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Settimana del 25 agosto

Dal 01.09.2008 al 03.09.2008

Rassegna stampa dei principali quotidiani nazionali e del sito Archiworld, relativa agli articoli di interesse per Milano e Provincia.

Urbanistica Alloggi a prezzo calmierato e altri spazi per l' università. L' assessore Masseroli: così si ridà equilibrio al quartiere

Torri e negozi nel parco. «Ecco Bicocca 2»

Nell' area ex Besta edifici con giardini pensili, nuove abitazioni e tanto verde Il sociologo Martinotti: sviluppo coerente con l' idea di Gregotti. I residenti: più verde per sopportare il cemento

Lui o l' altro. Lui, l' architetto Sergio Pascolo, ha unito le sue torri con una griglia di negozi e portici (è allievo di Vittorio Gregotti e il suo progetto lo dimostra: «Assicura continuità con l' attuale architettura dell' area»). L' altro, il collega Cino Zucchi, inserisce gli edifici sul perimetro del parco, li copre di legno e giardini verticali, affaccia i balconi su una trama di corti verdi, servizi e boutique (la giuria ha apprezzato «l' inquadramento storico/geografico del progetto e l' apertura verso l' architettura dei quartieri circostanti»). L' uno o l' altro firmerà la Grande Bicocca, seconda rivoluzione in vent' anni alla periferia Est di Milano. Il quartiere bis nascerà nell' area Pirelli Re già destinata all' ospedale Besta e ora liberata dal piano di trasferimento dell' istituto neurologico nella cittadella della salute a Vialba (con Istituto dei tumori e Sacco). La variante sulla destinazione d' uso della zona passerà in giunta a settembre. Bicocca 2, dunque. Pirelli ha ristretto il concorso agli architetti italiani (convocati su invito), la giuria ha valutato le proposte e selezionato i due studi (Pascolo e Zucchi) che concorrono ora all' assegnazione dell' appalto per il «Centro di Bicocca». I masterplan saranno esposti nei prossimi giorni all' Urban center in Galleria Vittorio Emanuele, il vincitore sarà indicato entro settembre. I punti fermi sono i numeri: 13 mila metri quadri di residenze e altri 2.500 di negozi al centro di giardini e spazi pubblici. La fase due parte a diciott' anni dal primo concorso. Oggi la Bicocca è un quartiere sbilanciato, a doppia misura: cittadella da 30 mila studenti e diecimila colletti bianchi di giorno, periferia chic per poco più di mille famiglie la sera. Intorno, intanto, si allarga il quartier generale della Pirelli, la vecchia mensa Ansaldo diventa un palazzo per uffici, l' Hangar Bicocca sarà affidato alla Fondazione Spazio per l' Arte Contemporanea (ed entrerà nel circuito dei musei di Milano, col polo Citylife). «Operazioni interessanti», dice Marco Gianfala, residente, presidente del comitato Vivi Bicocca e giurato al concorso di progettazione: «Ma mi auguro che arrivino davvero negozi e parchi, ché ce n' è bisogno. Qui si sta costruendo molto...». Il «Centro di Bicocca» è uno dei quattro lotti previsti dal piano Grande Bicocca. Il protocollo d' intesa firmato da Comune, Regione e Pirelli Re prevede anche l' allargamento dell' ateneo (20 mila metri quadri), alloggi a prezzo convenzionato (44.500 metri quadri affidati alle cooperative), residenze per studenti universitari e «fasce deboli» (12 mila metri), una nuova ala del Bicocca Village e verde per oltre 60 mila metri quadri. Commenta l' assessore allo Sviluppo del Territorio, Carlo Masseroli: «I parchi e le attività commerciali del nuovo progetto danno finalmente equilibrio al quartiere». Così Guido Martinotti, sociologo, difensore storico del quartiere e membro della giuria al concorso di progettazione: «È la giusta linea di sviluppo, si completa il progetto originario di Gregotti». Case e servizi. Le une e gli altri. * * * La scheda Due i progetti in ballottaggio Entro il 30 settembre la scelta La nuova periferia Il «Centro della Bicocca» nascerà sull' area inizialmente destinata all' istituto neurologico Besta. Oggi è in atto un nuovo accordo di programma che prevede la trasformazione della destinazione d' uso da ricerca/ospedaliera a residenziale I numeri dell' intervento La fase due della Bicocca prevede nuove case (46.500 metri quadri), parchi e spazi pubblici per 23.733 metri quadri e 5mila metri quadri di negozi. Inoltre: l' allargamento della sede dell' Università degli Studi, case a prezzo calmierato e alloggi per studenti I due masterplan in gara Il masterplan dello Studio Pascolo è stato selezionato perché «assicura la continuità con l' attuale architettura della Bicocca». Prevede: torri nel parco, una piastra di servizi e un sistema di portici. Lo studio Cino Zucchi è stato scelto per «l' inquadramento del progetto e l' apertura verso l' architettura dei quartieri circostanti». Il disegno: edifici con giardini pensili e corti verdi

