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Settimana dell'11 maggio

Dal 18.05.2009 al 20.05.2009

Ecco la settimanale rassegna stampa dei principali quotidiani nazionali e del sito archiworld.it

Case, carcere e tribunale nuovo piano per San Siro
La destinazione già concordata da un "Accordo di programma" tra enti locali e ministero della Giustizia è Porto di Mare. Ma adesso c' è un' offerta che vuole sparigliare le carte: trasferimento a San Siro, al posto dell' Ippodromo in perenne attesa di poter traslocare. Il tribunale al posto dei cavalli, di fatto, porterebbe a ridurre il nuovo quartiere extralusso che da tempo i privati cercano di ottenere a San Siro. Ma non lo escluderebbe: lo spazio è tanto, tra ippodromo del trotto, scuderie e due piste di allenamento dei cavalli (la parte del galoppo è vincolata), ci starebbe comunque anche una quota di residenziale, negozi, uffici (in tutto 300mila metri quadrati). Pensando anche all' area attorno a San Siro, con la possibilità di cui si discute da tempo, di realizzare attività commerciali e di intrattenimento accanto allo stadio. L' offerta di ospitare anche il tribunale, di fatto, cerca di sbloccare la rigenerazione immobiliare dell' area. Impantanata a Palazzo Marino dai veti di alcuni partiti della maggioranza (la Lega e un pezzo di Forza Italia), ma mai accantonata dal sindaco Moratti. Vista la paralisi, la Losito & Associati spa con la San Siro holding, che ha l' opzione per l' acquisto di tutta l' area dalla proprietaria Snai e ha appena varato un aumento di capitale, ha preparato un nuovo progetto (studiato da Giovanna Fossa, docente di Urbanistica al Politecnico) con meno case ma appunto la "Cittadella della giustizia", che sorgerebbe sulla pista di allenamento Maura. Il piano non dispiace agli avvocati, che di andare a Porto di Mare non sono mai stati entusiasti. Il presidente dell' Ordine Paolo Giuggioli conferma di averlo visto: «Per quanto riguarda la bellezza del luogo, San Siro è meglio di Porto di Mare. La soluzione migliore? Trovarne una per allargare gli spazi attuali senza doversi spostare, sarebbe l' ideale». Ed è arrivato anche alla "Commissione di manutenzione" del tribunale, il comitato che sovrintende alla gestione di Palazzo di giustizia. Per chi ha avanzato il nuovo progetto, l' ipotesi San Siro offrirebbe diversi vantaggi: una zona più centrale in forte espansione in vista di Expo, i collegamenti, il verde. Rispetto a Porto di Mare, poi, non servirebbero bonifiche: in tutto misura l' area prescelta misura 1 milione e 200mila metri quadrati, ma per metà non sarebbero edificabili perché sorgono su un' ex discarica. Il problema è che per arrivare al cambio di localizzazione, Palazzo Marino dovrebbe concedere di poter costruire sul milione di metri quadrati di verde dell' ippodromo e la scelta del mattone su quel gioiello potrebbe essere politicamente troppo impopolare. Seconda decisione: per trasferire a San Siro la "Cittadella della giustizia" pianificata a Porto di Mare bisognerebbe azzerare "l' Accordo di programma" proposto proprio dal Comune. Palazzo Marino, Regione, ministero della Giustizia e delle Infrastrutture hanno stanziato un milione per studiare la fattibilità dell' operazione a Sud della città. E l' assessore all' Urbanistica, Carlo Masseroli, spiega: «L' ipotesi Porto di Mare è quella ufficiale: ha tutte le caratteristiche necessarie e ci permetterebbe di rigenerare un pezzo di Milano fortemente degradato. Ma sono abituato a ragionare in maniera laica: se ci sono scelte con un maggiore interesse pubblico o sono tecnicamente ed economicamente più sostenibili potranno essere prese in considerazione. Finora, però, nessuno mi ha detto che Porto di Mare non va bene».
ALESSIA GALLIONE
La Repubblica
12-05-09, pagina 4 sezione MILANO

