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Settimana del 3 Novembre 2008

Dal 10.11.2008 al 12.11.2008

Rassegna stampa dei principali quotidiani nazionali e del sito Archiworld, relativa agli articoli di interesse per Milano e Provincia

Più case per due milioni di abitanti
Una città da due milioni di abitanti, con 12 milioni di metri cubi di case in più. L' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli fa chiarezza sui futuri assetti di Milano: una città da «densificare», dice, più costruita e popolata, dopo l' esodo nell' hinterland dei decenni scorsi. Come raggiungere l' obiettivo della giunta di 700.000 abitanti in più, per metà giovani? Aumentando gli indici di edificabilità di un terzo, da 0,65 a 1 metro quadrato di costruito per metro quadrato di terreno. «O anche di più», precisa Masseroli. Contenere i costi di costruzione invoglierà gli immobiliaristi a riservare una quota ad affitti calmierati, è la previsione dell' assessore: «Alloggi da 70 metri quadrati in affitto a 500 euro al mese». Masseroli ne parla in consiglio comunale, presentando la revisione del «Documento di inquadramento delle politiche urbanistiche», un piano redatto nel 2000. è lì che Masseroli propone di aumentare di un terzo l' indice di edificabilità: «Ma solo - specifica - attorno a zone dove ci sono grosse infrastrutture». «Peccato - è la risposta dei consiglieri del Pd Natale Comotti e Fabrizio Spirolazzi - che non si indichi nessun criterio oggettivo come, ad esempio, una distanza di 500 metri da una linea ferroviaria o metropolitana». Le decisioni le prenderà il mercato, secondo l' assessore. «Ma il Documento di inquadramento consente ancora agli operatori di scegliere se fare edilizia convenzionata o costruire per l' affitto - obiettano Comotti e Spirolazzi - e costoro opteranno per la prima ipotesi, come hanno sempre fatto». Dunque case da vendere a prezzi concordati con il Comune, non affitti calmierati. Masseroli non ci sta: «Non so quanto si costruirà in più ma di una cosa sono certo: il tempo mi darà ragione». Giovedì in Consiglio inizierà il dibattito, che si annuncia acceso. L' opposizione è indecisa se fare ostruzionismo con molti emendamenti o presentarne pochi e mirati, convinta che le scelte del Documento di inquadramento saranno quelle definitive. Appare infatti molto lontana l' approvazione del Pgt, il Piano di governo del territorio destinato a sostituire il Piano regolatore e a divenire lo strumento urbanistico fondamentale. Di certo non si farà in tempo per la scadenza posta dalla legge regionale, il 31 marzo 2009. Va detto che quasi tutti i Comuni, non solo Milano, sono in ritardo. Il centrosinistra è preoccupato anche perché assieme al Pgt va approvato il Piano sui servizi necessari alla città. «Senza Pgt, niente Piano servizi - osservano Comotti e Spirolazzi - ma intanto via libera al 30% di cemento in più. Non siamo contrari per principio all' aumento dell' edificabilità ma questa dev' essere indirizzata dal Piano servizi». «Ci vorrebbe il controllo di un potere pubblico forte e autorevole - concludono i verdi Enrico Fedrighini e Maurizio Baruffi - il contrario di quanto è accaduto negli ultimi dieci anni. Masseroli è il Babbo Natale degli immobiliaristi». 700.000 La giunta vuole aumentare il numero di residenti di 700.000 unità nei prossimi anni, arrivando ai 2 milioni entro i confini amministrativi della città 12 milioni Per ospitare i nuovi residenti si dovranno costruire nuove case per 12 milioni di metri cubi in più, secondo le stime dello stesso Comune. Ma c' è l' incognita dei servizi
STEFANO ROSSI
La Repubblica
04-11-08, pagina 7 sezione MILANO


