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Settimana del 14 luglio 2008

Dal 21.07.2008 al 23.07.2008

Rassegna stampa dei principali quotidiani nazionali e del sito Archiworld, relativa agli articoli di interesse per Milano e Provincia. Primo piano: Il degrado di Milano.

La Repubblica

14-07-08, pagina 15 sezione AFFARI FINANZA

Kerakoll: il futuro è negli ecomateriali

CHRISTIAN BENNA


Il mattone che "respira" non conosce crisi. Anzi. Nell' annus horribilis delle costruzioni, Kerakoll, azienda di Sassuolo che nel cuore del distretto delle ceramica si è specializzata nell' edilizia del benessere, sfornando prodotti chimici sostenibili (adesivi, sigillanti, intonaci, superfici in resina, massetti e malte speciali), viaggia nel primo quadrimestre 2008 a un ritmo di crescita del fatturato del 10% , mette in agenda un piano di shopping per diversificare il catalogo e punta all' apertura di nuove filiali all' estero. Certo, a far rispettare un tabellino di marcia da record, che ha visto moltiplicarsi i ricavi da 11 milioni di euro del 1990, quando l' impresa era solo una delle tante piccole imprese di colla per piastrelle, fino a 352 milioni del 2007, ci sono state le grandi commesse di prestigio, come il restauro della Reggia di Venaria, Palazzo Pitti a Firenze, le forniture per la pavimentazione delle sale vip e convegni del "Nido d' Uccello", l' avveniristico stadio di Pechino che ospiterà la cerimonia d' apertura e di chiusura delle prossime Olimpiadi. E al decollo del nome Kerakoll hanno poi contribuito le collaborazioni con architetti di grido: Frank Gehry per il Gussenheim Museum di Bilbao, Renzo Piano per la città della Musica a Roma, Santiago Calatrava per il palazzo delle Arti Regina Sofia a Valencia, Jean Nouvel per la Torre Agbar di Barcellona. Una lunga serie di lavori a 5 stelle che hanno migliorato tutti gli indicatori economici: + 13% del fatturato (316 milioni), + 6% l' Ebitda (76,2 milioni) e il ritorno sul capitale investito ha raggiunto quota 20%. Numeri in gran spolvero, ma non solo. «Abbiamo cambiato filosofia d' impresa spiega Gianluca Sghedoni amministratore delegato del gruppo e figlio di Romano il fondatore che ha nel 1968 ha dato vita nel garage sotto casa a Kerakoll - rafforzandoci in anticipo, attraverso investimenti mirati per una valore di 110 milioni in 4 anni, contro le turbolenze del mercato immobiliare, a cui ovviamente siamo legati a doppio filo». L' età media, 35 anni, della squadra di più di mille dipendenti, e una spesa superiore al 5% del fatturato a sostegno della ricerca e sviluppo e alla formazione, sono i «due motori della ristrutturazione societaria che ha dato vita nel 2007 al gruppo Kerakoll». Intanto il brand, cappello sotto cui convivono oltre 1600 referenze, si è fatto in tre dirigendosi deciso verso la fascia alta del mercato e diventando partner a 360 grandi di distributori specializzati e di clienti come Armani, Ferrari, Diesel, Ikea, Zara, Mercedes, Swatch, Coca Cola. Alla divisione Architecture, il core business dell' azienda valorizzato dalle collaborazioni con le star dell' architettura, si è affiancato BioCalce, la divisione dal pollice verde, e presto entrerà a regime anche l' unità Home Design, soluzioni dell' ingegneria civile portate al servizio dell' edilizia privata. Il tutto sotto il tetto dell' edilizia del benessere. «Costruire sano con prodotti naturali della nostra tradizione precisa Sghedoni Questa è la cifra del nostro successo. L' inquinamento indoor, tra le parete di casa, è più alto di due o tre volte rispetto a quello esterno. Perciò i materiali ecosostenibili sono sempre più richiesti dai consumatori». Per questa ragione, dopo l' acquisizione di Rankover, azienda veronese di produzione di pitture naturali, Kerakoll tornerà a breve sul mercato puntando i radar su imprese innovative nel campo del risparmio energetico e isolamento termico. «È il tassello che manca per completare il mosaico della nuova struttura organizzativa di gruppo per poi partire con la diffusione del marchio Biocalce anche all' estero». La capacità produttiva - pari a 900 mila tonnellate - è stata potenziata con lo stabilimento di Rubiera, Reggio Emilia, portando a 9 gli stabilimenti (sparsi tra l' Italia, Sassuolo, Padova e Verona, e Polonia, Spagna e Grecia). Ora si guarda al mondo per proseguire il cammino dell' internazionalizzazione, che oggi rappresenta il 37% del fatturato, con la penisola Iberica come primo mercato di sbocco. Russia e Cina sono i target dell' espansione di Kerakoll. L' obiettivo ambizioso è raggiungere quota 500 milioni di euro entro il 2010, per poi, pensare a nuovi soluzioni di crescita, ipotizzando anche uno sbarco a Piazza Affari. Per centrarlo, entro il 2009, saranno pronti i nuovi laboratori di Sassuolo, realizzati esclusivamente con materiali ecosostenibili ed estesi su una superficie di 6000 mila metri quadri, che impiegheranno più di 100 ricercatori.

