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Settimana del 27 ottobre 2008

Dal 04.11.2008 al 05.11.2008

Rassegna stampa dei principali quotidiani nazionali e del sito Archiworld, relativa agli articoli di interesse per Milano e Provincia

La Repubblica

28-10-08, pagina 18 sezione MILANO     

I 100 anni di Niemeyer da Brasilia a Segrate


«Odia il capitalismo e odia l' angolo retto» ha detto di lui lo scrittore Eduardo Galleano. Lui è Oscar Niemeyer, leggenda vivente dell' architettura contemporanea, 101 anni il prossimo 15 dicembre, famoso in tutto il mondo per la costruzione di Brasilia, la nuova capitale del suo paese. Si parla di lui e dei suoi edifici, tra cui due realizzati in Italia - la sede della Mondadori a Segrate e la sede della società Fata a Pianezza (Torino) - oggi all' Istituto Brasile-Italia. Intervengono Guido Laganà, docente al Politecnico di Torino, Roberto Dulio, docente al Politecnico di Milano, e Marzia Marandola, docente all' università di Roma. Nell' occasione viene presentato il libro "Oscar Niemeyer, 100 anni" a cura di Laganà e Marcus Lontra, edito da Electa. Istituto Brasile-Italia via Borgogna 3, ore 19.30, ingresso libero

 

La Repubblica

30-10-08, pagina 17 sezione MILANO     

dio e gli architetti

ARMANDO BESIO


Chissà che cosa ne direbbe oggi, vedendola ridotta così male, la buonanima del cardinale Montini, arcivescovo di Milano e futuro papa Paolo VI, che il 7 novembre del 1958, inaugurando la Chiesa di Vetro - così venne subito ribattezzata la nuova parrocchia di Nostra Signora della Misercordia di Baranzate, allora frazione di Bollate in prepotente espansione edilizia - ne lodava la bellezza architettonica e il simbolismo mistico, paragonando l' emozionante luminosità dell' edificio alla luce divina che accende e scalda l' anima umana. Ben altro, soffocante calore impone oggi ai fedeli la chiesa: «una sauna d' estate e un frigorifero d' inverno» sintetizza una pia donna all' uscita della messa feriale mattutina, dando voce ai sentimenti di una comunità che si appresta a festeggiare, sabato sera, il cinquantenario della chiesa con più di un motivo di malumore, avendo ormai esaurito le scorte della cristiana rassegnazione. Il motivo del malumore è il progetto di restauro dell' edificio, che oppone da anni un pool di architetti e il parroco, sostenuto dalla sua gente. Tutti d' accordo che qualcosa s' ha da fare, ma nettamente divisi sul che cosa. La chiesa, figlia del clima di sperimentazione tecnologica, estetica e liturgica che precedette e ispirò il Concilio Vaticano II, fu progettata da due architetti illustri, Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti, coadiuvati dall' ingegner Aldo Favini. Colonne e copertura sono di cemento armato precompresso, le pareti di vetro, realizzate con una serie di pannelli a doppio strato, con all' interno sottili fogli di polistirolo bianchi. Negli anni Ottanta la chiesa fu devastata da un attentato incendiario (una banda di spacciatori che ce l' aveva col parroco, così si disse) e dovette subire un primo restauro, affidato ai progettisti ma, a giudizio dei fedeli, realizzato male. Secondo gli architetti di tutto il mondo la Chiesa di Vetro è un monumento da proteggere, secondo la comunità di Baranzate è un edificio pensato bene ma costruito male, comunque non più adatto ai tempi, e perciò va radicalmente ristrutturato. I fogli di polistirolo sono marciti, con un effetto anche estetico deprimente. La parrocchia è cresciuta - mille fedeli nel '58, ottomila oggi - e ha bisogno di nuovi spazi. Senza parlare delle insopportabili escursioni termiche, che impongono una robusta rivoluzione impiantistica. Cinque anni fa, il ministero dei Beni culturali ha vincolato l' edificio in base alla legge sul diritto d' autore, che obbliga i proprietari di un monumento - in questo caso la parrocchia - ad affidare il restauro a un architetto di fiducia scelto dai progettisti originari, o dai loro eredi. Da allora, un pool guidato da Giulio Barazzetta, allievo di Morassutti, studia una soluzione capace di coniugare le esigenze di tutti, ma finora senza risultato. Dice Barazzetta: «La Chiesa di Vetro è un capolavoro dell' architettura contemporanea che va conservato al meglio, ma stiamo lavorando per assicurare un nuovo comfort». Replica il parroco, don Carlo Chiesa: «Sì, ma noi ci viviamo dentro, e saremo noi che dovremo pagare i restauri, tra l' altro assai costosi. Prevediamo di dover recuperare ben due milioni di euro. O ci presentano una soluzione adeguata, oppure potremmo anche decidere di lasciare la chiesa e trasferirci altrove. A noi non serve un' opera d' arte da guardare, ma una chiesa da vivere».