Piste ciclabili e parcheggi bisogna fare molto di più
«Il prossimo passo? Il limite dei 30 all' ora in tutti i controviali. Non bisogna abbassare la guardia, bisogna pensare alle migliaia di milanesi che lasciano la bici a casa per paura. Milano si può girare in bicicletta: ha pure la forma di una ruota». Eugenio Galli, presidente di Ciclobby, incassa la sospirata partenza del bike sharing e rilancia. Soddisfatto, Galli? «Fiducioso. Ma spero che non ci si limiti al bike sharing. è un' importante opportunità per Milano, senza dubbio, al di là del ritardo con cui parte, i plurimi annunci, le gare deserte, il ricorso al Tar di agosto. Ci auguriamo che parta al meglio». Spieghi. «Per dare una segnale concreto, non si può arrivare dopo quasi tre anni al governo della città con un pacchetto di bike sharing che parte solo per una parte di Milano». Ce l' ha col sindaco perché le bici, per ora, si potranno affittare solo in centro? «No, però chiediamo uno sforzo di chiarezza. Non imputiamo a Letizia Moratti la situazione di grave arretratezza di Milano, dovuta a responsabilità plurime e pluridecennali. Citiamo due elementi di fatto: il sindaco è in carica da due anni e mezzo, tra poco saranno tre quarti di mandato, non si può continuare a ragionare su cosa è stato nel passato. E questo sindaco aveva detto sin dalla campagna elettorale, e ribadito successivamente, che la mobilità ciclistica è un tema prioritario del suo mandato». Dunque? «Dunque soddisfazione, ma vorremmo si evitassero toni trionfalistici. Chiediamo più umiltà, lavoro costante e quotidiano per la bici, un forte impegno sul presente, dire come e dove si applicano i provvedimenti. Nel concreto, devono decollare altre misure a sostegno della mobilità su due ruote». Quali? «Indico quattro filoni. La mobilità, che va dai provvedimenti di moderazione del traffico auto alle piste ciclabili, alle corsie ciclabili che sono solo segnaletica. La sosta, i parcheggi per le biciclette, spesso legate a pali luce, semafori. L' intermobilità, parcheggi di corrispondenza in stazioni ferroviarie, metro e fermate di bus e tram. E i servizi all' utenza: bike sharing, ma anche bicistazioni e segnaletica. Chiediamo una svolta culturale». Dica. «Assegnare alla bici il ruolo che le spetta e che i cittadini chiedono. Di strumento di mobilità quotidiana, non solo episodica o per il tempo libero. Se voglio portare i figli a scuola, andare a fare la spesa, al lavoro, devo poterlo fare avendo tutto il supporto necessario. Come avviene dovunque in Europa». Tutta colpa dell' amministrazione? «No, devono cambiare anche i comportamenti dei singoli. Ma faccio due esempi. Al Salone del ciclo, Fiera di Rho-Pero, sarà impossibile andare in bici: quell' opera, costata milioni, è e rimane una frattura sul territorio. E vedrete la nuova stazione Centrale: in termini di accessibilità alle bici ci sarà molto da ridire».
MASSIMO PISA
La Repubblica
04-11-08, pagina 5 sezione MILANO


Spagna batte Italia, in campo gli under 40
Confronto a Roma tra gli studi emergenti: norme obsolete e burocrazia penalizzano i più giovani

Da una parte il giovane architetto spagnolo, con le preoccupazioni per la crisi del mercato dell'edilizia, un forte richiamo alla cultura della professione, tante opportunità di far valere la propria creatività già dal periodo universitario. Dall'altra il giovane architetto italiano, la sua fatica ad affermarsi, la paura di non veder riconosciuto il proprio talento e di perdersi, da solo, nel mare della burocrazia. La Casa dell'architettura di Roma ha ospitato nei giorni scorsi «Architects open space» un incontro- confronto tra architetti italiani e spagnoli in cui sei studi di architettura spagnoli e italiani hanno parlato di sé, presentato i loro progetti, raccontato le loro esperienze. La prima differenza si nota già dall'età. In Spagna è considerato giovane un architetto al di sotto dei trent'anni, che molto spesso vanta un curriculum ricco e articolato, ha partecipato a vari concorsi di progettazione e ne ha addirittura vinto qualcuno.
Giulia Del Re
05-11-2008
Il Sole 24Ore Progetti e Concorsi (Rassegna stampa Archiworld)


