Caricamento...

PGT di Milano. Il territorio per i cittadini. L'intervento dell'Ordine

Dal 09.03.2010 al 09.04.2010

Pubblichiamo l'intervento del Consigliere Arch. Vito Mauro Redaelli al seminario sul nuovo PGT organizzato da Assoedilizia il 24 febbraio presso la Casa della Carità a Milano

Architetti e PGT

Un contributo dell’Ordine degli Architetti per il Piano di Governo del Territorio

arch. Vito Redaelli, Consigliere Ordine Architetti Provincia di Milano
Seminario “PGT di MILANO. Il territorio per i cittadini”, Assoedilizia, Milano, 24 febbraio 2010

Vi ringrazio, a nome del nostro presidente arch. Daniela Volpi, per l’invito rivolto all’Ordine degli Architetti di Milano per questo importante seminario.

Vorremmo proporvi un contributo sul PGT a partire da uno sguardo ampio e trasversale tra i nodi tematici che, insieme, generano quella complessità sociale e fisica che chiamiamo città: lo stesso termine “territorio” che è stato opportunamente indicato nel titolo del seminario fa riferimento ad una dimensione relazionale a 360° tra la società e il suo ambiente che è per sua natura il contrario della settorialità.

Governo del territorio, da cui deriva lo stesso nome dello strumento urbanistico, dovrebbe infatti significare la migliore selezione di strategie per garantire ai cittadini usi di città nella loro complessità: e non solo servizi parziali che pur importanti (ad esempio, la casa) vanno collocati all’interno di strategie e amenities urbane più ampie (ad es. trasporti, servizi, reti urbane, reti sociali, etc.).

Fatto questo inquadramento tematico, il nostro contributo si articola in due parti.

La prima si configura come una premessa: svilupperemo alcuni cenni sul formato generale del PGT di Milano guardando alle opportunità e ai vincoli che lo strumento solleva in questo particolare momento prima della adozione da parte del Consiglio Comunale: un momento importante, proprio per la “permeabilità” che il Piano potrebbe avere nei confronti di contributi migliorativi.

Nella seconda anticiperemo una proposta ovvero il contributo che l’Ordine del Architetti  intende fornire alla città nelle prossime settimane proprio per introdurre nuovi contenuti di progettualità in questo momento decisivo.

Cenni sul formato del PGT: opportunità e vincoli dello strumento

Il Comune di Milano ha scelto un formato di Piano diverso da quello tradizionale: una scelta che può essere, da un punto di vista generale, condivisa perché il cosiddetto piano modernista del secondo '900 si è spesso rilevato poco efficace.

Tale relativa efficacia si è verificata soprattutto nelle grandi città europee che negli ultimi 20/30 anni hanno preso a trasformarsi vorticosamente su loro stesse limitando i fenomeni di espansione urbana che erano stati in qualche modo governati dai piani del primo ‘900. Realtà, quelle contemporanee, caratterizzate da dinamiche urbane e sociali non facilmente blindabili in normative vincolistiche e con la zonizzazione; Piani che hanno avuto poco successo soprattutto laddove si è cercato di prefigurare la città in una forma onnicomprensiva e precostituita a priori. La storia degli ultimi decenni a Milano, da questi punti di vista, non fa eccezione.

La filosofia dell'attuale PGT si muove peraltro in coerenza con il cosiddetto modello urbanistico “lombardo” che negli ultimi anni ha introdotto alcune innovazioni non banali nella prassi sociale e amministrativa: con la Legge Verga LR. 22/86, gli Accordi di Programma, la LR 9/99, il Documento di Inquadramento del 2000 fino alla stagione attuale dei Programmi Integrati di Intervento. Strumenti che possono anche essere criticati per come sono stati attuati in taluni casi concreti ma che hanno generato delle innovazioni verso la cosiddetta logica dell'”urbanistica degli interventi” che seleziona e attua i temi strategici per una città quando questi diventano necessari e possibili.

