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Settimana del 30 giugno 2008

Dal 08.07.2008 al 10.07.2008

Rassegna stampa dei principali quotidiani nazionali e del sito Archiworld, relativa agli articoli di interesse per Milano e Provincia. Primo piano: il Congresso Mondiale di Torino

«Subito una legge sulla qualità dell'architettura»
Testata: Corriere della Sera
Data:01-07-2008
Autore: Stefano Bucci

Il ministro per i beni culturali Sandro Bondi spiazza il pubblico che affolla il Palavela di Torino per la cerimonia di apertura del XXIII Congresso Mondiale di Architettura e annuncia: «Durante il prossimo consiglio presenterò una proposta di legge per salvaguardare la qualità architettonica e per valorizzare il lavoro dei giovani soprattutto attraverso i concorsi, di idee oppure di progetto ». Bondi sceglie dunque proprio l'architettura come banco di prova per la sua prima proposta di legge, «in buona parte ripresa da quella formulata da Urbani durante il primo governo Berlusconi». Dove, tra l'altro, si parlava di una commissione mista (architetti, tecnici, istituzioni) che avrebbe dovuto giudicare questa qualità. Qualcuno si augura però che quella di Bondi possa avere una sorte migliore rispetto alla proposta di Urbani arenatasi subito dopo l'approvazione. E destino migliore non ebbero neppure altre proposte simili, a suo tempo formulate dai ministri pidiessini Veltroni e Melandri. Diecimila partecipanti annunciati (tra ufficiali e paganti), 633 relatori divisi in 100 sessioni, 117 Paesi, cinque mostre: queste le cifre che il Lingotto (sede privilegiata di gran parte degli incontri in programma fino al 3 luglio) lascerà in eredità a Tokyo, prossima città ospite del congresso (nel 2011). Cifre snocciolate ieri con orgoglio davanti a Bondi dal comitato organizzatore (Leopoldo Freyrie, Riccardo Bedrone) e dai rappresentanti di categoria (il presidente dell'Uia Gaetan Siew, quello del Cna Raffaele Sirica). Mentre Tav e Assemblea degli industriali «rubano » alla cerimonia il presidente della Regione Mercedes Bresso e il sindaco Sergio Chiamparino. Che però, proprio nell'ambito dell'assemblea, ha ribadito la volontà di trasformare Torino nel motore di un «nuovo sviluppo architettonico italiano». (...)


"Città squallide, architetti sveglia"
Testata: La Stampa
Data: 01-07-2008
Autore: Giovanna Favro

Brutta. Di più. «Disumana», «squallida», «tanto deprimente da far ammalare chi ci vive e chi ci passa davanti». Addirittura: «Mostruosa». E' sonora e senza appello, la bocciatura che il ministro per i Beni culturali Sandro Bondi riserva all'architettura contemporanea italiana. La affonda tutta intera, perché non parla soltanto delle periferie degradate: «Quasi tutti gli edifici che hanno meno di 60 anni ci appaiono brutti, banali e insignificanti. Non dico che non esistano realizzazioni spettacolari anche nell'architettura moderna: ma sono troppo rare, in un mare di disperante squallore». Bondi ha buttato a mare milioni di chiese e palazzi aprendo, ieri mattina a Torino, la XXIIIª edizione del Congresso mondiale degli architetti, cui sono iscritti 8 mila specialisti di tutto il mondo, giunti «anche dall'Iran e dalla Cina, (...)

"Ma gli obbrobri sono figli della politica".

La risposta del congresso di Torino. I progettisti: qui Piano non avrebbe potuto fare il Beaubourg di Rocco Moliterni

Solo il 4 per cento di quel che è stato costruito in Italia nel dopoguerra porta la firma di un architetto»: così Leopoldo Freyrie, relatore generale al summit di Torino, respinge al mittente le accuse del ministro Bondi. «E' vero che l'edilizia diffusa del nostro Pease è pessima, ma la colpa non è certo degli architetti. Peraltro in quegli anni si costruiva sotto un'emergenza, e il risultato sono edifici che oggi nel 70% dei casi sarebbero da abbattere, oltre che per motivi estetici per motivi energetici: riscardarli costa un'enormità. Oggi si tratta di rottamare l'edilizia e sostituirla con l'architettura».