 

(14 luglio 2008) - Corriere della Sera

L' idea Progetto del Politecnico: canali, fontane e cascate. L' architetto Boatti: si può partire anche subito

Dalla Darsena alla Martesana «Segni d' acqua per abbellire Milano»

Sette chilometri per far rinascere la città dei Navigli *** Un' alternativa alla via d' acqua per l' Expo. Milly Moratti: «Così si valorizza una parte storica della città»


Un segno d' acqua che abbellisce il centro storico della città. Accanto, piste ciclabili e un arredo urbano rinnovato, con verde e luci, per rendere più vivibile il cuore di Milano. I Navigli potrebbero tornare a vivere: lo dimostra un progetto del Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico, firmato dall' architetto Antonello Boatti, che da molti anni si occupa del tema insieme a colleghi e studenti. Il progetto viene presentato oggi, nell' ambito di un convegno organizzato dall' associazione ChiamaMilano, e potrebbe essere una proposta alternativa a quella delle vie d' acqua contenuta nel dossier per l' Expo 2015. «La grossa differenza - spiega l' architetto Boatti - è che quella ipotesi, come si è dimostrato e come hanno ammesso i politici, presenta molte difficoltà attuative. Questo, invece, è un progetto studiato in ogni singolo particolare e totalmente praticabile. Se si volesse, i lavori potrebbero cominciare domani, l' acqua scorrerebbe senza problemi e non verrebbe condizionata la viabilità cittadina». Il segreto è recuperare l' esistente. Il progetto-Expo per le vie d' acqua riguardava un canale di collegamento con la Fiera di Rho-Pero, cioè la zona che ospiterà i padiglioni dell' esposizione. «Ma i turisti e gli operatori che verranno a Milano nel 2015 - osserva Boatti - non si limiteranno a visitare gli stand. Verranno anche in centro e vorranno verificare se, come successo a Lisbona o a Barcellona, l' Expo ha portato anche un cambiamento della città». La proposta, dunque. Si tratta di un percorso di oltre sette chilometri, dalla Darsena alla Martesana: proprio la Martesana garantirebbe l' acqua, come dimostrano gli studi degli ingegneri idraulici e dei geologi che hanno fatto da consulenti alla squadra di Boatti. Il filo d' acqua è sempre visibile, salvo alcuni tratti dove verrebbe sostituito da segni alternativi, come le fontane (una, in particolare, è stata pensata con imponenti giochi d' acqua a metà di via San Marco). Certo, per non intralciare le necessità delle carreggiate stradali, in alcuni parti la sezione di canale visibile all' esterno è più stretta. Ma l' acqua c' è e percorre Milano da nord a sud riallacciando dieci punti "cospicui": il Naviglio della Martesana, la Conca dell' Incoronata, piazza San Marco, il Palazzo del Senato, i giardini della Guastalla, il parco delle Basiliche, via Santa Sofia, piazza Vetra, la Conca leonardesca e la grande Darsena. Il progetto, che si intreccia con la futura linea 4 metropolitana e che in alcuni tratti prevede la possibilità di ricavare energia per illuminare i lampioni vicini grazie ad una microturbina, non è accompagnato da un piano economico: «Di certo però - assicura Boatti, che ha lavorato all' idea insieme ad alcuni suoi allievi che hanno aperto lo studio A passo D uomo - spenderemmo molto meno di quanto costerebbe il progetto dell' Expo». Alla presentazione di disegni, planimetrie e filmati, oggi alle 18 nel Negozio civico di ChiamaMilano in largo Corsia dei Servi, sarà presente la consigliera Milly Moratti che sposa la causa: «Per L' Expo ciascuno deve mettere a disposizione progetti di valore e, soprattutto fattibili. Questa idea risponde a entrambi i requisiti». Il pregio? «Si recupera una via già esistente e si valorizza, insieme, una parte storica della città, che offre anche possibilità nuove ad un turismo cultural-commercial-economico, stanco magari del limitato giro tra Cenacolo, Duomo e San Siro». Insiste Milly Moratti: «Questo tracciato alternativo diventerebbe naturale calmiere al concentrarsi eccessivo di funzioni in questo spazio limitato».

