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L'idea della magnificenza civile: architettura a Milano 1770-1848

Dal 01.03.2010 al 30.03.2010

La Biblioteca dell'Ordine ripercorre la storia urbana di Milano attraverso il catalogo della mostra tenutasi alla Rotonda della Besana nel 1978.

Era il 3 Ottobre del 1978 quando a Milano, presso la Rotonda della Besana, veniva allestita una mostra intitolata “L'idea della magnificenza civile: architettura a Milano 1770-1848” a cura di Luciano Patetta. Il presente libro ne restituisce una sintesi, costituendo un punto fermo sugli studi di storia urbana relativi ad un periodo, quello neoclassico, cruciale per le scelte urbanistiche che avrebbero determinato il destino di Milano. Le tre fasi cronologiche in cui venne suddivisa la mostra – il primo governo austriaco (1770-1796), la stagione napoleonica (1797-1814) e seconda dominazione austriaca (1815-1848) – hanno prodotto un corpus progettuale in cui sono straordinariamente chiare almeno tre distinte visioni della città. Grazie anche al “(…) grande patrimonio di progetti e ipotesi rimaste sulla carta (…), l’insieme ci restituisce l’immagine di una Milano virtuale (…) chiaramente strutturata, con uno sviluppo grandioso, guidato da un ideale estetico non privo di eccessi enfatici e monumentali, ma sicuramente di avanzate finalità civili” (L. Patetta in Controspazio n.4, luglio-agosto 1978). Al di là dei meriti strettamente storiografici, come sgomberare il campo dai pregiudizi che relegavano l’architettura neoclassica ad una fase imitativa e priva di spunti originali, il libro fornisce un metodo di analisi del rapporto tra governo e trasformazioni fisiche della città, riferendosi ad un’epoca in cui si sono avvicendate tre distinte dominazioni.

I saggi di Corrado Gavinelli, Massimo Scolari e Marco Dezzi Bardeschi analizzano le trasformazioni urbane determinate dalla Behordenorganisation austriaca (“riorganizzazione dell’autorità”) di stampo illuminista: gli effetti dell’entrata in vigore del nuovo Catasto Urbano, la nuova figura dell’Architetto Funzionario di Stato rappresentata da Giuseppe Piermarini e la capillare ristrutturazione del tessuto edilizio attraverso la metodologia dei “rettifili” incarnata dalla futura Commissione d’Ornato sono le principali novità introdotte dal grande sforzo riformatore.

A Luciano Patetta e Attilio Pracchi spetta il compito di analizzare i grandi progetti della stagione napoleonica: viene restituito quello straordinario momento di dibattito a scala territoriale sul rapporto città-campagna e sulla forma urbis sintetizzato dai progetti di Antolini e Pistocchi per Foro Bonaparte e Piazza Duomo, dal Piano degli Artisti di Albertolli, Cagnola, Canonica, Landriani e Zanoia e dal grandioso sistema di canali navigabili ipotizzato dall’Ecole de Ponts et Chaussées, che avrebbe dovuto collegare i Mari Adriatico e Ligure attraverso la Pianura Padana con un poderoso sistema di chiuse. E’ in questo momento che avviene un importante salto di scala: l’architettura si fa carico di delineare i nuovi assetto territoriali sull’enfasi rivoluzionaria, tanto che molti architetti autorevoli della scuola milanese (Muzio, De Finetti, Rossi e Canella) individueranno proprio in quest’epoca, seppur con giudizi differenti, un momento esemplare di riflessione sui possibili assetti urbanistici dell'hinterland.

L’ultimo contributo, per la penna di Virgilio Vercelloni, si occupa degli anni seguenti al Congresso di Vienna: le nuove necessità infrastrutturali (ferrovie e grandi strade), produttive (edifici industriali), la separazione sempre più netta tra i compiti di ingegnere e architetto, la progressiva ma inesorabile riduzione di scala e di complessità del progetto preannunciano l’epilogo della stagione neoclassica e con essa la definizione di quella cultura “tecnica” che costituirà il tratto principale di un’intera generazione di professionisti.

A corredo dell’apparato saggistico, il libro riporta un ricco catalogo di disegni, restituendo un’immagine complessa e articolata delle mille Milano “possibili”.

Alessandro Sartori


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