(...)


Entro luglio il disegno di legge sulla qualità architettonica
Testata: Italia Oggi
Data: 01-07-2008
Autore: Jan Pellissier

«Entro luglio porterò all'esame del consiglio dei ministri il disegno di legge quadro sulla qualità architettonica che riprende le proposte del 2003 e del 2004 del precedente governo Berlusconi». Il ministro dei beni culturali, Sandro Bondi, ha aperto con quest'annuncio il XXIII Congresso mondiale Uia (Unione internazionale degli architetti) che si svolge fino a giovedì a Torino. Scontati gli applausi delle migliaia di architetti che affollavano il Palavela dove si è svolta la sessione d'apertura. Il disegno di legge, che riprende quello mai arrivato in aula di Giulio Urbani, prevede innanzitutto la promozione di concorsi di architettura, prevedendo un fondo destinato a sostenere l'espletamento di tali concorsi per le opere di rilevante interesse architettonico e che siano destinate ad attività culturali o ubicate in aree di interesse storico o paesaggistico. Si intendono inoltre favorire i giovani con premi speciali a loro dedicati. Si vuole poi arrivare al riconoscimento del valore artistico, sulla base di criteri standard di qualità. Tutto ciò sarà comunicato all'autore e al proprietario dell'opera, anche agli effetti previsti della tutela del diritto d'autore, un riconoscimento che il ministero potrà anche trascrivere sui registri immobiliari facendo così partire anche i meccanismi contributivi del ministero stesso. Previsti poi premi e riconoscimenti agli enti pubblici, prevista anche la promozione dell'alta formazione e delle ricerca, e di insegnamenti scolastici sulla cultura architettonica. Infi ne, le amministrazioni pubbliche dovranno destinare il 2% della spesa per nuove opere, all'inserimento di opere d'arte negli edifi ci, una spesa che sarà però detraibile. Logica la soddisfazione di Raffaele Sirica, presidente del Consiglio nazionale degli architetti: «Mi sembra che siano stati individuati i punti giusti, daremo il nostro contributo a un provvedimento che esiste solo in Francia, ma è del 1976», ha spiegato Sirica. Mi auguro che non ci siano più incidenti di percorso durante l'approvazione, come accaduto in passato quando i ministeri economici non diedero le risorse necessarie». (...)


«Città brutte? Colpa dei politici». Lite tra architetti
I progettisti replicano alla proposta del ministro Bondi sulla qualità urbana. Con idee diverse.
Testata: Corriere della Sera
Data: 02-07-2008
Autore:Stefano Bucci

«Bondi dimentica che in Italia ci sono nove milioni di edifici abusivi e che la maggior parte di questi edifici, pensi ad esempio a Torre del Greco, non può contare su un architetto né tantomeno su un progetto»: Massimiliano Fuksas, a Torino per un'affollata lectio magistralis, appare sostanzialmente critico nei confronti del ministro per i Beni culturali che ieri aveva messo sotto accusa quei progettisti «politicizzati» che, ad esempio, hanno ammorbato i dintorni delle ville palladiane. Secondo Fuksas «si colpevolizza il soggetto più debole», l'architetto appunto. E chiarisce: «La città è frutto della collettività, la colpa non può essere mai di uno solo».

Il nemico che accomuna Bondi e gli architetti sembra così essere il funesto tandem «politica-architettura senza qualità». Ma le valutazioni e le vie d'uscita si dividono: «C'è stato un periodo, negli anni 70-80 - dice Leopoldo Freyrie, relatore generale del XXIII Congresso mondiale in corso fino a domani a Torino - in cui si faceva politica attraverso progetti davvero ideologizzati, quasi di propaganda, con effetti spesso funesti». Qualche esempio: certi piani regolatori che le giunte Pci hanno prodotto in Emilia-Romagna o il comune di Opera a sud di Milano. Sulla stessa linea di Freyrie, il presidente del Consiglio nazionale degli architetti Raffaele Sirica che, a proposito dei concorsi (altro punto forte della proposta di legge che Bondi presenterà in un prossimo consiglio dei ministri) precisa: «Il problema è che in Italia se ne fanno solo 10 all'anno, all'estero più di 1.000». (...)


