Dal 09.09.2020 al 09.10.2020
L'Ordine di Milano si unisce ad altri Ordini italiani nell'esprimere la propria posizione di dissenso nei confronti del Decreto Semplificazioni sulla rigenerazione dei centri storici
A seguito dell'adesione approvata nella seduta di Consiglio del 7 settembre, l'Ordine degli Architetti di Milano si unisce agli Ordini di Bologna, Catania, Como, Palermo, Reggio Calabria, Salerno, Sassari, Torino, Roma e Viterbo, nell'esprimere la propria posizione rispetto alle disposizioni del Decreto Semplificazioni sulla rigenerazione urbana nei centri storici, già oggetto di osservazioni nelle scorse settimane da parte di diversi Ordini italiani (qui le osservazioni pubblicate il 7 agosto 2020)
Secondo gli Ordini italiani, l'art.10 del Decreto denota la totale mancanza di conoscenza della materia che si vuole riformare. Il riferimento è all’emendamento che prevede limiti alla rigenerazione urbana nelle zone omogenee A (individuate dal DM 1444/1968, o a queste assimilabili in base alla normativa regionale e ai piani urbanistici comunali) a prescindere dal valore storico-artistico degli edifici. In queste zone, gli interventi di demolizione e ricostruzione saranno consentiti esclusivamente nell'ambito dei piani urbanistici di recupero e di riqualificazione particolareggiati, di competenza comunale. I limiti alla demolizione e ricostruzione, in sostanza, non saranno circoscritti solo agli edifici di pregio e quindi non sarà semplificata la sostituzione edilizia per tutti quegli edifici che, pur trovandosi in un centro storico, non hanno alcun valore, ma sono talvolta abbandonati all’incuria.
“Avremo dei centri storici congelati nel loro stato attuale: edifici di pregio ed ecomostri posti sullo stesso piano, ecomostri improvvisamente, inaspettatamente ed incredibilmente elevati ad un rango di dignità irreale. Le città italiane verranno ibernate e consegnate al passato. Città che non potranno evolvere ed essere al passo con le esigenze dei tempi, con i servizi in continua evoluzione per i cittadini. E se da un lato una visione miope dona dignità ad edifici che non l'hanno, dall'altra si permette la demolizione o lo spostamento di beni culturali importanti per la costruzione di stadi. Una legge quindi che è il risultato di un'accozzaglia di interessi specifici e privati e che non mira affatto alla tutela dell'interesse pubblico. Così come è disegnata la legge, ci ritroveremo a tutelare esclusivamente interessi di parte e non di progresso generale. Pretendiamo che il Parlamento lavori secondo i principi della nostra Carta Costituzionale: mirare al progresso dell'intera società e alla preservazione dei soli edifici che abbia un senso conservare come testimonianza culturale per le generazioni future”. Questi i commenti e le preoccupazioni dei rappresentanti degli Ordini sulle disposizioni del Parlamento.
Mantenere la possibilità di attuare interventi di sostituzione edilizia in centri storici, aree di pregio e tutelate, sempre nel pieno rispetto dei vincoli e garantendo la massima qualità, anche attraverso il ricorso ai concorsi di progettazione è, a grandi linee, l’obiettivo degli emendamenti al Decreto Semplificazioni avanzate dagli Ordini degli Architetti italiani. Per approfondimenti > https://www.ordinearchitetti.mi.it/it/notizie/dettaglio/10472-dl-semplificazioni-le-proposte-degli-architetti-.