Caricamento...

Sul Concorso Internazionale di Progettazione di Housing Sociale Milano

Dal 19.01.2010 al 19.02.2010

Pubblichiamo il contributo del Prof. Arch. Raffaele Pugliese, Membro della giuria in rappresentanza dell’Ordine degli Architetti di Milano, riguardo gli esiti del concorso

Nei giorni 16 17 e 18 Dicembre 2009 si è riunita la Giuria per proclamare i vincitori del Concorso Internazionale di Progettazione "Housing Sociale Milano".

Questi gli esiti:

VIA CENNI
1° classificato: Rossi Prodi Associati (motto ECOCO)
2° classificato: Lorenzo Consalez (motto 258F3)
3° classificato: Tim Power Architects (motto 12374)

FIGINO
Selezionati per la seconda fase 6 gruppi anzichè 5, come da bando:
Giovanni Caudo (motto MA639)
Paolo Favole (motto MATER)
Enrico Garbin (motto C0RTI)
Elisabetta Latis (motto 7CASE)
Francesco Matucci (motto 0FOOT)
Renato Sarno (motto A3958)

Abbiamo chiesto al prof. arch. Raffaele Pugliese, membro della giuria in rappresentanza dell’Ordine degli Architetti di Milano, qualche considerazione riguardo gli esiti del concorso.

Le attese
Il bando emanato dalla Fondazione Housing Sociale era aperto a tutti i progettisti senza particolari limitazioni. La sua formulazione era molto curata e, con l’obiettivo di promuovere il costituirsi di una situazione insediativa favorevole al crescere di due nuove comunità, dava certamente spazio alla possibilità di sperimentare nuove abitazioni adatte alle necessità dell’abitare contemporaneo.
Legittima dunque l’attesa di soluzioni degne delle sperimentazioni che all’inizio del secolo scorso avevano segnato, grazie al contributo di Giovanni Broglio, le realizzazioni della Società Umanitaria e dell’ICP di Milano. A distanza di 100 anni il modo di porsi della Fondazione ha infatti molti caratteri di analogia con le motivazioni che avevano supportato l’impegno degli organismi che all’inizio del Novecento avevano cominciato ad operare nel clima delineato dalla legge Luzzatti per la costruzione di case economiche per i lavoratori.
Oggi l’impegno di soggetti privati nell’housing sociale apre varchi di speranza non solo rispetto alla possibilità, in un momento di crisi economica, di allargare l’offerta di abitazioni a basso costo, ma anche perché potrebbe promuovere, anche grazie al concorso di architettura, la realizzazione di abitazioni nuove, capaci di garantire diversificate possibilità di organizzazione della vita degli abitanti e di generare nuove urbanità.
Tutto ciò nonostante si sia in presenza di un sistema produttivo che privilegia modelli abitativi rigidi e di costo sempre più inaccessibile e di un apparato normativo, che si è andato consolidando nel corso degli anni più recenti. In questa situazione il ruolo di sintesi del progetto di architettura è sempre più condizionato da necessità di natura tecnica, in genere auto-referenziali, che si sono sviluppate ai margini dell’architettura e che oggi ne condizionano pesantemente i modi di fare.

I partecipanti e la selezione
Hanno partecipato al concorso 139 gruppi per l’area di Via Cenni, per la quale era previsto una sola fase di concorso, e 117 gruppi per l’area di Figino, per la quale erano previste due fasi di concorso.
Gli elaborati presentati erano disponibili per la giuria sia a stampa che in formato digitale.
Le procedure messe in atto dalla Fondazione hanno potuto fare affidamento su un’organizzazione davvero molto efficiente e di grande efficacia.
La gestione integrata degli elaborati a stampa e di quelli digitali ha permesso alla Giuria di svolgere in condizioni ottimali le operazioni di selezione dei progetti, secondo gradi successivi di approfondimento e di valutazione comparativa.
Le operazioni di valutazione, come normalmente accade in questi casi, hanno messo in evidenza i differenti punti di vista e le diverse modalità di valutazione dei componenti della giuria in relazione alle specifiche competenze professionali.
Questo significa che una parte della giuria ha contribuito a valutare i progetti cercando innanzitutto di rispondere alla domanda: “mi piacerebbe abitare in quelle case?”
È un punto di vista che io ritengo molto importante, che forse anche noi architetti dovremmo tenere ben presente nel comporre lo spazio abitabile in cui dovrebbe prendere forma la promessa di felicità di cui la casa deve essere portatrice.