Vincolo su due stazioni del metrò: «Monumenti al design anni Sessanta»
Testata:Corriere della Sera
Data: 03-07-2008
Autore:Armando Stella

Il design è anche una base di marmo, freccia a destra, disegno su impasto di porfidi, graniti e marmi. E però: per vedere il monumento bisogna modificare il viaggio in metrò in visita al metrò. I tubi rosso-arancio sulle scale, la gomma nera a bolli, gli orologi con il quadrante fuori scala e poi quella versione tra il nero e il chiaro del carattere «grottesco», alfabeto unico per la città sottoterra, invenzione da Compasso d'Oro. Negli anni '60, «per la prima volta, il design compare a Milano per un servizio pubblico in modo unitario e completo». Ciò che fino a ieri si leggeva nei libri di storia dell'architettura oggi è tra le motivazioni del vincolo monumentale messo dal ministero ai Beni culturali sulle linee 1 e 2 del metrò: «Tuteliamo un'infrastruttura nobile e fragile, soggetta a rifacimenti continui, a volte scriteriati». Due stazioni sotto protezione. Amendola Fiera e Caiazzo. Allestimenti, finiture, arredi, immagine. Non si tocca nulla senza permesso.

Il vincolo, che congela le due fermate- museo e «sollecita attenzione» sulle linee rossa e verde, è stato appena notificato al Comune. Per dire: d'ora in poi tutti gli interventi di manutenzione dovranno essere concordati con la Soprintendenza, dal nebulizzatore che rinfresca i mezzanini al restyling

delle biglietterie. «Il metrò è un'architettura che tende a migliorarsi, a trasformarsi », osserva il soprintendente Alberto Artioli. Ma questa rivoluzione tecnologica che va «gestita, controllata». Obiettivo: «Conservare e salvaguardare le testimonianze - immobile e design - e sollecitare uno sforzo d'attenzione all'ente gestore».


Gli architetti pongono la questione-ambiente
Il congresso di Torino. Manifesto contro il degrado
Testata: Il Sole 24Ore
Data:03-07-2008
Autore: Paola Pierotti

Si chiude con la presentazione di un Manifesto dedicato alla «nuova frontiera eco-metropolitana» il 23° Congresso mondiale degli architetti di Torino. La kermesse che ha raggiunto i diecimila visitatori dedica la sua ultima giornata alla presentazione di un documento interdisciplinare e internazionale sulle "questioni ecologiche e ambientali, in cui si prevede l'intervento delle diverse categorie professionali con proposte che riguardano la crisi ambientale e sociale del pianeta". A parlare è Raffaele Sirica, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti. (...)

La Carta individua alcune patologie delle aree metropolitane e propone linee strategiche per contrastarle. «Tra i principali elementi di crisi - spiega Aldo Loris Rossi, professore della Federico II di Napoli, uno dei curatori del documento - ci sono l'esplosione demografica dal dopoguerra ad oggi, l'espansione infinita delle metropoli e la globalizzazione dei mercati e delle infrastrutture. Altre patologie sono ancora il conflitto per il dominio dell'energia, la crescita di rifiuti, dell'inquinamento e dell'effetto serra. Non ultimo l'autoreferenzialità dell'architettura nell'era della società-spettacolo.»

Il Manifesto proposto dall'Uia, Unione internazionale Architetti, mette a fuoco temi come il consumo del territorio e la sostenibilità a 360 gradi, e si sofferma sulla necessità di rottamare città e edifici che non garantiscono il benessere della gente. Di queste questioni si è parlato ampiamente nei cinque giorni del Congresso e sono stati in particolare gli architetti più giovani, italiani e non, ad esporre best practice in cui il dato della sostenibilità ambientale e sociale è un elemento naturale, quasi scontato.