 

Sarpi, la rottura dei commercianti
Si litiga per i marciapiedi di via Paolo Sarpi. Gli assessori della giunta Moratti li vogliono, i commercianti invece no. E così il quartiere vede rinviato per l' ennesima volta il proprio aspetto definitivo, perché su questo scoglio la trattativa si è incagliata. «Via Paolo Sarpi sarà una Ztl, una Zona a traffico limitato - spiegano il vicesindaco Riccardo De Corato e gli assessori Bruno Simini (Lavori pubblici) e Maurizio Cadeo (Arredo urbano) - non una vera isola pedonale, anche se avrà vocazione pedonale». Tradotto, le auto ci passeranno, perciò per il Comune servono i marciapiedi. Da 10-12 centimetri, un dislivello ridotto. Ma i commercianti non ci stanno, spiega Giorgio Montingelli dell' Unione del Commercio: «è un' idea inaccettabile, abbiamo fatto un' opposizione violenta. Perché ci sia un passaggio di pedoni pari al passaggio di persone in auto che c' era prima, i marciapiedi vanno eliminati e la corsia stradale delimitata da fioriere o parigine ben distanziate fra loro». Ma le colonnine dette «parigine» costano 250 euro l' una. I commercianti non si sono offerti di partecipare alle spese ma di curare la manutenzione. De Corato affonda come un laser: «Sono stato costretto a ricordare a Montingelli che in via Manzoni avevano fatto la stessa offerta e nell' agosto del 2002 dovemmo togliere le fioriere perché erano tutte seccate». Le colonnine vengono abbattute dalle auto, ricorda il trio di assessori, le fioriere diventano piccole discariche di cicche e cartacce. Quando va bene, perché in viale Monza i negozianti della via implorano di toglierle perché «ci nascondono le pistole». Il tutto rende l' idea dello scontro che ha paralizzato il tavolo, con l' Unioncommercio appoggiata dai residenti di ViviSarpi, il cui portavoce, Pierfranco Lionetto, dice che «siamo all' impasse. E intanto nessun grossista cinese se n' è andato». E già, perché la Ztl si fa per impedire l' assalto dei carrelli di quei cinesi che nell' ultimo anno, secondo i dati Ismu, sono aumentati del 5%, arrivando in città a quota 15.558 regolari più altri 7-8.000 clandestini. «Altrimenti - chiarisce De Corato - mai avremmo fatto la Ztl dove ci sono 1.200 abitanti». La giunta e soprattutto il sindaco Letizia Moratti diranno l' ultima parola. Il vincolo è di non sforare lo stanziamento di 5 milioni, si vedrà se Palazzo Marino saprà dire un no ai commercianti. Sui taxi, almeno, è quasi accordo. Passeranno in via Sarpi per prelevare e lasciare i clienti. Come i residenti per andare in garage o per la sosta temporanea (ma non per il carico e scarico). Però non si percorreranno di seguito i 900 metri della strada. Via Paolo Sarpi sarà spezzettata in segmenti, ciascuno dei quali invertirà il senso di marcia del precedente. Anche su questo si tratta con l' Unioncommercio, che di segmenti ne chiede cinque. Il Comune per ora ha deciso di cambiare direzione al tratto fra via Lomazzo e via Aleardi. Dall' inizio del 2010, scadenza prevista per la Ztl definitiva. Saranno fatti dei parcheggi davanti al cimitero Monumentale, in via Luigi Nono, nelle strade adiacenti a Sarpi (Niccolini, Aleardi). Infine, c' è il via libera ai primi 11 dehors di bar e ristoranti su Sarpi. Si potrà arrivare a 24.
STEFANO ROSSI
La Repubblica
12-05-09, pagina 9 sezione MILANO


I progetti Massimo Cialente
La sfida del sindaco per rifare l' Aquila: chiamerò le grandi star dell' architettura

