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Settimana del 12 Maggio 2008

Dal 19.05.2008 al 26.05.2008

Rassegna stampa dei principali quotidiani e del sito Archiworld, relativa agli articoli di interesse per Milano e Provincia. Questa settimana: da settembre via all'area pedonale in via Sarpi

ll progetto: La più grande demolizione in una metropoli europea. Usate 500 cariche
Una tonnellata di nitroglicerina cancella la vecchia fiera di Milano
Liberata l' area per le torri di CityLife. Quella di Libeskind sarà più drittaUn fungo di polvere dopo l' implosione dell' edificio su cui per anni sono atterrati gli elicotteri

MILANO - Quarant' anni di storia milanese vanno giù in uno sbuffo di fumo. Sono le 10,08, quando la tonnellata abbondante di esplosivo fa il suo dovere. Pochi secondi dopo, il padiglione numero venti, il Palazzo Meccanica della ex Fiera di Milano, non esiste più. Il mastodonte di calcestruzzo è abbattuto. Le sirene che avrebbero dovuto annunciare l' evento in realtà non si sentono (colpa del vento, spiegano gli organizzatori). Il crollo è improvviso, preceduto solo da un sibilo che diventa frastuono. Poi, l' enorme fungo di polvere che sale e avvolge tutto. Le case più vicine sono a duecento metri, il vecchio Vigorelli a non più di settanta, il Duomo a un paio di chilometri. «La Madonnina ha vegliato su di noi», dice alla fine Guido Zappa, direttore Marketing della General Smontaggi, l' azienda che ha curato le operazioni. La più grande demolizione d' Italia. In ambito urbano, d' Europa. Nelle metropoli americane scene simili sono invece consuetudine. Duecentotrentamila metri cubi sgretolati in pochi attimi. Implosi su se stessi, collassati in pochi secondi. Mille chili di esplosivo gelatina - nitroglicerina al 90% -, applicati in 500 diversi fori e suddivisi in cartucce da 38 millimetri. Polverizzato - è il caso di dirlo - il precedente record del 1986, quando a crollare furono i «soli» 150 metri cubi della ex centrale Enel di Palermo. Altri esempi. Punta Perotti. Anche lì una tonnellata di esplosivo. Frazionata però in tre diverse scariche. O, ancora, l' ecomostro di San Giuliano Milanese, abbattuto poche settimane fa: sessantamila metri cubi e «solo» 230 kg di microcariche. Con l' abbattimento del padiglione numero 20 (sul cui tetto atterravano gli elicotteri) le superfici già rase al suolo dell' ex Fiera sono ormai il 90%. Dalle macerie (un ammasso alto 8 metri) nascerà nel 2014 CityLife. Il nuovo quartiere con edilizia residenziale (3500 nuovi abitanti), uffici, un parco (il Central Park di Milano, l' aveva battezzato ai tempi l' ex sindaco Gabriele Albertini), il museo di arte contemporanea, una fermata del metrò. Ma soprattutto con i tre grattacieli (firmati Libeskind, Isozaki, Hadid), a cui ha mosso guerra Silvio Berlusconi. La torre dell' architetto americano Daniel Libeskind sarà però un po' meno «sbilenca». Un po' più alta e soprattutto un po' più dritta. Nessuno stravolgimento del progetto, assicurano da CityLife. «Una lieve modifica nella sagoma del grattacielo è allo studio», ammette Marco Lanata, direttore generale della società. Prudenza confermata dal sindaco Letizia Moratti: «È un progetto della giunta Albertini di cinque anni fa. Ci sono dei doveri da rispettare. Cambiamenti radicali sarebbero impossibili dal punto di vista del diritto». Del resto, la variante urbanistica del piano integrato di intervento di CityLife non è stata ancora approvata dal Comune (lo sarà a fine settimana) e per l' avvio della fase esecutiva potrebbero passare mesi. Altra novità: nella futura torre ci saranno anche strutture alberghiere e residenziali. Non solo uffici, dunque, come da previsioni originarie. Lo studio progettuale - sottolineano i portavoce della cordata di immobiliaristi - è stato avviato indipendentemente dalle opinioni espresse dai politici, fra cui Berlusconi. Più semplicemente: «Il progetto sta passando dalla fase di massima a quella esecutiva». Anche Milano dal suo piccolo ground zero vedrà in ogni caso spuntare i grattacieli. Più o meno curvi, si vedrà.
Senesi Andrea
Pagina 23
(12 maggio 2008) - Corriere della Sera

