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Settimana del 18 Giugno 2008

Dal 23.06.2008 al 23.06.2009

Rassegna stampa dei principali quotidiani nazionali e del sito Archiworld, relativa agli articoli di interesse per Milano e Provincia.

Una Storia in Copertina
Architetti in (red)azione
Casabella: 80 anni nel segno della contemporaneità «Così abbiamo scandito la modernizzazione dell' Italia»

Buon compleanno «Casabella». E potremmo aggiungere: ottanta, ma non li dimostra (che il 1928 sia stato fondamentale per l' architettura italiana lo dimostra il fatto che è anche l' anno di nascita di «Domus», buon compleanno pure a lei). I lettori continuano a crescere, è da poco nata l' edizione giapponese ma quello di «Casabella» continua a rimanere un occhio vivacemente indiscreto sulla contemporaneità (non soltanto in architettura), lanciato di volta in volta sul ventennio fascista come sulla ricostruzione postbellica, sul boom economico come sulla globalizzazione. «La storia di "Casabella" - tiene a chiarire Francesco Dal Co direttore dal 1995 - è in parte segnata dal paradosso del suo stesso nome: la scelta di chiamarla "La casa bella" testimonia proprio l' iniziale voglia di educare i lettori ad un nuovo gusto domestico, ad una rinnovata "cultura della casa", spiegando appunto come rendere "bella" una tavola imbandita o come accoppiare tappezzerie e mobili moderni, quadri e oggetti». Le cose cambieranno quando la rivista sarà affidata a Giuseppe Pagano che «ridenominò la rivista "Casabella", una parola che di per sé non ha molto senso ma che rende bene l' idea non più di indirizzare il gusto borghese ma di contribuire a formare un nuovo ceto professionale, quello dei giovani architetti appena diplomati dalle Facoltà di architettura nate negli anni Venti». A loro toccherà, secondo Pagano, il compito di concretizzare «quello "stile moderno" che Pagano riteneva proprio del Fascismo». Per Dal Co, il ruolo di Pagano supera però i confini della semplice direzione: «Pagano è stato una figura centrale nei mondi della professione, della cultura e della politica pur non essendo forse un grande architetto come invece lo fu il suo "rivale" Giuseppe Terragni. Ed è stato una figura emblematica anche sul piano politico: prima con D' Annunzio a Fiume; poi legato a Bottai; una solida fiducia nella capacità del Fascismo di fare dell' Italia uno dei Paesi più moderni d' Europa che, dopo l' inizio della guerra, si trasformerà in aperta collisione con il regime». Tanto che, nel 1943, la pubblicazione di "Casabella" sarà vietata mentre, in seguito, Pagano si avvicinerà alla Resistenza e morirà a Mauthausen. Le sue vicende, insomma, «ben riassumono i tratti di quelle vissute a sua volta da una parte considerevole della cultura italiana del Novecento». Dopo il 1946 «Casabella» avrebbe incontrato molte difficoltà sino a quando non sarebbe affidata all' architetto Ernesto N. Rogers: «Pagano aveva evitato di fare di "Casabella" una rivista d' avanguardia e Rogers lo imitò - dice Dal Co -. Rogers è così stato in qualche modo l' interprete raffinato di un programma di modernizzazione architettonica e di educazione della committenza, cercando in qualche modo di adeguare la cultura professionale alle sfide legate al boom economico». Per l' attuale direttore «Rogers nutriva soprattutto una forte attenzione alle implicazioni sociali e alle valenze etiche dell' architettura». Un atteggiamento che contribuirà «a rendere "Casabella" ulteriormente autorevole sulla scena internazionale, facendone la protagonista di una delle migliori stagioni vissute dall' architettura italiana del Novecento». Il passo successivo, dopo la scomparsa di Rogers, «Casabella» lo compirà tra gli anni Sessanta e Settanta sotto la direzione di Alessandro Mendini «che tentò di adeguarne il passo a quello dei tempi». Nel 1977, poi, ancora una nuova svolta «quando Tomàs Maldonado cercherà di farne un organo di "sperimentazione" del dibattito interdisciplinare, mettendo in discussione i modi in cui si era affermata come portavoce della cultura più impegnata». A partire dal 1982, un altro cambio di rotta: «Vittorio Gregotti riconduce "Casabella" alla vocazione originaria; tesaurizzando in parte quanto fatto da Maldonado, rinnovando la tradizione che Rogers aveva ereditato da Pagano» ovvero quella di un impegno «quasi didascalico» nei confronti della professione che la porterà «a indicare veri e propri modelli di comportamento». E oggi? «Il mondo dell' architettura è certamente cambiato e non credo in peggio. Sono arrivato a "Casabella" alla conclusione di un secolo ormai squassato, tuttavia ritengo che il Novecento sia stato davvero glorioso per l' architettura. Per questo condivido quello che un vecchio saggio come Adolf Loos scriveva a suo tempo: "Se penso al passato e mi chiedo in quale epoca mi sarebbe piaciuto vivere mi dico: in quella attuale"». * * * GLI APPUNTAMENTI «Cos' ho imparato dall' architettura» è il titolo delle numerose iniziative del 2008 per l' 80esimo di Casabella. Tra queste: Álvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura parlano, il 20 giugno, alla Cava Cengelle a Pederiva di Grancona (Vicenza); il 15 settembre Zaha Hadid (foto) terrà una conferenza nel cantiere del Museo MAXXI a Roma; da lei progettatosempre in settembre Massimo Cacciari e Francesco Dal Co parleranno di Carlo Scarpa all' interno della Tomba Brion a San Vito d' Altivole (Treviso); In dicembre, Tadao Ando tratterà il tema Cosa ho imparato dall' architettura in una conferenza che si svolgerà a Milano. Info: www.electaweb.com
Bucci Stefano
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(18 giugno 2008) - Corriere della Sera