L' AQUILA - L' idea gli è venuta due giorni fa, camminando con l' elmetto sulla testa nei vicoli disastrati del centro storico, in quel dedalo di stradine dagli scorci inimitabili: archi, portici, cortili, davanzali. Il sindaco dell' Aquila, Massimo Cialente, ha visto quelle macerie e ha preso una decisione: «Voglio chiamare le archistar del pianeta - dice al Corriere della Sera - Renzo Piano, Isozaki, Fuksas, Calatrava... Voglio chiedere aiuto anche a loro. Affinché L' Aquila risorga più bella di prima». Cialente lo può fare: dopo il sisma del 6 aprile è stato nominato dal governo «subcommissario per la ricostruzione del Centro storico» e «soggetto attuatore per la realizzazione delle opere». Insomma, disporrebbe anche dei poteri necessari per vincere questa scommessa. Il suo, qui a L' Aquila, è il sogno di tutti. Sospira, il sindaco: «Via Fortebraccio, via Bone Novelle, via San Martino, via Garibaldi, il Corso, i vicoletti di zona Pretatti e Ortolani, dove nelle domeniche d' estate al tramonto andavo a passeggiare con mia moglie Donatella. Ecco, tutto questo vorrei farlo tornare com' era prima». Lui sa già che il recupero totale di quel paradiso non sarà possibile, troppo gravi le ferite inferte dal terremoto. Ma, assicura, ci proverà: «Abbiamo un' occasione unica - dice Cialente - vorrei perciò che il Sistema Paese si desse delle scadenze precise. Ora a luglio ci sarà il G8 e quello sarà già un appuntamento per mostrare ai Grandi del pianeta ciò che siamo stati capaci di fare in pochi mesi dal giorno del sisma. Poi nel 2011, per i 150 anni dell' Unità d' Italia, sarà importante arrivare al vero traguardo, far vedere al mondo che L' Aquila è rinata. Per portarla infine nel 2015, all' Expo di Milano, come un fiore all' occhiello». La strada, insomma, secondo lui è segnata. Se il presente oggi è fatto solo di tende e casette di legno, il futuro sarà luminoso: niente di faraonico, ma la «new town» dovrà stupire il mondo. Il sindaco vuol convocare presto in Abruzzo il top degli architetti, degli strutturisti, degli ingegneri. Vuol chiamare a raccolta anche le grandi imprese. È un uomo vulcanico, pure spiritoso: «Ecco, eviterei di chiamare soltanto quello (Toyo Ito, ndr) che ha progettato la fontana di Pescara che poi si è sgretolata...», scherza con un pizzico di sano campanilismo. Ma non ci sta affatto a passare per megalomane: «Sono convinto che l' idea possa andare in porto». Serviranno soldi, però. Tanti soldi per un progetto così ambizioso. Perciò la proposta che fa al governo è anche quella di una tassa di scopo: «Denaro subito, solo così possiamo far partire i cantieri. È un sacrificio, me ne rendo conto, ma gli italiani saranno d' accordo». Chissà, però, cosa gli diranno le «archistar» del pianeta: accetteranno l' incarico? Lo faranno gratis? Certo, sarebbe una bella sfida anche per loro. Arata Isozaki ha pensato la nuova stazione di Bologna; Fuksas per Roma immaginò «la Nuvola», il centro congressi che dovrebbe sorgere all' Eur; Renzo Piano è il creatore dell' Acquario a Genova. Cialente ci crede e sta per passare ai fatti: uno per volta li chiamerà. «Ricostruire male le case - spiega il primo cittadino de L' Aquila - vorrebbe dire deturpare ancor più il nostro territorio già sfregiato. Per questo voglio affidare a dei grandi architetti il compito di disegnare i nuovi quartieri e recuperare il centro storico. L' Aquila, dopo l' emergenza, avrà bisogno di qualità».
Fabrizio Caccia
Pagina 6
(13 maggio 2009) - Corriere della Sera

 