Sarpi, commercianti all' attacco
«Visto il ritardo accumulato in questi mesi, meglio rimandare la partenza della zona a traffico limitato direttamente al 10 gennaio». I commercianti di Chinatown tornano all' attacco e chiedono al Comune di slittare l' attivazione delle telecamere che vieteranno l' accesso a via Sarpi all' anno nuovo. «Non siamo contrari alla chiusura del traffico - spiega Giorgio Montigelli, delegato dell' Unione del commercio - , ma dal momento che un' isola pedonale presuppone dei cambiamenti nelle abitudini della gente, partire il 17 novembre, proprio durante il periodo natalizio che per i commercianti è cruciale, non è bello». La richiesta è arrivata ieri via lettera direttamente al sindaco Moratti. Anche se il suo vice, Riccardo De Corato, è già pronto a rispondere: «Non se ne parla neanche. La Ztl doveva partire a fine settembre, siamo già in ritardo. Se non sarà il 17, comunque entro fine mese le telecamere saranno accese». A frenare il Comune in questi ultimi giorni è stato il maltempo. La pioggia ha impedito di tracciare la segnaletica dei parcheggi a rotazione al cimitero Monumentale. «Ma se la prossima settimana ci sarà bel tempo - conclude De Corato - , la Ztl inizierà il 17. Altrimenti slitterà al 24, non oltre». La data di partenza però non è l' unica lamentela dei commercianti. Nella lettera al sindaco Montingelli critica anche la decisione di riservare dei posti auto per i residenti in via Sarpi che un domani, dopo la sperimentazione della Ztl, dovrebbe diventare una vera e propria isola pedonale. Sulla questione si è discusso ieri in una riunione tecnica con il settore Arredo Urbano, convocata proprio per parlare del progetto definitivo di pedonalizzazione. «In via Sarpi sono stata comparse strisce bianche per i parcheggi dei residenti - continua il rappresentante dell' Unione - : non siamo d' accordo. Tra i posti auto e le enormi piattaforme di sostegno delle telecamere di spazio per tavolini e ombrelloni ne resta ben poco. Abbiamo scritto al sindaco per chiedere che già fin dall' inizio l' isola pedonale sia il più possibile completa, come via Dante e corso Vittorio Emanuele». I commercianti, infine, vogliono predisporre una mappatura delle aree a disposizione, sia per i commercianti che da subito potranno disporre i tavolini, sia per quelli che dovranno aspettare il termine dei lavori. «La prossima settimane ci incontreremo di nuovo per discutere del progetto definitivo dell' isola, ma non escludo che sia possibile fin da subito, con la Ztl, di utilizzare i marciapiedi per mettere tavolini e ombrelloni» commenta Maurizio Cadeo, assessore all' Arredo urbano.
TERESA MONESTIROLI
La Repubblica
06-11-08, pagina 9 sezione MILANO


Spazio FMG, in mostra i «cuori» della Milano che cambia
Milano sta cambiando sotto i nostri occhi, anche se ancora non ce ne accorgiamo: ha già preso il via il processo di metamorfosi urbana che, in progressiva accelerazione, ci porterà verso l' Expo 2015. Quartieri residenziali, spazi verdi, edifici pubblici stanno crescendo velocemente soprattutto nelle cosiddette aree dismesse, dove una volta si trovavano i grandi insediamenti industriali. A raccontare queste novità arriva Milano work in progress, ciclo di eventi espositivi che impegnerà d' ora in poi la galleria d' architettura Spazio FMG. Parte oggi la prima tappa del percorso, a cura di Luca Molinari e Simona Galateo: una rassegna che documenta due interventi urbanistici freschi freschi, il progetto di Cino Zucchi (foto) per Portello Fiera, zona Accursio, e quello di Scandurra Studio per Zurigo Hedquarter, zona Maciachini. «Le due realizzazioni hanno tratti comuni - spiega Molinari -. Grandi progettisti, tempi europei, dialogo pubblico-privato, alta qualità e cura dei dettagli, attenzione agli spazi condivisi. Si è lavorato in periferia come se fosse centro, creando non frammenti urbani isolati di città ma piccoli "cuori" per lo sviluppo di nuove aree». La mostra resta aperta fino al 2 dicembre con ingresso libero in via Bergognone 27, martedì-sabato ore 15-20, tel. 02.89.41.03.20.
Chiara Vanzetto
Pagina 15
(6 novembre 2008) - Corriere della Sera