Orientamenti progettuali
Le risposte che i progettisti hanno dato al bando rappresentano una spaccato di grande interesse sullo stato della cultura disciplinare. Sarà certamente necessario uno studio più approfondito, ma quanto esaminato durante le attività della giuria permette di formulare alcune osservazioni sui caratteri generali dei progetti anche rispetto ai criteri di valutazione già enunciati dal bando.

Il progetto urbano
Le due aree hanno in comune il fatto di essere ai margini dell’edificato, ma mentre nel caso di via Cenni si tratta di un’area interclusa di completamento, nel caso di Figino si tratta invece di un’area di espansione, di dimensioni paragonabili al sedime del nucleo esistente.
Per entrambe le aree è previsto un indice di circa 0,55 mq/mq, ma, dedotte le aree a spazio pubblico, mentre per l’area di Via Cenni la densità fondiaria è di circa 1,05 mq/mq (3,16 mc/mq), per l’area di Figino essa risulta di circa 1,40 mq/mq (4,2 mc/mq).
Si tratta di densità medie, tutto sommato sufficienti a definire impianti insediativi in grado di realizzare buone condizioni di urbanità.
I progetti sembrano generalmente impegnati a stabilire relazioni con le preesistenze, ma sono rari gli studi sull’evoluzione insediativa delle aree interessate dai progetti. Il rapporto con il contesto si esaurisce nelle rappresentazioni planimetriche e nelle vedute a volo d’uccello, spesso inserite nelle foto zenitali e nelle vedute 3D di Google Earth e di Virtual Earth. Sono invece rare le prove di inserimento dei nuovi corpi di fabbrica nel contesto costruito da punti di vista reali o attraverso rappresentazioni di prospetto che coinvolgano l’esistente.
C’è da sperare che il diffondersi di Street View permetta di allargare anche a questo campo le composizioni digitali, rendendo così possibile una valutazione adeguata della trasformazione del paesaggio urbano, mediante simulazioni attendibili e da punti di vista reali dei manufatti progettati.
In questo campo di ragionamenti una riflessione particolare penso debba essere rivolta al tema della viabilità, che viene in genere trattata come semplice supporto dei flussi di traffico.
Nonostante le svolte che hanno interessato l’isolato e la strada nel corso della seconda metà del Novecento, le scelte insediative praticate segnalano una certa modulazione dell’assetto urbano per tipi insediativi a corte, o a corpi collegati, e per blocchi aperti, ma gestiti in rapporto a spazialità pubbliche che difficilmente fanno ricorso ai tipi della città consolidata (piazza, strada) perché sostanzialmente residuali. Ne deriva una certa continuità fluida dello spazio, che in genere produce gradualità figurali che coniugano insieme vedute concluse e vedute lontane senza motivate o comprensibili giustificazioni.
Le rappresentazioni del sistema urbano si avvalgono molto della materia verde che in genere prevale dal punto di vista della sua identificazione, anche in termini di precisazione delle specie vegetali, sulle definizioni compositive e materiche dei corpi di fabbrica che, salvo alcune interessanti eccezioni, in genere si avvalgono della facoltà di essere appena accennate.

