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Housing Sociale & collaborativo: Linguaggio e consenso

Dal 06.06.2012 al 07.07.2012

Primo incontro legato al Master di Politecnico e Fondazione Housing Sociale, ospiti Cherubino Gambardella e Cino Zucchi. Prossimi appuntamenti il 21 e il 28 giugno in via Solferino 19

Il dipartimento INDACO (Dipartimento di Industrial Design, Arti, Comunicazione e Moda) e il DPA (Dipartimento Progettazione dell’Architettura) hanno organizzato con il contributo della Fondazione Housing Sociale e i vari operatori del settore un Master dedicato al tema sempre più attuale della Residenza sociale. Come illustrato dal consigliere Paolo Mazzoleni, a margine del master si è voluto proporre alcune conferenze su temi di interesse più generale che andranno avanti fino ad autunno, dedicate all’architettura ma anche ai servizi e agli aspetti economici che il tema coinvolge. Per questo sono state proposte proprio presso la sede dell’Ordine degli Architetti.
Pubblichiamo il video della serata realizzato dalle colorblogger di Blog d'O

I prossimi appuntamenti riguarderanno  ‘Abitare la città’ giovedì 21 giugno e ‘Spazio pubblico e spazio sociale’ giovedì 28 giugno.

Giordana Ferri, architetto responsabile dell’area progettazione e sviluppo di Fondazione Housing Sociale, introduce l’esperienza avviata con il primo anno del Master, sostenuto da tutti gli operatori attivi nell’ambito, compreso il Ministero dell’Economia attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, sensibili alla necessità di formare adeguatamente chi lavora per il settore, in termini trasversali e multidisciplinari.

Paola del Monte, direttore del team della Fondazione, sottolinea l’importanza degli investimenti che la Cassa Depositi e Prestiti intende erogare,  ben 2 miliardi di €, a fronte di decine di migliaia di alloggi previsti. Un “fondo dei fondi” che a sua volta promuove fondi locali, attraverso le Regioni, alcune anche aggregate fra loro, come Puglia, Basilicata e Campagna a formare l’area ‘Grande sud’.
Sono già 150 i progetti in fase di valutazione, secondo molteplici competenze:

  1. la dimensione architettonica, concentrata soprattutto su qualità e rapporto innovazione/costo

  2. la gestione sociale, attraverso un azione di accompagnamento per la creazione delle comunità locali

  3. la dimensione finanziaria, per certi versi una novità per la disciplina

Stefano Guidarini, ricercatore del DPA -Dipartimento di Progettazione Architettonica- introduce il tema della serata: Architettura, tra ricerca e liguaggio. Termini apparentemente desueti, ma che si attanagliano perfettamente ai due relatori della serata, entrambi docenti e architetti praticanti: Cherubino Gambardella, Professore Ordinario della II Università di Architettura di Napoli II di Aversa, e Cino Zucchi, Professore Ordinario di Composizione Architettonica e Urbana presso la Facoltà di Architettura e Società di Milano e docente al Dottorato di Progettazione Architettonica e Urbana.
Linguaggio e consenso: ma a chi è diretto il messaggio?

Tra loro Enrico Morteo, studioso di design,  che, sia pur presentato come esperto e polemista, sente di doversi scusare per la leggerezza con cui ha accettato di essere coinvolto, poiché non si considera affatto addetto ai lavori. Dunque alla stregua di uno spettatore attento e partecipe ma estraneo alle dinamiche.
Questo però gli permette di prenderla apparentemente da lontano per porre questioni cruciali ai suoi interlocutori: Che cos’è il Social Housing? Cambia l’idea della città attraverso il social housing?
Della locuzione la parola più importante è ‘Sociale’. A suo parere, col venir meno della relazione città/architettura, pur essendosi trasformati in questi anni milioni di mq da industriali a residenziali, nulla della città appare cambiato.
Un anno fa abbiamo invece assistito a Milano ad una campagna elettorale particolare: al posto di promettere grandi opere si è promesso il controllo : un pensiero sull’uso e non sull’architettura della città. Da cui poi l’area C, ed altre iniziative ancora in corso.
La città contemporanea è una ‘smart city’, un termine molto poco architettonico, ma che dovrebbe indicare il mutamento di  scenario: il consenso tra costruttori, abitanti e amministratori verso una partecipazione comune della sua costruzione.
Parlando di Milano, la residenza e con essa la città degli ultimi anni gli sembra brutta, dove la forma appare intercambiabile senza pregiudizi, così come tutte le monete sono intercambiabili tra loro. Il valore invece sta nella corrispondenza tra forma e comunità. Così anche i nostri ospiti fanno begli edifici ma forse faticano a fare la città.

Problemi della committenza? O dei costruttori? La tradizione nefasta tutta italiana del ribasso d’asta fa perdere le tracce dell’altra tradizione, virtuosa, del dopoguerra, la cui cultura diffusa ha insegnato al mondo. Oggi questi modelli vanno aggiornati, attraverso linguaggi, tecnologie ma anche attraverso una nuova domanda: allora infatti si parlava di mondo nuovo, ma oggi? La questione sociale è il paradigma da affrontare, palcoscenico della vita, definizione del tessuto della città: la rivoluzione razionalista è partita dalla residenza, forse oggi è lo stesso?

