Dal 31.01.2011 al 31.01.2012
Resoconto della conferenza di presentazione del libro su Angelo Mangiarotti dello scorso 27 Gennaio, presso la biblioteca dell'Ordine. Interventi di Burkhardt, Raggi, Morteo e Finessi.
Giovedì 27 Febbraio, all’interno del terzo ciclo de “La Biblioteca degli Architetti”, è stato presentato presso la Sala della Biblioteca dell’Ordine, il volume monografico dedicato ad Angelo Mangiarotti, curato dal Prof. François Burkhardt.
Il libro ha il merito di offrire una panoramica complessiva del lavoro di Mangiarotti cogliendo una molteplicità di relazioni tra la sua formazione, le opere di architettura, il design e la scultura. Benchè ampiamente trattata sulle riviste di settore e sulla saggistica specializzata, l’opera di Mangiarotti non era stata ancora oggetto di un inquadramento critico organico che ne decodificasse la poetica e le ragioni: al contrario, le sue architetture sono state spesso genericamente accostate ai margini della “scuola milanese” rinunciando ad evidenziare la specificità di un percorso anomalo nel panorama italiano. “Ci interessa – scrive Mangiarotti – introdurre un diverso metodo di analisi delle logiche costruttive che sia in grado di costituire una storia diversa, in cui l’enfasi sull’elemento soggettivo lasci il posto alla considerazione della cultura edilizia, in cui si possa studiare il processo e non solo il risultato”. Lo studio dei sistemi di prefabbricazione avviato negli anni della formazione americana a Chicago, la concezione di una “modernità” estranea a questioni di linguaggio ma imperniata sugli aspetti tecnologici e costruttivi, la volontà di circoscrivere la propria ricerca in architettura all’ambito professionale sono fattori che hanno comportato la parziale estraneità di Mangiarotti al contesto culturale milanese – come spiega François Burkhardt nel suo intervento di apertura della conferenza. Se a ciò si unisce la “commistione”, giudicata spesso “pericolosa”, con il design, abbiamo chiara una serie di motivi che hanno inizialmente reso complicato collocare la sua figura nel quadro delineato dalla critica fino ad anni recenti: da questo punto di vista, esiste un sottile filo rosso che lega l’esperienza mangiarottiana al lavoro di Marco Zanuso.
Un ulteriore merito del lavoro monografico del Prof. Burkhardt è di aver sfatato quel clichè critico che accostava Mangiarotti al funzionalismo. Osservando le numerose varianti da lui eseguite per uno stesso progetto, risulta chiara la volontà di una verifica dell’esito formale di ciascun manufatto attraverso il disegno. E se le medesime forme ricorrono alle differenti scale dell’architettura e del design, non è possibile che siano il risultato di quel meccanico percorso logico-deduttivo alla base del ragionamento funzionalista. In realtà Mangiarotti – sintetizza Franco Raggi – è sempre interessato alla forma, senza che questa scada mai nello “stile”.
L’intervento di Enrico Morteo inizia chiamando in causa il Condominio di via Quadronno – definito da Antonio Monestiroli come “il più bel condominio di Milano” – dove la variabilità di alcuni suoi elementi è tenuta insieme da una potente volontà figurativa, a cui va ricondotta quella “italianità” che è diventata una specificità del lavoro di molti professionisti del dopoguerra.
Il ragionamento si chiude con l'intervento di Beppe Finessi, ad evidenziare la levatura culturale dell'uomo Mangiarotti, che si evince non solo dal suo costante aggiornamento professionale ma soprattutto nel suo essere uomo di cultura, spinto dalla volontà di affrontare con pieno senso civile le problematiche del proprio tempo.
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Regesto sintetico delle architetture di Angelo Mangiarotti entro la Provincia di Milano:
Chiesa della Mater Misericordiae, 1957, Baranzate
Edificio meublé in via Fezzan, 1958, Milano
Edificio per abitazioni in via Gavirate, 1959, Milano
Edificio per abitazioni in via Quadronno, 1960, Milano
Stabilimento per uffici Armitalia, 1968, Cinisello Balsamo
Stazioni per il Passante Ferroviario di Milano, 1982-2009, Milano