Caricamento...

Edificio per abitazioni e uffici

Anno: 1966 - 1967

Località: Milano, Magenta - S.Vittore

Indirizzo: Via Leopardi 1, via Carducci

Destinazione d'uso: Edifici per residenze ed uffici

Progettista: M. Bacigalupo, U. Ratti

Gli architetti Bacigalupo e Ratti, entrambi nati a Milano nel 1922 e laureati presso il Politecnico, avviano lo studio associato nel 1948. Nel corso della loro attività realizzano un grande numero di piani regolatori e di insediamenti industriali, tra cui gli stabilimenti per Lanerossi e Lebole, nonché la Centrale Termonucleare di Latina,  ma soprattutto firmano buona parte delle architetture aziendali della ENI, tra le quali i villaggi di Ravenna e Gela, la sede a Roma E.U.R., il Secondo Palazzo Uffici, la piscina, la mensa, le scuole e diverse abitazioni a Metanopoli.  Collaborano con la ENI anche nel periodo successivo alla scomparsa del presidente Enrico Mattei, cercando di preservarne lo spirito innovatore con la realizzazione del quarto palazzo uffici a Metanopoli,  del PRG di San Donato del 1975 e soprattutto delle nuove stazioni di servizio Agip in acciaio degli anni Settanta. Con la loro vastissima produzione Bacigalupo e Ratti si sono resi interpreti di uno schietto international style applicato alle esigenze di ricostruzione del Paese, senza cedimenti agli storicismi  né alle mode, ma, d’altra parte, la concentrazione su temi strettamente professionali li ha collocati ai margini del dibattito architettonico. Non sempre, per questo, è stato riconosciuto il valore della loro opera, caratterizzata da un assoluto rigore progettuale e da una indubbia eleganza formale.

 

Il complesso all’angolo tra via Leopardi e via Carducci è uno dei pochi casi in cui Bacigalupo e Ratti si misurano con il tessuto della città costruita, ristrutturando e ampliando un palazzo d’epoca con un volume su strada ed uno interno, collegati da una pensilina che taglia in diagonale un giardino attentamente disegnato. Gli edifici ospitano uffici di piccola taglia, più alcune abitazioni con terrazzo agli ultimi piani, in corrispondenza del sormonto dei volumi aggiunti sopra l’esistente.Il corpo su via Carducci rispetta l’allineamento della cortina edilizia, ma non ricerca analogie nelle partiture e negli stilemi dalla facciata di cui è il completamento. Al contrario, ha una logica autonoma, data dall’alternanza di pannelli piani, vetri riflettenti e brise-soleil, e si estende senza riconoscere alcun valore di basamento al piano terreno né di coronamento al piano attico. Il tessuto continuo della facciata ha uno scarto solo nella campata di sinistra, in corrispondenza del passo carraio. La vibrante tridimensionalità e il ritmo dato dalle lamelle orizzontali e dai montanti verticali, tuttavia, riduce lo strappo dal contesto e rende efficace l’operazione di fill-in tra le decorazioni eclettiche dei palazzi vicini. Il rigoroso colore bruno scuro esteso a tutto il fronte, infine, si addice al gusto severo dell’architettura milanese, sforzandosi però di interpretarne al meglio l’aspirazione ad un modernità senza nostalgia del passato.

 

Paolo Brambilla