 

L' intervento . Il progettista portoghese
Quel peso nobile del Costruire
Pessoa insegna: ci vuole «gravità»

Mi piace usare l' espressione «muratore di opera grave» che, in documento portoghese del Seicento, disegnava il maestro che pratica l' architettura. Si tratta di una espressione molto felice: il «maestro» è colui che costruisce con la pietra e con altro materiale; l' opera è «grave», ovvero seria, significativa, meditata. La questione della gravità in architettura mi interessa in maniera particolare: così come noi ci rendiamo conto del nostro respiro solo quando l' aria ci viene a mancare, come ha scritto il nostro maestro Fernando Pessoa, allo stesso modo prendiamo coscienza della gravità nel momento in cui scompare. Riflettiamo un momento sul termine. «Gravità» si applica al comportamento - un uomo grave, un' azione grave, una parola grave. Però nella sua accezione fisica «gravità » fa riferimento a una forza che ci colloca, ci attribuisce un peso, garantisce la nostra verticalità. Ciò significa che la gravità del comportamento, morale o intellettuale, deve essere messa in relazione con la gravità fisica, in quanto i due significati del termine sono complementari e riferendoci ad esso evochiamo tanto il peso quanto l' azione intelligente e meditata. Non dimentichiamo inoltre che la gravità fisica o plastica contribuisce in modo significativo alla stabilità simbolica o temporale dell' architettura. La questione della gravità mi interessa e mi preoccupa, dicevo, perché nella nostra epoca la gravità comincia a scarseggiare, così come il respiro. Di «muratori» c' è abbondanza; sono sempre di più e sempre più ambiziosi; ma «muratori di opere gravi» se ne trovano sempre meno.
Siza Albaro


L' Unione del commercio: botteghe storiche cancellate dagli ipermercati. «Il progetto di Renzo Piano? È ancora una scommessa»

Carocasa, giovani, aree Falck: le sfide di Sesto La chiesa ai politici: basta promesse, ora i fatti

