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Settimana dell' 1 Settembre 2008

Dal 11.09.2008 al 13.09.2008

Rassegna stampa dei principali quotidiani nazionali e del sito Archiworld, relativa agli articoli di interesse per Milano e Provincia.

Il dibattito Cartelloni pubblicitari nei cantieri per pagare gli interventi. Dorfles: il vero scandalo è la lunghezza dei lavori
Monumenti con lo sponsor, i critici d'arte si dividono


Flavio Caroli per molti anni s'è occupato di fisiognomica. E' vero che si tratta di una disciplina pseudoscientifica. Ma, dice lo storico d'arte, «ci tengo a farlo sapere». Prosegue: «Come sarebbe un volto pieno di cerotti? Voglio dire, l'identità di un volto nascosto da cerotti corrisponderebbe ancora a quello della persona?». Non si può alterare la fisiognomica senza perdere qualcosa. Un po' come Milano di questi tempi. E' questo il ragionamento dello storico d'arte. Che di fronte ai cartelloni giganti che tappezzano la città reagisce come quando in un edificio pubblico entra una donna velata. Sarà sfuggito a pochi milanesi la trasformazione del paesaggio urbano degli ultimi anni. Monumenti storici, facciate di importanti istituzioni cittadine, edifici privati ricoperti e nascosti da enormi pannelli pubblicitari. Non è una moda. Nemmeno un fatto estetico. Gli esperti del Comune si giustificano dicendo che si tratta di un modo per fare cassa e pagare (con il ricavato degli sponsor) la ristrutturazione del patrimonio culturale. E' il caso di Porta Romana, da due anni chiusa alla vista; o dell' Arco della Pace e della Statale, per citare gli ultimi esempi. Tempo addietro ci furono polemiche anche sul Duomo. Qualcuno l' aveva rivestito come un pacco. «Per fortuna hanno fatto marcia indietro», è il commento di Gillo Dorfles. Il grande critico d' arte e pittore confessa di aver tirato un sospiro di sollievo. Anche se, precisa, non nutre un'avversione di principio contro cartelloni e pubblicità. La prima volta che andò in Urss fu colpito proprio da questa assenza. «Va bene coprire i monumenti o i ruderi. In via di principio non lo trovo scandaloso. Il problema vero è un altro: i lavori che non finiscono mai». Un altro storico dell'arte, Carlo Bertelli, ha profonda ammirazione per Dorfles. Ma sull'estetica della città ha un'altra visione. Ci sono dei punti fermi in ogni cosa. Nell'urbanistica, dice, una di queste è la prospettiva. «Prendiamo Garibaldi». Garibaldi? «La statua in Piazza Cairoli. Ricoperta da un enorme cartellone. Da via Cordusio non si vede il Castello. La città non può essere sommersa». Bertelli suggerisce al Comune buon gusto e prudenza. «Mancano i soldi? Devono gratificare lo sponsor che paga? Ci sono molti altri modi per dargli visibilità. Come internet e i giornali. Volendo, persino il marciapiede». Caroli si appella al tempo. Comprende il bisogno di fare cassa, dice, ma almeno che si scaglionino i lavori. «Non è possibile modificare il paesaggio urbano». A Berlino Hans Stimmann, l' artefice della ricostruzione della città (dal 1991 al 2006), è partito dall'urbanistica e non dall'architettura per rendere la città vivibile. Ha avuto bisogno di molti soldi, ma non ha tappezzato i monumenti. «E' come se a Parigi coprissero la torre Eiffel di cartelloni», dice Caroli. «A Londra, a Madrid o a Monaco nessuno farebbe una cosa del genere».
Gramigna Agostino
Pagina 3
(1 settembre 2008) - Corriere della Sera


Milano e la sua storia Luoghi, vie e palazzi: il patrimonio. Il cantiere per riqualificare l'università, dopo la gara d'appalto aggiudicata a giugno, il 22 settembre verrà firmata la convenzione. Quasi quattro anni la durata dei lavori. Saranno risistemati cortili, portici e facciate  La tutela dei monumenti Il soprintendente Alberto Artioli: «È arrivata finalmente la soluzione del caso di Porta Romana, seppure con gravi ritardi». L'assessore Cadeo: «Ora regole più severe»

Allarme Statale. Il rettore: è a pezzi, subito i restauri

Decleva: siamo senza fondi, l'arte salvata dalla pubblicità. Via al cantiere di Porta Romana dopo 2 anni di proteste

Nell' ateneo le parti in pietra e in cotto sono già molto rovinate. Problemi anche sulle facciate e sotto i portici