 

«Operazione Expo», Milano a caccia di nuove firme
Opportunità per l'architettura dai progetti privati

La dead line è il 2014, è questo l'orizzonte verso cui guarda il Comune di Milano nell'affrontare i progetti di trasformazione della città ed essere all'altezza dell'Expo del 2015. Riqualificazioni già partite, altre ferme da tempo, nuove operazioni in vista, un grande fermento che richiamerà architetti famosi e ingenti risorse (si stimano operazioni per 50 miliardi di euro). Grandi opportunità per le star della progettazione verranno offerte anche dai numerosi interventi che vedono una partecipazione pubblico- privata e che devono ancora definire le modalità di attuazione. La più originale definizione dell'Expo 2015 è stata data a mezza voce all'interno del Comune di Milano: dopo aver sentito mille volte che la kermesse internazionale era un'opportunità straordinaria, un funzionario ha preferito descrivere l'Expo come una cambiale da pagare in cui erano garantite solo le risorse per portare a compimento le infrastrutture. Il resto toccherà ai privati.

«Stiamo cercando - ha spiegato l'assessore all'Urbanistica di Milano, Carlo Masseroli - di definire i tempi di un processo amministrativo che duri un anno e mezzo. Per quei progetti per i quali non si riesce ad avere certezza dei tempi bisognerà aspettare. Non possiamo riempire la città di cantieri in zone strategiche determinando un intasamento quando ci saranno milioni di visitatori. È adesso che i privati devono farsi avanti». Concetti espressi anche in una riunione riservata di qualche giorno fa con i principali operatori. A beneficiare dell'Expo in prima battuta saranno gli interventi in difficoltà. L'esposizione dovrebbe sgombrare ogni ostacolo al recupero dell'ex Manifattura tabacchi. Le convenzioni con il Comune che dovevano dare il via all'operazione sono state firmate nell'agosto scorso eppure l'intervento di Pirelli-Fintecna non è ancora partito (sono state realizzate solo demolizioni e bonifiche). A rallentare il recupero di un'area nel nord-est di Milano è stata soprattutto la soprintendenza visto che parte degli edifici sono tutelati e non in ottime condizioni strutturali. Intanto, per rendere l'intero progetto più vario architettonicamente sono stati chiamati i progettisti di Archea ad affiancare lo studio Canali.
Massimiliano Carbonaro
Il Sole 24Ore Progetti e Concorsi
15-05-2008


Chinatown, da settembre tutti a piedi
Via all' isola pedonale in Paolo Sarpi già a settembre. Sfumata l' ipotesi di una partenza soft con la zona a traffico limitato per un anno, per poi passare alla chiusura totale della strada, il Comune spinge sull' acceleratore e decide di chiudere definitivamente Chinatown alle auto, pubbliche e private: da fine estate potranno circolare solamente i residenti in possesso di un posto auto. Per i mezzi commerciali ci sarà una finestra di un paio d' ore (probabilmente la mattina), mentre non potranno più transitare né taxi né autobus. Una soluzione proposta dall' Unione del commercio e accolta con soddisfazione dai residenti, ma che non piace a una parte dei negozianti. «Ogni genere di limitazione del traffico è la morte del commercio» spiega l' associazione liberi esercenti Sarpi. «Sarà una Ztl spuria come è stata via Dante dodici anni fa - racconta il vicesindaco Riccardo De Corato alla fine dell' ennesimo tavolo di confronto con la comunità cinese - . Un' area vietata al traffico, controllata dalle telecamere, aperta due o tre ore al giorno per il carico-scarico merci. Sarà solo un primo passo perché a maggio del 2009 partiranno i lavori della nuova pavimentazione». I tempi tecnici, secondo il vicesindaco, saranno stretti: «Entro l' estate il progetto deve essere approvato dal consiglio comunale per essere inserito nel piano delle opere pubbliche. Il finanziamento sarà intorno ai 4-5 milioni di euro». Più cauto l' assessore alla Mobilità, Edoardo Croci che dice: «Per partire a settembre con la pedonalizzazione bisogna analizzare una serie di criticità. Per questo convocherò un tavolo tecnico già questa settimana con tutte le parti coinvolte». Sulla soluzione, però, si dividono i commercianti. Se Giorgio Montingelli, dell' Unione del commercio, è soddisfatto perché «la pedonalizzazione cambierà la funzione della strada», i rappresentanti dell' Ales sostengono che «il particolare momento di difficoltà del commercio sarebbe aggravato dalle limitazioni». Anche i grossisti cinesi non sono favorevoli al blocco del traffico anche se il console, Limin Zhang, dice: «Non possiamo interferire con le misure che il Comune decide di adottare, ma le rispetteremo». Resta invece in alto mare la questione del trasloco del commercio all' ingrosso. Al tavolo di ieri, oltre a Lacchiarella e via dei Missaglia, è spuntata una terza ipotesi: Locate Triulzi. «I grossisti sono intenzionati a lasciare Paolo Sarpi entro l' anno - garantisce il console cinese - . Hanno capito che lì non c' è nessuna prospettiva di crescita. Ora stanno cercando delle soluzione alternative». Tra cui è rientrata in gioco quella dell' Asian Trading Center a Gratosoglio, «unica proposta concreta su cui riprenderemo a lavorare - spiega Carlo Masseroli, assessore all' Urbanistica - . Ora ripartiamo con il tavolo di confronto a cui sono invitati tutti gli interessati».
TERESA MONESTIROLI
La Repubblica
13-05-08, pagina 7 sezione MILANO