 


(15 luglio 2008) - Corriere della Sera

ARCHIVIO cronologico

EDITORIA

Spazio Fmg, architettura da leggere


Raccontare il lavoro dell' architetto in un libro, curando i contenuti ma anche la veste grafica. Nasce con questo originale imprinting la nuova collana «Studi di architettura» pubblicata da De Ferrari Editore di Genova. I primi titoli - «100 piante» e «Quaderno 2000» - vengono presentati oggi allo Spazio Fmg (via Bergognone 27, ore 18.30, ingresso libero). I volumi (15 ), sono stati realizzati da due studi emergenti: Studio Baukuh - che alla prossima Biennale presenta un progetto su Milano - e Sp10. Oltre agli autori intervengono gli architetti Luca Molinari, Stefano Boeri, Cino Zucchi (foto) e Andrea Liverani. (s.col.)

 

 

Stella Armando

(19 luglio 2008) - Corriere della Sera

La storia Bozzetti e foto: la fossa bloccata da una soletta. «Ho scritto al Comune: è un' impresa impossibile»

«Io, 40 anni fa ho interrato i Navigli Riaprirli? Ci sono rischi gravissimi»

Il geometra che diresse il cantiere: punti critici lungo il percorso Critiche al progetto del Politecnico: «Valutare meglio l' intervento». Trappole da piazza Cavour a corso Venezia


