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Dio e gli Architetti

Dal 31.10.2008 al 07.11.2008

Da la repubblica di giovedi, 30 ottobre 2008 Pagina XIX - Milano Ieri e oggi - festa con polemiche alla chiesa di vetro

Sabato a Baranzate le celebrazioni per i 50 anni di un capolavoro che mostra tutti i segni del degrado Ma il progetto di restauro non convince la parrocchia

ARMANDO BESIO

Chissà che cosa ne direbbe oggi, vedendola ridotta così male, la buonanima del cardinale Montini, arcivescovo di Milano e futuro papa Paolo VI, che il 7 novembre del 1958, inaugurando la Chiesa di Vetro - così venne subito ribattezzata la nuova parrocchia di Nostra Signora della Misercordia di Baranzate, allora frazione di Bollate in prepotente espansione edilizia - ne lodava la bellezza architettonica e il simbolismo mistico, paragonando l´emozionante luminosità dell´edificio alla luce divina che accende e scalda l´anima umana.

Ben altro, soffocante calore impone oggi ai fedeli la chiesa: «una sauna d´estate e un frigorifero d´inverno» sintetizza una pia donna all´uscita della messa feriale mattutina, dando voce ai sentimenti di una comunità che si appresta a festeggiare, sabato sera, il cinquantenario della chiesa con più di un motivo di malumore, avendo ormai esaurito le scorte della cristiana rassegnazione.

Il motivo del malumore è il progetto di restauro dell´edificio, che oppone da anni un pool di architetti e il parroco, sostenuto dalla sua gente. Tutti d´accordo che qualcosa s´ha da fare, ma nettamente divisi sul che cosa.

La chiesa, figlia del clima di sperimentazione tecnologica, estetica e liturgica che precedette e ispirò il Concilio Vaticano II, fu progettata da due architetti illustri, Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti, coadiuvati dall´ingegner Aldo Favini. Colonne e copertura sono di cemento armato precompresso, le pareti di vetro, realizzate con una serie di pannelli a doppio strato, con all´interno sottili fogli di polistirolo bianchi.

Negli anni Ottanta la chiesa fu devastata da un attentato incendiario (una banda di spacciatori che ce l´aveva col parroco, così si disse) e dovette subire un primo restauro, affidato ai progettisti ma, a giudizio dei fedeli, realizzato male.

Secondo gli architetti di tutto il mondo la Chiesa di Vetro è un monumento da proteggere, secondo la comunità di Baranzate è un edificio pensato bene ma costruito male, comunque non più adatto ai tempi, e perciò va radicalmente ristrutturato. I fogli di polistirolo sono marciti, con un effetto anche estetico deprimente. La parrocchia è cresciuta - mille fedeli nel �58, ottomila oggi - e ha bisogno di nuovi spazi. Senza parlare delle insopportabili escursioni termiche, che impongono una robusta rivoluzione impiantistica.

Cinque anni fa, il ministero dei Beni culturali ha vincolato l´edificio in base alla legge sul diritto d´autore, che obbliga i proprietari di un monumento - in questo caso la parrocchia - ad affidare il restauro a un architetto di fiducia scelto dai progettisti originari, o dai loro eredi. Da allora, un pool guidato da Giulio Barazzetta, allievo di Morassutti, studia una soluzione capace di coniugare le esigenze di tutti, ma finora senza risultato. Dice Barazzetta: «La Chiesa di Vetro è un capolavoro dell´architettura contemporanea che va conservato al meglio, ma stiamo lavorando per assicurare un nuovo comfort».

Replica il parroco, don Carlo Chiesa: «Sì, ma noi ci viviamo dentro, e saremo noi che dovremo pagare i restauri, tra l´altro assai costosi. Prevediamo di dover recuperare ben due milioni di euro. O ci presentano una soluzione adeguata, oppure potremmo anche decidere di lasciare la chiesa e trasferirci altrove. A noi non serve un´opera d´arte da guardare, ma una chiesa da vivere».

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