Più specificamente, il nuovo formato di PGT si segnala per una trasformazione culturale che, in grande sintesi, parte dal presupposto che la vera qualità urbana non possa che nascere da una sinergia virtuosa tra due tipi di progettualità: l'una pubblica, espressa tradizionalmente dall'Amministrazione, l'altra privata, espressa da quella società civile che storicamente concorre a una cultura urbana in progresso. Dove entrambi tali spazi, quello pubblico e quello privato, sono essenziali per il buon risultato finale.

Una sfida culturale che, dal punto di vista generale, è importante e condivisibile perché è proprio la società, la prassi sociale e non un singolo assessore o un urbanista illuminato che redige il piano, che può aspirare a trasformare in meglio una città o una società.

Una sfida il cui successo, vale però la pena sottolineare, non è ovviamente scontato in quanto dipenderà dai modi con cui entrambe dette due progettualità andranno ad affinarsi. A partire da una nuova azione pubblica che deve selezionare quelle (poche) strategie fondamentali per dare coerenza alla propria idea di città: esprimendole in modo chiaro, con regole semplici che vincolano prima di tutto l’istituzione stessa e puntare ad un ruolo di coordinamento reale (e non solo formale) dei processi di trasformazione. Come dire: se un piano deve esistere, questo deve essere vincolante in primis per lo stesso attore pubblico che lo redige. A fronte di ciò, la società civile si troverebbe ad operare in uno scenario di sviluppo ragionevolmente chiaro sulle scelte di fondo ritenute necessarie dalla collettività, sentendosi libera di proporre al pubblico, in merito ai successivi sviluppi di quelle scelte e idee, le migliori soluzioni spaziali e funzionali senza il rischio di vedere inaridita la propria sperimentazione progettuale da “gabbie” normative e giuridiche che definiscano ex-ante tutto.

Architetti e PGT: il contributo dell’Ordine di Milano

Arriviamo dunque alla seconda parte dell’intervento con la quale esplicitare il contributo che l'Ordine degli Architetti intende proporre alla città. 

Se infatti la sfida culturale prima descritta non può che incontrare la condivisione di massima delle forze sociali, ivi compreso dell'Ordine, occorre anche riconoscere come questo PGT avrà tante maggiori probabilità di efficacia quanto più la città tutta sarà in grado di discutere e approfondire i temi sui quali si dovrà misurare l'innovazione dello strumento. E allora, come diceva nel suo intervento il prof. Ferraresi, quale migliore momento di quello attuale che accompagna l’iter di adozione del PGT possiamo immaginare per introdurre tali ulteriori “cunei di progettualità”? 

Una fase di straordinaria importanza: sia in termini di nuovi contenuti nei vari temi strategici; sia anche per una migliore comprensione della concreta operatività delle regole del piano che gli operatori si troveranno a utilizzare a PGT adottato.

E' in questa logica propositiva che l'Ordine ritiene importante discutere alcune di quelle innovazioni che però possono anche costituire, in questa delicata fase di transizione, dei “nervi scoperti” del PGT.

Quali sono questi argomenti? In primo luogo gli stessi elementi tecnici e amministrativi di fondo del nuovo piano: i “minimi comuni denominatori” di quella sfida culturale, dunque, e le precondizioni che dobbiamo pensare affinché questa sfida abbia vere chance di successo.

