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Città verde e realtà urbane

Dal 19.04.2010 al 19.05.2010

Incontro tra due ipotesi alla grande scala e loro concretezza progettuale avvenuto il 15 aprile 2010 Andreas Kipar, Giovanni Sala, Josep Acebillo, Vito Redaelli moderati da Franco Raggi

Città verde e realtà urbane

Il secondo incontro promosso in occasione del salone del mobile presso la sede dell’Ordine ha toccato il tema del disegno della città. Oggi, mentre Milano si sta dotando di nuovi strumenti urbanistici, Barcellona può essere considerata esempio di città mediterranea dai vuoti disegnati che ha saputo creare e cogliere tutte le occasioni di trasformazione che si sono presentate.

Franco Raggi, vicepresidente dell’Ordine, aprendo la serata chiede se oggi sia ancora possibile disegnare la città oppure questa è oramai diventata semplicemente, come dice qualcuno, un puro insieme amministrativo. Questa serata ha l’ambizione quindi di illustrare e comprendere, grazie agli ospiti presenti, le strategie del disegno urbano di Milano e Barcellona: mentre Milano sta conoscendo una nuova fase progettuale iniziata nel 2007 quando il neonato sistema dei “raggi verdi” (8 raggi radianti connettivi) è stato adottato come piano del verde comunale (nel 2008 è invece entrato a far parte delle strategie del Piano di Governo del Territorio), Barcellona ha subito la più parte delle trasformazioni a partire dal 1984 e oggi può essere considerata esempio per tutte le città mediterranee.

Andreas Kipar, paesaggista socio di Land Srl con Giovanni Sala, prendendo la parola semplifica in due righe i problemi di Milano: piccola città molto densa e molto inquinata. Poco spazio significa doverlo necessariamente disegnare per renderlo un tabù per un ulteriore consumo del suolo. Milano è sempre stata una città grigia e oggi piantare un albero significa sperare nella nascita di una “New Milano” un po’ più verde. Questa New Milano non nasce quindi da una strategia ma da una necessità; il percorso è inverso: tanti piccoli interventi consentiti dai pochi spazi distribuiti sul territorio devono oggi diventare strategia. Fortunatamente l’attuale Assessore allo sviluppo del territorio Masseroli, si sta interessando molto attivamente al sistema dei Raggi Verdi e Milano deve cogliere quest’opportunità: i Raggi Verdi sono infatti entrati nel PGT all’unanimità rappresentando una novità assoluta ed assumendo un ruolo ora anche formale. Kipar spiega in breve in cosa consistano questi Raggi Verdi: una metamorfosi dalla forma della foglia alla città… 8 percorsi continui di mobilità lenta dove la gente andrà a passeggiare senza incontrare auto. Sono state pubblicate delle linee guida con degli schemi grafici su come devono essere progettati e realizzati i raggi verdi. Oggi gli spazi sono veramente più densi ma sono anche più permeabili e questo rappresenta un’occasione progettuale: siamo in presenza di una nuova paesaggistica della città che dialoga con l’architettura. Nuova dialettica tra città e verde: Milano deve ambire, secondo Kipar, ad essere una città verde e non più grigia.

Uscendo dalla città gli 8 raggi verdi diventano un sistema ambientale che interessa 32 ambiti comunali: una vera a propria rete territoriale. L’ambizione della pubblica amministrazione milanese e dei suoi progettisti è quella di vedere Milano accessibile dai Raggi Verdi per Expo 2015.

“Che ne è stato invece del processo di trasformazione che dal 1984 ha coinvolto molto positivamente la città di Barcellona?” E’ questo che si chiede Vito Redaelli passando la parola a Josep Acebillo, architetto urbanista fondatore di AuS Architecture and Urban Systems.

Acebillo si dice subito sorpreso dalle dimensioni del progetto appena illustrato per Milano in quanto, dice, a Barcellona abbiamo invece agito con un intervento che potremmo definire di “agopuntura urbanistica”. Barcellona è ancora più densa di Milano e per questo non hanno avuto timore a creare spazi pubblici, anche attraverso demolizioni consistenti. Sapendo che in futuro il 60% della popolazione mondiale vivrà in città con più di un milione di abitanti, bisogna provvedere fin d’ora a pianificare le città del futuro mediante piccoli interventi ma capillari e coordinati: siamo alle prese con un nuova complessità urbana che dobbiamo imparare a gestire. Tutte le città hanno gli stessi problemi a cui però bisogna trovare soluzioni ad hoc. Come Milano, Barcellona ha subito la crisi dell’industria e si sta quindi convertendo ad un futuro terziario dove la mobilità sarà sempre in crescendo. Unica possibilità per evitare il collasso delle città è tentare di sfruttare le nuove tecnologie urbane e la ricerca per produrre energia (cita l’energie piezoelettrica e l’asfalto elettrico). Se il problema della crescente mobilità urbana viene risolto generando energia ecco che il problema stesso genera la soluzione. Josep Acebillo ha individuato 4 punti di criticità nella progettazione urbana, che non esita a chiamare “i 4 cavalieri dell’apocalisse dello spazio pubblico”:

1)    trattare lo spazio pubblico come progetto epidermico semplificandone la complessità

2)    trattare lo spazio pubblico come progetto iconico con autorità troppo compiacenti

3)    “dipingere il verde” con una visione paesaggistica insufficiente

4)    trattare lo spazio pubblico come spazio teatrale, l’insufficienza del carattere rappresentativo dei progetti

Acebillo, per risolvere queste criticità, suggerisce come vada affrontata la progettazione degli spazi pubblici - che definisce spazi urbani socialmente plurali - punto per punto:

1    sostantivare il vuoto: lo spazio urbano dev’essere visto come una piattaforma economica strutturale e significativa

2    neutralità e universalità dello spazio urbano che non può essere il prodotto di un singolo

3    spazio urbano come piattaforma metabolica: si occupa di mobilità, flussi e consumo energetico

4    dal teatro siamo passati alla TV: lo spazio urbano dev’essere interattivo.


A dimostrazione della fondatezza delle sue teorie, Acebillo mostra quattro progetti realizzati dal suo studio: il Lakefront park a Chicago, la Federal Plaza di Melbourne, il Forum e la stazione dell’alta velocità di Barcellona. Tutti progetti perfettamente riusciti che presentano una grande presenza di utenti in tutte le stagioni. A Barcellona il Governo ha avuto una grande sensibilità per lo spazio pubblico e non ha esitato ad espropriare fabbriche o demolire intere porzioni di quartieri storici come il Raval per creare spazi usufruibili a basso costo.

Brevissimo l’intervento dell’agronomo Giovanni Sala: sottolinea l’importanza per i professionisti di lavorare in equipe, per una maggiore concretezza progettuale, ed esorta architetti ed urbanisti a prendere più sul serio gli aspetti dell’agronomia. Egli sostiene che il verde come struttura deve avere le condizioni per sopravvivere e il dialogo con la biodiversità, oltre ad essere molto di moda, può dare risultati molto interessanti nella nuova complessità urbana. Nei Raggi di Milano ci sono già angoli verdi attrezzati molto belli che però nessuno ancora vuol vedere (ad es. la collinetta dei ciliegi della Bicocca, il parco di Ribattino, l’area Repubblica)


Chiusura di serata per Vito Redaelli che sintetizza l’importanza dello spazio pubblico come tema fondamentale per la città contemporanea e la sua nuova complessità.


Laura Truzzi


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