 

Dal 17 novembre
Sarpi, via alla Ztl No dei negozianti: «Rinvio al 2009»

Il Comune ha scritto una lettera ai residenti (già recapitata): «Gentili abitanti di zona Sarpi», la zona a traffico limitato parte il 17 novembre. Appena saputo, i commercianti italiani (non i cinesi, non i grossisti) hanno francobollato una risposta e l' hanno spedita a Letizia Moratti: «Gentile sindaco, Le chiediamo un rinvio del provvedimento al 10 gennaio». Dopo Natale e dunque lontano da questi giorni di crisi. Ieri, in serata, il vice Riccardo De Corato ha rispedito la richiesta al mittente: «Abbiamo già concesso tempo a sufficienza, se il meteo ci assiste si parte il 17. Punto». Risultato: nuovo scontro su Chinatown. SEGUE DA PAGINA 1 La distanza tra Palazzo Marino e negozianti non è solo sul calendario: «Noi vogliamo un' isola pedonale vera, ci danno una Ztl spuria» attacca Giorgio Montingelli, delegato dell' Unione del commercio. Non solo: «Sono stati realizzati marciapiedi orrendi e parcheggi a strisce bianche (bianche?) per residenti, mai esistiti prima. Ma si è mai vista un' area senza traffico con i parcheggi?». Montingelli ha incontrato ieri l' assessore all' Arredo urbano, Maurizio Cadeo, e stasera convocherà gli esercenti di Chinatown. Obiettivo: bloccare la Ztl fino a gennaio e studiare un piano d' area per Sarpi, un progetto per le 27 vetrine che hanno fatto richiesta di tavolini all' aperto («Sarebbero coordinati»). La prospettiva? Sarpi come via Dante e Vittorio Emanuele e Cadeo ha accolto la proposta. Si vedrà. Per ora c' è la posizione del vicesindaco De Corato. Netta: «La Ztl partirà il 17 novembre se avremo il tempo di segnare le strisce blu davanti al Monumentale e finire tutti e 400 i nuovi posti auto, e poi di installare i pilomat e i portali anti-furgoni». È questione di tempo. E di meteo: «Se non piove rispettiamo la tabella». E i commercianti che si lamentano? «Io rispondo al consiglio comunale: le telecamere dovevano essere accese già dal 15 ottobre e la data limite è il 31 dicembre». Avanti. Con o senza i negozianti.
Armando Stella
Pagina 001.008
(6 novembre 2008) - Corriere della Sera