Il problema più urgente dell'Università Statale è non fare la polvere. «Non fossimo intervenuti subito, dico seriamente, avremmo rischiato di vedere la sede finire in polvere». Lasciare cadere a pezzi l'edificio civile «più importante della città», l' ospedale maggiore voluto da Francesco Sforza, storia dell'architettura milanese firmata Filarete, Solari, Amadeo. È lo stesso rettore dell' ateneo, Enrico Decleva, a denunciare il rischio («Le parti in pietra sono molto rovinate, facciate e portici...») e annunciare la soluzione: il restauro partirà a fine mese, a costo zero per l' università, pagato da una società pubblicitaria che coprirà il palazzo di megaposter sei-metri-per-tre. Sono gli stessi cartelloni che da due anni impacchettano Porta Romana, l' Arco prestato al marketing. Ci sono stati ritardi, polemiche e proteste, lettere di «sollecito» della Soprintendenza e ricorsi in Tribunale. Adesso il caso è chiuso: il Comune ha firmato l'accordo con la Tmc Pubblicità, i tecnici stanno completando le analisi preliminari e in settimana apre il cantiere di recupero del monumento. «È la svolta attesa e chiesta da anni», commenta il soprintendente Alberto Artioli. Via Festa del Perdono, ingresso principale dell'Università degli Studi. I manifesti saranno incollati qui, davanti al parcheggio per le bici e i motorini degli studenti, e sull'altro lato dell'edificio, in via Francesco Sforza. «Non c'è altra soluzione», osserva Decleva: «I fondi pubblici per l'edilizia sono scomparsi da anni, il bilancio delle università sappiamo bene qual è, a secco, non avremmo trovato in alcun modo le risorse necessarie». Se ne occuperà, anche qui, il gruppo Tmc Pubblicità, lo stesso che ha lavorato su Santa Maria delle Grazie e ha cantieri aperti su Mura Spagnole, Porta Romana, Palazzo Litta. Anche il sistema è lo stesso: la società vende gli spazi pubblicitari e con parte dell'incasso paga il restauro. La gara d'appalto è stata aggiudicata a giugno, la convenzione sarà firmata il 22 settembre, i lavori dureranno tre anni e sette mesi (ma i poster sulla circonvallazione resteranno lì otto anni). Saranno risistemati il portale di Francesco Sforza, cortili, portici e facciate verso la chiesa di San Nazaro. L' investimento è di circa quattro milioni di euro (altri 250mila sono destinati al restyling dei chiostri). «Sono interventi necessari e delicati, che ci accolliamo per amore di Milano», dice Giovanni Mongini, procuratore di Tmc. E anche per affari, non si dice, ma va da sé. È il business della filantropia. «Già da tempo risulta posizionata una vistosa struttura pubblicitaria sul monumentale Arco di Porta Romana senza che siano iniziati quei lavori di restauro che costituivano "condizione imprescindibile" per collocare la stessa struttura pubblicitaria». L'ultimo richiamo della Soprintendenza ai Beni culturali alla Tmc è datata 6 febbraio 2008. L'ultimo, sì, ché il carteggio è piuttosto voluminoso. Il cantiere per il recupero delle Mura Spagnole è il più accidentato della città. In sintesi: l' appalto assegna 72 cartelloni pubblicitari per finanziare il restyling, lavoro da 6 milioni di euro, i lavori iniziano nell'ottobre del 2006 con scadenza maggio 2009. Iniano e si bloccano: i residenti di viale Beatrice d'Este minacciano ricorsi al Tar perché i poster coprono il paesaggio con vista, la pubblicità finisce in via Filippetti, il Comune contesta all'impresa due impianti troppo vicini tra loro, la Tmc fa causa a Palazzo Marino. Ed è solo l' inizio: nel gennaio 2007 il Comune chiede alla società di eliminare altri otto impianti «pericolosi per la viabilità». E si arriva, infine, al febbraio scorso. Tredici righe di lettera con la Soprintendenza che «resta in attesa di un sollecito riscontro». Mai arrivato. Il caso si è appena sbloccato a Palazzo Marino. La determina comunale firmata dall'assessorato all'Arredo urbano di Maurizio Cadeo obbliga la Tmc ad accollarsi nuove opere da un milione di euro non previste nella prima convenzione (spese tecniche e interventi aggiuntivi). Non solo: Palazzo Marino ha approvato anche il progetto di restauro dell' Arco, pulizia e consolidamento delle superfici, un investimento da 450mila euro. Il cantiere resterà aperto cinque mesi, cioè altri 150 giorni di pubblicità sulla vetrina la più redditizia per l' operatore: il cubo con dentro la Porta viene sfilato ogni giorno da 400mila automobilisti-consumatori, prede ideali del marketing. E pensare che l' Arco venne costruito per tutt'altro fine, nobile e regale, l' ingresso in città di Margherita d' Austria-Stiria, diretta a Madrid per sposare Filippo III. Corsi e ricorsi storici. E comunque. «È arrivata finalmente la soluzione del caso di Porta Romana, seppur con gravi ritardi», sottolinea il soprintendente Artioli. Che lancia un messaggio chiaro: «Gli imprenditori del restauro devono rispettare i tempi di consegna». Sulla stessa linea l' assessore Cadeo: «Recuperiamo un patrimonio della città e questo è positivo...». Però? «Le Mura Spagnole sono state il primo esperimento di recupero con la pubblicità. Ci sono stati problemi e ritardi, è vero. Ma nei nuovi cantieri non sarebbero ammessi». La linea riveduta e corretta punta sullo sponsor, non più sulla vendita degli spazi. Un «argine» al business della filantropia. 4 milioni  Il costo in euro del restauro delle facciate, dei chiostri e dei porticati dell'Università Statale
Stella Armando
Pagina 3
(1 settembre 2008) - Corriere della Sera


