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Condominio in viale Piave

Anno: 1945 - 1951

Località: Milano, Buenos Aires - Venezia

Indirizzo: Viale Piave 22

Destinazione d'uso: Edifici residenziali

Progettista: Carlo Pagani, Vittoriano Viganò

Esito di un lungo iter progettuale, avviato nel 1945 su un lotto di dimensioni maggiori, che raggiungeva l’angolo con via Bellotti, e con un programma funzionale ben più ambizioso (negozi e cinematografo al piano terra) è uno dei primi edifici realizzati dal neolaureato Viganò, in collaborazione con Carlo Pagani. La riduzione dell’area d’intervento e il tempo trascorso tra i primi disegni, già molto dettagliati, e il progetto definitivo, consentì la rivisitazione del lessico razionalista in una chiave più plastica e volumetrica.

 

L’edificio presenta il piano terra commerciale e gli otto piani superiori dedicati alla residenza, con scala centrale e due alloggi per piano, di taglio differente. Su strada affacciano cucine e soggiorni, ampliati da profondi (2,30 m) ed estesi balconi che creano vere e proprie stanze a cielo aperto, mentre le camere da letto e i servizi sono rivolti verso il cortile. La struttura portante, tre ordini di pilastri a sezione rettangolare, è arretrata rispetto ai balconi e ai muri di confine, a sbalzo: il prospetto è articolato da muri portati inclinati di 45° che schermano da nord i balconi e da parapetti pieni. La percezione dell’edificio è mutevole a seconda del punto di vista dell’osservatore: da nord esso appare chiuso e riparato, plasticamente articolato dai parapetti e dai muri inclinati che generano netti chiaroscuri, da sud, invece, è più aperto e penetrabile alla vista, che raggiunge le vaste aperture vetrate.

 

La varietà cromatica originaria, oggi perduta per la scelta di un unico colore, il marrone, evidenziava il dinamismo della facciata: l’intonaco a grana fine era bianco sulle strutture portanti e testa di moro sugli elementi in secondo piano, mentre balconi ed elementi in cemento armato erano grigi e le tende parasole esterne erano gialle e turchesi. Solo a piano terra e all’ultimo livello la struttura torna a vista: basamento e coronamento dell’edificio acquisiscono un lessico proprio, che non riprende passivamente quello della porzione intermedia del fronte. Le vetrine dei negozi sono parallele ai pilastri e molto estese a dare visibilità agli interni; un cornicione portato, aereo e distaccato chiude il fronte dell’edificio.


Tra i negozi si distingueva quello di drogheria e profumi Raddrizzani, progettato dallo stesso Viganò, le cui vetrine a tutto campo mostravano l’intero spazio interno e la varietà dei prodotti in vendita. L’esposizione era articolata in quattro momenti: piani orizzontali sul fronte strada, superfici attrezzate a parete, bancone e carrelli mobili. Piani d’appoggio quadrati, componibili liberamente in profondità e in altezza, mensole metalliche e vetrinette, riposizionabili sulle pareti rivestite da pannelli grigio chiaro, forati ritmicamente con sedi ad incastro, permettevano di adattare l’allestimento alle differenti esigenze d’esposizione e di vendita.

 

Marta Averna