Cara Milano, non ti riconosco più
«Ah la mia vecchia e cara Milano, come è cambiata. La considero la mia città, io che sono nato a Genova, ma che professionalmente sono cresciuto qui quando avevo tra i venti e i trent' anni, prima al Politecnico e poi quando ho imparato il mestiere con un maestro come Franco Albini... ». Renzo Piano storce la bocca quando lo chiami archistar o quando cerchi di trascinarlo dentro una polemica magari su Milano, la sua vertiginosa espansione, i suoi progetti-marchio dell' Expo, di Citylife, il piano comunale di crescere fino a 2 milioni di abitanti, ma poi non si trattiene. SEGUE A PAGINA III Non attacca direttamente gli amministratori cittadini e la politica espansionistica: «Non voglio criticare la Moratti, ma fare un discorso più in generale sulla fine della qualità diffusa che in Italia ha permesso di costruire belle città e che ora manca - dice dalla tolda del suo super-ufficio nella periferia estrema genovese di Vesima, sospeso sul mare a forza nove di questo autunno di tempeste perfette - . Dove è finita a Milano quella spinta fervida degli anni Sessanta-Settanta, quella combinazione magica tra sindaci, mecenati, architetti, finanziatori, dove c' era la grande capacità di ascoltare, di inventare? Cosa è successo dopo e ora cosa sta succedendo?». Il suo progetto per Citylife fermato, quello del parco a Ponte Lambro, ignorato a fine anni Novanta malgrado il timbro dell' Unesco, la diversa visione sull' Expo 2015 in difficile gestazione? Piano va avanti viaggiando tra un continente e l' altro, tra un progetto e l' altro, tra una polemica e l' altra, tra un sindaco Alemanno a Roma, che mette i diktat sull' Eur, e il sindaco Moratti, che innesca il boom milanese, preferendo il cemento di Ligresti. Ma la sua provocazione di archistar è ben più larga e universale e riguarda il come stanno sfigurandosi le città nel mondo, la cultura fasulla della loro espansione, gli sprofondamenti nel trash e nel brutto diffuso. «Noi europei abbiamo per fortuna la chiave culturale per salvare le città che crescono: è il recupero attraverso la stratificazione. Non si abbatte a picconate la periferia brutta per rifarla peggio e disincagliata da ogni contesto di vita, ma si integra, si costruisce sopra, salvando la storia». Insomma, basta con il consumo scellerato di territorio? «Anche in Australia e in America incominciano a chiedermi di compiere questa operazione, ora che hanno un paio di secoli di storia urbanistica alle spalle. Trent' anni fa intellettuali fini dell' ambientalismo come Mario Fazio ci suggerivano di recuperare i centri storici. Sfida raccolta e vinta. Oggi dobbiamo salvare le periferie. Dalle banlieue parigine, alle favelas del terzo mondo, ai nostri quartieri dormitorio sulle colline di Genova, come nei sobborghi romani». E a Milano, con tutti questi progetti, quell' operazione culturale come si realizza, dove si stratifica? «Bisogna smettere di costruire, di diffondere il brutto per poi chiamarlo trash. Finisce che poi il trash urbanistico passa quasi per bello, basta che ogni tanto ci si metta in mezzo quella che gli inglesi chiamano perfidamente l' aringa rossa, magari un bel grattacielo svettante sul quartiere spazzatura. Anche Milano non deve esplodere con nuovi quartieri selvaggi, ma implodere su quanto già c' è. Le periferie sono brutte, senza qualità diffusa, perché non ci hanno costruito le condizioni della vera vita vissuta, che non si crea solo con case e negozi. Ci vuole tutto il resto, a incominciare dal verde, dalle scuole, dagli impianti sportivi, dalle librerie, dai giardini». Ciò significa che bisogna rinunciare al concetto di città diffusa e pianificare dei margini artificiali? «Va tracciata quella linea verde oltre la quale non si deve costruire più, e si badi bene che all' interno la ricostruzione stratificata