Via Sarpi Sul luogo del trasloco dei grossisti cinesi spunta l' ipotesi Monza
«Chinatown come via Dante Sarà un' isola pedonale»

Il Comune accoglie le richieste dei commercianti: via le autoNiente autobus, né taxi, accesso solo per i residenti che hanno il posto auto. E fioriere dehors, tavolini, sedie

Nel braccio di ferro tra Comune e grossisti cinesi, la prima vittoria la portano a casa i commercianti italiani di via Sarpi. O almeno quelli che da subito si erano detti contrari alla creazione della zona a traffico limitato, «tomba di qualsiasi attività commerciale», tifando semmai per l' immediata pedonalizzazione di tutta l' area. E così di fatto sarà. Palazzo Marino la definisce «pedonalizzazione spuria», ma nei fatti in poco o nulla differirà da una normale via chiusa al traffico. Via Sarpi come via Dante. Niente autobus né taxi. Accesso consentito solo residenti dotati di posto auto. Operazioni di carico e scarico limitate a una finestra di poche ore. Tavolini, sedie, fioriere lungo la via. E pedoni a passeggiare in mezzo alla strada. Unica reale differenza: i marciapiedi rimarranno. Almeno per un po' . Ma già dall' anno prossimo partiranno i lavori per selciato e pavimentazione nuove di zecca .«Faremo partire l' isola pedonale come abbiamo fatto 12 anni fa in via Dante, quando ancora non c' era la pavimentazione adeguata al "passeggio". Allora mettemmo le transenne, questa volta non ce ne sarà bisogno perché metteremo le telecamere, che sono il miglior deterrente». «L' isola pedonale è una nostra proposta, siamo stati noi a rimetterla sul tavolo della trattativa», esulta Giorgio Montingelli dell' Unione del Commercio. Ancora sulle barricate invece una delle due associazioni di commercianti di via (la Ales, che riunisce alcuni esercenti italiani e cinesi) che sulla «conquista» della pedonalizzazione rimane alquanto scettica. Sistemata la partita sul futuro assetto della zona, rimane invece tutta da definire la questione del trasloco dei grossisti cinesi. Incontro dopo incontro, il campo delle ipotesi si allarga. Ad oggi siamo a quota quattro: via dei Missaglia, Lacchiarella, Locate Triulzi, e - novità di giornata - Monza. Con ordine. Via dei Missaglia rimane l' unica soluzione «interna» che il Comune è disponibile a sostenere. Ma Simona Ou, una delle portavoci della comunità, frantuma i buoni propositi. «In via dei Missaglia non ci starebbero tutti i grossisti. L' amministrazione invece punta proprio a dividerci e frammentarci». E allora? «Locate Triulzi sarebbe una buona soluzione, ma per trasferirci lì ci vorrebbero un paio d' anni». «In via dei Missaglia non ci vogliono andare, vogliono rimanere tutti insieme», ammette l' assessore alle Attività Produttive Tiziana Maiolo. L' unico che ancora professa ottimismo è Carlo Masseroli, titolare dell' Urbanistica. «Il console ci ha detto che che sosterrà la cordata dei due imprenditori che ha sponsorizzato il trasferimento al Gratosoglio». Dal diretto interessato poche, diplomatiche parole. «La volontà di andare via c' è. Stiamo valutando le varie ipotesi in campo», dice il console Limin Zhang.
Senesi Andrea
Pagina 4
(13 maggio 2008) - Corriere della Sera


