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Anno: 1951 - 1957
Località: Milano, Brera
Indirizzo: Via Fatebenefratelli 3, via Cernaia 2
Destinazione d'uso: Edifici per residenze ed uffici
Progettista: Giulio Minoletti
La “casa del cedro” è un edificio per abitazioni sulla via Fatebenefratelli, nel centro di Milano. Deve il suo nome a un grande albero che occupava un angolo del lotto e che, lungi dall’essere ritenuto un ostacolo alla progettazione, diventa l’elemento generatore del progetto, quasi un vero e proprio fulcro intorno al quale l’architettura costruita ruota e si organizza. Minoletti, qui affiancato da Giuseppe Chiodi e Ele Martelli, scompone l’edificio unitario commissionato dalla Società Andreae, destinato a residenze e uffici, in due corpi distinti, di altezza diversa e rivestiti con materiali diversi. In questo modo, inoltre, era rispettata la visuale sulla chiesa di San Marco, nell’isolato successivo.
Il primo ad essere eseguito è l’edificio per abitazioni, un grande condominio di lusso in cui è possibile ritrovare molti dei temi su cui si sviluppa la ricerca di Minoletti negli anni Cinquanta. In una breve relazione conservata a Mendrisio si legge: “La costruzione già realizzata è destinata esclusivamente ad abitazioni mentre quella da realizzarsi ad angolo retto con la prima sarà destinata esclusivamente a uffici. Rispetto alle costruzioni esistenti prima dei bombardamenti, quella attuale è stata arretrata così da consentire un triangolo di giardino fra la casa e la strada e, soprattutto, così da consentire la piena visione della Chiesa di S. Marco e del suo campanile per chi proviene da piazza Cavour”.
Il piano del giardino è lievemente abbassato rispetto alla strada. Come ricordano Grandi-Pracchi: “Dietro l’abside di San Marco Giulio Minoletti esemplificava la capacità di uno stile “razionale” di esprimere la natura di status symbol di un condominio delle aree centrali, mediante il ricorso a materiali palesemente costosi”. La costruzione è rivestita, da quota 2,50 m. in marmo rosa di Candoglia; nel tratto inferiore con granitello lucidato di Monforte. L’edificio per uffici è invece rivestito di pietra di ceppo. Gli appartamenti sono ampi e molto flessibili nella loro organizzazione interna. La pianta tipo comprende 6/7 locali, più i disimpegni e i servizi. I serramenti sono scorrevoli. All’ultimo piano, Minoletti prevede una “piccola villa”, con due grandi terrazze e una piccola piscina. Molto interessante è l’atrio della casa, vasto e illuminato, uno spazio fortemente caratterizzato soprattutto dai colori molto accesi e contrastanti dei materiali. Il pavimento è in marmo candido di Lasa e le pareti sono rivestite in noce satinato. Il soffitto è decorato da Antonia Tomasini, artista spesso al fianco di Giulio Minoletti, anche autrice della “forma astratta” posta nella parte terminale della balaustra della scala.