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La danza impetuosa di Benedetta Tagliabue

Dal 23.02.2011 al 23.03.2011

Il numero 113 di Area è dedicato al lavoro di Benedetta Tagliabue ed è stato presentato al pubblico martedì 22 febbraio al Teatro Agorà della Triennale. Riportiamo alcuni punti salienti

Il numero 113 di Area, interamente dedicato al lavoro di Benedetta Tagliabue, è stato presentato al pubblico martedì 22 febbraio al Teatro Agorà Triennale a Milano.

L’architetto milanese, ormai spagnola d’adozione si sente a casa, nel dinamismo del teatro Agorà creato da frammenti lignei appesi alle pareti e tronchi che diventano sedute.

I lavori dello studio vengono presentati da Marco Casamonti, direttore della rivista, amico e collega di Benedetta, e da Luca Molinari, autore dell’editoriale “Il valore della continuità”.

La volontà di dedicare un numero monografico allo studio EMBT – spiega Casamonti – nasce in particolare dal grande segno lasciato dal Padiglione Spagnolo all’Expo di Shanghai. Da questo successo, retroattivamente per 10 anni, la redazione documenta la produzione dello studio dopo la tragica perdita di Enric Miralles, partner di vita e di lavoro di Benedetta.

Luca Molinari evidenzia l’importanza di fotografare le esperienze progettuali dal 2000, anno in cui Benedetta prosegue da sola l’attività dello studio. La chiave di lettura è proprio la continuità; Tagliabue ha saputo e voluto mantenere in vita la filosofia di lavoro del marito, evolvendola e facendola crescere. Enric Miralles ha avuto il merito di saper “rottamare il ‘900”, cambiando il modo di guardare all’architettura. Dal 2000, anno in cui Miralles viene a mancare, Benedetta compie un salto in avanti che l’ha portata fino al Padiglione Spagnolo, opera di grande forza e riconoscibilità. Le architetture dello studio EMBT riescono “a conquistare il terreno che invadono, rendendolo abitabile”. Il lavoro sullo spazio, in particolare su quello pubblico, è uno dei temi più spesso affrontati e meglio risolti e inaugura una linea di ricerca talmente riconoscibile, da generare una “scuola” dalle caratteristiche tipicamente spagnole e in particolare barcellonesi. Molto spesso i progetti di spazi aperti prevedono anche la modifica di un intero comparto urbano; è il caso per esempio del mercato di Santa Caterina a Barcellona, sapiente esempio di ricucitura urbana. Da una parte, il grande ripensamento del mercato storico, la cui straordinaria copertura proietta nel cielo le fantastiche cromie dei mercati barcellonesi; dall’altra un dettagliato contributo di edifici residenziali rapportati alla scala del luogo. Un progetto molto caro alla stessa Tagliabue, situato proprio dietro il suo studio, che spicca come una grande eccezione tra le infinite calle e carrer del Barri Gotic.


La continuità è la filosofia di vita e di lavoro per Benedetta; dopo la morte di Miralles lo studio ha proseguito con lo stesso “network di persone vicine, dove il lavoro è collaborazione reciproca”, gruppo di cui lei stessa dichiara di essere la “mamma che dirige le cose”.

Nel corso della presentazione dei progetti contenuti nella rivista, con poche parole l’architetto giunge al cuore degli interventi, mostrando come la produzione architettonica  riguarda più scale: dallo spazio pubblico, agli interni, al teatro…
 Nel 2000 lo studio stava portando a termine, oltre a Santa Caterina, il Parlamento scozzese, “edificio paesaggio” che recupera la tradizione locale del legno; un campus universitario nel nord-ovest della Spagna; un complesso residenziale a Figueras…

In seguito vengono presentati gli spazi pubblici ad Amburgo, da cui nasce una collaborazione con la città che dura ancora oggi. Hafencity è riuscito a modificare il modo di vivere il tempo libero degli abitanti, in una città in cui sedersi a prendere il sole non erano costumi locali. Il progetto di EMBT, in origine criticato perché accusato di essere un intervento spagnolo e quindi poco adatto al clima tedesco, ha invece modificato gli usi degli spazi della città, dimostrando che un buon progetto riesce a scardinare pregiudizi e convenzioni.


Dalla scala urbana la presentazione passa a un piccolo showroom per un’importante azienda spagnola: il progetto per un negozio Camper a Siviglia, con l’analogia tra il lavoro dell’architetto a quello dell’artigiano che produce calzature: gli innumerevoli schizzi, le carte, i modelli.

Gli arredi del negozio riprendono le forme di una tipica calzatura Camper, diventando allo stesso tempo seduta. Shopping experience riuscita!


In seguito, Benedetta presenta l’allestimento per un’opera teatrale, concepita su volere di Merce Cunningham e la sua compagnia di danza. L’idea di Cunningham era quella di creare una struttura simile a un cristallo, continuamente mutevole. Lo studio concepisce quindi una struttura di acciaio (8 tonnellate) capace di ruotare e di modificarsi nel corso dell’opera teatrale.


La presentazione si conclude con il Padiglione Spagnolo all’Expo Shanghai, il più visitato e osannato, con un continuo flusso di visitatori, arrivati a quota 6 milioni. Un concorso, spiega Tagliabue, cominciato pensando: “non è per noi, non vinceremo”. Entusiasti, i cinesi, hanno chiesto allo studio di inserire nel padiglione tutto quello che per loro è Spagna: da Penolope Cruz alle ballerine di flamenco, alle tapas. Lo studio ha cercato di raccogliere tutto, costruendo un’architettura dinamica, basata fondamentalmente su materiali tessili come i vimini. L’intreccio di essi è una tradizione spagnola ma anche cinese, mondiale: è un modo di lavorare un materiale della campagna con le mani, un lavoro quindi artigianale. Tagliabue si rifà ai cesti ma anche agli abiti tessili di Issey Miyake.
Il Padiglione ha un’ossatura di acciaio, rivestita da pannelli (2 x 1 m.) applicati diagonalmente alla struttura. I loro colori sono diversi e costruiscono una grande scritta, come una calligrafia cinese. Alle immagini di progetto seguono numerose fotografie del cantiere, in cui gli operai cinesi sono i protagonisti della costruzione, ricordando un po’ la celebre immagine in cui quelli americani costruivano l’Empire State Building nel lontano 1930, riposandosi su travi sospese.


E in Italia? Si ricorda il progetto per lo IUAV, vincitore di un primo premio, interrotto dopo qualche mese a causa dell’apparente fallimento dell’impresa costruttrice; nella rivista è riportato anche il progetto per la stazione della metropolitana di Napoli, della quale non si conosce il futuro. Infine, Franco Raggi chiede del progetto per il Garage Traversi in via Bagutta a Milano, del quale la stessa Tagliabue non conosce i successivi sviluppi.

Alla domanda: “cosa ne pensa dell’EXPO 2015?”, Benedetta Tagliabue risponde che è certamente una grande opportunità per Milano e che la città dovrà giocarsi bene questa chance; certamente ha bisogno di rinnovarsi, di aprirsi, ma soprattutto, di collegarsi.

Come spesso accade, parlare dei progetti di architettura con i propri ideatori è un fatto importante che offre spunti e riflessioni ulteriori. La ricchezza visiva di Benedetta Tagliabue permette di costruire un ricco tavolo progettuale, colmo di progetti alle diverse scale. In fondo emerge ancora una volta la lezione di Achille Castiglioni: "Se non sei curioso, lascia perdere".

Manuele Salvetti

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