Dal 01.01.2008 al 31.12.2008
Con Fabrizio Caróla si e’ aperto mercoledì 9 Gennaio il ciclo di Conferenze promosse da Architetti senza Frontiere e Africabougou sulle esperienze progettuali in Africa.
Una serata per capire se gli architetti possono in qualche modo contribuire alle condizioni abitative del miliardo di persone ancora oggi senza casa.
L’Architetto Caróla, brillante napoletano diplomato alla Scuola Nazionale Superiore di Architettura di Bruxelles, inizia il suo percorso che dall'Italia a Parigi lo porta, nel 1972, in Africa. Li svolegera’ gran parte della sua attivita’ progettuale, innamorandosi del ciclo integrato che lo vedra’ industriale – per la produzione di materiali edili – designer, architetto, contabile e muratore.
Tutto parte dal rispetto per il luogo. In Africa non si puo’ usare il cemento armato. E’ costoso inoltre di giorno si scalda talmente che la notte ci si ritrova a dormire sotto le stelle.
Non si puo’ utilizzare il legno. Si aumenterebbe la desertificazione. Eliminati questi materiali e’ necessario usare terra o pietra – quando nei paraggi – e scartare quindi strutture a tetto piano.
Armato di un foglio a quadretti, matita, gomma e un compasso – quello pensato da Hassan Fathy – Caróla progetta e costruisce in tempi brevissimi strutture a cupola ogivale, con una semplicita’ esecutiva ideale per maestranze locali poco specializzate.
Archi, volte e cupole che il maestro definisce “strutture a riposo”, luoghi in cui le forze si bilanciano tra loro e dove probabilmente si vive anche meglio.
Per minimizzare i costi di trasporto, produce in sito i mattoni, forgiandoli a mano e cuocendoli in forni costruiti ad hoc in cantiere e alimentati con pula di riso, abbondante in loco e inutilizzata. Questa attenzione all’ambiente, alla poverta’, alla vita delle persone e alla natura circostante risulta essere il punto focale della sua attenzione. Caróla aggira i pochi alberi, se intralciano il suo progetto, ma non li abbatte. Non compra macchine impastatrici all’estero, ma assume forza lavoro, mantenendo il piu’ possibile le risorse in loco.
Progettare in Africa da lui definita “zona di equilibrio precario” ha significato per lui annullare la memoria storica e partire dalle esigenze degli utenti.
Sopralluoghi, interviste, osservazioni, sono state alla base della progettazione dell’Ospedale a Kaedi in Mauritania – per cui e’ stato insignito del Premio Aga Khan nel 1995. Osservato che la presenza dei familiari aiuta la guarigione dei pazienti, Caróla progetta stanze con una doppia porta, una collegata ai corridoi “tecnici” per medici e infermieri e una che da’ su un cortile, in cui parenti e amici possono accamparsi e accudire il malato durante la degenza.
La serata non lascia spazio alla noia, l'attenzione dei presenti è tenuta viva anche grazie ad una carrellata di splendide immagini di ospedali, scuole, centri di ricerca, ricoveri...
L’attivita’ progettuale del maestro incanta, quanto i suoi progetti correlati. Caróla organizza seminari di formazione di Architetti. Ma non solo. Ha anche innovativi progetti per far svernare la terza eta’, nel bel clima secco.
La sala gremita costringe molti avventori a seguire la conferenza dai video sparsi nelle varie salette dell’Ordine. Molti studenti, molti giovani, molti architetti, per cui costruire significa pensare all’utente e sporcarsi le mani con la malta, nel rispetto delle persone, dell’ambiente, della natura.
Il ciclo continua. Prossimi appuntamenti il 29 gennaio e il 13 febbraio.