Nascono i nuovi metrò. «Case a prezzi record»
Indagine Gabetti: rincari per gli immobili sulle linee 4 e 5. Effetto Expo, 7 mila euro al metro in zona Washington


Il quadro generale mostra un calo medio «significativo» dei prezzi del mattone. Le case, a Milano, costano oggi l' 1 per cento in meno rispetto a un anno fa. E il dato, dicono gli studiosi del settore, è di quelli pesanti: chiude l' epoca della bolla speculativa e del boom. Gli stessi ricercatori, però, suggeriscono un' altra analisi: si sostituisca al quadro una mappa e si disegnino sulla carta le infrastrutture per l' Expo. La linea 4 del metrò che sarà aperta tra il 2013 e il 2015, la linea 5 inaugurata dal 2011 e i prolungamenti già in costruzione, pronti dal 2009 (prima Assago, poi la Comasina). Ecco: «Su questi assi le quotazioni sono stabili e, in prospettiva, destinate a impennarsi». È l' effetto della rivoluzione urbanistica sugli immobili. Servizi, grattacieli, riqualificazioni spingono i valori al rialzo. Per dirla con Guido Lodigiani, direttore dell' ufficio studi Gabetti, «hanno un' influenza positiva sul mercato». Buona notizia per i proprietari, cattiva per chi deve comprare un appartamento. È l' ultimo rapporto Gabetti a descrivere la Milano in metri quadrati. Zone, bilocali, loft. Primi sei mesi del 2008: flessione netta di compravendite e quotazioni. «È un' inversione di tendenza, dopo dieci anni di aumenti», osserva Lodigiani. Si scende ma «l' atterraggio è dolce», non una caduta in picchiata: «Qui non c' è ancora aria di crisi all' americana, Milano ha ancora potenzialità di sviluppo». Molti cantieri sono aperti, l' Expo è una scadenza certa. E gli operatori scommettono sul 2015: «Gl' investimenti si valorizzano sicuramente nel tempo». Il quartiere che si apprezzerà di più? «Isola-Garibaldi-Repubblica, attorno al Pirellone bis e alle torri giardino». Borsino aggiornato. Prezzi stabili o in leggere flessione nel centro storico, con un picco negativo al Carrobbio e via Torino (-3,1 per cento). E il segno meno descrive anche la Bicocca, in attesa della fase due della riqualificazione. Le note positive vengono da zona Cenisio (+2,7 per cento), futura stazione del metrò 5: il quartiere ha già risistemato la Bullona e avrà una Torre delle Arti alta 24 piani in via Principe Eugenio. Mentre sul tracciato del metrò 4 aumenta il costo del mattone nelle vie Washington (7 mila euro al metro quadro), Foppa e Solari. L' indagine Gabetti fa anche il punto sulle grandi opere in corso. Il Portello, CityLife e il tunnel a quattro corsie da piazzale Kennedy a via Gattamelata; Milano Porta Nuova a Garibaldi e il Jewellery Center in zona De Gasperi; Santa Giulia, Sieroterapico e Navigli. Certo, c' è chi spende e chi non può: «Si registra una diminuzione sensibile della domanda di extracomunitari e giovani coppie» che non possono permettersi né mutuo né affitto, e scappano nell' hinterland. Aumentano, invece, gl' immobili sul mercato, ma la disponibilità di spesa divide in una forbice i possibili acquirenti: i super-ricchi vogliono case oltre i 500 mila euro, gli altri quelle medio-basse tra 150 e 300 mila euro. La via di mezzo è fuori mercato. I prezzi scenderanno anche nel 2009, «per fortuna l' Expo dà una speranza a costruttori e immobiliaristi», è stata l' analisi di Armando Borghi, direttore del master in Real Estate della Bocconi. Un consiglio? «L' affitto sta diventando più vantaggioso del mutuo». * * * La ricerca Quotazioni e prospettive La mappa dei costi I prezzi medi degli immobili sono in calo dell' 1 per cento dall' inizio del 2008: «È una inversione di tendenza, dopo 10 anni di aumenti», dice Guido Lodigiani, direttore dell' ufficio studi Gabetti *** Le infrastrutture Si apprezzano le case lungo le nuove linee del metrò. La 4 sarà aperta tra il 2013 e il 2015, la linea 5 sarà inaugurata dal 2011. Le tratte per Assago e Comasina saranno pronte dal 2009
Stella Armando
Pagina 3
(3 settembre 2008) - Corriere della Sera