Sono esempi di uno scarto culturale significativo in questo senso le esperienze illustrate dallo studio dei quarantenni napoletani Lot Ek con base a New York. È loro il progetto di un negozio itinerante realizzato per la Puma, con un assemblaggio di container. L'edificio si sposterà di città in città, e inizierà il suo viaggio il prossimo autunno; e dopo due anni, muovendo dalla Spagna all'America l'edificio cambierà destinazione d'uso per diventare un museo.

Lot Ek è uno studio sperimentale che lavora sull'infinita possibilità del riciclo dei materiali; altri giovani architetti internazionali come il cinese Ma Yangson (uno dei fondatori di Mad) stanno firmando grattacieli sostenibili, che coniugano tecnica e creatività e sono sperimentali sia nelle forme che nei materiali.

A Torino erano presenti anche gli spagnoli di Ecosistema Urbano che hanno mostrato il sistema di piazze e di architetture pubbliche denominate Ecoboulevard, inaugurate a Madrid pochi mesi fa e già pluripremiate e pubblicate. Ancora, lo studio milanese Metrogramma ha firmato il masterplan privato per realizzare un villaggio neorurale nella campagna piacentina in un'area di 8000 metri quadrati.

Nella giornata di ieri, in una sessione dedicata alla giovane architettura italiana, sei studi che non hanno ancora avuto grandi occasioni nel mondo delle costruzioni, si sono confrontati sulle possibili strategie, occasioni, limiti e problemi del panorama nazionale, proponendo idee che si distinguono per una particolare sensibilità ambientale. Architetture quasi sempre low budget: dagli orti urbani dello studio romano 2A+P, alle case integrate nella natura progettate da Studio Marc, sino alla stazione della metropolitana napoletana firmata da Suburbia.

Una nuova frontiera eco-metropolitana che parte da micro-progetti ma che si inserisce in uno scenario internazionale che richiama Al Gore per la sua attività politica e culturale piuttosto che l'annuncio del presidente francese Sarkozy di realizzare dieci eco-polis da 50 mila abitanti. In tutto il mondo si sono moltiplicati progetti di nuove città sostenibili. E non ci sono solo gli esempi griffati da archistar come Norman Foster a Abu Dhabi o Arup a Dongtan. In questi giorni lo studio italiano Archa di Pier Paolo Maggiora si è agigudicato infatti la gara internazionale per realizzare in Cina l'ecocity di Caofeidian destinata ad accogliere ben 2,5 milioni di abitanti. Una nuova città parzialmente sospesa e integrata in un'area lagunare dove è previsto un ampio spettro di funzioni, dalle attività agricole a quelle legate ai nuovi saperi e alle tecnologie innovative.

«Il Manifesto Torino - aggiunge Loris Rossi - si appella ad una sintesi tra economia ed ecologia, e auspica che l'architettura digitale sia uno strumento per far sì che il progetto non crei icone spettacolari ma protesi della natura». Una nuova civiltà del riciclaggio, del controllo dell'inquinamento e dell'effetto serra. Una nuova alleanza con la natura che alcuni progetti in fieri già sperimentano concretamente».


Schiavi Giangiacomo
Pagina 4 (4 luglio 2008) - Corriere della Sera
Case Aler, una ferita che si può abbattere


