Dal 20.05.2008 al 20.05.2009
Pubblichiamo un articolo apparso su Repubblica l'11 Aprile 2008 per aprire un dibattito sui restauri della MM milanese, che offendono la razionalita' poetica di Albini.
Milano schizofrenica: un anno fa la Triennale dedicava all' architetto Franco Albini l' omaggio di una grande mostra e oggi toglie bellezza e rigore alla sua più importante opera civile, le stazioni della Metropolitana linea 1. Vi invito a scendere nella stazione di Cadorna, in quella di Cordusio o a Pagano: proverete vergogna nel vedere come si può umiliare una grande opera pubblica e la razionalità poetica di Albini con una offesa che ha completamente modificato la percezione dello spazio e della sua astratta geometria: le pareti sono state malamente ridipinte e pessimamente rifinite con un brutto colore biancastro. Al posto della sapienza albiniana che accostava colori e materiali giocando di sponda e di contrasto tra lo scuro delle pareti e la vivacità rosso-arancio di ferri e insegne, un pallido, triste, anemico colore bianco-giallino-rosato trasforma ambienti ricchi di coerenza nel simulacro di uno squallido tinello. La zoccolatura marrone aggiunge una nota vecchia di ulteriore modestia, come in una generica scala condominiale. La violenza è arrivata sul progetto di Albini a ondate successive: prima lo storico pavimento di gomma a bolli sostituito da anonime piastrelle, poi gli interventi che hanno in parte intaccato la segnaletica disegnata da Bob Noorda, poi quest' ultimo insulto più violento e più volgare. Prima c' era non solo colore ma un materiale, l' Algalite, che dava sostanza ai muri, oggi questa nuova verniciatura così malamente sovrapposta fa già immaginare come polvere e incuria renderanno tutto sporco in tempi brevissimi. Certo le nuove metropolitane di Atene, Bilbao, Torino hanno più luci, più vetri, più aderenza alle mode attuali, ma Albini aveva concepito questo luogo per contrasto con l' esterno e aveva dedicato una fertile attenzione ai colori, ai nuovi materiali di allora, ai dettagli di mancorrenti, segnali, orologi, panchine, costruendo un progetto che dovrebbe costituire una nostra invidiabile memoria storica. Le vecchie stazioni dell' Underground londinese restano pressoché invariate da più di cento anni, e nessuno pensa di dimenticarle: se ci sono necessari interventi si costruiscono nuove stazioni come vere cattedrali di nuova architettura. Non si trasforma un luogo progettato in un luogo senza più anima. Italo Lupi