Allarme cemento nel Parco Sud
L' asfalto di superstrade che tagliano in due il parco e la minaccia del cemento dove c' era un campo. Dieci ettari di aree agricole lombarde mangiati ogni giorno, secondo uno studio del Politecnico, e diventate strade o edifici. Con il Parco Sud che non fa eccezione: a ogni tramonto perde 0,35 ettari di campi e paesaggi, con mille ettari di terreni sottratti negli ultimi anni. A difendere il ruolo insostituibile dell' agricoltura dall' avanzata del cemento al Parco Sud scende in campo il Fai, il Fondo ambiente italiano, che in un incontro a Villa Necchi approfitta della scadenza di mandato dell' Ente parco per fare un bilancio sulla gestione e attaccare le minacce di asfalto, in particolare della superstrada voluta da Anas e Regione tra la tangenziale ovest e Malpensa, e cemento nei 47mila ettari totali a sud di Milano, di cui oltre quattromila comunali. «Un anno fa il sindaco Letizia Moratti disse che l' Expo era votato all' agro-alimentare - ricorda il presidente del Fai, Giulia Maria Mozzoni Crespi - ma nessuno parla più di parco agricolo, che oggi è abbandonato: Ligresti ha acquistato molte cascine, per questo i produttori sono scoraggiati e hanno smesso di investire nel loro lavoro, spaventati dalla prospettiva di espansione di molti "cementieri"». Sensibile al consumo di suolo anche Diana Bracco: «Sono una sostenitrice del Parco Sud», ha detto il presidente della società che gestirà l' Expo, prima di specificare però la necessità di coniugare progresso e ambiente: «Il nostro territorio necessita con urgenza di un adeguamento infrastrutturale. Opere come la tangenziale est esterna e il prolungamento della Boffalora-Malpensa sono essenziali». Propositi di conciliabilità «bizzarri e incondivisibili», per il consigliere dei Verdi al Pirellone, Carlo Monguzzi, che attacca: «La Regione non pone alcun freno a strumenti deleteri comei programmi integrati d' intervento». A Diana Bracco ribatte anche Carlo Franciosi, presidente della Coldiretti di Milano e Lodi: «Non servono collegamenti nuovi ma allargare e mettere in sicurezza quelli esistenti». Convinta che solo la città metropolitana possa assicurare una governance adeguata, e contraria alla superstrada, il presidente in scadenza del parco Sud (l' unico gestito dalla Provincia), Bruna Brembilla: «Fino a cinque anni fa il parco era un "ferro vecchio" mentre oggi è oggetto di dibattiti ma occorre garantire un reddito agli agricoltori». All' appello del Fai si uniscono anche gli accademici: «I dati che abbiamo finora arrivano al 2007 - precisa Paolo Pileri docente di Architettura e pianificazione del Politecnico - ma dagli studi non ci sembra che le cose stiano migliorando». In più la beffa: «I dati dimostrano che il quattro per cento di aree agricole urbanizzate in nove anni, fino al 2007 - avverte Stefano Bocchi di Agraria - ha la classe di fertilità più elevata».
ILARIA CARRA
La Repubblica
14-05-09, pagina 7 sezione MILANO