Gli edifici
La “fluidità” ed “ibridazione” dei sistemi insediativi da spazio a tipologie edilizie molteplici che vanno dall’edificio isolato a lama o a torre (più frequentemente a “palazzina”) a sistemi di corpi collegati, a volte sul tipo dei “redents” di Le Corbusier, che sembrano voler riproporre un’idea eroica dell’abitare sulle tracce della “grande dimensione” praticata in ambito Gescal negli anni Settanta del Novecento.
Accanto ai sistemi distributivi a “scala pianerottolo” dei corpi a torre sono frequenti i sistemi distributivi a “ballatoio” tipici dei corpi lineari.
Una parte delle rappresentazioni e delle descrizioni riguardanti gli edifici è riservata ai temi del contenimento dei consumi energetici: orientamento degli edifici, sistemi fotovoltaici per la captazione dell’energia solare, serre, sistemi per la produzione dell’energia eolica sono puntualmente evidenziati come specifico ambito di rappresentazione che, tuttavia, salvo che per le serre sembra non avere particolari conseguenze sulle forme degli edifici.
Gli affacci sullo spazio pubblico in genere presentano il basamento degli edifici organizzato per accogliere funzioni di uso pubblico.
I corpi di fabbrica, soprattutto nelle immagini 3D, sono apparentemente definiti nella loro composizione, ma ad un esame attento, salvo rare eccezioni, risultano sostanzialmente indeterminati dal punto di vista della forma costruttiva.

Le case
Una prima considerazione penso debba essere rivolta ai modi della rappresentazione delle abitazioni. La promessa di felicità insita nella composizione dello spazio domestico viene univocamente indirizzata al controllo della sua efficienza bidimensionale in pianta, essendo l’altezza fissata per legge nel suo valore minimo e oggi indiscutibile dato fisso di progetto, valido per ogni tipo di abitazione.
Le soluzioni abitative testimoniano del peso e dei condizionamenti della normativa vigente per l’edilizia abitativa che fruisce di finanziamenti o agevolazioni pubbliche, ma che ormai orienta in modo prevalente anche l’edilizia privata.
Nonostante ciò, sono presenti soluzioni organizzative dello spazio della casa certamente interessanti, accanto ad una prevalente pratica di soluzioni organizzative espressione di modelli spaziali fortemente rigidi.
Non sempre sono chiare le ragioni che portano all’adozione di soluzioni duplex, certamente più onerose. Queste soluzioni potrebbero costituire il punto di partenza per esplorare altezze diverse, rispetto a quelle canoniche, adatte alla pratica dei soppalchi e delle balconate domestiche che potrebbero favorire nuove figure dello spazio.
Nei casi migliori si coglie un controllo modulare dei singoli componenti spaziali dell’abitazione da fare pensare che sia quasi possibile disporre di “riserve” di spazio per migliorare le possibilità di organizzazione della vita degli abitanti.
Mi pare tuttavia che siamo ancora distanti da organizzazioni abitative capaci di attivare processi di precisazione e articolazione di spazi, misure, finiture, ecc. che potrebbero essere gestiti anche direttamente da parte degli abitanti, secondo gamme discrete di soluzioni compatibili.
Penso che questa direzione rappresenti un passaggio obbligato per avviare significativi processi di riduzione dei costi di costruzione e per promuovere la progettazione di case che non siano anonime, ma che viceversa possano essere rese individuali e riconoscibili, cioè adattabili, per accentuare nel microcosmo la rispondenza al personale modello di vita dei futuri abitanti.
C’è una certa mancanza di coraggio per uscire da quanto noto e consolidato e provare a sperimentare modelli costruttivi, sociali ed economici diversi dell’abitazione e del suo rapporto con gli abitanti e con la città.
In fondo l’arrivo delle tematiche della sostenibilità, con le analitiche valutazioni dei costi globali di costruzione, manutenzione e dismissione, sembra allontanare dall’idea che la casa, luogo di una relazione unica e straordinaria tra la persona e lo spazio in cui si collocano le emozioni coscienti e dell’inconscio, dovrebbe essere fatta per durare e quindi definita in funzione del valore civile ed etico che essa rappresenta. La responsabilità dell’architettura è quella di renderla durevole e quindi adattabile e flessibile non tanto grazie a marchingegni tecnici, ma grazie alle riserve di spazio che permettano a ciascuno di adattare a sé la propria casa, rendendo possibile una declinazione attuale dei paradigmi della dignità dell’abitare.