 


'Effetti hi-tech e astuzie teatrali così Milano darebbe spettacolo'

L' illuminazione del Duomo? è sbagliata, accentua i difetti della piazza e non esalta i pregi della cattedrale. E quella della Scala? C' è, ma è come se non ci fosse tanto poco è studiata, tutto sembra piatto. Si salva almeno il Castello Sforzesco, fonte di infinite polemiche, con le sue luci da fiaba? Meglio oggi che ieri, però si può far meglio. SEGUE DALLA PRIMA DI MILANO Manca la luce di fondo. E i particolari, evidenziati dalle illuminazioni mirate, come quelle sulle merlate, sembrano galleggiare nel nulla. Per non parlare poi della Triennale, che di notte diventa un buco nero, con le poche luci che la illuminano. Illuminare è un' arte, sempre più raffinata, sempre più tecnologica, dove Milano si muove un po' a tentoni. Lo sanno bene Paolo Castagna, regista teatrale, e Gianni Ravelli, architetto, docente di architettura al Politecnico e scenografo, soci dell' omonimo studio che si occupa di progetti significativi di illuminazione (loro la scenografia luminosa per l' inaugurazione degli Arcimboldi o in piazza Scala per il Fuori Salone, o nelle cinque porte storiche milanesi, tanto per citare qualche esempio). L' illuminazione che poco valorizza il Duomo che tanto ha colpito il sindaco Moratti l' altra sera, non piace neppure a loro. «Mette in risalto le sproporzioni della piazza, che è troppo grande, con la eccessiva illuminazione al centro, lasciando in secondo piano gli edifici intorno - spiega Gianni Ravelli - . Difetto che si potrebbe correggere con una sorta di trucco teatrale e visivo, dando più luce alla cinta di palazzi». La cattedrale, invece, è un discorso a parte. Questa foresta di guglie dai volumi complessi «è molto difficile da illuminare. In tutte le grandi architetture l' illuminazione notturna deve aiutare a leggere le linee architettoniche che sono visibili con la luce diurna, cosa che in questo caso non avviene», aggiunge l' architetto. E la Madonnina, che in alto sfavilla è solo «troppo illuminata rispetto al resto». Come agire, dunque? «Il Duomo è un fondale teatrale, una possibilità potrebbe essere illuminare dal basso la foresta di guglie, per esaltarle, e dall' alto la facciata, troppo piatta, per valorizzarla. Poi c' è l' abside, la parte più antica e articolata, con volumi evidenti. Io accentuerei con le luci lo slancio verso l' alto, che è poi una delle caratteristiche del gotico». Giochi e interventi da fare sempre e comunque usando i led, «l' illuminazione migliore per i monumenti in generale - dice Ravelli - . Con apparecchi di piccole dimensioni dà luce di grandissima qualità e intensità, a basso consumo energetico, su cui si è spostata tutta la ricerca delle grandi aziende». Anche per questo andrebbe rifatta l' illuminazione del Castello Sforzesco, che non usa i led, tecnologia nuova. «Quello che secondo noi manca oggi al Castello è un' illuminazione di fondo, sempre importante in un edificio. Pensiamo al sole: non ci sono mai parti buie di giorno ma solo parti più o meno illuminate, a questo ci si deve ispirare. Se in un edificio si fa scomparire la facciata e si accentuano solo i dettagli, è come se questi dettagli galleggiassero nel vuoto. è esattamente quello che si coglie guardando di notte il Castello». E se per installazioni particolari e temporanee si può anche osare con un «intervento visivo rutilante e molto scenografico», per le installazioni permanenti «la ricerca deve essere quella della valorizzazione dei monumenti nel segno della sobrietà, con qualche tocco di teatralità. L' importante è non forzare, non stravolgere l' architettura. Non bisogna eccedere ma sottolineare». Sottolineare, appunto, gli aspetti architettonici per esaltarli: cosa che non è successa in un altro luogo simbolo di Milano, piazza Scala. «Troppo banale, si capisce che non c' è dietro uno studio, un progetto di illuminazione. Andrebbe rifatta. La luce c' è, ma tutto sembra piatto» conclude l' architetto. Che amerebbe vedere illuminato nel modo giusto anche un altro bel posto di Milano, la Triennale: «è un edificio magnifico, che di notte diventa una specie di buco nero». Mentre nei parchi, regno degli uccelli, si potrebbe sperimentare in futuro la nuova tipologia di lampada della Philips (installata, come test, in una piattaforma petrolifera nel mare del Nord) in grado di emettere solo una parte limitata dei colori dello spettro. Così i migratori e gli altri uccelli, che vengono disturbati e distratti dalla parte rossa dello spettro ma molto meno da quella blu e verde, potrebbero vivere notti più tranquille anche qui, dove la luce artificiale spesso eccessiva li costringe a giorni senza fine.
ANNA CIRILLO
La Repubblica
04-09-08, pagina 2 sezione MILANO