Il piano «Quattro milioni per sostenere progetti che aiutino la coesione sociale e l' integrazione contro il disagio»
Guzzetti: Expo e fondi, periferie da salvare

La Fondazione Cariplo: Milano non è solo il centro, investiamo su giovani e famiglieMisure speciali a difesa delle persone a rischio di marginalità, come le vittime di sfruttamento, detenuti, rom e clochard

Fondazione Cariplo mette al bando quattro milioni di euro per le periferie, per i «luoghi deboli», contro le nuove povertà. Perché l' Expo è sì un' opportunità per lo sviluppo urbanistico della metropoli. Ma lo sviluppo «non è una questione di cemento, bensì di ratio e di priorità», ha spiegato il presidente Giuseppe Guzzetti, presentando l' iniziativa. «Milano non è solo centro ma periferia. Bisogna pensare alle necessità reali delle persone, delle famiglie, delle giovani coppie, delle imprese, di tutti coloro che vivono e operano in città». Senza dimenticare il disagio. Due i temi, due i bandi: a sostegno, il primo, «della coesione sociale nelle comunità fragili», volto cioè a rigenerare un tessuto sociale sfilacciato che finisce inevitabilmente con l' avere gravi conseguenze in ogni ambito della vita, dalla famiglia, alla scuola, fino al lavoro; il secondo, «dell' inclusione di persone a rischio di marginalità. Cioè persone vittime di sfruttamento, detenuti, rom e sinti, senza dimora. Il 30 aprile verranno pubblicati i bandi: quattro milioni di euro a disposizione degli enti locali e delle organizzazioni non profit, che avranno tempo fino al 30 luglio per presentare i loro progetti. Non solo Milano, ma anche le periferie e le zone più degradate delle città della Lombardia e delle province di Verbania e Novara. Verranno finanziati progetti di enti non profit che operano fattivamente nei quartieri e che si trovano ogni giorno a doversi confrontare con le difficoltà scaturite dal degrado sociale. E, ieri, al Centro congressi di via Romagnosi erano rappresentate oltre 250 associazioni. «La nostra società - ha aggiunto Guzzetti - è attraversata da nuove forme di insicurezza dei singoli e frammentazione delle comunità. L' aumento di episodi di indifferenza o addirittura ostilità verso alcune categorie di persone è indice di insicurezza e sintomo di un processo di disgregazione sociale e di deriva verso atteggiamenti di chiusura ed egoismo». Con le politiche sociali cha annaspano. «In difficoltà, perché ancora ritagliate - ha tentato di spiegare - sugli assetti sociali del passato». Guai, hanno spiegato gli esperti intervenuti alla tavola rotonda, a separare ancora di più centro e periferie, normalità e disagio, l' intervento assistenziale da quello preventivo. Protagonisti dell' incontro Mauro Magatti, del dipartimento di Sociologia della Cattolica, Costanzo Ranci Ortigosa, del dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico, e Tommaso Vitale, del dipartimento di Sociologia e della Ricerca Sociale dell' Università Bicocca. Quattro i concetti chiave (le «4 P»), leit motiv di tutti gli interventi che la Fondazione intenderà sostenere all' interno del Piano d' Azione: Prevenzione, Promozione, Partecipazione, Partenariati. In questa prima fase, verranno selezionate richieste di contributo per la realizzazione di studi di fattibilità operativa mirati a ideare e sviluppare precisi progetti di coesione sociale, ponendo in essere tutte le condizioni necessarie alla loro attuazione. In una seconda fase, all' interno degli studi di fattibilità finanziati e realizzati, la Fondazione sceglierà di sostenere l' attuazione dei progetti di coesione sociale di migliore qualità.
D' Amico Paola
Pagina 6
(14 maggio 2008) - Corriere della Sera

 

