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Tradurre, non tradire

Dal 23.11.2009 al 23.12.2009

Da Il Corriere della Sera del 23 novembre, sezione di Milano, pag.3 gli articoli sul laboratorio del masterplan e sull'incontro del prossimo lunedì tra i vertici Rai ed Expo

Nel laboratorio dei quindici architetti che progettano l’area espositiva

Canali, anfiteatro e via delle Regioni. Così nasce la futura città dell’Expo
Stanca: tradurre in realtà la «visione» dell’archistar

La parola d’ordine l’ha dettata Lucio Stanca: «Tradurre, non tradire». Già, perché il concept plan di Expo, presentato all’inizio di settembre come la «visione» elaborata dal team di architetti coordinato da Stefano Boeri (con lui, Jacques Herzog, Ricky Burdett, Joan Busquets e William McDonough), è giusto una visione. Che poi deve essere tradotta in pratica: pensando a come costruire i padiglioni o le serre, come far arrivare l’acqua nei canali previsti intorno agli stand, come garantire il camminamento dei visitatori e proteggerli dal troppo caldo o troppo freddo, come conciliare le coltivazioni dei Paesi ospiti con il clima milanese e anche, più banalmente, come consegnare migliaia di bottigliette d’acqua che verranno consumate ogni giorno, come fare l’impianto fognario, dove far passare merci o mezzi di soccorso...

Già, perché l’Expo sarà questo: decine di Paesi che presentano i loro prodotti, centinaia di eventi, migliaia di persone (160 mila la stima prevista nel dossier di candidatura, ma si lavora per prevedere picchi anche pari al doppio) che ogni giorno calano su questo triangolo a nord di Milano e devono muoversi, mangiare, bere, fare pipì, avere la garanzia di assistenza nel caso di un malore, imparare e, soprattutto, divertirsi.

Il luogo dove avviene la 'traduzione', sempre sotto la supervisione dell’archistar, e dove sta nascendo il masterplan che dovrà essere presentato al Bie il primo maggio del prossimo anno, è in uno spazio alla Bovisa. In mezzo a modellini in legno, pezzi di stoffa a simulare le tende, gigantografie dell’area, rendering in continua evoluzione dei particolari, computer affollati di numeri e immagini, in mezzo a vignette, foto di gruppo e qualche slogan spiritoso a ritmare giornate intense in un clima sereno, lavorano quattro architetti, con il direttore Renzo Gorini, e dall’architetto Matteo Gatto che coordinano il gruppo di quindici neolaureati che qui fanno una prima, clamorosa, esperienza di lavoro.

Sono loro ad illustrare, con l’aiuto delle immagini tridimensionali che compaiono sui computer di Giacomo e Ivan, cambiamenti già decisi rispetto alla sfilata di tende che si era vista a settembre. Resta l’idea dell’orto botanico planetario: «Ma ogni Paese — chiarisce Gorini — potrà declinarla come meglio crede. Non necessariamente proponendo in loco la propria filiera, dal seme al prodotto. Noi chiediamo solo di concentrarsi sul tema, che è quello dell’alimentazione ». Così, le tende saranno di misure diverse e verranno affiancate da alcuni padiglioni: ogni due lotti è previsto un ampio corridoio per i visitatori. Gatto entra nel tecnico: «Resta l’idea del grande boulevard , il decumano di 1,5 chilometri su cui si affaccerà al mondo garantendo ad ogni Paese, grande o piccolo, ricco o povero, uguale dignità di esposizione». Il cardo invece, e questa è una novità, rappresenterà «l’Italia con tutte le regioni che metteranno in mostra il proprio sapere alimentare ». I biomi, cioè le zone dove si riprodurranno i 5 climi del pianeta, saranno raggruppati nella zona nord lungo un percorso continuo vicino all’acqua, e saranno intervallati da alcuni padiglioni tematici. Biomi che, come hanno suggerito agronomi e climatologi, non dovranno essere necessariamente tutti creati dentro una serra.

Altra novità è il passaggio dell’acqua, che inizialmente avrebbe soltanto dovuto girare intorno al sito: la necessità, invece, di ristrutturare il sistema idrografico dell’area per garantire un afflusso di 1,5 metri cubi al secondo di acqua (dal canale Villoresi) e quella di superare il problema dei dislivelli del terreno ha regalato la possibilità di aprire un varco circa a metà del passaggio con tanto di ponte.

E ancora: tutto il sito sarà attraversato da un tunnel sotterraneo che avrà doppio utilità: anzitutto, con un sistema abbinato di mezzi elettrici ecosostenibili e di montacarichi ed elevatori, consentirà la consegna delle merci come la raccolta dei rifiuti dai lotti. Allo stesso tempo, qui sotto potranno muoversi agilmente i mezzi di soccorso, garantendo la sicurezza di espositori e visitatori.

Già modificati anche disegno e destinazione dello spazio intorno al lago: diventerà una sorta di anfiteatro e dai gradoni i visitatori potranno seguire gli spettacoli o i giochi d’acqua che si svolgeranno su una piattaforma galleggiante, in centro al lago stesso.

Infine, a sud, dopo che il visitatore avrà percorso tutto il decumano zigzagando fra i lotti, sarà realizzato un sistema di movimento per riportare le persone a nord, senza costringerle a rifare a piedi il percorso. Sull’acqua? Questo è da vedere, perché la circolazione dei battellini potrebbe presentare rischi e comunque difficilmente sosterrebbe la mole di turisti attesa. Intanto, c’è un altro rendering
da preparare...


Summit tra i vertici Rai ed Expo. Tavolo con Moratti, Stanca e Garimberti
Una «Saxa Rubra» milanese

L’incontro è già stato fissato. Lunedì prossimo i vertici di Rai e di Expo si incontreranno per mettere ufficialmente le basi della nascita di una Saxa Rubra del Nord nell’area milanese destinata ad ospitare l’esposizione del 2015. Come anticipato dal viceministro Paolo Romani, questo nuovo centro di produzione Rai non sarà legato a una sola rete ma «sarà un grande hub dell'informazione e della comunicazione per l'intero servizio pubblico».

Del tema avevano discusso direttamente l’amministratore delegato di Expo, Lucio Stanca e Romani. Lunedì 30 novembre, invece, Stanca e il sindaco Letizia Moratti vedranno il presidente della Rai, Paolo Galimberti, con i vicedirettori generali Antonio Marano, Gianfranco Comanducci e Lorenza Lei.

Obiettivo del vertice è di fissare un’agenda degli sviluppi possibili fra Rai ed Expo: destinando parte del sito al nuovo centro di produzione, si risolverebbe sia la questione dell’insediamento Rai al Nord, sia quello dell’utilizzo di una parte delle strutture dopo il 2015.

Elisabetta Soglio

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