«Abitazioni, prezzi troppo alti. Sposarsi è un lusso». Il Comune: il futuro affidato alle riconversioniIn aumento gli stranieri: «Immigrazione fuori controllo». Don Brigatti: «Serve più collaborazione con il Comune di Sesto»

Le sirene hanno suonato per un secolo breve. Avvisi agli operai di Falck, Breda e Marelli, vita di fabbrica da inizio a fine ' 900. Le campane, invece, a Sesto San Giovanni suonano in crescendo e il decano ci tiene che il Comune senta e risponda. Il suo discorso alla città è un richiamo: «I giovani li perdiamo, senza risposte serie. E quelli che si sposano scappano, ché le case costano troppo». Quanto agli stranieri, un cittadino su otto (clandestini esclusi), don Giovanni Brigatti teme la deriva dei «corpi estranei», italiani isolati dagl' immigrati, e pensa che «non si fa abbastanza per l' integrazione». Peggio: «Perdiamo un pezzo di città alla volta», attacca Zeffirino Melzi, il presidente dell' Unione del Commercio locale. Per dire: via Breda angolo via Firenze. «La nostra Montenapoleone è diventata una casbah, sono rimaste quattro botteghe storiche». E quanti phone center, kebab, macellerie islamiche. Via XX Settembre è una mini-Chinatown e «ormai in città è straniero un artigiano su quattro». Le sirene e le campane. Passato e presente di Sesto, 80mila abitanti per una città che fu Stalingrado d' Italia, piccola Manchester, e ora si trova spogliata dei simboli e impegnata a ripartire da quelli. La chiesa, in questi giorni di festa cittadina, auspica «un rapporto di costruttiva, se pur distinta, collaborazione» con l' amministrazione. Costruttiva, sì. Centrata sui «problemi da risolvere», dopo tante promesse. Il 1996 è l' anno dell' architetto giapponese Kenzo Tange e del Parco della Musica. Svanito. Il 1999 si chiude con il Museo del contemporaneo firmato da Mario Botta. Dov' è? E poi: uno stadio per l' Inter, il Tribunale, le sedi Rai e di Sky. Nulla, si fanno altrove. «I grandi progetti sono fermi», sostiene Maria Bonfanti, presidente della Banca di Credito Cooperativo che ha un Osservatorio col Politecnico: restano 2 milioni di metri quadri di capannoni da far rinascere. Sì, sono partite le bonifiche nelle aree Vulcano e Decappaggio, ma il progetto della nuova Falck firmato da Renzo Piano è ancora una scommessa: il gruppo Zunino, proprietario dell' ex acciaieria, sta ancora trattando con le banche. Si dice: il futuro è la riconversione delle vecchie fabbriche. Sarà. Giada e Valentina, quarta elementare, si accontentano di «parchi sicuri, puliti, senza drogati e ubriachi» (e le loro mamme annuiscono). Cercano un tetto le coppie che «non trovano casa sotto i 2.800 euro al metro quadro». Le famiglie dei rioni Rondinella e Baraggia insistono perché le si liberi da «spaccio e incubo dei furti». E per il tifoso che si batte per «uno stadio dignitoso per la Pro Sesto e una palestra per il basket femminile», e per il residente che invoca un muro anti-rumore lungo la ferrovia, ci sono quartieri che abbattono e murano l' ipotesi di una nuova moschea. No in via Vittorio Veneto, no alla Pelucca, no in via Martesana. Intanto, il centro islamico di via Tasso trabocca. È un viale Jenner per 1.500 in preghiera. Un nervo scoperto. Ha un record, Sesto San Giovanni: 611 metri quadrati di centri commerciali ogni mille abitanti. Cioè: il doppio della media lombarda, che è già una volta e mezzo quella italiana. Centro Sarca e Vulcano in casa, Auchan e la Fontana appena fuori, a Cinisello. «L' espansione non è stata governata», denunciano i piccoli commercianti. Risultato: chi ha venduto agli stranieri rimpiange la città operaia e chi resiste ha gli affari «strozzati dalla mancanza di parcheggi» e il fantasma di un altro mega polo dello shopping all' ex Falck. «Avrebbe un impatto devastante»: per i negozianti di Sesto la sirena è un allarme. * * * Cosa non funziona Case Aler e illegalità Rondinella, viale Edison e via Catania: tre punti critici per occupazioni abusive illegalità *** I parcheggi Pochi parcheggi per i residenti. Le aree di sosta sono occupate dalle auto dei pendolari *** Graffiti e degrado Interi palazzi imbrattati da scritte. Di notte troppo rumore nelle zone dei locali * * * Cosa funziona Le aree e lo sviluppo L' Agenzia per lo sviluppo ha riprogettato aree per Sesto. Ora si occupa dell' hinterland *** Il campo d' atletica Rifatto nel 2002, sul campo Pino Dordoni si allena anche l' olimpionico Ivano Brugnetti *** Spettacoli e cultura Musica e teatro allo Spazio Mil con i Filodrammatici negli ex magazzini della Breda
Stella Armando
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(19 giugno 2008) - Corriere della Sera

