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Stati Generali o della costruzione dal basso

Dal 09.07.2009 al 16.07.2010

Nell'idea di Sindaco e Governatore, una selezione di interventi in cui, come è tradizione lombarda, ideali e pragmatismo si fondono per costruire una Expo innovativa propria del nuovo secolo

Sulle note di Giorgio Gaber, per cui 'la libertà non è stare sopra un albero o un gioco di parole...ma è partecipazione', giovedì 16 hanno preso avvio i lavori degli stati generali dedicati a Expo Milano 2015, fortemente voluti dal Governatore della Regione Lombardia.

Per chi volesse rivedere gli interventi dei partecipanti alla manifestazione, può collegarsi a c6.tv, e guardare le riprese video.

È proprio Roberto Formigoni, in abito da festa estiva, che nell’introduzione definisce questa iniziativa come il luogo della comunicazione dal basso alle istituzioni di proposte in cui, come la tradizione lombarda sa fare, ideali e pragmatismo si fondono per un Expo innovativa del nuovo secolo.
Vi sono istituzioni con compiti precisi –So.Ge spa per l'organizzazione del sito, il Tavolo Lombardia per le infrastrutturazioni, il Sindaco/Commissario per la sorveglianza, le Istituzioni in generale per tessere le relazioni con i paesi che ci hanno votato-, ma è la società civile che farà da  padrone di casa, e che invita i popoli del mondo a venire in prima persona, soprattutto oggi che potrebbe comunque vedere tutto quanto accade comodamente, da casa, via Internet.
L'idea di Formigoni è che verranno se saremo capaci di trasmettere  il ‘senso dell’avventura’ per qualcosa di irripetibile: per questo durante i 6 mesi di Expo devono succedere cose che internet non è in grado di trasmettere.

Dunque tutti coinvolti, spaziando dalle tradizioni –rispolverare, perchè no, vecchie processioni e riti- alle nuove forme di esclusività -Milano, si sà, vende moda.
E poi il tema, il cibo come la tavola, momento di confronto per definizione. Ma anche la fame, e la filiera agricola, l’ambiente, la natura.

Chiude proiettando suggestioni illustrate:
- Marco Polo, in una miniatura del ‘600,  e la tensione a ‘cercare nel mondo’
- Botero e ‘i musicisti’, la partecipazione: ‘ogniuno il suo strumento sulla stessa partitura’...
- chagall e ‘violinista viola’: la creatività necessaria
- i Borghi antichi lombardi, da coinvolgere come risorsa ma anche destinatari di un occasione di rilancio
- Tadini e ‘la fiaba’ e il senso della visione, della fantasia
- Klee ‘equilibrio instabile’, la capacità di interrogarsi
- van gogh ‘primi passi’, la fiducia verso il futuro

spunti per una riflessione esistenziale.

Letizia Moratti
premette il suo intervento leggendo gli auguri di Napolitano, che sottolinea il significativo contributo della partecipazione civica come elemento prezioso per una buona riuscita dell’iniziativa,  e di Berlusconi che,  dopo aver ribadito i numeri -44 miliardi di indotto, 29 milioni di visitatori, 70.000 nuovi posti di lavoro- e lo sforzo governativo -il cipe conferma i finanziamenti-, rimanda all’iniziativa locale il compito di saper far funzionare questa opportunità.

Quindi ancora ringrazia, elencandole minutamente, le istituzioni e i suoi rappresentanti per la collaborazione fino a qui sostenuta: dai Rettori alle Fondazioni bancarie, dalla Triennale ai Teatri milanesi, dalla Scala alla Fiera, dai gruppi Confindustriali al Salone del Mobile, per non dire la Camera di commercio.
Il tutto con languido sottofondo musicale un po’ cena di Natale.

In realtà è un modo per descrivere le sue già numerose iniziative di relazione in corso con molti paesi, specie in via di sviluppo, a sottolineare quanto Expo per Milano e non solo sia, in 3 punti:

1-  occasione di crescita sociale, economica, scientifica della città.
L’expo cui si riferisce non è dei landmark, come la torre eiffel di Parigi, ma del Parco Agricolo urbano e perturbano, in cui l’eredità sarà nel nuovo Centro di Sviluppo Sostenibile composto da laboratori interdisciplinari, da opportunità legate a relazioni internazionali.
Ciò che ha in mente è, dice, una città degli orti.