Bergamo
Isozaki firma la nuova sede della Provincia

BERGAMO - C' è la firma di Arata Isozaki sul progetto della nuova sede della Provincia di Bergamo che sarà realizzata nell' area oggi occupata dallo scalo merci ferroviario. Il maestro giapponese (in tandem con il bergamasco Attilio Gobbi) ha sbaragliato la concorrenza di firme famose dell' architettura italiana e internazionale: da Mario Botta a Henning Larsen, da Benedetto Camerana a Josep Llinas Carmona. Al concorso avevano aderito 130 fra singoli progettisti e studi associati. La giuria ha fatto una scrematura che ha portato prima alla selezione di 10 progetti, poi alla scelta definitiva annunciata e presentata ieri. Isozaki ha sorpreso tutti fin dall' altezza, perché mentre la città si aspettava un grattacielo (era stata indicata un' altezza massima di 88 metri), oggetto di un vivace dibattito per mesi, ha concepito un originale cubo in vetro ed acciaio alto «solo» 48 metri. Sarà una costruzione aperta sui diversi lati, non compatta, con balconate che daranno su Bergamo Alta piuttosto che su quella che viene definita Bergamo Sud. L' intervento, fortemente voluto dal presidente uscente della Provincia Valerio Bettoni, costerà 36 milioni di euro. Spesa che sarà coperta vendendo gli edifici, salvo la sede di rappresentanza in via Tasso, che ospitano gli uffici provinciali. Il palazzo della coppia Isozaki-Gobbi ha anche un valore simbolico perché sarà la prima opera dello sviluppo della città al di là della storica barriera ferroviaria. Da decenni si discute che cosa ne sarà di quel pezzo di Bergamo. La sede della Provincia dovrebbe essere il primo tassello.
Cesare Zapperi
Pagina 13
(15 maggio 2009) - Corriere della Sera


Area Gorani-Brisa-Ansperto Partono i lavori per l' area archeologica. «Un museo a cielo aperto»
Milano romana, al via i cantieri

Un museo a cielo aperto e una suggestiva passeggiata alla scoperta dei siti archeologici della Milano Romana. Ci sono voluti anni, ma ora si parte. L' ultima e definitiva convenzione è stata firmata il 30 aprile scorso e tra 40 giorni aprirà il cantiere per l' intervento di riqualificazione sull' area Gorani-Brisa-Ansperto, sulla base di una variante urbanistica approvata nel 2005. Per gli assessori allo Sviluppo del Territorio, Carlo Masseroli, e all' Arredo e decoro urbano, Maurizio Cadeo, arriva finalmente a compimento «un intervento eccezionale per la città», che potrebbe rappresentare la prima tappa di un' operazione rivolta all' ampliamento degli scavi del Palazzo imperiale e alla creazione di una piazza pubblica affacciata sulle rovine, con in mezzo la Torre Gorani restaurata L' opera, progettata dallo studio di architettura Luisa Cortese, verrà realizzata a costo zero per il Comune, come oneri di urbanizzazione per l' intervento privato in corso sulla via Santa Maria alla Porta. «La proposta e - spiega l' architetto Cortese - risponde all' esigenza di qualità urbana, presentando un percorso che colleghi i luoghi verdi della zona come il giardino Aristide Calderoni e i siti archeologici e culturali presenti. Il percorso infatti mette in stretta relazione il Museo Archeologico con gli scavi dei resti del Palazzo Imperiale». La via Ansperto, in particolare, è destinata a diventare un' area espositiva all' aperto, dove potrebbero trovare spazio giovani artisti e scultori, magari grazie a una collaborazione con la Triennale e l' Accademia di Brera. Pavimentazione in porfido e granito, alberi e oggetti d' arredo. Tutto ciò verso una pedonalizzazione completa che, non nasconde l' architetto Cortese, costituirebbe il naturale sbocco della riqualificazione. La previsione è di concludere i lavori in 20 mesi. «E' un intervento molto importante che dà via via consistenza al progetto per un museo a cielo aperto - sottolinea l' assessore Masseroli - Per rendere ancora più fruibile l' area è già allo studio la pedonalizzazione». Masseroli annuncia che c' è «l' intenzione per il futuro di far rientrare nel progetto di riqualificazione anche la palazzina occupata dai vigili del fuoco, di proprietà comunale». «Arriva finalmente a conclusione - conclude l' assessore Maurizio Cadeo - un intervento su un' area importante che dal punto di vista dell' arredo e del decoro presentava criticità». Cadeo pensa già al dopo: «Studieremo sistemi di controllo e poche chiare regole - avverte - per garantire il rispetto degli spazi riqualificati. E su questo avremo il pugno di ferro. Ma sono fiducioso: creare il bello induce poi anche a rispettarlo».
Rossella Verga
Pagina 10
(15 maggio 2009) - Corriere della Sera

 