È sempre dura a Ponte Lambro, ma adesso rifanno la piazza e il centro cardiologico Monzino non trasloca più. Di droga ne gira ancora tanta in piazza Gabrio Rosa, al Corvetto, ma i rapinatori girano al largo dalla farmacia più volte svaligiata in passato: dopo il giro del camper gli agenti in borghese hanno fatto per tre mesi i turni di guardia. Via Padova è sempre la stessa, stranieri e kebab, ma i controlli sono aumentati e finalmente in strada si è presentato anche il sindaco Moratti, come a Quarto Oggiaro, dove la polizia ha smantellato i clan dello spaccio. Qualcosa si muove nelle periferie esplorate dal Corriere con l' aiuto dei cittadini. Cantieri ce ne sono tanti, adesso: in piazza Insubria c' è un parco tutto nuovo, i marciapiedi vengono rifatti e si vede anche qualche aiuola fiorita. Un risarcimento per i tanti alberi abbattuti per quei parcheggi che nella zona di Città Studi e in piazza cardinal Ferrari minacciano la stabilità degli edifici. Si scava al Giambellino, al Lorenteggio all' Isola: piccola dermatologia urbana. Ma resta il punto interrogativo delle aziende insalubri in città, come quella che polverizza i detriti intorno a via Giovanni da Cermenate. Qualche buona notizia: si preparano gli interventi per liberare dall' amianto case, asili, capannoni industriali nei quartieri dove per anni hanno regnato disordine, incuria e abbandono. E finalmente c' è una rivoluzione in arrivo in via Paolo Sarpi: la zona a traffico limitato è una risposta al mancato rispetto delle regole per il carico e lo scarico, a quel lento scivolare nel degrado che i cittadini documentano da anni. Ma, in fondo, resta in ogni angolo di questa Milano che ritrova finalmente qualche segnale di attenzione, ancora troppo forte il senso di una sicurezza smarrita, di una legalità perduta, delle regole che una volta c' erano e adesso nessuno rispetta più. E così in ogni quartiere si rovescia sull' immigrazione clandestina o sui campi rom la rabbia di sentirsi indifesi, vulnerabili: e si cerca una qualche risposta al disagio e alla paura con il vigile di quartiere, progetto che non riesce a decollare per inerzia politica e sindacale; o con quel poliziotto di strada presentato in pompa magna dal governo Berlusconi e diventato subito un bluff. Viaggiando nelle zone, però, quello che balza agli occhi è anche altro, ed è quello che tanti cittadini sofferenti denunciano con rabbia, indignazione: è l' enormità dei ritardi accumulati nella manutenzione dei caseggiati Aler, una città nella città di oltre 120 mila abitanti, disseminati intorno alla Milano della cerchia dei Navigli, dove si è perso l' equilibrio sociale di un tempo e dove la manutenzione ordinaria e straordinaria non bastano più a recuperare un patrimonio residenziale inquinato dall' abusivismo selvaggio, dalle occupazioni, dallo squallore di certi appartamenti. È quella degli alloggi popolari una delle ferite più vistose che emergono dal viaggio nei quartieri di Milano, l' eccesso di concentrazione abitativa, la trama monotona degli insediamenti senza un negozio, un' attività artigianale, il tanfo delle scale dove alloggiano piccioni, e quello delle cantine dove ballano i topi. È apprezzabile lo sforzo dell' Aler, ma è legittimo domandarsi se è ancora un tabù quello di abbattere alcuni di questi caseggiati fatiscenti per realizzarne altri, per creare finalmente quel mix abitativo capace di restituire a tanti cittadini la dignità di vivere e abitare nel loro quartiere in un giusto equilibrio tra profili sociali diversi. A Stadera, Ponte Lambro o nel fortino dei disperati di Baggio, si deve continuare a fingere che un restauro basta a superare quelle paure che bisogna prendere sul serio? * * * Prima e dopo Il degrado nei cortili *** Le facciate ripulite *** L' Aler sta portando avanti gli interventi di ristrutturazione previsti dal contratto di quartiere Ponte Lambro: manutenzione straordinaria nelle case di via Ucelli di Nemi, rifacimento delle strade e delle piazze del quartiere *** Il covo dei clandestini *** Le case per studenti *** È stato demolito l' ex deposito del Teatro alla Scala di via Baldinucci 85, alla Bovisa (sopra, a ottobre): il Politecnico ha ottenuto l' area in concessione dal Comune, costruirà alloggi universitari per una superficie di 9.577 metri quadrati (312 posti letto)


Stella Armando
Pagina 6 (5 luglio 2008) - Corriere della Sera
La proposta Abbattere i palazzi degradati di Baggio, Giambellino e Lorenteggio. Boeri: più mix sociale
L' Aler: pronti a demolire i ghetti