2-  Milano per il Paese: convenzioni in essere già con numerose città con cui condividere pacchetti turistici congiunti.

3- La sfida globale: nutrire il pianeta, attraverso piccoli progetti concreti di aiuto tangibile di sviluppo ai paesi in cui la fame è realtà


Formigoni quindi introduce i primi due contributi che precedono le 4 sessioni aperte al pubblico, secondo programma dedicate a giovani, donne, creativi e associazioni: il prof. Stefano Boeri, Advisary Board (del comitato consultivo, si direbbe in italiano) e Italo Rota, gia progettista del padiglione italiano all’ultima Expo di Salonicco.

Stefano Boeri presenta sinteticamente il lavoro che sta sviluppando con gli altri 4 componenti il gruppo nominato dal Sindaco -che sono Richard Burdett (Olimpiadi Londra 2012), Joan Busquets (Barcellona), Jacques Herzog (Olimpiadi Shangai) e William McDonough (esperto della sostenibilità)- e che si concluderà a settembre.

3 grandi temi/principi che stanno guidando il lavoro svolto:

1- progettare un sito expo oggi significa mostrare un pezzo del futuro nel presente e contemporaneamente portare tutto il mondo in un luogo.
Memorabili sono state le Expo che hanno identificato la città in cui si sono svolte, ogniuna col la sua specificità: Londra 1870/industria, Parigi 1899/cultura e la torre Eiffel, Milano 1905/mobilità e la Fiera, Montreal 1967/qualità ambientale e la Biosfera di Richard Buckminster Fuller, Shangai 2010/crescita metropolitana dinamica.
Milano non dimentichiamo è città dell’agricoltura -prima regione in Italia, seconda in Europa-, e con questa identità dovremo lavorare avendo chiaro il principio.

2- Come Milano può portare il mondo a se: non un Expo che documenti o simuli il futuro, ma perché la storia diventi memoria bisogna che sia esperienza diretta: vedere attraversare conoscere.

3- Il tema della nutrizione, seminare, dare terra. in 3 modi:
    a. dare terra a chi da Milano è attivo nel Mondo
    b. dare terra a chi arriverà dal mondo: paesi, ma anche produttori, industria, luoghi dove possano mettere in scena la propria cultura
    c. dare terra a chi dal mondo è già a Milano:la città multietnica come risorsa. In quest’ottica si può parlare di Expo diffusa, nel senso che vi è un luogo perimetrato ma anche di sistemi diffusii sul territorio, come le cascine, l’accoglienza e il cuore della città espositiva e museale.

Per tutto questo bisogna partire da subito e soprattutto rendere visibile quanto fatto fino ad ora.


Italo Rota è un FANS appassionato, e creare nella gente FANDOM è l’obbiettivo: fruizione appassionata fino alla immedesimazione, come per i videogiochi.
In 6 anni, da qui al 2015, si vedranno cose che alle diverse fasce di età lascerà segni per ognuna significativa.

Nella sua esperienza di Expo passate, Hannover 2000 segna la fine delle EGO architetture, in cui mezzi di comunicazione incominciano a svilupparsi.
L’Expo giapponese del 2005 dedicata ai robot fu un fatto prevalente interno.
Saragozza, il cui tema era l’acqua, è stata una Expo di persone normali, di pubblico interessato ma non legato alle aspirazioni economiche della città. Un tema difficile che ha messo in crisi alcuni paesi nella sua rappresentazione.

Conclude invitando tutti ad essere Fans.
 

Nel pomeriggio la sessione dedicata al ‘format’ (in italiano si direbbe 'regole che determinano lo svolgersi di un determinato evento'), cui interverrà il Presidente Daniela Volpi per presentare le iniziative 'Expo dopo Expo' svolte presso il nostro Ordine.