Cherubino Gambardella ci introduce nel suo magico mondo, fatto di farfalle (Erri De Luca) e di bellezza, non quella elitaria di Bob Venturi, ma meticcia, in cui la piazza è la sostanza della città.
Vitruvio oggi è superato: della famigerata triade l’utilitas è una sciocchezza, esaurita con gli anni ’50; la firmitas non c’entra più nulla, perché oramai nelle costruzioni è tutto solido. Conta solo la venustas, perchè la città deve piacere, e Milano è bellissima: i grattacieli di Li Calzi in Garibaldi andavano salvati, altro che questo restyling da international style.
Nella società del lusso in cui viviamo, in cui la chirurgia plastica esprime virtù straordinarie, si colloca il suo lavoro e gli esempi con cui lo illustra. Una carrellata di immagini dedicate alla residenza a tutto tondo, tra interni, sopralzi, anche facciate –che come dice Schifano, 'il lavoro va pensato a lungo e realizzato velocemente'- e ‘favoriser’, come la sua foresteria milanese presentata come metafora di una cassaforte per gioie liberty, scrigno fuori e radica dentro, una “utilitaria di lusso, emblema dell’oggi”.
E poi cappelli ai palazzi e case a forma di cappello, Architektur parasit di tradizione asburgica ‘700 in terra napoletana, e macchine da festa.
La bellezza democratica della casa abusiva del geometra viene rivestita da un crackle di piastrelle, finestre di alluminio anodizzato in cui nemmeno Woody Allen, ci ricorda l’autore, vedeva nulla da ridere.
Eppure qualcosa in questi progetti sembra funzionare. Forse ci avviciniamo al tema.
Mostra un progetto del ’99 per Europan ad Ancona in cui, rammaricato per il mancato piede commerciale, costruisce delle ‘ville’ in cui il ballatoio è una passeggiata e dove gli alloggi si contraddistinguono per il diverso colore del pilastro che si ritrovano in soggiorno. Segnala attraverso schizzi e foto il corredo d’ombre dato dalla diversificazione dello sfondato in facciata e l’assenza di elementi di cura nella ringhiera a bacchette ‘alla napoletana’.
A Montesarchio nel 2007 un’altro scheletro abbandonato diventa la ‘casa d’oro’, cui demolisce i balconi per recuperare volume residuo, sagomato così come il coronamento, ispirato racconta ai disegni di John Hejduk, così come la pergola che conforma la piazza pubblica antistante del 2009, definita da travi luminose e tiranti si ispira ad alcune opere giovanili di Eric Miralles.
Quindi un intervento di Residenza popolare, del 2003, per complessivi 480 alloggi di cui sono in consegna i primi 180, e poi delle case in linea in cui, come una sorta di origami si compongono porzioni di rivestimento blu. I cui resti serviranno per il secondo lotto: contento lui, chissà se ne saranno contenti i futuri abitanti, se mai lo sapranno.

Cino Zucchi riflette a partire dalla città antica, composta da spazi adeguati, come un dato naturale. Ogni civiltà si è data ciò che le serviva, e forse oggi ci manca il terreno vuoto e non specializzato. Venezia non ha bisogno di campi giochi, è essa stessa un campo giochi. Il luogo del mercato come sociale –luogo del pettegolezzo- è contrapposto al rapporto casa autostrada, che invece annulla lo spazio pubblico: “forse tutto ciò che serve per essere felici è una casa connessa con l’autostrada e un iPod con le canzoni di Ramazzotti”.
In questo senso, anche un po’ provocatorio, mostra il parco di San Donà del Piave del 2004, costruito con poco, in cui è colto la giusta via di mezzo tra la villetta e il colpo di vita.
Quindi mostra una ‘rassegna dei desideri’ del razionalismo, con foto in cui vediamo le manomissioni degli abitanti a Pessac, così come i limiti funzionalisti di Diotallevi Marescotti e Cesare Cattaneo, dove per non cambiare casa dovevi rimanere single per tutta la vita.
E poi alcuni esempi di studio sulla densità: ma attenzione a non partire dalla cellula, altrimenti è un disastro.

Quindi i progetti dello studio: a Faenza nel 2005, nel quartiere San Rocco, le difficoltà del lotto in profondità sono affrontate con ballatoi/piazze.
Oppure Helsinki (2006) in cui i due lati di un edificio in linea sono opposti: serre a ovest e una superficie ‘brufolosa’ sul lato opposto.
Segue il lotto attiguo a corso Como per Hines, in cui il nuovo progetto rispetto a quello del 2006 è disposto con le spalle al cilindro di Pelli, in cui ha salvato strenuo l’androne di ingresso e copiato, confessa, le ringhiere da Gambardella.
A Ravenna sulla darsena, un altro progetto del 2006 duro, olandese, pannelli colorati del cappotto e 11 piani di ballatoi.
A Parma invece su un masterplan di Jo Coenen finisce col fare palazzine all’italiana, e poi Helsinki ma con One Works e Buro Happold per un disegno urbano composto da torri miste uffici residenza. Di nuovo in Olanda a Deventer, dove il gioco di densità evita l’effetto enclave; la mixité di Bologna giocata con il cappotto; il pazzescamente denso del Social Housing di Cascina Merlata, al punto di ridurre la dimensione finestrata per garantire a basso costo la classe energetica A. E ancora Groningen, effetto Borneo ma nel 2009.
Al Portello, dove pur dovendo confrontarsi con edifici isolati, il disegno a terra è fondamentale.
Mostra anche un disegno del Caccia che si è divertito a fargli la correzione sulle sue tipologie...
E conclude con Venezia, dove il disegno urbano è essenziale, in cui lo spazio pubblico è un intarsio.
La rinascita del carattere architettonico sarà una rivincita per la città: teniamo duro!

Erico Morteo è a questo punto provato. Nessuna risposta alle sue questioni, tutto un intrecciarsi di diversi linguaggi, e l'Architettura/idea dello 'stare insieme', senza essere rivoluzionari si stempera, come nella somiglianza tra nonno e nipote: uguali ma molto, molto diversi.


Francesco de Agostini

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