Il docente di estetica «Troppo caos, non servono i piani faraonici»
Dorfles: contro le voragini non serve un comitato di saggi ma maggiore attenzione

Lui, che di anni ne ha 99, dice che «per fortuna rischia di non vedere gli scempi dell' Expo». Dice che ancora una volta Milano ha sbagliato strada, affidandosi a progetti «faraonici», come i Navigli fino a Rho-Pero, senza tener conto dell' insieme urbanistico ambrosiano. Dice che la politica, le istituzioni si affidano alle «propaganda» più che al gusto, e dice soprattutto che «a Milano servono idee, gusto e competenze». Lui è Gillo Dorfles, classe 1910, professore di Estetica, critico d' arte e grande esperto di architettura del Novecento. Professore, questa Milano con le strade coperte di buche, i cartelli abbattuti, le indicazioni stradali senza capo ne coda, non le piace, immagino? «È una città caotica, confusionaria, quasi fatiscente. Pensiamo a un turista che arriva in città dopo aver visitato una capitale europea, cosa trova?» Si potrebbe dire che trova il Cenacolo, la Pietà Rondanini, le boutique dello shopping... «Si, ma il resto è uno sfacelo. Manca un vero piano urbanistico, la città è slegata, non c' è interazione tra il centro e la periferia» Ma questo, professore, è il problema di tutte le metropoli. «No, a Londra c' è un sistema urbano che tiene conto dei sobborghi. A Genova e Torino per citare esempi italiani si è riusciti a risolvere situazioni di degrado che sembravano insanabili. Qualcuno ricorda come si presentava il Porto di Genova?» Però ci si è affidati a un certo Renzo Piano, un progetto che oggi, con la crisi, sarebbe considerato troppo oneroso. «Il problema non sono i soldi. A Salerno si sono affidati a un grande urbanista, il più grande urbanista spagnolo Oriol Bohigas, e hanno dato un senso un "senso" urbanistico alla città. E non si dica che Salerno ha più risorse di Milano...». Quindi secondo lei, occorre affidarsi a grandi nomi dell' architettura per ridare piano urbano alla città? «Assolutamente. Non è possibile che siano solo dei tecnici, dei ragionieri, o peggio dei politici a decidere quali monumenti preservare, o quali nuove opere installare. Anni fa fui chiamato a far parte di un comitato di lavoro insieme ad artisti del calibro di Pomodoro e riuscimmo a bloccare alcune opere "mostruose"». Oggi, con l' occhio all' Expo del 2015, il dibattito sul futuro della città pare aver ripreso quota. «Ma ci si limita al cortile di casa. Milano non si ferma alla Cerchia dei Navigli. Questo bisogna capirlo, una volta per tutte: il tessuto urbano parte a Mortara e arriva a Legnano, da Bergamo a Lodi». Ma per chiudere una buca ci vorrà mica un comitato di saggi? «No, ma dei buoni amministratori. E non creda siano più facili da trovare».
Cesare Giuzzi
Pagina 6
(16 maggio 2009) - Corriere della Sera



