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PRU ex-OM Pompeo Leoni

Anno: 2000 - 2005

Località: Milano, Ex OM - Morivione

Indirizzo: via Giovanni Spadolini

Destinazione d'uso: Quartiere residenziale

Progettista: Autori Vari

Le aree ex OM hanno una storia urbana piuttosto lunga. Nel 1890 si insedia la Miani Silvestri, che produce materiale ferroviario, assumendo nel 1899 la denominazione di Officine Meccaniche (OM), che diventano la più grande industria di Milano con oltre 4.000 operai. Nel 1975, dalla fusione di cinque gruppi nasce l’IVECO (Gruppo Fiat), che produce veicoli industriali. A metà degli anni Ottanta ha inizio il processo di dismissione, mentre negli anni Novanta si avvia il processo di riqualificazione che inaugura a Milano l’era dell’urbanistica negoziata: fra le 21 proposte di PRU pervenute, l’Amministrazione comunale ne approva 8, di cui 7 vengono confermate dal Ministero (fra cui l’ex OM).

 

Il PRU (Programma di Riqualificazione Urbana, avviato da Comune, Regione e Ministero nel 1997, apertura del cantiere nel 1999, le realizzazioni sono in gran parte effettuate fra il 2003 e il 2005) dell’ex OM-Pompeo Leoni, rappresenta emblematicamente il banale mix di usi urbani che l’urbanistica negoziata milanese ha praticato, spinta in questo caso dalle norme di riferimento (le Direttive dei Programmi di Riqualificazione Urbana, 1995) che imponevano percentuali funzionali prestabilite: una specie di minestrone insipido, con un indice di utilizzazione di 0,55 mq/mq, con la possibilità di elevarlo a 0,60 realizzando opere infrastrutturali eccedenti gli oneri dovuti. Il mix funzionale prevede il 50-70% (minimo-massimo) di residenza, di cui la metà in edilizia libera, il 25% in convenzionata e il restante 25% in convenzionata agevolata; il 20% minimo di uffici, servizi privati e spazi artigianali/produttivi. Ma anche dalla domanda del mercato, allora ancora significativa e trainante, soprattutto per la residenza. Per una superficie territoriale di circa 26 ettari, il programma ha previsto la realizzazione di 153.000 mq di Slp (indice pari a 0,58 mq/mq), così suddivisi: 79 mila mq di residenza, 34 mila mq di terziario, 31 mila mq produttivi, 9.000 mq di commerciale.

 

Il disegno urbanistico ha previsto un asse centrale est-ovest di penetrazione (la nuova via Giovanni Spadolini, di collegamento fra via Bazzi con via Ripamonti) che struttura il quartiere  Spadolini e sul quale si dispongono le funzioni insediate. Mentre le due aree a nord e a sud dell’asse, ai margini del comparto, sono destinate a verde (il progetto del verde è di Land srl, su disegno iniziale di Christophe Girot): il Parco della Vettabbia a sud; il Parco delle Memorie industriali al centro, dove vengono mantenute quali memorie del passato alcune strutture dell’OM e il grande carro ponte; a nord, prospettante il Parco Ravizza, ma stretto tra viale Toscana e la massicciata dell’anello ferroviario, è previsto il Parco della Cultura (purtroppo non ancora fruibile), al cui interno ha sede l’ex Autoparco Pompeo Leoni, ristrutturato per contenere spazi previsti come standard qualitativo del PRU. I due lotti delle torri residenziali (progetto Atelier Fuksas), costituiscono il cuore del quartiere e nell’idea iniziale dovevano consentire la realizzazione del corridoio verde di connessione nord – sud del sistema ambientale e paesaggistico. Purtroppo la recinzione privata degli spazi verdi dei due edifici residenziali ha reso impraticabile questa continuità e vanificato la continuità nord – sud del sistema del verde e pedonale. Questi due impedimenti fisici (la mancata fruibilità del Parco della Cultura, fra viale Toscana e la ferrovia, e la non connessione del verde all’interno dell’area per la privatizzazione degli spazi residenziali), non consentono nei fatti la continuità del sistema del verde e dei percorsi fra il Parco Ravizza a nord e il Parco della Vettabbia a sud, che rappresentava una delle principali qualità del disegno del sistema ambientale e paesaggistico e della rete ecologica locale.

 

Il programma mette in mostra un catalogo di architetture complessivamente di buona qualità, in particolare le torri residenziali dei Fuksas, ma anche l’edificio commerciale di Esselunga di Ignazio Gardella, e il nuovo pensionato della Bocconi (Residenza Dubini). Alcuni degli edifici rappresentano a loro modo interessanti episodi architettonici e di approfondimento tipologico e morfologico, ma non riescono a riscattare l’impianto urbanistico dai caratteri di una tradizionale e scontata, seppur corretta, lottizzazione di periferia urbana. E’ forse questo che differenzia i nostri grandi progetti urbani dalle sperimentazioni e dalle realizzazioni di altri Paesi europei, Spagna e Olanda in primis.

 

Paolo Galuzzi
Piergiorgio Vitillo