è più che possibile ovunque: fabbriche dismesse, parchi ferroviari abbandonati, zone residenziali perdute nel degrado, quartieri fatiscenti. A Sud di Milano ci sono grandi spazi appetibili, così come nella zona di Rho-Pero, penso anche a viale Forlanini ad Est, dove immaginavamo tanti anni fa il parco urbano di Ponte Lambro, proprio mentre stavamo ricostruendo Sarajevo, città martire, con lo stesso criterio promosso dall' Unesco». Ma lei ha un' idea di dove può essere tracciata questa linea verde? «Sono i sindaci e gli amministratori che devono stabilirlo e non vorrei gettare la croce addosso solo a loro. Si immagina che quella linea sia sovrapponibile alle tangenziali, dove ci sono. Ma quella linea non basta se non si risolve il problema del trasporto urbano. Come si fa a progettare solo posteggi dappertutto?». Ma le macchine sono sempre di più. Dove le mettiamo? «A Londra con l' ex sindaco Ken Livingstone abbiamo progettato quella grande torre nel centro e sa quanti posteggi sono stati previsti? 42. A New York con il sindaco Bloomberg stiamo trattando operazioni urbanistiche a Manhattan a posteggi zero. Altro che i 10mila posti macchina di Citylife. Il concetto è disincentivare l' uso dell' automobile. Se non fai altro che costruire posteggi ingigantisci il traffico e continui a proporlo nel centro delle città. Io a Parigi abito in centro e non ho la macchina, sono ultra servito dai mezzi pubblici». Torniamo a Milano, perché lei sente questa grande delusione? «Perché mi ricordo com' era quando, da giovane architetto, ci sono arrivato al seguito di Franco Albini, il maestro della Zero Gravity, l' architettura come leggerezza, insieme a Marco Zanuso alla scoperta di nuovi materiali, di nuove forme. Avevamo il terreno favorevole per esplorare, ascoltare, confrontare. C' era un circolo virtuoso che garantiva la qualità diffusa. Mi ricordo i dibattiti con Ermanno Olmi per progettare Ponte Lambro». E ora che le occasioni di costruire sono addirittura imponenti: basta pensare alle possibilità di Expo 2015? «Se lei mi chiede se sono Exposcettico o Expoentusiasta le rispondo che sono entusiasta. Sgombro il campo dall' equivoco nato qualche tempo fa, quando fui classificato sulla linea di Adriano Celentano, che era contrario. Sono prudente. Non vorrei che l' Expo diventasse una colossale operazione immobiliare e stop. Ho già un' esperienza in materia, quella delle Colombiadi, l' Expo genovese del 1992 per i 500 anni della scoperta dell' America. Lì abbiamo recuperato l' esistente e costruito un quartiere nel cuore della città, nel porto storico, che rimane un segno forte e lo abbiamo fatto con equilibrio ambientale e economico. Ricordo quello che mi raccomandava, in stretto dialetto genovese, il sindaco di allora, Fulvio Cerofolini: "Mia Piano, qui nun se straggia ninte ("Guarda Piano, che qui non si può sprecare niente"). Non abbiamo sprecato niente, abbiamo costruito su quel che c' era». Ma alla fine non è molto più stimolante creare dal nulla, costruire a perdita d' occhio senza avere vincoli di spazi, di storia, di cultura? «è vero il contrario. La sfida dell' architetto è proprio quella di andarsi a cercare i vincoli, i condizionamenti, gli obblighi dell' esistente. Noi italiani abbiamo più degli altri questa capacità che io considero la vera sfida da esercitare quando ci viene proposto un nuovo lavoro». Tutto questo non può essere travolto da una cultura diversa più globale, che tiene conto dell' immigrazione, di una nuova società multietnica, già ospitata dalle città? «Siamo sempre stati meticci e non solo a Genova e Venezia, città porto. Perché nei nostri quadri, nei nostri affreschi compaiono spesso i mori, i personaggi di colore ambientati nelle diverse epoche? Perché questa è la nostra storia».
FRANCO MANZITTI
La Repubblica
07-11-08, pagina 1 sezione MILANO