Quel che resta del Marchiondi
E' il 1957 quando l' architetto Vittoriano Viganò porta a termine i lavori di costruzione dell' Istituto Marchiondi Spagliardi, Opera Pia dedicata alla protezione dei fanciulli. Un rivoluzionario riformatorio di diecimila metri quadrati (a Baggio, in via Noale 2) che abbandona la tradizionale architettura carceraria, fondata sulla cultura della sbarra e della costrizione, per una libera struttura compositiva, fatta di spazi aperti e fondata sulla socializzazione. Oggi il capolavoro in calcestruzzo del "brutalismo" italiano, da lungo tempo esposto al degrado - fatta salva una piccola sala che ospitava la direzione e fu poi adibita dal Comune a Centro Diurno Disabili - sarà al centro di un seminario internazionale al Politecnico di Milano Leonardo (Aula Rogers) accanto alla figura del suo geniale progettista. Intitolato A come Asimmetria, molto del merito va all' Accademia di architettura di Mendrisio e al suo Archivio del Moderno, sterminato catalogo di lasciti e acquisti ordinato da Letizia Tedeschi. E' qui che sono conservati progetti, immagini, carteggi sul Marchiondi Spagliardi che da domani andranno in esposizione nell' ateneo ticinese, accompagnati per tutta la giornata da un ciclo di incontri. Politecnico di Milano via Ampère 2, Aula Rogers, dalle 9.45 alle 18
SIMONE MOSCA
La Repubblica
14-05-08, pagina 17 sezione MILANO

 

Torino crea il Parco d'arte vivente
Opere e installazioni realizzate con piante e un edificio ottagonale

Sarà pronto già in occasione del XXIII congresso mondiale degli architetti dell'Uia a Torino dal 29 giugno al 3 luglio, ma l'apertura ufficiale del primo Parco d'arte vivente in Italia è fissata per il 1° novembre. Che sia Torino a ospitarlo non è un caso, avendo 18,5 metri quadri di verde per abitante, e guidando la classifica dei parchi pubblici in Italia, quinta in Europa. «Il progetto nasce come scomputo di oneri per la realizzazione di quattro palazzine in via Giordano Bruno», spiega l'architetto Gianluca Cosmacini, direttore artistico del parco. «L'accordo tra comune e la società costruttrice Gefim della famiglia Ponchia prevede investimenti per 2 milioni di euro su un'area contigua di 2,5 ettari tra il trincerone ferroviario, via Bruno e la sede dell'Amiat, la società che si occupa dei rifiuti a Torino. È un'operazione innovativa e per nulla scontata, e infatti qualche rinvio c'è stato». Proprio a Torino si trova un altro museo realizzato sempre con le modalità di scomputo degli oneri, in quel caso l'area coinvolta è quella della Spina 3 di corso Mortara, e il museo in corso Umbria si chiama «A come ambiente» ed è dedicato alla didattica ambientale per i più piccoli.
Jan Pellissier
Italia Oggi
14-05-2008

 


L' inchiesta I Comitati: tutto è cominciato con i nostri ricorsi, non ci preoccupano i grattacieli
«Ex Fiera, nessuno stop ai lavori»

Masseroli: CityLife? Progetto importante. Il giudice: vogliamo vederci chiaro Nell' inchiesta si ipotizzano reati legati alle norme urbanistiche e ambientali e allo smaltimento dei rifiuti