Masseroli: pubblico e privato lavorino insieme. Inventiamo un nuovo modello di housing sociale Zaffra: usiamo i fondi Expo. Fuksas: parchi al posto di ecomostriIl dibattito *** Convergenza tra Pd e Pdl in consiglio comunale. Brandirali e Zajczyk: interventi necessari

La ditta Milano demolizioni è pronta ad abbattere i ghetti. «Giù i vecchi quartieri popolari e largo a nuovi esperimenti abitativi», quel mix sociale che tiene insieme il pensionato, l' artigiano e lo studente. Trasferire gl' inquilini, distruggere e ricostruire. Subito, però. «Prima dell' Expo, evento che assicura finanziamenti e strumenti per bypassare la burocrazia», riflette il neo-presidente dell' Aler, Loris Zaffra: «Abbiamo un' occasione imperdibile». Il punto: la città si riprogetta e si rialza a partire dall' edilizia pubblica. «Obiettivo da condividere», sostiene Zaffra: «Amministrazioni, imprenditori, fondazioni bancarie, terzo settore, comitati». Ecco: «Senza speculazioni e con un consenso largo si può ridisegnare il tessuto della città». Case, sicurezza, integrazione. Un altro tabù che cade. Un ghetto non è per sempre. Zen a Palermo. Corviale a Roma. San Siro, Lorenteggio, Baggio e Giambellino a Milano. Il dibattito politico-architettonico segue quello nelle aule universitarie. Ha detto al Corriere Massimiliano Fuksas che «quando uno ha il tumore, l' agopuntura non serve. Bisogna asportare subito il cancro...». Demolire e «cambiare skyline, trasformare le strade in boulevard, realizzare giardini. Compito difficile», certo. Ma è «assolutamente opportuno fare un tentativo», insiste l' architetto Stefano Boeri: «I dinosauri di edilizia popolare hanno fallito nella concentrazione e nei servizi, costringendo all' omologazione sociale». Dunque? «Si può abbattere e poi togliere il vincolo di destinazione d' uso ai nuovi immobili, aprendo a residenze, negozi, artigiani, studenti, uffici». Mix. San Siro vecchio è stato tirato su in vent' anni, dal 1931 al 1951. Palazzine, mini-appartamenti, zero servizi. L' Aler ospita 6mila famiglie, 100 alloggi sono occupati, il racket ha tariffe da 1.000 euro a porta sfondata, l' immigrazione e lo spaccio hanno stravolto i cortili. Valga da esempio per una «edilizia attempata, degradata, con manutenzione parziale» (Zaffra). «Il vecchio sistema delle case popolari è fallito», sostiene l' assessore regionale all' urbanistica, Davide Boni. Così il collega di Palazzo Marino, Carlo Masseroli: «Serve un nuovo modello di housing sociale in cui investano pubblico e privato. Possiammo abbattere e ricostruire i quartieri per creare un mix sociale vero». Un tema su cui possono concordano maggioranza e opposizione, Aldo Brandirali (Pdl) e Francesca Zajczyk (Pd). «L' emergenza casa? È stata troppo a lungo sottovalutata», risponde Zaffra. Allora «Serve un' alleanza tra imprenditori e istituzioni per valorizzare quartieri un tempo periferici, oggi semi-centrali». E perché non vendere agl' inquilini? «Frazionare la proprietà dà risultati negativi». Meglio abbattere, dunque. Dove? «Via Lorenteggio, al Giambellino, via Quarti a Baggio...». Prima si creano le «condizioni politiche e culturali», poi si avviano le ruspe. Milano demolizioni prima dell' Expo. 16 *** Le migliaia di persone in lista d' attesa per una casa popolare a Milano, mentre sono quasi cinquemila gli abusivi (3.400 nei palazzi Aler e 1.500 in quelli di Palazzo Marino). L' Aler ha il più grande patrimonio immobiliare d' Italia e uno dei maggiori d' Europa

 

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