul piede di guerra. «Se avessimo desiderato vivere in una zona dotata di bar, ristoranti e cinema - sintetizza Alessandra Rioda, architetto urbanista - abiteremmo in centro». E Silvana Gabusi, portavoce del "Comitatone" per la salvaguardia di San Siro: «Quest'area di un milione e 600mila metri quadri, prevalentemente verdi, è il frutto dell'ingegno umano, un patrimonio ambientale e culturale che appartiene non solo a Milano ma a tutto il Paese; tuttavia per l'assessore Masseroli è equiparabile a ex caserme o stazioni ferroviarie in via di dismissione e pertanto da "riqualificare" con una cospicua colata di cemento». Insomma: «Basta con i regali ai privati». Nel fronte del no c'è anche Laura Molteni, deputata della Lega: «Salviamo l'ippica - dice - per evitare il trasferimento dell'ippodromo sono pronta a tutto». Per ora sta preparando un'interrogazione parlamentare.
RODOLFO SALA
La Repubblica
02-12-08, pagina 3
sezione MILANO


Nuova generazione in campo, sei progetti in catalogo
Creatività applicata più sull'edilizia abitativa che nelle opere pubbliche e infrastrutture

La Consulta regionale lombarda degli ordini degli architetti, che rappresenta gli oltre 25 mila iscritti dei 12 ordini lombardi, ha bandito la seconda edizione del premio «Rassegna di architettura under 40. Nuove proposte di architettura», con l'intento di dare maggiore visibilità al lavoro dei giovani architetti iscritti.

La prima edizione, nel 2006, aveva raccolto 101 progetti, poi sottoposti al giudizio di Mario Botta, Luigi Chiara ed Enrico Feyrie.
L'edizione di quest'anno, distinta in due categorie, ha visto la selezione, da parte dei rispettivi organi provinciali, di 64 concorrenti, poi esaminati da Gae Aulenti, Alfonso Femia e Giacomo Polin.
Sono stati proclamati sei vincitori, tre per ogni categoria.
Per «Architettura realizzata» hanno vinto: Doriana Biaggi, Pier Francesco Seclì, Marco Cristiano Valsecchi.
Per «Architettura progettata» sono stati premiati Emanuela Bartolini e Paolo Cardin; Maurizio Di Lauro e Riccardo Dossi; Ir architetti Sara Lonardi, Enrico Maria Raschi
Tutti i progetti sono illustrati in un catalogo edito dalla stessa Consulta, che verrà presentato il prossimo 11 dicembre, presso la Triennale di Milano, dal presidente della Consulta Ferruccio Favaron e dal coordinatore Emanuele Brazzelli.
Roberto Gamba
Italia Oggi
03-12-2008
(Articolo tratto dalla rassegna stampa del sito Archiworld.it)


L'appello per Sant'Ambrogio 'Stop agli scavi per l'autosilo'
Arriva a due giorni dalla festa del Santo patrono di Milano, Sant'Ambrogio, un nuovo appello in difesa di una delle piazze simbolo della città, «oggi squarciata dagli scavi per il nuovo parcheggio». Una lettera indirizzata al Comune in cui un centinaio di milanesi illustri, capitanati dall'architetto Cini Boeri da anni in prima linea per salvare la piazza, chiede l'immediata «chiusura dello scavo, ridando dignità alla basilica di Sant'Ambrogio, destinando la piazza ad esclusivo uso pedonale e limitando il traffico delle auto ai soli residenti». «è opportuno ricordare che la basilica di Sant'Ambrogio è un importante documento, testimone del "romanico" in Europa, patrimonio artistico dell'umanità, simbolo religioso e storico, fatto erigere nel IV secolo dal vescovo Ambrogio, monumento noto in tutto il mondo per i suoi valori architettonici». Inizia così l'ultimo, disperato, appello in difesa della piazza firmato, fra gli altri, da Gillo Dorfles, Inge Feltrinelli, Luigi Caccia Dominioni, Vittorio Gregotti, Davide Rampello, Rosellina Archinto, Gae Aulenti, Marco Tronchetti Provera, Gerardo Colombo, Arnaldo Pomodoro, Carlo Puri, Jacopo Gardella e Guido Martinotti. «Purtroppo la piazza è da due anni squarciata da un lungo scavo destinato a ospitare un parcheggio sotterraneo di ben cinque piani» prosegue la lettera. Una scavo, scrivono, «abbandonato ormai da mesi, ora occupato da vegetazione spontanea e da spazzatura». E, nonostante le numerose proteste da parte non solo dei cittadini, ma anche di Italia Nostra, del Fai e del mondo della cultura per chiedere la chiusura dello scavo «nulla è accaduto. Nessuna risposta dall' amministrazione comunale. Nessuna risposta dal ministero ai Beni culturali». E così, di fronte al silenzio delle istituzioni, i cittadini tornano alla carica per denunciare «questa grave, anzi vergognosa situazione», chiedendo «nuovamente e insistentemente che si decida subito la chiusura dello scavo». Infine ribadiscono «l'inutilità del parcheggio, non solo dal momento che ce n'è già un altro inutilizzato a poche centinaia di metri in via Olona, ma per l'incongruenza del creare parcheggi sotterranei nel centro storico, dove l'amministrazione, con il provvedimento Ecopass, cerca di dissuadere l'utilizzo dei mezzi privati».
TERESA MONESTIROLI
La Repubblica
04-12-08, pagina 2
sezione MILANO


