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La Darsena di Milano

Dal 19.10.2009 al 16.11.2010

Molto si è detto della Darsena in questo mese. Poco però si è parlato del progetto, esito di un concorso internazionale del '04, vinto dal gruppo Bodin Guazzoni Rizzatto Rossi

Molto si è detto in questo ultimo mese sulle sorti dell’area della Darsena e dintorni. In pochi però hanno parlato del progetto di riqualificazione dell’area, a seguito dell’intervento sotterraneo, esito di un concorso internazionale svoltosi nel 2004, vinto dal gruppo di Bodin Guazzoni Rizzatto Rossi che avrebbe definitivamente restituito l’area alla città.

Ne parliamo noi con i progettisti, decisamente milanesi, Edoardo Guazzoni e Paolo Rizzatto, riuniti all’Ordine dalla volontà del presidente Daniela Volpi di capire cosa stia realmente accadendo.

Con il parcheggio sotterraneo alla Darsena - più di 700 posti auto a rotazione - negli intenti del Comune si sarebbe potuto risolvere il problema del traffico e del ‘parcheggio selvaggio’  legati alla particolare vocazione della zona.  
A questi 700 posti si sarebbero dovuti aggiungere 300 box per i residenti.
I lavori del parcheggio, per un costo stimato nel 2002 di 18 milioni di euro, sono a carico di una azienda privata, Darsena s.p.a., che attraverso lo strumento del Project financing, prevede il finanziamento dei lavori della Darsena attraverso i proventi della sosta delle auto.

Fin qui quanto stabilito dal Piano dei Parcheggi della giunta Albertini, che ora il sindaco Moratti sembra intenzionato a cancellare.
Le cronache riportano varie notizie: l’assessore alla Mobilità e ai Trasporti Croci sembra voglia la pedonalizzazione di tutta l’area, l’assessore ai Lavori Pubblici e Infrastrutture Simini si trova a dover gestire il ritiro della concessione frutto di regolare gara affidata alla società Darsena s.p.a.
Infine l’assessore al Turismo e all’Identità Massimiliano Orsatti è portavoce di una proposta finanziata dalla Società Navigli Lombardi che può servire al Comune per mostrare alla cittadinanza l’interesse per la ripresa dei lavori e la riqualificazione dell’area, e promette infatti di inaugurare entro Sant’Ambrogio una piattaforma polifunzionale galleggiante di mille metri quadrati, ad anticipazione di quel porto turistico sulla Darsena previsto nei progetti per l’Expo 2015.  Sulla piattaforma un ‘patinoire’, attorno una quinta scenica che vorrebbe restituire un'immagine ‘vecchia Milano’, con tanto di faro bianco e rosso, una fascia alta 8 metri di tela e impalcature di facile supporto per la pubblicità che immaginiamo possano sostenere economicamente l’iniziativa, che sarebbe dovuta rimanere in opera  fino al termine del cantiere del parcheggio contestato.
Infine, è di questi giorni la minaccia di ricorso al Tar da parte della società che si vede ritirare la concessione, cosa che ha di fatto congelato ogni possibile progetto fino al termine dell’auspicabile accordo.

In pochi invece parlano del progetto di riqualificazione dell’area a seguito dell’intervento sotterraneo, esito di un concorso internazionale,  vinto dal gruppo di Bodin Guazzoni Rizzatto Rossi, che avrebbe definitivamente restituito l’area alla città.
Ne parliamo noi con i progettisti, decisamente milanesi, Edoardo Guazzoni e Paolo Rizzatto, riuniti all’Ordine dalla volontà del presidente Daniela Volpi di capire cosa stia realmente accadendo.

Le prime difficoltà sono nate con i ritardi accumulati dagli scavi della soprintendenza. Tutti sapevano cosa c’era lì sotto, ci racconta Paolo Rizzatto,  ma gli scavi avranno come probabile esito dei vincoli conservativi più radicali posti dalla  soprintendenza, al fine di mantenere visibili alcuni reperti emersi  e soprattutto un ritardo che per l’impresa ha significato un buon appiglio per  rivedere il piano finanziario e sottoporre ipotesi alternative che in comune non sono state accolte.
Edoardo Guazzoni ci spiega che il loro progetto sarebbe di fatto finanziato dagli oneri di urbanizzazione del parcheggio interrato. Inoltre ci fa notare che non è mai stato possibile in questi cinque anni interloquire con i progettisti del parcheggio.
Il progetto, prosegue Guazzoni, fin dall’inizio è stato concepito per funzionare anche senza il parcheggio, quindi  a maggior ragione potrebbe oggi essere realizzato qualora la decisione ventilata di non realizzarlo venisse confermata.      Ora è necessario che si risolvano i rapporti tra Comune e Società per il risolvere il diritto dell’area.

