Dal 01.01.2008 al 31.12.2008
MARTEDÌ, 25 MARZO 2008 Pagina IX - Milano LUCA BELTRAMI GADOLA Riflessioni sul nuovo museo di Citylife
Da noi le cose non vanno così. La decisione di fare un museo nell´area della Fiera e di farlo in quel modo e con il progetto oggi rispolverato dal sindaco, risale al 2004 quando cinque signori, i consiglieri di amministrazione di Sviluppo Sistema Fiera, pensarono che si potesse, anzi si dovesse assegnare i terreni della vecchia Fiera a Citylife col suo progetto, che aveva un merito eccezionale sugli altri competitori: offrire più soldi.
Questi cinque signori erano: un importante manager con una vita passata in Finmeccanica, un altro manager con un´ottima esperienza nel settore dei trasporti, un terzo manager già proprietario di una importante azienda di arredamenti, un esperto di catene di negozi e per finire un costruttore già presidente della sua associazione. Hanno scelto per la città, per noi, dopo aver fatto riempire un questionario a quindici consulenti che mai si riunirono una volta per discutere tra loro.
Come ci ha ricordato Claudia Gian Ferrari su queste pagine giovedì scorso, venti anni fa un´alternativa per il museo era l´utilizzo della Fabbrica del Vapore, ma non se ne fece nulla. Poi ad ogni grande area dismessa l´ipotesi del museo di arte contemporanea viene fuori come il coniglio dal cappello. Oggi sembra proprio che il gioco debba fermarsi nell´area di Citylife. Si è mai discusso se quella collocazione fosse la più opportuna (indipendentemente dal dibattito Milano-Sesto)? Il mondo della cultura, gli artisti, gli esperti sono mai stati consultati? Ci si è mai domandati a cosa deve servire un museo di arte contemporanea oltre ovviamente custodire e mostrare opere d´arte? Come polo di attrazione per il turismo culturale? Cultura e business? Dibattiti aperti.
Per quasi tutti i musei dopo il Centre Georges Pompidou progettato da Renzo Piano e Richard Rogers, si è aperta la grande stagione mondiale dei nuovi "musei simbolo", firmati da architetti certo famosi, non sempre grandi. Spesso autocelebrazioni dei progettisti, dove lo spazio realmente destinato ad esposizione è meno della metà del volume totale. A Milano con Libeskind siamo su quella strada. Il turismo culturale cosa vuol vedere? Le opere o il loro contenitore? I visitatori sarebbero meno numerosi se lo spazio autocelebrativo fosse meno esondante? A Milano c´è di più. Il museo per Citylife è un´opera di urbanizzazione. Soggetta a gara d´appalto pubblica e a pubblico concorso? Un nuovo caso come il Teatro degli Arcimboldi?
LUCA BELTRAMI GADOLA