La Repubblica

31-10-08, pagina 11 sezione MILANO     

Passeggiate a portata di clic con Google tra le vie di Milano

LUIGI BOLOGNINI


Guardare le coste del lago dove andare in vacanza, o farsi un giretto turistico per piazza Duomo anche se fuori c' è un temporale, o fare una lezione virtuale senza dover portare la classe in gita, memorizzare com' è fatto il posto dove ci si è dati appuntamento e non rischiare di incontrare la donna della tua vita. Ma anche curiosare e vedere la strada di casa o del lavoro su computer. è la nuova evoluzione di Google Maps, il servizio che finora permetteva di vedere posti e itinerari su mappe come quelle stradali o con foto scattate dall' alto (Google Earth). Ora invece (basta selezionare il pulsante "Street View" su Google Maps e scrivere un indirizzo) le foto sono ad altezza strada, e sono anche navigabili, cioè ci si può spostare avanti e indietro, ruotare la visuale di 360 gradi, ingrandire e rimpicciolire, esplorare i dintorni, farsi delle passeggiate. Il servizio è appena partito ed è limitato nel Nord Italia per adesso a Milano e alla zona del lago di Como: riguarda tutti i posti dove un' auto riesce ad arrivare. Infatti è tutto fatto su quattro ruote: gli automezzi di Google sono stati equipaggiati con fotocamere speciali in grado di scattare foto in movimento, che poi vengono elaborate al computer. Il principio è tutto sommato simile a quello con cui si elaborano le mappe che poi alimentano i satellitari tipo Tom Tom: anche in quel caso una schiera di guidatori gira per le strade muniti di telecamera elettronica per riprendere ogni dettaglio e trasmetterlo a una centrale operativa che lo elabora, lo trasforma in mappe e poi lo gira ai clienti, normalmente i produttori dei navigatori stessi. Il tempo di elaborazione è di qualche mese, esattamente come in questo caso, visto che le foto vengono elaborate con attenzione particolare alla privacy: «Ci serviamo di un' avanzata tecnologia di offuscamento dei volti - dicono a Google - in grado di garantire che i passanti ritratti nelle foto non possano essere identificati. Anche le targhe delle auto vengono offuscate». Non solo: chi ritiene che una foto leda comunque la propria privacy, può chiederne la cancellazione su un link apposito. Anche se a Firenze, un' altra delle città dove Street View è già partito, è scoppiato un mezzo putiferio sui blog. Ma Google taglia corto: «Rispettiamo le leggi».