Nome in codice: Operazione Z, massima segretezza. È il 5 agosto ' 69: l' interramento della fossa interna dei Navigli si blocca su una soletta, un gradino sepolto tra corso Venezia e via Senato, dove il fondo del canale fa da tetto al metrò. Nelle carte non risulta. Un' anomalia, per la direzione lavori: «Quella protezione non può sopportare il carico», rischia di cedere sotto terra e calcestruzzo, travolgere i treni. Allora stop, si cambia progetto, il sito resta vuoto, chiuso da due muri di cemento armato, il 25 agosto rientra l' emergenza. Passano quasi 40 anni. Oggi si discute di riaprire la prima cerchia, riportare l' acqua nel centro storico, farne un obiettivo turistico per l' Expo. Ecco: il responsabile dell' Operazione Z è preoccupato, l' ha scritto pure al Comune: «Attenti ai punti critici. Si rischiano danni gravissimi». L' uomo che sigillò il Naviglio dal 1968 al ' 69 è un geometra, ha 75 anni, fa l' artigiano. Niente più cantieri e scavi. Storia passata, quanto mai attuale. Un progetto del Dipartimento di Architettura del Politecnico, firmato dall' architetto Antonello Boatti, ridisegna la città d' acqua che non c' è più, sepolta, tappata, da scoperchiare. Una linea d' acqua di 7 chilometri, dalla Darsena alla Martesana. Canali, fontane e cascate. Così Boatti: «Si può partire anche subito». Semplice. Immediato. O forse no. Il geometra che riempì il Naviglio di terra tira fuori bozzetti, lettere e foto dai cassetti. Conosce il sottosuolo metro per metro ed «è il momento di svelare quello che molti ignorano». La riapertura della via d' acqua è possibile, certo, «ma con una spesa altissima» e costi non solo economici: «Bisogna risolvere il problema dei 97 fabbricati costruiti sulla sponda dopo la copertura della cerchia negli anni Trenta, tra via Borgonovo e Molino delle Armi. Che facciamo?, demoliamo gli edifici?». E poi «andrebbero scavati circa 150 mila metri cubi di terra e calcestruzzo, bisognerebbe bloccare per almeno tre mesi la linea 1 del metrò da San Babila a Palestro, senza considerare che il "buco" di corso Venezia è sempre lì e va considerata la fragilità della volta sotto piazza Cavour, come i pericoli in caso di eventuali errori». Insomma: «È un' impresa pressoché impossibile». La copertura dei Navigli inizia nel 1857 dal Laghetto di Santo Stefano e l' ultima opera è del 1981, la griglia della Cassina de' Pomm. La sepoltura definitiva della fossa interna viene decisa nel 1929. Travi in cemento armato coprono la cerchia, Milano non sarà più la stessa. Già all' inizio del ' 67 la struttura non tiene, cedono le volte, «erosioni prodotte dalle acque inquinate e dai vapori prodotti dai residuati delle lavorazioni industriali», il Comune blocca il traffico, il Corriere dell' epoca descrive i danni: «La fossa è ormai, dal punto di vista statico, un' ammalata incurabile, con complicanze di ordine igienico e idraulico». È l' inizio della fine della città d' acqua. La giunta valuta tre ipotesi di riqualificazione. Un puntellamento leggero, uno pesante, l' interramento della fossa interna. Nel ' 68 passa il terzo progetto, sostenuto da Aldo Aniasi (investimento da 800 milioni di lire). I cannoni iniziano a sparare terra e polvere di macerie nei cunicoli, i lavori durano oltre un anno. La cerchia viene riempita nel modo «più rapido e meno costoso». L' interramento, 40 anni fa, non escludeva un altro progetto: un tunnel sotterraneo per le auto. Oggi si riscopre l' acqua. Il geometra che sigillò la fossa ripassa a penna una sezione del Naviglio, muri e tubi per il drenaggio, fognatura e cunicolo per i cavi, e poi il buco sotto corso Venezia, l' escamotage dell' Operazione Z. Domanda: vale la pena riaprire la fossa? «Troppe trappole nascoste...».


Pagina 4

(19 luglio 2008) - Corriere della Sera

Rogoredo E in cantiere molti operai senza misure di sicurezza

Santa Giulia, pronte 1.800 case «Resta il nodo dei collegamenti»