Inceneritore nel Parco Sud dalla Regione arriva l' ok
La Regione si prepara ad allentare i vincoli che limitano la costruzione di impianti per lo smaltimento rifiuti in aree protette. È quanto si ricava da una delibera presentata dall' assessore ai Servizi di pubblica utilità, Massimo Buscemi. L' attuale normativa regionale «esclude - recita la delibera - la localizzazione di nuovi impianti per la termovalorizzazione dei rifiuti negli ambiti sotto tutela paesaggistica». Di qui una «gravosa limitazione» alla individuazione di «aree idonee a ospitare impianti di importanza strategica in ambito regionale». Buscemi propone perciò una modifica che consenta di localizzare gli impianti anche «negli ambiti assoggettati a tutela paesaggistica». Ci sono delle condizioni. Va dimostrata l' impossibilità di fare l' impianto altrove e provata la compatibilità con l' area protetta, anche con «misure mitigative e compensative». Tuttavia, per un centrodestra che in Comune, con l' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli, definisce il Parco Sud «puro degrado», sembra prepararsi il via libera a un nuovo inceneritore nel parco agricolo che circonda Milano. Lo pensa anche Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia: «Il modo di costruire un inceneritore nel Parco Sud si troverebbe comunque ma così è più facile». Già approvata dalla giunta, la delibera deve andare in commissione Ambiente (forse mercoledì), poi in Consiglio. Buscemi contesta che «non cambia nulla nella salvaguardia delle oasi naturali», le aree più pregiate dal punto di vista ambientale. Nei parchi, però, non sono tutelate solo le oasi naturali e la svolta della Regione preannuncia nuove polemiche preelettorali. Domenica scorsa il premier Berlusconi aveva attaccato la Provincia, dove «Verdi e comunisti hanno paralizzato il nuovo termovalorizzatore. Milano rischia di diventare come la Campania». Da Palazzo Isimbardi il presidente uscente e ricandidato dal Pd, Filippo Penati, aveva replicato che l' inceneritore si farà nel Nord Milano. Attraverso una newco che sarà costituita giovedì prossimo da Asam, la holding della Provincia, e dal Core, il Consorzio recuperi energetici dei Comuni di Sesto, Cologno, Pioltello, Segrate e Cormano, quattro dei quali guidati dal centrosinistra. La materia del contendere è tutta qui, se a realizzare l' affare sarà il Core scelto dal Pd o A2A, come vorrebbe il centrodestra che lo controlla attraverso il Comune. «Il sindaco Moratti vuole l' impianto nel Parco Sud, fra Rozzano e Opera», ha detto Penati. Buscemi lo ha smentito: «Deciderà la Regione». Ma ora il documento, firmato proprio da lui, riaccenderà le polveri. «In realtà Milano non ha bisogno di altri inceneritori - conclude Di Simine - l' attuale eccesso di 400.000 tonnellate (e non di 600.000, includendo i fanghi dei depuratori),è il 6% del totale annuo, dunque gestibile. Entro il 2011, prima che si completi un nuovo forno, per legge la Lombardia dovrà raggiungere il 65% di raccolta differenziata (oggi è al 43, Milano al 33), e applicare la direttiva europea per la diminuzione dei rifiuti. E se pure Milano esportasse a Parona, dove l' inceneritore importa da Asti e Alessandria perché sovradimensionato rispetto al fabbisogno della provincia di Pavia, non sarebbe un dramma».
STEFANO ROSSI
La Repubblica
17-05-09, pagina 2 sezione MILANO