(31 ottobre 2008) - Corriere della Sera

Corriere della Sera

Indice ARCHITETTURA MARIA ALESSANDRA SEGANTINI

L' abitazione del futuro non passa dalle archistar


La casa racconta, forse più di ogni altro elemento, questo nostro «universo contemporaneo». In tutte le sue possibili trasformazioni (alcune deprecabili, altre splendide). Maria Alessandra Segantini in questo suo Atlante ha selezionato una serie di progetti (asili, scuole, chiese, palazzi) che possono essere visti come altrettanti «tentativi sperimentali di dare forma ai nuovi modi dell' abitare la casa nel futuro prossimo». Il libro, dedicato ai progetti più significativi prodotti negli ultimi dieci anni, fornisce così una bella analisi dei «temi centrali dell' abitare» contemporaneo quali la densità, la flessibilità, il rapporto con il suolo, il costruire sul costruito. Poche, per fortuna, le archistar (Fuksas, Herzog & De Meuron). Tanti i bravi professionisti «defilati» (Herman Hertzberger, Wiel Arets, Steven Holl, Sanaa, Gigon-Guyer, Cino Zucchi, Eric van Egeraat, David Chipperfield, Atelier Bow How, Mecanoo, Baumschlager & Eberle, Massimo Carmassi). Sono loro ad offrire una testimonianza diretta sull' odierna realtà dell' «edilizia residenziale contemporanea» mentre, spiega la Segantini, «lo spazio della casa e della vita collettiva va incontro «ad un generalizzato mutamento». La scelta delle Water Villas ad Almere (UN studio) o delle 99 Vivendas sociales a Siviglia (MGM Arquitectos) nasce da qui: «sono progetti che tentano risposte alla domanda di sistemi flessibili e che cercano di configurare nuove dimensioni per l' individuo nel pubblico come nel privato». Stefano Bucci M. A. SEGANTINI Atlante dell' abitare contemporaneo SKIRA PP. 336, 32


Bucci Stefano


(1 novembre 2008) - Corriere della Sera


La tutela Vincoli di salvaguardia per le ville, ma non per l' ambiente circostante. Bondi: «Tuteleremo anche il paesaggio» Le ville La denuncia del Giornale dell' Arte: i capolavori del grande architetto soffocati da cemento e svincoli stradali

«Auto e fabbriche, così Palladio muore»

Davanti alla Malcontenta c' è un guardrail, accanto a villa Valmarana dei capannoni. Il geografo: «Disastro urbanistico»