In questi anni sono cambiati tre assessorati di riferimento alla gestione del progetto - opere stradali , traffico, lavori pubblici -  togliendo così ogni volta responsabilità ai diversi interlocutori comunali.
Ma in questo momento urge al Comune, di concerto con il tavolo delle trattative allargato alla società Expo 2015, forte dell’interesse sul tema dell’acqua per la grande esposizione, tornare in diritto dell’area.

Allora guardiamo il progetto.

“I caratteri della Darsena vengono approfonditi nel progetto a partire dalla natura delle diverse parti urbane che si attestano sulle sue sponde e dal loro confronto: la sponda di Viale Gorizia che contiene i ponti sui Navigli e i quartieri retrostanti; quella di Viale d’Annunzio che dopo la demolizione delle mura costituisce la riva più contigua all’acqua. Quest’ultima viene rettificata nel progetto (ricostruendone la forma a sperone già rilevata da Beruto nella seconda metà dell’Ottocento) creando due passeggiate poste su differenti livelli.

Nel progetto le due testate di Piazza Cantore e di Piazza XXIV Maggio vengono consolidate, nella loro natura di porte urbane, come veri e propri approdi alla Darsena.

Da una parte, verso la Piazza XXIV Maggio, si attesta la penisola del mercato coperto.
Uno studio sui flussi del traffico automobilistico ipotizza una possibile trasformazione dei percorsi, che consente di ricavare un grande spazio verde a sud e un nuovo rapporto diretto tra Darsena e luogo monumentale, dove l’arco del Cagnola riconquista il suo ruolo di ponte d’ingresso alla città.
La Darsena viene ampliata verso la piazza tramite lo spostamento della presa del Ticinello e attraverso la formazione di un nuovo canale: il terrapieno qui ricavato è il basamento del nuovo edificio del mercato, in ferro e vetro, con elementi frangisole. Piccoli ponti in legno collegano la banchina agli ingressi del mercato e a un piccolo giardino sull’acqua.

Le rive della Darsena: lungo Viale D’Annunzio lo sperone è proteso verso il bacino e costituisce il luogo centrale di tutta l’area; l’argine murato scandisce le passeggiate a differenti livelli ed è integrato da porticati, luoghi di ristoro, magazzini. La banchina è attrezzata per il passeggio, lo svolgimento di manifestazioni e spettacoli all’aperto, la sosta (chioschi metallici).

Sono previsti mattoni a vista per il muro d’argine e pietra di recupero per le pavimentazioni.
La sponda meridionale si amplia con una banchina in tavole di legno sino ad un nuovo approdo per la navigazione.

Entrambe le sponde potranno ospitare gli stalli della Fiera di Senigallia, due ponti pedonali in ferro e legno le collegheranno: uno fisso, in prossimità della sede dei Marinai d’Italia, l’altro mobile, allo sbocco del Naviglio Grande, per consentire la navigazione del bacino: questa grande corte d’acqua potrà ospitare ulteriori manifestazioni espositive.

Sul lato opposto alla Porta Ticinese, la Piazza Cantore verrà collegata ai viali alberati di circonvallazione, diventando un parco esteso sino ai resti delle mura seicentesche che, restaurate e integrate, formeranno un giardino d’acqua separato e raccolto.

Infine si intende riportare l’acqua all’interno della Conca: una galleria pedonale la collega alla Darsena correndo parallela al canale ritrovato. Questo collegamento rende tutta l’area pedonale della Darsena facilmente accessibile dal limitrofo parco delle Basiliche riaprendo in questo modo la città al contatto con l’acqua, ora fortemente negato dalla barriera costituita dal traffico ininterrotto della circonvallazione.
Lungo questo percorso verranno disposti pannelli documentari e illustrativi delle vicende storiche e tecniche che uniscono Milano al territorio, un museo didattico dei complessi legami che uniscono la città alle sue campagne.”
(Dalla relazione di progetto)

Perché allora non organizzare una presentazione del progetto?  
Il grado di approfondimento e di sensibilità al tema dei progettisti vale senz’altro un allargamento del dibattito.

Francesco de Agostini

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