A Santa Giulia partono le prime consegne: 1.800 appartamenti delle «Residenze del parco di Santa Giulia» tra edilizia convenzionata e privata pronti entro i primi del 2009. Il cantiere di Rogoredo avanza, anche se tra scavi e ponteggi resta il nodo delle misure di sicurezza. Tra gli operai del Consorzio delle 24 imprese cooperative (bianche e rosse), pochissimi caschetti, guanti e imbracature e impalcature ridotte ai minimi. Eppure prima dei lavori il Consorzio aveva siglato un accordo sulla sicurezza con prefettura, sindacati e istituzioni. Accordo che - nelle intenzioni - dovrebbe rappresentare l' avanguardia anche in vista dei prossimi lavori per l' Expo 2015. Ma su questo campo resta molto da fare. Entro gennaio, ha assicurato l' architetto Paolo Caputo, coordinatore del progetto, «si attendono 6.000 potenziali inquilini». I 35 edifici del complesso, oltre 150 mila metri quadrati tra la stazione di Rogoredo e il prolungamento della statale Paullese, costituiscono la parte Sud del nuovo quartiere. Due terzi degli appartamenti sono a edilizia convenzionata, con un prezzo massimo di 2.400 euro al metro quadrato: 3 mila per l' edilizia privata. Inoltre, 80 appartamenti saranno affittati a canone convenzionato. «Santa Giulia non sarà una cattedrale nel deserto - ha detto l' architetto Caputo - ma una parte integrante della città». Ancora attese, i lavori di urbanistica, a carico del gruppo immobiliare Risanamento, e per i collegamenti con la rete di trasporto pubblico: «Temiamo che non si faccia in tempo per la consegna delle case», ha detto Natale Comotti, presidente del Consorzio e consigliere comunale del Pd.


La Repubblica

20-07-08, pagina 7 sezione MILANO

Il volto di milano è sfigurato, ma nessuno protesta

JACOPO GARDELLA


Il disordine, la confusione, la sporcizia che si sono accumulati nei cantieri dei parcheggi sotterranei, da anni aperti e non ancora ultimati, sono indice non soltanto di gravi disfunzioni urbanistico-amministrative, ma anche di un preoccupante degrado morale. I più noti cantieri ancora aperti (Piazza Sant' Ambrogio, Darsena, piazza Meda, largo Quinto Alpini, piazza Cardinal Ferrari) non si sa ancora quale destino avranno: fermi, nessuno sembra avviato a una prossima conclusione. SEGUE A PAGINA VII Alcuni cantieri aperti, poi, sarebbe auspicabile che venissero fermati, chiusi definitivamente, e mai più inseriti tra quelli da realizzare. In molti casi, il maggior ostacolo al proseguimento dei lavori è rappresentato dalla presenza nel sottosuolo di preziosi resti archeologici. Per effetto di tale presenza, del resto facilmente immaginabile, e in previsione di una eventuale sospensione dei lavori imposta dalla Soprintendenza, il Comune aveva già previsto, nel contratto con i costruttori, un cospicuo risarcimento a loro protezione e vantaggio. Tanto cospicuo da far candidamente confessare a uno di loro che il risarcimento sarebbe stato superiore all' utile dell' intera operazione immobiliare, e quindi la sospensione dei lavori sarebbe diventata quasi auspicabile e desiderata. La forte probabilità di ritrovare resti archeologici e l' elevato risarcimento previsto dal Comune sono stati considerati, da tre coraggiosi avvocati impegnati in difesa dei cittadini, validi motivi per annullare il contratto, giudicato palesemente nocivo per la città e smaccatamente vantaggioso per i privati costruttori. Il documento compilato dagli avvocati, e depositato in Comune il giorno 27 febbraio 2008 sotto forma di lettera indirizzata al sindaco, è rimasto senza risposta; ulteriore conferma della maleducazione che i nostri amministratori dimostrano verso cittadini sani ed onesti. Oltre alle disfunzioni urbanistiche, i cantieri rimasti in sospeso mettono in luce un triste degrado morale: indifferenza della popolazione; apatia; noncuranza; accettazione passiva di fatti palesemente intollerabili. Il volto di Milano è sfigurato, ma nessuno protesta. Sarebbe possibile ripristinarlo e ridargli un aspetto decoroso, ma nessuno agisce. è ovvio che le maggiori responsabilità di questo triste spettacolo sono da attribuire all' aministrazione comunale. Ma una quota di responsabilità ricade anche sui cittadini che accettano, passivi e abulici, di vivere e lavorare in un ambiente giunto ad un tale grado di sfacelo. Ma non è forse il male storico del nostro popolo quello di non sapersi o di non volersi ribellare a soprusi, ingiustizie, prepotenze? è un male di cui si fa conoscenza a scuola, leggendo le odi dei grandi poeti italiani, addolorati e indignati per la pavida acquiescenza del paese di fronte alle ripetute dominazioni straniere. Anche a Milano lo sconcio dei cantieri inconclusi, che deturpano i luoghi più vivi della città, va considerata una forma di dominazione, violenta e iniqua; un sopruso inflitto con prepotenza a una popolazione imbelle, apatica e vilmente rassegnata.