Un concorso per le luminarie del 2009
Natale, gli studenti progettano le luci
Design e luci, i giovani progettano l' atmosfera di Natale

Stalattiti di luce sul Castello Sforzesco, stelle blu per illuminare la volta della Galleria: se il Natale scorso è stato illuminato da 300 mila luci, il prossimo si annuncia ancora più scintillante. Le luminarie del Natale scorso hanno trasformato Milano in una «city of lights», come Londra e Berlino. Ora, dopo l' inaugurazione del video wall permanente più grande d' Europa, quello del Coin di piazza Cinque Giornate, illuminato da 12 mila led, simbolo della città che non dorme mai, Milano continua ad accendersi grazie alla creatività. Il progetto della città di luce porta il nome di Light Exhibition Design, un concorso promosso dal Comune di Milano, che per il Natale del 2009 chiamerà studenti e giovani professionisti a progettare allestimenti di luce per arredare e illuminare piazze, viali alberati, parchi, monumenti storici e quartieri periferici. I lavori saranno giudicati da una giuria di esperti, composta dall' assessore all' Arredo e decoro urbano Maurizio Cadeo, Stefano Boeri (nella foto), direttore di Abitare, Davide Rampello, presidente della Triennale, e Luisa Bocchietto, presidente Adi. Ieri hanno presentato a Palazzo Marino il progetto che trasporterà a Milano le atmosfere della Fête des Lumières di Lione, la tradizionale festa delle luci dell' 8 dicembre. E proprio sul modello della città francese, dove squadre di studenti di architettura e belle arti illuminano a giorno piazze, cattedrali, basiliche e i tipici traboules del quartiere della Croix Rousse, anche Milano si prepara a dare spettacolo con la creatività di studenti, designer e scenografi. A maggio 2009 i progetti vincitori saranno esposti nella mostra «Light Projects», a dicembre saranno protagonisti dell' evento open air «Milano, paesaggi di luce». «Il Natale 2009 - ha detto Cadeo - è una data simbolica per far decollare il progetto. L' intenzione è di andare al di là delle tradizionali luminarie natalizie delle vie commerciali, e di condurre cittadini e visitatori alla scoperta di una nuova visione dei luoghi urbani».
Michela Proietti
Pagina 001.007
(7 novembre 2008) - Corriere della Sera


Meno regole per il cemento in città'
Il documento che fissa le regole per la costruzione della Milano di domani, quella dell' Expo 2015, apre l'ennesima battaglia in consiglio comunale. Dopo la presentazione delle linee guida che la giunta ha intenzione di seguire per cambiare il volto della città, e che puntano a creare le condizioni per arrivare a due milioni di abitanti, nell' aula di Palazzo Marino inizia la discussione. Che già si preannuncia accesa. Una pioggia di emendamenti infatti è stata presentata da tutti gli schieramenti politici: 101 per la precisione, di cui quasi un terzo (27) dalla maggioranza. Dopo il piano della pubblicità, approvato a fatica dopo settimane di dibattito in aula, ora il consiglio si prepara a una nuova battaglia, quella sul cemento. Con il centrosinistra che chiede più garanzie dal momento in cui si stabilisce un aumento dell' indice di edificabilità, e quindi una densificazione della città, da 0,65 a 1 a metro quadrato di costruito per metro quadrato di terreno. E il centrodestra che propone di aumentare ancora l' indice. Ma c' è anche chi, come Rifondazione, chiede di fare un passo indietro. «è un provvedimento che punta solo ad aumentare le volumetrie in una città già arrivata al congestionamento» spiega il capogruppo Vladimiro Merlin. Sul fatto che il tema sia cruciale proprio in vista delle grandi trasformazioni in vista dell' Expo sono tutti d' accordo, soprattutto dato il ritardo del Piano di governo del territorio. «è un documento molto importante che fissa regole che verranno mantenute fino all' approvazione del Pgt, cosa che non avverrà prima di due anni. è giusto quindi che il consiglio ci lavori» spiega Milko Pennisi, presidente della commissione Sviluppo del territorio. L' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli è pronto ad accogliere «qualunque correzione vada però nella direzione decisa». Ma su un principio non è disposto a cedere: «I vincoli e le regole non fanno una città migliore, Milano ha bisogno di flessibilità». La discussione quindi non sarà semplice. Il centrosinistra promette battaglia con una serie di emendamenti volti a chiedere, invece, molti più vincoli. «Le nuove possibilità volumetriche - spiega Natale Comotti del Pd - , dovranno essere una risorsa per costruire secondo le regole dell' housing sociale e partendo da una pianificazione di interventi volti a garantire servizi e collegamenti alle nuove aree. In questi anni abbiamo già avuto la prova che l' amministrazione non ha seguito questo principio». Anche Basilio Rizzo, Lista Fo, dice: «I vincoli devono essere rigorosi perché questo documento può lasciare un segno molto positivo ma anche tragico». Forza Italia, pronta ad incontrare l' assessore per razionalizzare i suoi emendamenti, chiede al contrario di ritoccare verso l' alto l' indice di edificabilità, «ma all' interno di un programma che preveda un' attenzione verso l' edilizia convenzionata agevolata - spiega il capogruppo Giulio Gallera - : diamo più volumetrie ai privati ma solo se almeno una parte viene destinato a chi ha meno». Per Carlo Fidanza, An, il documento «è buono nel complesso anche se ha bisogno di alcuni correttivi». Mentre Maurizio Baruffi, Verdi, è pronto a combattere «per difendere il verde agricolo della città».
TERESA MONESTIROLI
La Repubblica
07-11-08, pagina 2 sezione MILANO