«Vogliamo vederci chiaro e per farlo abbiamo acquisito una serie di carte e documenti che esamineremo». Il procuratore aggiunto della Repubblica Corrado Carnevali conferma che, come anticipato ieri dal Corriere della Sera, è stato aperto un fascicolo sulla trasformazione dell' ex Fiera. Nell' inchiesta si ipotizzano reati legati alle norme urbanistiche e ambientali e allo smaltimento dei rifiuti. Non ci sono persone indagate: il fascicolo è «contro ignoti». Carnevali, che guida il pool di magistrati che si occupano dei reati contro la pubblica amministrazione, coordina l' inchiesta che è stata assegnata ai sostituti procuratori Frank Di Maio e Paola Pirotta. L' indagine è ancora nella fase iniziale ed è partita sia da un' iniziativa della magistratura, sia da alcuni esposti presentati in questi anni dai comitati di quartiere che hanno contestato la variante al Piano regolatore sulla base della quale si è studiata la ristrutturazione dell' area Fiera. A questo proposito, si è detto che nei giorni scorsi i militari della Guardia di Finanza e gli agenti della squadra di polizia giudiziaria della Polstato si sono presentati in Comune nel servizio degli «Interventi ed attuazione strumenti urbanistici» per requisire documenti riguardanti la variante. Ma, come è stato precisato da Palazzo Marino, «gli unici documenti che sono stati sequestrati riguardano il progetto Isola-Lunetta». Così l' assessore all' Urbanistica, Carlo Masseroli: «Quando ho letto il giornale sono caduto dalle nuvole. Quanto è stato acquisito riguarda un progetto che nulla ha a che vedere con i grattacieli sull' area ex Fiera e che è già stato oggetto di un ricorso al Tar, con seguito di intervento del Consiglio di Stato che aveva dato ragione al Comune». E poi: «Spero che questa vicenda non blocchi un progetto di riqualificazione importante per la città». Nel frattempo, i comitati brindano a questo primo risultato raggiunto. Donato Mastrodonato, di «Vivi e progetta un' altra Milano» (che è tornato a fare asse con il comitato guidato da Luisa Rigobon, già candidata nelle file della Lista Moratti) spiega che «tutto il clamore mediatico che si è creato intorno a questa vicenda, articoli e trasmissioni tivù, ha convinto la magistratura della necessità di guardare dentro a questi progetti». I ricorsi dei comitati vertono su questioni amministrative: il primo impugna la variante del Prg a proposito del coefficiente di edificabilità scelto. «Hanno imposto l' 1,15 contro lo 0,65 che viene usato per le aree Expo e gli scali ferroviari dismessi». Il secondo ricorso al Tar denuncia invece una mancata monetizzazione degli standard ed è stato accompagnato da una segnalazione alla Corte dei Conti per verificare un' eventuale ammanco erariale. Mastrodonato precisa che «non sono i grattacieli che ci preoccupano. Ma l' ammasso di volumetria che andrà ad insistere sul quartiere». E il problema della volumetria, legato agli indici di edificabilità previsti, è uno degli spunti dell' inchieda dei sostituti Di Maio (pool reati ambientali) e Pirotta (pool reati contro la pubblica amministrazione) i quali si stanno occupando anche di vicende ambientali, sulle quali sta lavorando il Corpo forestale dello Stato. * * * La scheda La cordata CityLife è il nome della cordata che si è aggiudicata la gara internazionale per la riqualificazione dell' area ex Fiera. Sul terreno sorgeranno tre grattacieli disegnati dagli architetti Arata Isozaki, Daniel Libeskind, Zaha Hadid e Pier Paolo Maggiora (foto) L' investimento Il programma dei lavori, iniziati nel 2007 e si concluderanno entro il 2014, un anno prima dell' Expo, e prevede la suddivisione dell' opera in cinque fasi operative, ognuna delle quali comprende aree private e pubbliche. La cordata CityLife ha vinto la gara internazionale grazie ad un' offerta pari a 523 milioni di euro
Guastella Giuseppe, Soglio Elisabetta
Pagina 5
(15 maggio 2008) - Corriere della Sera

 

Il caso della settimana *** Via Solferino 28 dalla parte del cittadino
Via Gonin, una «terra di confine» dove regnano le opere incompiute