Prende avvio con l’intervento di Carlo Freccero, che ragiona sulla attualità di Expo. Nata come espressione di una modernità che non ci appartiene più, legata allo strenuo ‘nuovo che avanza’, all’euforia della produzione contro la depressione attuale.
Le invenzioni contro l’amarezza di avere un futuro ipotecato da inquinamento, desertificazione rivoluzione climatica, esaurimento delle risorse primarie.

Il futuro è più incerto di quello dei nostri padri, il futuro pattumiera del presente: alterazione del clima, scorie tossiche, spreco dei cereali per l'alimentazione di animali di consumo per pochi contro la fame di molti, per una mala alimentazione paradossalmente oramai diffusa.

La nostra è l’epoca dell’immateriale, in cui il concetto di luogo appare anacronistico, viviamo nell’extra territorialità.
Per Expo significa essere un contenitore astratto ma che nello stesso tempo ci si batte per ciò che lascia: i simboli, che chiamano i milioni di visitatori.

Il numero dei visitatori è astronomico perché evento: ma cosa fa di un accadimento un evento? La massa. E cosa la chiama? La condivisione di un pezzo di storia.
Comunicazione è allora è creare l’evento il cui successo è certificato dall’interesse dei media.
Per questo, ma forse anche per deformazione professionale,  andrebbe da subito fatto ricorso alla rete televisiva, per raccontare oggi quale futuro per la cittadinanza.

Si sussegono quindi gli interventi sparsi degli iscritti a parlare, tra cui Michele De Lucchi, sul rapporto invertito tra industria ed artigianato; Aldo Bonomi, sugli insegnamenti della crisi riguardo diffusione e fluidità nello spazio; Sergio Escobar, sul teatro come strumento di cittadinanza; Paolo Caputo, sulle opportunità dell’area dei Mercati Generali e dintorni; Gianluca Martinelli, sulla mediocrità del logo Expo e l’opportunità, contemplata anche dal dossier, di bandire una gara a riguardo entro ottobre 2010.
E poi Francesco Alberoni, sulla disponibilità del Centro Sperimentale del Cinema alla circolazione del racconto attraverso la rete delle grandi scuole cinematografiche nel mondo; Francesco Micheli, riguardo il necessario senso di appartenenza per scaldare il pubblico riguardo un evento. Quindi Davide Rampello, che parla di alimentazione come metafora viva e vivida, la memoria che fa evento e S.Matteo che dice ‘il figlio dell’uomo non sa dove posare il capo’, perché concreto viene da cum credere, e crederemo insieme.
A chiudere Emilio Battisti, che mostra la concretezza dell’idea di expo diffusa attraverso gli elaborati promossi dalla ‘Associazione Expo diffusa e sostenibile’. Infine Daniela Volpi, che conclude gli interventi: mentre scorrono le belle immagini della mostra ‘Expo dopo Expo’, racconta dell’iniziativa sostenuta dall’Ordine di presentazione di alcune Expo passate e conclude con le stesse domande che il 3 giugno, in occasione della presentazione della mostra in Triennale, erano rimaste inevase per l’assenza degli amministratori:

- localizzazione: perché un area già congestionata, oltre che privata, la cui infrastrutturazione non sembra aver futuro?
- la torre: simbolo negato: ma chi decide queste varianti sostanziali? E chi ha predisposto il progetto?
- tempi: i ritardi accumulati permetteranno il rispetto delle regole? nella fretta infatti la trasparenza procedurale e i concorsi aperti sono più difficili da predisporre.
- dopo 2015: cosa seguirà l’evento, il riutilizzo delle aree, come saranno distribuiti gli interventi, la sua accessibilità?


La sessione di Venerdì 17 è dedicata al tema dell’alimentazione, introdotta da Carlin Petrini, più volte citato in seguito, di cui però mi sono perso l’intervento e cui quindi rimando attraverso la registrazione in rete.

A chiusura della sessione invece, Umberto Veronesi ha proposto una Carta dell’Expo legata alla questione cruciale di nutrire il pianeta.
Il centro del discorso è la cultura dell’alimentazione, che con efficacia spiega i disequilibri del mondo e propone obbiettivi per la salvaguardia delle risorse primarie.
un esempio su tutti: per fare 1kg di carne ci vogliono 15.000 litri d’acqua; per fare 1kg di patate ci vogliono 250 litri d’acqua.