MILANO - «Così l' Italia ha massacrato Palladio» è il titolo senza sconti dell' inchiesta realizzata da Edek Osser per «The Art Newspaper» e per «Il giornale dell' Arte» in occasione delle celebrazioni in corso per i 500 anni dalla nascita dell' architetto più global della storia. La tesi dell' inchiesta è che il contesto in cui sorgono parte delle 4.270 ville sulle quali ha competenza l' Istituto regionale delle Ville venete, delle quali una trentina sono state progetta da Palladio, sia stato stravolto negli ultimi decenni e sia a tutt' oggi sottoposto a improprie trasformazioni del territorio. Le ville sono soffocate da industrie, svincoli stradali, capannoni, cave e attività al limite del lecito. Duemila di queste ville non sono vincolate e, in assenza di piani paesistici, «restano in un cono d' ombra», scrive Osser. Le opere del Palladio sono criticamente incomprensibili al di fuori del contesto naturale nel quale l' architetto le ha realizzate. Ne sono convinti Mario Botta, che in un recente convegno ha definito Palladio «un contraltare degli attuali archistar che costruiscono con indifferenza al contesto» e ne è convinto anche Vittorio Sgarbi che nel recente libro «Palladio. La luce della ragione» parla di «opere chiaramente distinte dalla natura e dal paesaggio eppure ad essi legate da un rapporto indissolubile». L' accusa di distruzione del contesto è sostenuta da varie testimonianze. Il geografo Francesco Vallerini parla di «disastro urbanistico che ha annullato il paesaggio». Lionello Puppi, storico dell' architettura, afferma che «villa Zeno a Cessalto è a rischio estremo, disabitata e chiusa e che la barchessa palladiana di Villafranca padovana non esiste nemmeno più: il colonnato cade a pezzi». Il problema, commenta Guido Beltramini, che con Howard Burns della Normale di Pisa è il curatore della mostra sui 500 anni dall' architetto vicentino (Palazzo Barbaran da Porto di Vicenza) è «che il paesaggio costruito intorno è stato consumato dallo sviluppo industriale». Davanti alla Malcontenta c' è un guardrail; villa Onesti Magrin a Grisignano è strozzata dalle strade; intorno a villa Valmarana dei Nani (affrescata da Tiepolo) e a Villa Chiericati sono sorti capannoni che alterano il contesto ben più delle villette di Monticchiello denunciate, tempo fa, da Asor Rosa. La fabbrica della Mira Lanza incombe da tempo minacciosa sulla villa di Mira mentre strutture industriali danneggiano il cono ottico di Villa Pesaro a Este (Collegio Manfredini) dell' altro grande maestro Baldassarre Longhena. Italia Nostra denuncia anche l' impatto della nuova autostrada A31 della Valdastico e altri l' impatto dell' ampliamento della caserma Dal Molin definito da Puppi, con una certa enfasi catastrofista, «cataclisma territoriale». Insomma, un brutto biglietto da visita sul quale è difficile intervenire. Le ville sono quasi tutte private, nelle mani di grandi famiglie (Valmarana, Foscari, Dalle Ore, Innocenti, Piovene...); e sono anche ben conservate. Ma sui contesti doveva, o dovrebbero, intervenire i comuni con i piani urbanistici. «Di tutte le ville in pericolo c' è quella di Cerato, per la quale è intervenuta anche la procura e la barchessa di villa Trissino di Meledo», afferma il presidente della Ville Venete Nadia Qualarsa. L' istituto ha concesso mutui per oltre 125 milioni di euro a favore di 1.750 ville. «Dal 2000 al 2008 siamo intervenuti su 9 ville tra le 24 protette dall' Unesco per totale di 4,5 milioni di euro». Insomma, lo sforzo sugli immobili è stato fatto dai proprietari e da chi li sostiene. Ma il territorio circostante non è stato tutelato. Chiude Beltramini: «Qualche provincia ha iniziato a chiederci consulenze per la salvaguardia del contesto, ma prima degli anni Settanta la cultura del restauro considerava solo gli edifici e non l' insieme. Ora il ministro Bondi, all' inaugurazione della mostra su Palladio, ha dichiarato che si finanzieranno anche progetti di tutela del paesaggio». Ma salvo che si vogliano operare demolizioni, stando all' inchiesta siamo ormai fuori tempo massimo. Pierluigi Panza


Panza Pierluigi


Corriere della Sera

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(2 novembre 2008) - Corriere della Sera


Il piano Entro fine anno le prime installazioni: si parte da San Siro e piazza Duomo. E in centro arriva il Cicerone virtuale

Expo, nasce la città del digitale

Ambiente e sicurezza, via all' ampliamento della rete wireless. Decina, Politecnico: più servizi per i cittadiniL' obiettivo è di far diventare Milano la città più cablata del mondo. «Le priorità del progetto? I servizi istituzionali»