Stella Armando
Pagina 5
(25 agosto 2008) - Corriere della Sera

 

«Amo il gotico Ritrovo la mia sfida al cielo»

Renzo Piano: «Altezza e leggerezza, in quelle chiese lo spirito dei grattacieli»

Acqua e aria. Renzo Piano lavora al nuovo assetto urbanistico di Genova su una nave adagiata nella darsena del Porto Antico, in quell' Urban Lab appena inaugurato e che fino al 2010 accoglierà un team internazionale di tecnici, giovani universitari, urbanisti. Ma Renzo Piano è anche impegnato nel progetto della London Bridge Tower, una «scheggia» di cristallo da 310 metri e da 66 piani destinata a diventare il più alto grattacielo d' Europa. Una sfida in altezza, quest' ultima, molto «gotica» ma anche molto attuale perché il progettista premiato con il Pritzker nel 1998, autore tra l' altro del Zentrum Paul Klee di Berna e dell' ampliamento della Morgan Library di New York, nel gotico ritrova «una complessità che è sintomo stesso di modernità». Piano parla delle tre anime del gotico («una poetica, una scientifica, una sociale») attraverso la fantastica odissea della Cattedrale di Beauvais, nel Nord della Francia. Nata per diventare la più alta chiesa cristiana (a cominciare l' impresa attorno al 1225 fu il vescovo della città francese, Milon de Nanteuil), la chiesa di Saint-Pierre di Beauvais è poi rimasta famosa «solo» per avere oggi il coro gotico più alto del mondo (48,5 metri). «L' ambizione, tipica del gotico, di creare un' architettura miracolosa - spiega Piano - ha portato al fallimento un progetto che coniugava l' idea poetica di sparire nel cielo a quella scientifica di sfidare le leggi di gravità e a quella sociale di uno spazio religioso che fosse al tempo stesso luogo pubblico». A Beauvais iniziarono a costruire il coro, che aveva sette absidi, ma la costruzione era troppo ardita e la volta cedette (forse per le vibrazioni causate dal vento sui finestroni); qualche anno più tardi i lavori ripresero, ma la torre del campanile coronata da una guglia alta 150 metri (sarebbe stata l' altezza massima mai raggiunta da un tempio cristiano) finì ancora una volta per crollare. «Ogni volta si cercava di arrivare al limite umano e di superarlo. In fondo poco importava se la volta o la guglia fossero poi crollate, l' importante era che la sfida fosse stata lanciata». Il gotico secondo Piano è «uno stile che nasconde un desiderio di elevarsi, di portare al limite estremo le possibilità tecnologiche ma anche quelle umane. Perché ogni volta che si costruiva si voleva riaffermare la libertà dell' uomo». Tornano così alla mente le parole di Bruno Zevi: «Ho rivisitato alcune cattedrali inglesi dopo che le bombe ne avevano infranto le vetrate e fatto cadere i riempimenti tra le costole delle volte. Quelle strutture svincolate ormai dalla trasparente cartilagine che le univa sembravano aver realizzato a pieno il sogno degli architetti gotici di creare lo spazio, scandirlo, elevarlo». In quella sfida si ritrova, dunque, qualcosa di innegabilmente moderno, qualcosa che lo stesso Piano ha riproposto nei progetti per la Bridge Tower e per il New York Times. «Altezza e leggerezza. Queste le parole d' ordine dei miei grattacieli. Ma ancora una volta c' è anche l' elemento tecnologico visto che quando oggi si costruisce un grattacielo a Los Angeles o a Tokyo si deve fare i conti con una realtà a rischio, dichiaratamente sismica. Per cui si può creare un edificio alto e leggero, ma che deve essere anche flessibile» (nel caso della Maison Hermès che Piano ha ricostruito a Tokyo la torre può «muoversi» nel suo punto più elevato fino ad un massimo di 50 centimetri»). Nella complessità sembra così nascondersi il segreto della modernità del gotico. Dove ogni chiesa, ogni volta, ogni guglia è in qualche modo un mezzo per riaffermare la libertà dell' uomo. D' altra parte gli stessi grattacieli, per Renzo Piano, non possono mai rivelare un' unica chiave di lettura, «non possono essere solo un modo per fare soldi o un oggetto di semplice speculazione». Ma devono sempre e comunque dimostrare rispetto verso la città che li ospita: ai tempi del gotico questo rispetto si manifestava con un raffinato gioco di luce che passava attraverso le vetrate altissime mentre oggi si traduce nell' utilizzo di sistemi ecosostenibili che non inquinano. «Nella mia Bridge Tower - conclude Piano - si creerà una realtà che dovrà prima di tutto salvaguardare la condizione di chi vive in quell' area, così come il nuovo New York Times vuole testimoniare la realtà di un giornale ma anche dell' intera area del 42esimo distretto». Diceva Bruno Zevi che le cattedrali di Westminster e di Salisbury in Inghilterra o di Chartres e Amiens in Francia «si possono leggere come simboli del nazionalismo, del fervore delle Crociate, dello spirito monastico» o come espressioni più «materialistiche» visto che «a Nord il sole è più basso e i raggi più tangenziali e perciò le linee verticali sono le più efficaci nell' uso delle luce come strumento architettonico». Piano preferisce, invece, non parlare tanto di «simboli»: «I simboli oggi sono pericolosi e spesso gli edifici alti nella loro dimensione simbolica finiscono per diventare arroganti, aggressivi, egocentrici, ermetici, minacciosi, in qualche modo celoduristi con quelle loro vetrate a specchio. Niente di più sbagliato perché ora più che mai l' edificio deve rendere al cittadino sempre di più di quello che ha ricevuto dalla città». Nasce così l' idea di un grattacielo «umanistico» ma anche «democratico» destinato ai cittadini che usano quello spazio. Le migliaia di cittadini che sfrutteranno, ad esempio, la London Bridge Tower con i suoi teatri, i suoi bar, i suoi ristoranti, i suoi negozi, i suoi luoghi di culto non saranno tanto diversi da quelli che frequentavano le cattedrali gotiche, luoghi di culto ma anche di commercio e di ospitalità.