Conclusioni
Non penso si possa eludere la domanda: che senso ha un concorso di architettura con centinaia di partecipanti?
Nel caso in esame in fondo i numeri erano tutto sommato controllabili, ma si ha notizia di concorsi molto più affollati. I costi di concorsi del genere sono indubbiamente elevati, non tanto per l’ente banditore quanto per i progettisti che hanno accettato la sfida.
Potrebbe avere senso se a valle di esso si aprisse una grande attività di riflessione disciplinare disponibile ad assumere come base di discussione tutti i progetti presentati. E il tema della casa forse meriterebbe tale attenzione.
Ma è immaginabile un’operazione di questo genere? E chi potrebbe condurla?
Potrebbe essere un campo di verifica della ricerca universitaria, ma penso che sarebbe del tutto inutile fintanto che non ci sarà da parte degli operatori delle trasformazioni urbane, pubblici e privati, una specifica domanda mirata.
Si dice che gli architetti, come altre categorie professionali, siano particolarmente colpiti dalla crisi. Quanti giovani hanno affrontato il concorso pieni di speranza?
Finalmente un’occasione aperta a tutti, ma proprio per questo analoga ad una lotteria.
I concorsi, che in prima istanza appaiono come la soluzione ideale al problema di offrire occasioni per i giovani progettisti, stanno configurandosi in parte come un terno al lotto e in parte come un confronto impari: si pensi alla semplicità con cui un grande studio può confezionare un progetto di elevato appeal e alle difficoltà che viceversa devono affrontare gli architetti giovani.
Penso che l’Ordine dovrebbe in qualche modo affrontare il problema per cercare nuove modalità di gestione dei concorsi di architettura.

prof. arch. Raffaele Pugliese
Milano gennaio 2010

Potrebbe interessarti

18.07.2024 Ordine

Chiusura estiva uffici 2024

Durante il periodo estivo gli uffici dell'Ordine e della Fondazione saranno chiusi da lunedì 5 a venerdì 23 agosto compresi.

Scopri di più
18.07.2024 Dibattito Aperto

Stop al "Salva Milano": l'Ordine esprime sconcerto e chiede conferma sui tempi di discussione

In seguito alla battuta d’arresto del cosiddetto “Salva Milano”, che la città di Milano attendeva da mesi, protestano gli architetti milanesi che chiedevano chiarezza sulle vicende legate all'urbanistica dopo le inchieste della Procura. Dopo lo stop in Commissione Ambiente alla Camera e il ritiro degli emendamenti, il sottosegretario Alessandro Morelli ha garantito che il “Salva Milano” rientrerà nel decreto legge infrastrutture. E’ seguita una nota da parte dell’Ordine di Milano sul tema.

Scopri di più
15.07.2024 Dibattito Aperto

Dal confronto sul Salva Casa, una nuova richiesta di chiarezza delle procedure e delle norme: l’Ordine di Milano scrive al CNAPPC

Semplificazione, responsabilità della pubblica amministrazione, ruolo dei professionisti nella rigenerazione urbana, queste le parole chiave dell’incontro organizzato l’11 luglio 2024 dall’Ordine degli Architetti di Milano riguardo il nuovo provvedimento del Governo sulle questioni della semplificazione edilizia e urbanistica, il cosiddetto “Salva casa”. Sul tavolo la questione legata ai cambiamenti mirati ad alleggerire i processi di riqualificazione e quella volta alla valorizzazione economica degli immobili e delle unità immobiliari. Tanti gli ospiti della politica e delle professioni che hanno approfondito il testo e gli emendamenti in discussione, con un accento specifico sulla situazione milanese.

Scopri di più