Qualche zampillo un anno fa. Poi, la fontana nei giardini di via Giordani si è «spenta». Nella vasca oggi ci sono acqua putrida e zanzare. Anche l' impianto di innaffiamento dei giardini si è rotto: le giovani piante sono sopravvissute appena una stagione. Dell' asilo nido - spesa prevista 600 mila euro - non si sono viste neppure le fondamenta. E dei parcheggi pubblici in sottosuolo disegnati sulla mappe del Pru (Piano di Riqualificazione Urbanistica) di via Gonin, ultimo insediamento del quartiere Lorenteggio al confine con Corsico, ne è nato uno soltanto, quello dell' Esselunga. Agibile da pochi mesi. È tutto? Macché. All' appello delle incompiute manca la «torre»: dell' edificio, l' unico del complesso insediamento di proprietà comunale, c' è lo scheletro. Le imprese che dovevano completarlo sono fallite, una dopo l' altra. E manca anche una fermata del tram 14 che percorre l' intera via Gonin in rettilineo, come se il quartiere non fosse mai nato. Perplessi i residenti, ma non ancora rassegnati al degrado che incombe in una terra di confine dove il nuovo è già sotto assedio di discariche abusive e accampamenti rom. Il libro bianco che il neonato «Comitato della nuova via Gonin e dintorni» ha scritto - e inviato alle istituzioni - si divide in capitoli corredati da emblematiche fotografie. «Nonostante l' arrivo di tante giovani coppie non sono stati realizzati asili né scuole - spiega Arnaldo Canestraci, portavoce del comitato -. Gli spazi aggregativi sono un miraggio, le nuove aree verdi presidiate da nullafacenti e spacciatori". E con i residenti della via Gonin, c' è anche il parroco di San Leonardo Murialdo, don Guglielmo, in trincea e senza spazi, che celebra la messa per il nuovo quartiere ospite di un locale angusto adibito a Cappella per funzioni religiose al 62 di via Gonin. Il capitolo 1 del libro bianco è dedicato ad un terreno di fronte al civico 34: pubblico o privato? Come un buco nero nel Pru, nessuno lo sa. Ma, nel dubbio, non si può recintare, ma il Comune non sembra intenzionato a farsi carico dei lampioni che lo illuminano (le cui lampadine sono bruciate). Nel lungo elenco delle «cose dimenticate» c' è anche la strada di collegamento del nuovo insediamento con la via Lorenteggio. Lo spazio non è certamente ciò che manca in questa terra di confine, ma strade abbozzate che finiscono nei campi e i terreni abbandonati che diventano ricettacolo di detriti abbandonati sembrano farla da padroni. A simbolo del «disinteresse delle istituzioni» per questo Pru incompiuto, a ridosso del nuovo cavalcavia Bisceglie-Giordani, c' è un brandello di cascina con il tetto prossimo al crollo, una porta murata e abbattuta, i segni visibili di accampamenti provvisori. Il Pru Gonin-Bisceglie è l' emblema di «una impari lotta contro la burocrazia milanese» dice Canestraci, che solo nel consiglio di zona 6 ha trovato ascolto e aiuto, «ottenendo, per esempio, il passaggio pedonale tra via Gonin e via Lorenteggio». Fresca la notizia che «il famoso asilo non realizzato dalla LEED/CMB (impresa che ha costruito l' intero quartiere) «sarà costruito in fondo alla via Gonin, capolinea del tram 14, e in alternativa il corrispondente in denaro sarà versato al Comune».
D' Amico Paola
Pagina 9
(18 maggio 2008) - Corriere della Sera

 