Bucci Stefano
Pagina 27
(26 agosto 2008) - Corriere della Sera

 

Strisce blu Viale Monza, Bisceglie e Molino Dorino

A pagamento altri 26 mila parcheggi

La segreteria generale ha sciolto la riserva: la delibera che dovrà istituire la sosta regolamentata anche in periferia arriverà in discussione - e, salvo clamorosi stop politici dell' ultimo minuto, regolarmente approvata - nella prima riunione di giunta di settembre. Ventiseimilatrecento nuovi posti auto saranno delimitati dalle strisce blu, sparpagliati in tre diverse zone, tutte però in corrispondenza del tragitto della linea rossa del metrò: da Sesto Marelli a piazzale Loreto, lungo la dorsale di viale Monza (10.500 stalli); da Molino Dorino a piazza Stuparich (9.300); da Bisceglie a Pagano (6.500). Le tre aree diventeranno altrettante Ztl. Passaggio obbligato per permettere la posa delle strisce blu (quelle gialle non ci saranno: anche i residenti parcheggeranno sulle blu) aggirando il rischio ricorsi. «Milano è la prima città che sperimenta la sosta regolamentata anche in periferia» esulta il verde Enrico Fedrighini. Le nuove strisce blu arriveranno sicuramente entro fine dell' anno. Ma la delibera che la giunta dovrà approvare prevede ben di più: un programma triennale pensato per raddoppiare la sosta regolamentata in città. Alla fine del 2010 ci saranno sul territorio comunale 68.800 posti auto a pagamento in più. Dopo la prima tranche di quest' autunno, toccherà l' anno prossimo ad alcune aree tra i Bastioni e la circonvallazione filoviaria e in zona Cascina Gobba. In totale 21 mila nuovi stalli. Nel 2010 l' ultimo atto, con l' arrivo del «Gratta&Sosta» anche a Rogoredo e intorno alla fermata del metrò di piazzale Abbiategrasso.