Un nuovo quartiere per Greco
Un nuovo quartiere residenziale sorgerà alle spalle della stazione ferroviaria di Greco, in quello che oggi è un campo abbandonato al degrado e all' incuria. Quasi 150 appartamenti a prezzo di mercato che nel giro di qualche anno saranno a disposizione dei compratori secondo la logica che la giunta Moratti sta portando avanti in vista dell' Expo: riqualificare e densificare le aree dismesse (in particolare le ex aree industriali) per offrire nuovi alloggi e aumentare la popolazione cittadina di 700 mila unità. Un piano ambizioso le cui linee guida sono racchiuse nel nuovo documento urbanistico in discussione in questi giorni in consiglio comunale e su cui i partiti hanno già depositato 101 emendamenti. Il progetto di Greco-Conti, firmato dall' architetto Mario Ticozzi, in realtà segue il vecchio regolamento per cui la giunta ha appena approvato una variante al vecchio Piano regolatore dal momento che questo spicchio di territorio, a ridosso dei binari del treno, non sarebbe edificabile. Con il via libera del Comune, invece, sarà possibile costruire 10mila metri quadrati di nuove case su un' area di quasi 50mila. Una partnership tra pubblico e privato che prevede la costruzione di una decina di edifici a due piani per nuove abitazioni - operazione immobiliare vera e propria - ma anche un campo da calcio che verrà gestito dalle associazioni del territorio e dalla parrocchia di Greco, oltre alla ristrutturazione di una cascina abbandonata da anni, che verrà in parte destinata a residenze universitarie convenzionate. La zona sarà allettante soprattutto per gli studenti dell' università Bicocca, a poche centinaia di metri dal nuovo quartiere, ma gli alloggi saranno aperti a tutti. «è un ottimo esempio di come un' operazione privata possa essere di interesse pubblico - spiega Carlo Masseroli, assessore all' Urbanistica - . Il progetto infatti prevede oltre alle abitazioni private che riqualificheranno un pezzo di città oggi pericolosa e molto degradata, anche due importanti punti di aggregazione per il quartiere: il campo da calcio e la cascina dove troveranno sede le associazioni del territorio». L' idea arriva direttamente dagli abitanti della zona ed era stata presentata mesi fa all' assessore, durante uno dei tanti incontri con i quartieri organizzati in vista del nuovo Piano di governo del territorio. «Mi hanno chiesto un campo di calcio per poter mettere in piedi una squadra - spiega Masseroli - , abbiamo deciso insieme di intitolarlo a Emilio Cazzani, storico direttore del settore urbanistica del Comune». I lavori, se tutto procede senza ritardi, dovrebbero partire entro la prossima primavera. E, nel giro di pochi anni, un altro tassello a nord di Milano sarà riqualificato, sempre in vista dell' Esposizione universale del 2015. «Questo nuovo sviluppo edilizio mantiene un indice volumetrico molto basso, pari a 0,2 metro quadrato di costruito su metro quadrato di terreno, contro lo 0,65 attualmente in vigore - conclude l' assessore - e ci aiuterà a portare uno dei "raggi verdi" fino alla Bicocca, collegando via Sammartini con via De Marchi».
TERESA MONESTIROLI
La Repubblica
09-11-08, pagina 7 sezione MILANO


 



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