 

Bergamo Tre progetti firmati da studi di fama mondiale in lizza per ridisegnare la «capitale» della Valbrembana
Guru dell' architettura, sfida sull' acqua
Percassi: «Costruiremo a San Pellegrino le terme e l' hotel più belli del mondo»

BERGAMO - Tra pochi giorni conosceremo quale sarà il nuovo volto di San Pellegrino Terme, la località della Valbrembana che negli anni Sessanta era meta preferita, grazie al Grand Hotel e all' ex Casinò, di vip e campioni dello sport (qui veniva in ritiro l' Inter di Herrera). Al concorso internazionale del gruppo Percassi, proprietario dell' area che comprende le vecchie terme, l' ex stabilimento delle acque minerali e altri edifici storici, hanno partecipato architetti di fama mondiale, dal portoghese Souto de Moura al francese Perrault, dal giapponese Kuma al veneziano Scarpa. C' è chi ha immaginato un cambiamento radicale, ipotizzando un «paesaggio d' acqua», e chi si è accontentato di un approccio più attento alla storia e all' ambiente montano. Alla fine sono rimasti in tre: Perrault, Kuma e Souto de Moura. Il vincitore sarà proclamato il 7 luglio nel corso di una cerimonia al teatro Versace di Milano. Una scelta voluta dagli imprenditori Antonio Percassi e Stefano Stroppiana, perché il rilancio di San Pellegrino è un progetto che va al di là degli angusti confini orobici. Percassi, ex calciatore e poi presidente dell' Atalanta, socio storico di Luciano Benetton, si allontana momentaneamente dal settore degli outlet (presto ne realizzerà uno anche in Sicilia) e dei centri commerciali, la sua fortuna. L' obiettivo è ambizioso: «Vogliamo fare le terme più belle del mondo, l' albergo più bello del mondo, il retail più bello del mondo». Di qui la scelta di chiamare al capezzale della capitale della Valbrembana, che solo una radicale riconversione turistica e terziaria salverà dopo il declino industriale, alcuni tra i migliori guru dell' architettura moderna. Scarpa, De Moura, Kuma, Tagliabue Embt, Perrault, Studio DeOtto e Hany Rashid non si sono certo tirati indietro. Come dimostrano i progetti in mostra all' ex casinò di San Pellegrino. Tutti sono d' accordo: per attirare clientela, sfruttando l' aeroporto di Orio al Serio, bisogna rilanciare le terme e offrire un' accoglienza alberghiera di alto livello. Ma Percassi vuole anche sfruttare la notorietà a livello mondiale dell' acqua minerale «San Pellegrino», un testimonial indiretto dal valore straordinario. Un rilancio di cui sono convinte anche la Provincia (proprietaria dell' ex Grand Hotel) e le associazioni di categoria, convinte che da qui passa il futuro di una delle aree più sofferenti della Bergamasca.
Zapperi Cesare
Pagina 12
(21 giugno 2008) - Corriere della Sera

 

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