E poi, più specificamente:

il sistema delle accessibilità intermodali ipotizzato dal PGT nelle diverse scale macro e micro, soprattutto in relazione ai presumibili impatti sullo sviluppo urbano e sui comportamenti quotidiani dei cittadini;

il rapporto nodale tra Milano e la regione urbana: con il PGT che sembra ambire ad una decisa concentrazione insediativa all’interno dei confini comunali quando una maggiore qualità di vita per le nostre città sembra passare da un riequilibrio territoriale su scala regionale ovvero sul consolidamento del palinsensto policentrico delle città lombarde;

la qualità e le scelte della programmazione del “Piano dei Servizi”: per capire cosa sia oggi la Milano contemporanea, quali “servizi” concorrano a definirla e, in uno scenario strategico, a perfezionarla. Una riflessione nodale sia in termini di servizi di eccellenza sia di servizi diffusi nei quartieri;

esercizi di attuazione del piano ovvero la simulazione di interventi concreti a PGT adottato sperimentando scale, condizioni localizzative e procedurali diverse. Simulazione che tocca elementi di criticità sottolineati da più interlocutori in questi mesi: dall’applicazione del meccanismo perequativo alle altre regole attuative fino alla stessa organizzazione burocratico-amministrativa degli uffici comunali per la quale ci si attende un deciso cambio di marcia affinché la sfida culturale della doppia progettualità possa essere colta a pieno anche dell'Amministrazione.

Temi, dunque, a sfondo politico-culturale e operativo sui quali l’Ordine promuoverà un ciclo di 4 incontri pubblici nelle prossime settimane e un forum sul web, riunendo esponenti dell'Amministrazione, architetti, urbanisti e figure della società civile.

Dove lo sforzo sarà il coordinamento tra i diversi temi strategici senza il quale non sarebbe facile promuovere un coerente governo del territorio. Argomenti che riportati alla complessità trasversale della città diventano precondizione per la qualità delle future trasformazioni urbanistiche, delle pratiche di disegno urbano e dello stesso progetto di architettura che resta uno dei pilastri fondativi di questo formato “aperto” che il PGT sembra prefigurare.

Non banale - in merito a tale maggiore interazione tra opportunità e vincoli del Piano, qualità dei luoghi, recupero/ridisegno di parti parziali di città e progetti di architettura -  sarà il ruolo, i temi e gli strumenti che la “Commissione del Paesaggio” e il “Nucleo di Valutazione” del Comune di Milano metteranno in pratica. Anche su questo, l’Ordine degli Architetti si candida come interlocutore propositivo.


Potrebbe interessarti

18.07.2024 Ordine

Chiusura estiva uffici 2024

Durante il periodo estivo gli uffici dell'Ordine e della Fondazione saranno chiusi da lunedì 5 a venerdì 23 agosto compresi.

Scopri di più
18.07.2024 Dibattito Aperto

Stop al "Salva Milano": l'Ordine esprime sconcerto e chiede conferma sui tempi di discussione

In seguito alla battuta d’arresto del cosiddetto “Salva Milano”, che la città di Milano attendeva da mesi, protestano gli architetti milanesi che chiedevano chiarezza sulle vicende legate all'urbanistica dopo le inchieste della Procura. Dopo lo stop in Commissione Ambiente alla Camera e il ritiro degli emendamenti, il sottosegretario Alessandro Morelli ha garantito che il “Salva Milano” rientrerà nel decreto legge infrastrutture. E’ seguita una nota da parte dell’Ordine di Milano sul tema.

Scopri di più
15.07.2024 Dibattito Aperto

Dal confronto sul Salva Casa, una nuova richiesta di chiarezza delle procedure e delle norme: l’Ordine di Milano scrive al CNAPPC

Semplificazione, responsabilità della pubblica amministrazione, ruolo dei professionisti nella rigenerazione urbana, queste le parole chiave dell’incontro organizzato l’11 luglio 2024 dall’Ordine degli Architetti di Milano riguardo il nuovo provvedimento del Governo sulle questioni della semplificazione edilizia e urbanistica, il cosiddetto “Salva casa”. Sul tavolo la questione legata ai cambiamenti mirati ad alleggerire i processi di riqualificazione e quella volta alla valorizzazione economica degli immobili e delle unità immobiliari. Tanti gli ospiti della politica e delle professioni che hanno approfondito il testo e gli emendamenti in discussione, con un accento specifico sulla situazione milanese.

Scopri di più