La Repubblica

20-07-08, pagina 12 sezione MILANO

E CityLife si trasformò in un paradiso urbano

FILIPPO AZIMONTI


Fu nel luglio 2010 che i milanesi scoprirono il loro nuovo parco. Il petrolio quotava 250 dollari a barile, l' amico Putin giocava ad aprire e chiudere i rubinetti del gas e il dibattito sul ritorno al nucleare ferveva. Intanto, fra le generali proteste anche della sua maggioranza, il neo ministro dell' energia, il leghista Giuseppe Bonomi, aveva appena pubblicato le nuove norme per il risparmio energetico: condizionatori vietati, ascensori in funzione solo in orario di lavoro, ventilatori autorizzati dalle prefetture e l' odiosa super-tassa sui ventagli che aveva già attivato un fiorente mercato clandestino. Fu allora che CityLife divenne un nuovo paradiso urbano. Malgrado gli insistenti interventi del premier Berlusconi e le prediche dell' ex ragazzo della via Gluck, nessuno aveva raddrizzato il grattacielo di Libeskind. Ma solo pochi milionari davvero snob si erano dimostrati disponibili ad affrontare le centinaia di gradini fino ai loro super attici senza aria condizionata e con specchi ustionanti al posto delle vetrate panoramiche. Il grattacielo era in uno stato di semi abbandono, ma con i suoi due fratelli "normali" continuava a proiettare una lunga persistente ombra sul verde splendidamente ingegnerizzato di CityLife. Quell' ombra che i comitati solo tre anni prima avevano ferocemente contestato, aveva creato una piccola isola di refrigerio nella città cementificata dall' Expo. E quello strano profilo del grattacielo più contestato era piaciuto a frequentatori professionali della notte che vi avevano fissato una solida dimora: su ogni sbalzo dell' architettura si indovinava la sagoma rovesciata di un pipistrello. Un lugubre annuncio? Nient' affatto: per i frequentatori del parco la garanzia di zanzara zero. Un' assicurazione importante dopo che le aree destinate ad ospitare l' Expo erano state massicciamente disertate perché infestate come la bassa Pavese: riaprire le vie d' acqua non era stata una buona idea e già ci si interrogava sul perché 80 anni fa ci si fosse così impegnati a interrarle. Zanzare a parte, i frequentatori delle nuove rive segnalavano topi, nutrie e si favoleggiava perfino di castori; e naturalmente, di un vorace pesce siluro già padrone dei canali e della presenza di tale Loredano, feroce caimano metropolitano. Là, in cima al grattacielo storto, volavano invece due veri falchi nemici di ogni roditore. E tra le architetture liberty di largo Domodossola si accendevano a tratti i lampi gialli degli occhi di una civetta. Festa grande per gli etologi e nuovi impegni per i climatologi. Perché nella città in via di tropicalizzazione, quell' area garantiva suggestioni particolari. A parte le palme e i banani (che avrebbero dovuto mettere in sospetto il gran ciambellano-giardiniere), si segnalavano infatti tifoni in miniatura e venti accelerati dal canyon dei nuovi grattacieli, mai registrati prima nelle cronache cittadine. Fu così che CityLife si popolò di non residenti in braghe corte e canottiera a temperare la cittadinanza dei nuovi ricchi. E fu così che Milano sperimentò nella sua stessa geografia urbana una inquietante "eterogenesi dei fini". Per una volta, a lieto fine.

 

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