Addio trotto, rivoluzione a San Siro
Le grandi manovre in vista dell' Expo passano anche dall' ippodromo di San Siro. A poche settimane dalla tanto sognata vittoria, il Comune mette gli occhi sull' area intorno allo stadio Meazza, considerata strategica per lo sviluppo futuro della città, e torna a riflettere su una possibile «riqualificazione» dell' intero complesso, centro dell' ippica da oltre cent' anni. Un' area di un milione di metri quadrati che, se il nuovo Piano di governo del territorio dovesse cambiarne la destinazione d' uso, potrebbe valere oro. La Snai, proprietaria di tutta l' area che comprende l' ippodromo del galoppo, quello del trotto, due piste di allenamento e le scuderie Rospigliosi, punta a trasferire gran parte dell' attività fuori dal confine cittadino. Nonostante l' opposizione del quartiere e degli operatori, con una novantina di famiglie sotto sfratto dalle scuderie, che vedono l' operazione come «la morte dell' ippica milanese». Vinto l' Expo, si torna a discutere. E la trattativa con la Snai riparte con un piede sull' acceleratore. Sette anni - da qui al 2015 - sono pochi per programmare, progettare e realizzare tutti i grandi interventi urbanistici che il Comune ha in mente per dare un nuovo volto alla città. E questa zona, lungo la direttiva che dal centro porterà alla Fiera a Rho-Pero, diventa strategica. La Snai, da parte sua, si sta già muovendo da anni e ora che l' amministrazione apre uno spiraglio torna alla carica affidando a un nuovo urbanista - Giovanna Fossa, docente del Politecnico - l' incarico di studiare un altro progetto di riqualificazione, sperando che questa volta non venga stoppato come accadde nel 2005 con quello di Stefano Boeri. Il piano, ancora in via di definizione, prevede la dismissione dell' ippodromo del trotto, costruito nel 1925 e poi ristrutturato interamente negli anni '50, delle due piste di allenamento Trenno (vincolato come monumento storico) e Maura, rispettivamente del 1909 e del 1950, e le scuderie Rospigliosi. Ma prevede anche un ripensamento di piazzale Lotto, di piazzale Stuparich e del Lido, dove dovrebbe sorgere una grande piscina olimpionica. Resterebbe intatto solo l' ippodromo del galoppo costruito nel 1888 con un orientamento da nord a sud e girato com' è adesso nel 1920, vincolato dalla Sovrintendenza dei beni architettonici e quindi intoccabile. L' idea di fondo è quella di rivitalizzare una zona oggi poco utilizzata, facendo dello stadio un punto di incontro non solo in occasione delle partite di calcio. Una zona verde, con negozi, intrattenimento, servizi, uffici e centri direzionali. Ma anche appartamenti che, vista la posizione, potrebbero essere venduti a caro prezzo. «Stiamo pensando a un mix funzionale che comprenderà aree verdi, servizi, residenze ed edifici destinati al commercio - spiega Giovanna Fossa - . Una riqualificazione che valorizzi una risorsa della città oggi poco godibile, un progetto integrato che risponda alle esigenze di diverse tipologie di utenti rendendo la zona più vivibile e sicura». Il tutto, ovviamente, sempre che il Comune decida di cambiare il piano regolare che, così com' è, non permette l' edificazione nell' area. La discussione è già abbondantemente avviata e il destino dell' ippodromo sembra già segnato: a Milano resterebbe solo il galoppo, considerato un palcoscenico troppo importante dalla Snai, mentre tutto il resto verrebbe trasferito. Il Comune conta di arrivare a un accordo di programma entro l' estate, forse già tra un mese, per fare della zona un collegamento verso l' Expo. Da qui, infatti, dovrebbero passare sia la via dell' acqua che dai Navigli arriverà alla Fiera, sia la via di terra, l' itinerario servito da mezzi ecologici che unirà il centro città all' area Expo passando per i luoghi monumentali e artistici della città. «Non solo - continua Fossa - . L' idea è quella di creare nuovi parchi urbani fruibili da tutti al posto delle due piste di allenamento, che sarebbero collegati ad ovest al Parco Sud e ad est, attraverso piste ciclabili e percorsi pedonali, al Monte Stella, al nuovo parco del Portello e a quello che nascerà a Citylife». E il cemento? Ci sarà anche quello dal momento che dietro l' operazione ci sono anche interessi privati. «Sarà compito del Comune garantire la tutela dell' ambiente». A chiederlo sono i Verdi che stanno già organizzando un' assemblea cittadina al Qt8 a cui sarà invitato anche l' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli, «perché spieghi cosa hanno in mente» dice Enrico Fedrighini, consigliere comunale. «Questo progetto sarà il banco di prova per l' Expo - continua Fedrighini - . Da qui inizieremo a capire come l' Amministrazione pensa di gestire le operazioni di trasformazione del territorio. Bisogna infatti capire quali saranno le volumetrie che verranno costruite e quale sarà l' impatto sul traffico in una zona già congestionata, oltre al futuro di un' attività storica della città come quella dell' ippodromo che rischia di sparire. Mi auguro che l' assessore Masseroli abbia la capacità di porre al centro dell' attenzione l' interesse pubblico».
TERESA MONESTIROLI
La Repubblica
18-05-08, pagina 2 sezione MILANO


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Promosso da Fondazione dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano e dalle Società Cooperative Sociali Alchemilla e Detto Fatto, l'incontro del 24 giugno ha riportato il percorso di Semi di Cultura, progetto finanziato da Fondazione Cariplo, che ha accompagnato la partecipazione di bambini e bambine di alcune scuole primarie alla scoperta di Milano, nell'ambito di un confronto più ampio con ulteriori pratiche milanesi e di altre città.

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30.07.2024 Serate di Architettura

Dall'archivio media: focus Moderno

L'archivio media di Fondazione si arricchisce con alcune videoregistrazioni di serate di architettura organizzate in passato. Il fil rouge della recente selezione è il Moderno milanese, declinato in opere e protagonisti.

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