Senesi Andrea
Pagina 2
(28 agosto 2008) - Corriere della Sera

 


Sarpi, stop al traffico entro settembre

Stop al traffico dei non residenti in via Sarpi entro il primo ottobre. è l' impegno del Comune, che sta allestendo la Ztl fra i mugugni dei commercianti italiani e cinesi. L' arteria principale della Chinatown milanese sta subendo un drastico restringimento, allo scopo di consentire la circolazione su via Sarpi solo alle auto dei residenti, alle biciclette e ai pedoni. I marciapiedi vengono allargati con vasche di cemento riempite di ghiaia e la carreggiata si riduce a tre metri, tre metri e mezzo. Tre dei cinque incroci di Sarpi (con Gadda, Lomazzo, Aleardi) sono pronti, gli altri due saranno completati entro il 15 settembre, garantiscono il vicesindaco Riccardo De Corato e l' assessore Bruno Simini (Lavori pubblici). L' effettiva entrata in vigore della Ztl avrà luogo però più tardi, entro il 1° ottobre, dopo il collaudo delle telecamere poste agli incroci. De Corato aggiunge: «Abbiamo già comunicato ai commercianti, con una lettera in italiano e in cinese, che da ottobre l' area sarà a traffico limitato, con alcune strade vietate alla circolazione e alla sosta di tutti i veicoli, compresi motocicli e ciclomotori, ad esclusione di quelli dei residenti». Ai quali verrà rilasciato un pass valido soltanto per lo spicchio nel quale abitano. Grazie alle telecamere potranno essere individuati e multati i mezzi circolanti o in sosta al di fuori degli orari riservati al carico e scarico (5-7,30, due ore di giorno da definire e 19,30-24). Compresi i carrelli utilizzati dai grossisti cinesi, «anche - si legge nella lettera - se condotti a mano». Si rischiano multe da 82 euro. Via libera, naturalmente, ad ambulanze, vigili del fuoco e forze dell' ordine. E ai taxi, solo per far salire e scendere i clienti. Infine il 43 modificherà il percorso passando per Canonica, Elvezia, Lega Lombarda, Biancamano e tornare su via Moscova. Di fronte alle vasche di cemento a lato dei marciapiedi, i commercianti si sono arrabbiati. «Non eravamo rimasti d' accordo così nell' incontro del 29 giugno con l' assessore all' Urbanistica, Carlo Masseroli», racconta Dimitrio Luigi Benzoni, che con il suo Coeco proprio sull' angolo ha di fronte una spianata di nuovo cemento: «Noi dell' Ales, Associazione liberi esercenti Sarpi, avevamo chiesto l' isola pedonale». Ovvero la chiusura totale al traffico, che il Comune promette, sì, ma per il 2009. «Con la Ztl il commercio muore, non c' è più passaggio di auto né area riservata ai pedoni», insiste Benzoni. Wang Peiling, cinese e vicepresidente dell' Ales, conferma: «Il Comune non ci mette al corrente dei suoi progetti. Ci aspettavamo una convocazione al tavolo tecnico che non è arrivata. Siamo molto preoccupati». Pierfranco Lionetto, presidente dei residenti di ViviSarpi, denuncia in una lettera al prefetto che l' ingrosso continua a espandersi e che attorno alla Ztl «monta un clima di attesa per una prossima nuova rivolta» dei cinesi. Ai commercianti, Lionetto risponde: «La pedonalizzazione doveva andare di pari passo con la delocalizzazione dell' ingrosso, ma noi abbiamo sempre detto che non si potevano aspettare i tre anni necessari a delocalizzare per intervenire sul traffico». Si torna così al punto di partenza: i grossisti cinesi lasceranno mai via Paolo Sarpi? L' ipotesi via dei Missaglia resta ufficialmente in piedi ma con poche chance, è ormai più gettonata Lacchiarella, adocchiata da cinesi residenti a Prato e Napoli. Per parare la concorrenza interna, i cinesi di Milano potrebbero convincersi far rotta anche loro su Lacchiarella, logisticamente più accessibile. L' unico (rilevante) ostacolo è dato dai debiti contratti per investire in Sarpi.

La Repubblica
31-08-08, pagina 5 sezione MILANO
STEFANO ROSSI

 

 

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