C' è anche il tunnel da 14 chilometri
Dodici milioni di metri quadrati da rigenerare. Trentuno nuovi quartieri. Palazzi al posto dei Mercati generali o dell' ippodromo di San Siro, dei vecchi binari delle Nord a Cadorna, delle caserme dell' esercito. Ma nuove case anche sui confini del Parco Sud, aprendo al mattone fino al 9% delle aree, per riqualificarle con la plusvalenza che ne arriverà. Eccola, la Milano del futuro. LA CITTÀ che sogna due milioni di abitanti inizia a intravedersi nel Piano di governo del territorio (Pgt), il nuovo libro-mastro della città che manderà in pensione dopo oltre cinquant' anni il vecchio Piano regolatore, che fu fatto nel 1954 e poi solo aggiornato nel 1980. LA CITTÀ DENSA Il risultato dovrà essere una Milano diversa. Con più grattacieli e più abitanti. Con nuovo cemento e incentivi per case a basso prezzo (l' housing sociale, a Greco e Bicocca e Porta Romana dedicato a studenti). Con un' opera da brivido come il tunnel da 14 chilometri da Rho a Linate, il progetto privato su cui lo Stato dovrebbe investire qualcosa come un miliardo di euro: i soldi non ci sono, ma il mega-tunnel è comunque citato nel Pgt. Ma anche una Milano più ecosostenibile: i vincoli dicono che i nuovi quartieri dovranno prevedere un' autarchia di parcheggi sempre interrati, un terzo o la metà delle aree dovranno essere per parchi e verde. Prescrivono la «mobilità lenta», ovvero piste ciclabili, percorsi pedonali, nuove linee tranviare e mezzi pubblici abbastanza vicini da andarci a piedi. Questo assicurano i documenti del Comune che la giunta di Letizia Moratti sta discutendo con i partiti della sua maggioranza. E che entro l' estate dovrà approvare per iniziare il lunghissimo iter di «adozione» del Pgt. I PARCHI Il Piano fa l' elenco delle grandi «aree di trasformazione urbanistica». E la trattativa tra giunta e partiti è partita proprio da qui, perché è questo il cuore del nuovo Pgt. Quello su cui il Comune deciderà il destino della città e delle sue funzioni. Ma anche quello dove si giocherà il business privato dei grandi progetti immobiliari. Trentuno nuovi quartieri, appunto. E nel documento confluiscono anche i cinque vecchi progetti chiamati «Piani di cintura urbana» che il Comune aveva trattato con la Provincia perché incrociano le sorti del Parco Sud: a Palazzo Isimbardi tutto si è bloccato e se ne riparlerà dopo le elezioni, a Palazzo Marino comunque per la parte dentro i confini cittadini si va avanti inserendoli nel Pgt. Cosa prevedono i piani? Che si possa aprire a nuove costruzioni e che il ricavato serva a riqualificare le aree verdi circostanti. Quanto costruire? La «superficie interessabile da azioni di trasformazioni per insediamenti non connessi con la fruizione pubblica» sarà al massimo del 7% per la zona intorno a Trenno, Parco delle Cave e San Siro; dell' 8% a sud dei Navigli; del 9% nella zona del Ticinello, nel piano a Est per Lambrate-Forlanini e del 10% per l' area intorno a Monluè. I QUARTIERI La lista delle aree di trasformazione si apre con il numero uno dei progetti: quello che vorrebbe portare la cementificazione a San Siro. Per superficie il più grande e dunque il più ricco, oltre due milioni di metri quadrati di territorio che verrebbero riqualificati e che per due terzi oggi sono destinati all' ippica. L' operazione-ippodromo nel Pgt in discussione c' è. Nonè detto che ci resti: Moratti e i partiti decideranno solo dopo le elezioni se dare il via libera o no ai palazzi extralusso. Il secondo punto nevralgico del Pgtè legato all' Expo, con le aree di Rho-Pero dove ci sarà l' Esposizione e la contigua Cascina Merlata, che insieme valgono altri due milioni di metri quadrati. A Cascina Merlata il Pgt prevede, dopo il 2015, case e housing sociale. A Rho-Pero, invece, un enorme punto interrogativo: sarà trasferito lì l' Ortomercato, liberando quasi 700mila metri quadrati in via Lombroso subito rioccupati da un nuovo quartiere? È una delle domande a cui il testo del Piano in discussione non dà ancora risposte, aspettando che la partita sia chiusa a livello politico. Così come grossi punti interrogativi il documento lascia sul progetto di riqualificazione dei magazzini della Stazione Centrale lungo la massicciata ferroviaria, e tanto più alla nuova «Città della giustizia» a Porto di Mare che deve liberare il Palazzo di giustizia e il carcere di San Vittore: non si possono buttare giù, il business immobiliare è ancora tutto da inventare. Più facile immaginare il destino di due aree che valgono oro come Cadorna (100mila metri quadrati coprendo i binari alle spalle della stazione) e Porta Genova (80mila): pronte per nuove case. Così come palazzi dovranno arrivare al posto di stazioni merci (la più grande Farini, che da sola vale 636mila metri quadrati) e caserme che ormai sopravvivono alla leva generale (come la Santa Barbara di piazzale Perucchetti a Baggio). Per tutte nuovi quartieri, sempre con allegata una promessa di verde pubblico.
GIUSEPPINA PIANO
La Repubblica
17-05-09, pagina 1 sezione MILANO








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