Michele Petrini dell’ente Fiera, oltre che dichiarare l’attenzione al tema della sostenibilità da parte del suo ente, sensibile alle micro polveri, dimostrato a suo dire nella costruzione della fiera con vernici, asfalti e cementi che ‘mangiano le PM10’, chiede attenzione delle autorità  per l’aeroporto di Malpensa (ma dai?..)

Ma il fulcro della giornata sono gli interventi istituzionali conclusivi delle due giornate di lavoro.
Lucio Stanca, presidente della SO.GE spa, nel riconoscere grande valore all’iniziativa, sottolinea la grande domanda di informazione ed il desiderio di partecipare emerso, cui si impegna a corrispondere.
Definisce Expo il più grande progetto del paese per i prossimi anni, impegnandosi per farlo a cooperare e dialogare.
Il metodo: il tema Nutrire il pianeta, Energia per la vita sarà la bussola di orientamento.
L’innovazione: il risultato del lavoro svolto sarà visibile dopo il 31 ottobre 2015, non solo nelle infrastrutture ma nel ‘software’ che si sarà costituito e diffuso.
Il modello: è una organizzazione aperta, chiama stimoli dai milanesi, ma è anche una dimensione internazionale, che porta Milano nel mondo.

chiude con un noto detto Africano: se vuoi andare veloce corri da solo. Se vuoi andare lontano, devi camminare insieme.

Segue la telefonata in diretta da Roma di Silvio Berlusconi, che non si esime da dare i suoi suggerimenti per Expo 2015.
1- Milano deve essere pulita: troppi graffiti e sporcizia in giro. Lui che viaggia per i suoi impegni internazionali non vede città così conciate, informandoci che in giappone non ci sono neanche mozziconi per le strade.
2- Insegnare il significato di Expo nelle scuole milanesi: i giovani non leggono i giornali e bisogna che abbiano l’informazione giusta e adeguata
3- In Italia il turismo ha meno del 10% del pil.
Ma vi sono concentrate il 72% rispetto l’europa e il 50%  rispetto il mondo dei beni culturali. Bisogna allora raddoppiare il contributo del turismo, andare oltre i 41 milioni di visitatori l’anno che transitano in Italia
4- Pensare alla grande Milano, non solo alla città interna. In quest’ottica è nelle prime 10 metropoli del mondo.
Bisogna puntare sulla sorpresa: leggendo alcuni degli interventi di ieri, ha trovato interessante l’analogia col Salone del Mobile e i percorsi tra agorà della città.
Ribadisce infine che il governo ha fatto la sua parte: ora spetta alle autorità locali darsi da fare.

Quindi Guido Podestà, neo presidente della Provincia, che come Architetto ci informa che se si realizzano dalle basi le cose sono migliori.
auspica il rilancio di Malpensa e Ferrovie e mette a disposizione dell’Expo l’Idroscalo.

Letizia Moratti, di nuovo, ringrazia uno per uno tutti coloro che tra governo ed opposizione si sono adoperati per Expo. Chiede un minuto di silenzio per il soldato morto in Afganistan.
e parla di 3 obiettivi:
1- Valorizzare Milano nel mondo
2- Valorizzare il sistema Italia
3- Valorizzare terre acque e cascine, l’agricoltura urbana e familiare: questo è il nuovo umanesimo.

Infine Roberto Formigoni, tira le fila dell’iniziativa, e propone:
- degli stati generali permanenti: ciò avverrà attraverso il sito, attivo e interattivo.
- che si ripetano tutti gli anni, a luglio, invitando anche le altre regioni d’Italia.
- Una casa fisica, al 31 piano del Pirellone vi sarà un esposizione permanente a rotazione dei diversi temi proposti
- Una consulta permanente in regione per ascoltare le proposte dei giovani
- Il Lambro pulito per il 2015.

Arrivederci alla prossima edizione

Francesco de Agostini


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