Il debutto Pedalata del sindaco da San Babila a corso Vittorio Emanuele. Rimosse auto in divieto Gli sponsor
La Moratti inaugura il bike sharing «Ora più piste ciclabili e parcheggi»

Quasi 800 abbonati, 145 bici noleggiate. «Arriveremo a 30 mila iscritti» Maran (Pd): c'è stato un blackout informatico nelle consegne Celentano (ClearChannel): pause brevi e fisiologiche Il Comune deve ancora autorizzare gli spazi pubblicitari per «autofinanziare» il sistema

È partito ieri, da piazza San Babila, ma è «difficile, se non impensabile» che arrivi in periferia: «È un servizio per tratte brevi» dice Giovanni Celentano, amministratore di ClearChannel, gestore di BikeMi. È partito nei Bastioni con 66 stazioni e 850 bici, ma in Comune aspettano il via libera altre 37 rastrelliere: «Tempi tecnici...». È partito ieri il bike sharing, il sistema delle due ruote in condivisione, e il sindaco Letizia Moratti guarda lontano: «Abbiamo investito 5 milioni in un progetto che renderà il traffico meno invasivo e l'aria meno inquinata». Le stazioni saranno «a breve» 103 e 1.400 le bici, mentre si salirà a 350 fermate e 5 mila mezzi nel 2009. Gli abbonati, ieri, erano 770. In due mesi, a Barcellona, se n' erano registrati 150 mila. È solo l'inizio («Arriveremo a 30 mila»), «ma questo servizio promette di essere serio, competitivo e duraturo». Una voce. «Letizia, dove vuoi arrivare?». Lei (jeans, tacchi e borsa Prada nel cestino) sorride e si punta sui pedali: «Via!». San Babila, ore 11: BikeMi debutta dopo un ricorso al Tar e un rinvio per neve. In sella ci sono Letizia e il marito Gianmarco Moratti, il presidente di Atm, Elio Catania («Questa è la Milano che si muove») e l'assessore alla Mobilità, Edoardo Croci: «Milano è la prima città in Italia a dotarsi del bike sharing a larga diffusione, siamo all' avanguardia in Europa». Passeggiata da San Babila a mezzo corso Vittorio Emanuele e ritorno: sindaco, com'è andata? «La bici è comoda e leggera, ma il sellino era troppo basso». I primi critici dicono che traballi anche un po' . La vigilia di BikeMi è finita con qualche auto in divieto di sosta rimossa dalle stazioni e più d'una bicicletta «abusiva» staccata dalle rastrelliere. Il primo giorno di servizio s'è invece chiuso con 145 mezzi «prelevati e utilizzati», 4 mila visite bikemi.it e 250 telefonate al numero 800.80.81.81. Pierfrancesco Maran (Pd) segnala «un blackout nel sistema». «Pause brevi e fisiologiche» replicano Atm e ClearChannel: «Il test ha avuto un grande risultato». E ora avanti sulle piste, dice Letizia Moratti: «Siamo impegnati a rafforzare la rete. Ho trovato 67 chilometri, oggi sono 75 e saranno 120 entro il 2011». Replica il verde Maurizio Baruffi: «Gli iscritti al bike sharing si aggiungono alla massa critica dei ciclisti di cui abbiamo bisogno per sconfiggere il partito delle auto che è forte in giunta». Soddisfatto Eugenio Galli, presidente di Ciclobby: «Ma ora si proceda spediti con limiti al traffico, nuove corsie e parcheggi». E a proposito: «Il Comune non ha ancora autorizzato gli spazi pubblicitari che consentono di "ripagare" il sistema», ricorda Celentano. «Siamo partiti per spirito di collaborazione». È solo l'inizio.
Armando Stella
Pagina 7
(4 dicembre 2008) - Corriere della Sera