Se Milano oggi dispone di una rete telefonica in fibra ottica all' avanguardia, con una cablatura che raggiunge il 70% delle strade e il 60% dei palazzi, lo deve anche a Maurizio Dècina, 65 anni, professore del Politecnico e consulente dei maggiori gruppi telefonici, che negli anni ' 90 suggerì al Comune di cablare la città approfittando degli scavi per il nuovo impianto di illuminazione cittadina. Da quell' idea nacquero Metroweb, Fastweb e il progetto di fare di Milano la città più cablata del mondo. Il protagonista di quella trasformazione - un romano che di Roma ha conservato soltanto il forte accento, vivendo a Milano da più di trent' anni, con lunghi soggiorni professionali in America - oggi è di nuovo all' attacco. Il suo ultimo progetto, anch' esso maturato nelle aule del Poli, si chiama «Milano Città Digitale» e si propone di far compiere alla città un ulteriore salto in avanti. «L' ambizione - dice Maurizio Dècina - è quella di definire per il 2015, anno dell' Expo, un' infrastruttura di rete cittadina dotata delle più moderne tecnologie wireless, cioè senza fili: dalle più semplici come il Wi-Fi alle più avanzate, cosiddette di quarta generazione, come il Wimax e il sistema Lte (Long term evolution, ndr)». In Europa, in Asia e negli Stati Uniti non mancano altri esempi brillanti di città tecnologiche, dove i Comuni hanno svolto il ruolo dei motori. Stoccolma, Singapore e Filadelfia, per citarne alcuni. Ma anche Siena, restando nei pressi di casa. «L' esperienza di Milano però - afferma Dècina - è diversa proprio nell' obiettivo, che è quello di mettere l' accento sui servizi istituzionali per i cittadini. Sia quelli che migliorano la macchina amministrativa e agiscono sulla sicurezza, il traffico e l' ambiente; sia quelli che esercitano un impatto diretto sul territorio e sulla società, dallo sviluppo del turismo all' assistenza agli anziani». Entro la fine dell' anno, e forse in parte entro Sant' Ambrogio, saranno attivati alcuni servizi dimostrativi a San Siro e in piazza Duomo. Nel quartiere residenziale, per esempio, verranno sperimentate nuove forme di sorveglianza sui mezzi pubblici, di gestione dei parcheggi e di controllo del livello dei rifiuti. Nella piazza centrale verrà invece testato il «Cicerone virtuale» per i turisti, che offrirà un nuovo tipo di mappe video interattive, da cui ricevere informazioni e immagini su attività culturali, trasporti e servizi. Finora Dècina ha trovato supporto negli assessorati all' Innovazione e ai Trasporti. Già oggi infatti il Comune di Milano dispone di una rete di telesorveglianza del traffico molto avanzata, con migliaia di telecamere nel metrò e nelle strade, diretta dalla sala di comando dei Vigili in piazza Beccaria. L' idea di Dècina è quella di usare al meglio tutta questa varietà di strumenti - i pali per l' illuminazione, i semafori, i locali tecnici e le reti di Metroweb, di Aem e quella che unisce gli uffici comunali - collegando fibre ottiche e antenne radio. L' ambizione del professore, però, è molto più alta. Ecco come la espone lui stesso: «Mi auguro che gli obiettivi del progetto Milano Città Digitale siano inclusi nel programma dei lavori per l' Expo 2015, che siano previste le opportune risorse, piccole rispetto al totale del programma, e che sia quindi attribuito alle tecnologie della comunicazione un ruolo rilevante per lo sviluppo di Milano e del Paese». Tradotto significa: va bene il cemento, ma non pensiamo solo a quello. È un' utopia? Qualcuno, negli anni ' 90, lo diceva anche a proposito del cablaggio. Poi ha dovuto ricredersi. Edoardo Segantini esegantini@corriere.it La scheda Il progetto e la Rete «Milano Città Digitale» è il progetto del Politecnico di Milano - curato dal professor Maurizio Dècina - per un' infrastruttura di rete dotata delle più moderne tecnologie cioè senza fili: dalle più semplici come il Wi-Fi alle più avanzate, cosiddette di quarta generazione, come il Wimax e il sistema Lte I servizi per i cittadini Entro fine anno, e forse in parte già prima del ponte di Sant' Ambrogio, saranno attivati alcuni servizi dimostrativi nel quartiere di San Siro: qui verranno sperimentate nuove forme di sorveglianza sui mezzi pubblici, di gestione dei parcheggi e di controllo del livello dei rifiuti Il turismo hi-tech In piazza Duomo verrà testato il «Cicerone virtuale» per i turisti: offrirà un nuovo tipo di mappe video interattive, da cui ricevere informazioni e immagini su attività culturali, trasporti e servizi. La mappatura digitale di Milano dovrebbe essere conclusa entro il 2015Senza fili Wi-fi nel parco e Maurizio Dècina, docente del Politecnico


Segantini Edoardo


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