 

Pirelli-Bicocca la città grigia dell' individuo e del profitto

Verranno esposti prossimamente, all' Urban Center in Galleria, i due progetto finali del concorso per il completamento dell' area Pirelli-Bicocca, situata nella periferia Nord di Milano. Si aspetta con curiosità la scelta del progetto vincitore. Scelta difficile, giacché difficile è cogliere le differenze tra il progetto firmato dall' architetto Pascolo e quello firmato dall' architetto Zucchi. Entrambi i progetti rispecchiano infatti una medesima e infelice immagine di città, derivata da un processo di volgarizzazione e di degenerazione del Movimento Moderno di Architettura: una città costituita da alti edifici a torre, isolati fra loro e distribuiti nel verde; ma in un verde frammentario e discontinuo, che non possiede né la intimità del giardino, né la vastità del parco; una città in cui le strade, tracciate in questo verde e svincolate dalle costruzioni, hanno perso ogni contatto con gli abitanti, e non rappresentano più lo spazio di integrazione fra luoghi aperti e ambienti chiusi. Una città costruita su questo modello è l' opposto della città tradizionale, come si è configurata nel corso dei secoli e nei vari paesi del mondo. La città tradizionale infatti è solcata da una fitta rete di strade che delimitano e separano i vari isolati; è punteggiata da una successione di piazze che costituiscono altrettanti punti di riferimento; è costituita da spazi a cielo libero, delimitati e circoscritti da cortine di case continue. Una simile città oggi è drasticamente ripudiata. Guardando i due progetti ci si accorge infatti che non esistono più le strade, lungo le quali transitare e fare acquisti; né le piazze, entro la quali sostare ed incontrarsi. Mentre, percorrendo una strada tradizionale, si ha la rassicurante sensazione di essere accolti e guidati lungo una traiettoria conosciuta, se, al contrario, ci si aggira in mezzo ai moderni edifici a torre, sparsi e distanziati, ci si trova a disagio e quasi spaesati. Nelle città di oggi si è persa la stretta connessione fra abitazioni private e strada pubblica; è sparito il reciproco scambio fra vita domestica e comunità cittadina. Perché la città di oggi ha rotto la continuità con la tradizione? C'è una spiegazione economica: a parità di volume abitabile i moderni e alti edifici a torre sono meno costosi delle tradizionali cortine di basse case a schiera. E si può fare una considerazione storica: gli attuali corpi di fabbrica, separati e autonomi, riflettono puntualmente il carattere individualista della nostra epoca. L' isolamento dei fabbricati rispecchia la natura egoriferita degli abitanti contemporanei; così come la contiguità delle costruzioni corrispondeva alla passata solidarietà tra vicini. La ricerca del profitto e la esaltazione dell' individuo sono la causa per cui, aggirandoci tra gli edifici di un quartiere contemporaneo, ci sentiamo disorientati; camminando lungo le strade di un vecchio paese, ci sentiamo felicemente in famiglia.
JACOPO GARDELLA
La Repubblica
06-09-08, pagina 1 sezione MILANO

 

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