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Chi decide come e dove fare un museo

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

MARTEDÌ, 25 MARZO 2008 Pagina IX - Milano LUCA BELTRAMI GADOLA Riflessioni sul nuovo museo di Citylife

Nel 1990, quando l´amministrazione inglese decise di trovare una nuova sede per la Tate Gallery di Londra dove collocare le opere di arte moderna (la Tate Modern) che non riusciva più a mostrare al pubblico, si dovette pensare al da farsi. «Si pose immediatamente il problema se fosse meglio per una galleria d´arte moderna un nuovo edificio o la riconversione di uno esistente. Il risultato di una larga consultazione, in particolare tra gli artisti, fu la decisione di cercare un edificio esistente». (da www.tate.org.uk). Trovatolo, si fece un concorso di progettazione. Oggi si pensa di ampliarlo ancora ed è partita una consultazione pubblica su Internet per sollecitare opinioni sul progetto: «Questo sito presenta le proposte per un nuovo ampliamento della Tate Modern. Questa è un´opportunità per voi di vedere come si sviluppa il progetto e se Tate corrisponda alle visioni della popolazione locale».

Da noi le cose non vanno così. La decisione di fare un museo nell´area della Fiera e di farlo in quel modo e con il progetto oggi rispolverato dal sindaco, risale al 2004 quando cinque signori, i consiglieri di amministrazione di Sviluppo Sistema Fiera, pensarono che si potesse, anzi si dovesse assegnare i terreni della vecchia Fiera a Citylife col suo progetto, che aveva un merito eccezionale sugli altri competitori: offrire più soldi.

Questi cinque signori erano: un importante manager con una vita passata in Finmeccanica, un altro manager con un´ottima esperienza nel settore dei trasporti, un terzo manager già proprietario di una importante azienda di arredamenti, un esperto di catene di negozi e per finire un costruttore già presidente della sua associazione. Hanno scelto per la città, per noi, dopo aver fatto riempire un questionario a quindici consulenti che mai si riunirono una volta per discutere tra loro.

Come ci ha ricordato Claudia Gian Ferrari su queste pagine giovedì scorso, venti anni fa un´alternativa per il museo era l´utilizzo della Fabbrica del Vapore, ma non se ne fece nulla. Poi ad ogni grande area dismessa l´ipotesi del museo di arte contemporanea viene fuori come il coniglio dal cappello. Oggi sembra proprio che il gioco debba fermarsi nell´area di Citylife. Si è mai discusso se quella collocazione fosse la più opportuna (indipendentemente dal dibattito Milano-Sesto)? Il mondo della cultura, gli artisti, gli esperti sono mai stati consultati? Ci si è mai domandati a cosa deve servire un museo di arte contemporanea oltre ovviamente custodire e mostrare opere d´arte? Come polo di attrazione per il turismo culturale? Cultura e business? Dibattiti aperti.

Per quasi tutti i musei dopo il Centre Georges Pompidou progettato da Renzo Piano e Richard Rogers, si è aperta la grande stagione mondiale dei nuovi "musei simbolo", firmati da architetti certo famosi, non sempre grandi. Spesso autocelebrazioni dei progettisti, dove lo spazio realmente destinato ad esposizione è meno della metà del volume totale. A Milano con Libeskind siamo su quella strada. Il turismo culturale cosa vuol vedere? Le opere o il loro contenitore? I visitatori sarebbero meno numerosi se lo spazio autocelebrativo fosse meno esondante? A Milano c´è di più. Il museo per Citylife è un´opera di urbanizzazione. Soggetta a gara d´appalto pubblica e a pubblico concorso? Un nuovo caso come il Teatro degli Arcimboldi?

LUCA BELTRAMI GADOLA

 

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