'San Siro, riducete il cemento' il Consiglio detta le condizioniNon è uno stop all'operazione ippodromo, ma il consiglio comunale pone dei limiti all'amministrazione. Sull'area attorno a San Siro si potrà costruire, ma non sulle zone con vincolo monumentale o ambientali, ovvero il galoppo e la pista di allenamento Trenno. Qui il cemento non potrà arrivare. E il nuovo progetto di cui si discute ormai da anni, dovrà tenere conto di queste indicazioni. Resta fuori il Trotto, dove potrebbero sorgere case, negozi e servizi. Il centrosinistra è soddisfatto: «Abbiamo messo dei pesanti paletti all'assalto dei costruttori». Ma per l'assessore all'Urbanistica Carlo Masseroli «questo è un via libera all'operazione. Il Consiglio ha accettato che un'ipotesi di progetto su quell'area ci deve essere. L'impostazione è la mia: sono un cementificatore ambientalista», riassume con una battuta. Maratona notturna a Palazzo Marino: in aula si discute a oltranza della delibera di urbanistica che prevede di innalzare l'indice di edificabilità da 0,65 a 1 metro quadrato di costruito per metro quadrato di terreno. L'obiettivo del piano di "densificazione" della giunta è aumentare di 700mila gli abitanti di Milano nei prossimi vent'anni. E gli emendamenti da discutere sono decine. Uno è quello presentato dai Verdi Enrico Fedrighini e Maurizio Baruffi: individua le linee guida che il Comune dovrà seguire ogni volta che si dovrà discutere di un piano su una delle aree dedicate a "servizi speciali" come sport o intrattenimento in una zona verde. Un'indicazione apparentemente generale dietro alla quale, però, si legge chiaramente l'operazione-ippodromo. La giunta è pronta a discutere dell'accordo di programma che darà il via alla discussione sul futuro di San Siro già domani. E il centrosinistra vuole porre delle condizioni. A cominciare dalla «conservazione ambientale del verde esistente, anche mediante perequazione di eventuali diritti volumetrici con specifico riguardo ai vincoli monumentali e ambientali vigenti». Traduzione: quando si inizierà a discutere del progetto non si potranno toccare le parti protette. Sì a nuove costruzioni, ma su altre superfici, «che siano comprese all'interno dello stesso ambito», aggiunge però Masseroli. «Quell'area ha debolezze come il sistema ippico che si avvia al declino, ma anche grandi potenzialità - continua l'assessore -. Nel rispetto dei vincoli adesso di può iniziare a fare un ragionamento laico. Quello che sarà il progetto è ancora tutto da studiare». Soddisfatto Fedrighini: «La Snai potrà presentare comunque un progetto, ma l'indirizzo del Consiglio è chiaro: sedersi a quel tavolo vuol dire salvaguardare il verde e spostare eventuali diritti volumetrici altrove. Questo emendamento non ferma le mire speculative, ma mette in difficoltà chi sperava di mettere a sacco le piste di allenamento e le aree verdi che la proprietà vorrebbe sfrattare». Anche il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino dice: «è un passo in avanti». Ma sulla delibera «il giudizio è negativo: in questo momento è solo un favore ai proprietari delle aree, mentre non sono chiari i ritorni positivi sulla collettività».
ALESSIA GALLIONE
La Repubblica
04-12-08, pagina 2
sezione MILANO


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