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Campana’s Tropical Modern

Dal 24.04.2009 al 24.05.2009

Il lavoro di Fernando e Humberto Campana presentato con Massimo Morozzi, art director di Edra, in una serata all'Ordine evento del Salone del Mobile di Milano

La serata dell’Ordine in occasione del Salone del Mobile di Milano, è dedicata al lavoro di Fernando e Humberto Campana, noti designer brasileri che ce ne hanno parlato a due voci  insieme a Massimo Morozzi, loro mèntore in qualità di art director di Edra.

L’inossidabile Franco Raggi ne ha fotografato efficacemente il procedere parlando di teoria involontaria, fondata sulla pratica del lavoro come espressione di una necessità creativa.
La loro è una strategia di comportamento creativo che porta a oggetti inimmaginabili nel solco modernista.
Strategia fondata sull’ascolto dei racconti di strada, in cui i materiali poveri e di riciclo non sono utilizzati secondo i canoni ideologici del riciclo, quanto elementi della condizione dell’essere della città in cui vivono, San Paolo, così come delle suggestioni della campagna, ovvero sorgenti iconiche originalmente interpretate.

Parlano intercalandosi l’uno nell’altro, una sorta di inseguimento in cui quanto uno dice diventa spunto per l’altro di ulteriori immagini o racconti.
La lingua portoghese, ci raccontano, contraddistingue tutto il brasile senza particolari inflessioni dialettali, a differenza degli altri paesi sudamericani di lingua ispanica.
La cultura indigena è stata per loro di grande ispirazione, sono cresciuti lontano dal centro urbano, anche se Humberto dice che il museo di arte moderna di Lina Bo Bardi è stato la sua Università –è laureato in legge, ma da piccolo sognava di diventare un contadino, mentre Fernando un astronauta…

Le immagini che scorrono illuminano il loro lavoro: le prime sedie sono fatte dall’assemblaggio di più fogli di plastica a bolli, senza alcun rivestimento, piuttosto che dalla canna di gomma per innaffiare il giardino. Si dicono minimalisti, ma non propriamente nel senso tedesco o scandinavo. In questo senso mostrano un Tavolo per Fontana composto dai piccoli coperchi delle pilette di tombinazione.

Per la Vermelha, nel 1993 la rappresentazione del progetto richiesta da Morozzi per metterla in produzione, consiste in un video in cui Humberto annoda le diverse parti, nessun disegno…  solo nel 1998  in Italia  vedono il loro progetto prodotto.

Da una foto di una bancarella di vestiti usati, nel 2002 prendono spunto per inventare una seduta senza struttura metallica di supporto: nasce così la Sushi Chair, composta da un rotolo di tessuti vari, moquette e gomma legata insieme da un cordone elastico. “San Paolo è moto brutta: bisogna saper vedere la bellezza dove non c’è”.

Mostrano una foto di ‘Paraisopolis’, la favela collocata in mezzo al quartiere più ricco di san paolo.
nel 1990 per un produttore della comunità tedesca del sud del brasile si inventano la sedia ‘Favelas’, agglomerato di frammenti in legno poi prodotto da Edra.

Nello stesso spirito un pachwork dedicato a suggestioni dall’ Amazzonia: una sequenza scoppiettante, di peluches raffiguranti caimani, panda, orsi, e poi un mix di animali fino alle bambole tradizionali di pezza!
Oppure il Boa, 9 tubi lunghi 10 metri riempiti di gomma piuma ed intrecciati tra loro.

E poi il lavoro sulle fibre naturali: la vendetta del midollino sulla plastica, in cui le sedie odiose da spiaggia dei colori più sgargianti vengono inglobate in un oggetto organico di midollino intrecciato.

Chiudono il loro intervento mostrando il museo vitra di Ghery rivestito di paglia, “come un santino della tradizione del candomblè”.

Grandi.

Morozzi racconta del modo assolutamente casuale con cui si è imbattuto nel lavoro dei fratelli Campana.
Sfogliando un libro americano vede una sedia di corda intrecciata; attraverso una amica giornalista brasiliana riesce ad avere il loro telefono e li chiama. Ma tra la lingua e la comunicazione telefonica, loro capiscono che lui stia chiedendo  un progetto per ‘una seduta  Idra’ -nota ditta di sanitari…- e ne rimangono alquanto perplessi…  così invece e nata la produzione della Sedia Vermelha e della successiva collaborazione, ad oggi circa una ventina di cose fatte insieme.

Racconta come dietro ad ogni progetto vi sia una fiction: Così per il mondo minerale di brasilia e la collezione di tavolini con lo stesso nome, i mobili scrigno, fino allo specchio, nati appunto da un viaggio a Brasilia.

Una immagine su tutte, lo studio Campana esploso, in cui si intravedono vari prototipi, la cui didascalia per Morozzi è significativamente  “Strategia del Disastro”.

E poi ancora la poltrona Leatherworks, che ha vinto il concorso della rivista Icon per l’oggetto più Brutto e Cattivo… o il divano Cipria, “un gatto in 8 pezzi”.

Humberto e Fernando chiudono, sempre parlando insieme,  raccontando come il loro insegnamento sia legato esclusivamente a mani e testa, una forbice e quanto si trova intorno: il loro mandato è dare libertà, stimolare la contaminazione.


Francesco de Agostini


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