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Settimana del 18 Febbraio 2008

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

Rassegna stampa dei principali quotidiani e del sito Archiworld, relativa agli articoli di interesse per Milano e Provincia.

Corriere della Sera - MILANO -
sezione: Cronaca di Milano - data: 18 02 2008 - pag: 3
Santa Giulia senza scuole. «Disagi per 650 famiglie»
I futuri residenti: Montecity? Doveva essere un quartiere modello. Costretti a fare chilometri per i nostri figli
Sono 1.700 gli alloggi pronti per la consegna. «I servizi ci sono, ma non scuole e asili, dal nido alle medie», è la protesta
Pronte le case: e le scuole dove sono?


A Rogoredo, sull'area ex Redaelli è pronto un quartiere nuovo: le case sono già intonacate, fatti gli allacciamenti fognari e quelli per il teleriscaldamento, approntate le strade. Ventisette operatori, dalla Lega Cooperative alla Cdo, hanno costruito quasi 1700 alloggi che sono stati tutti venduti e che tra l'estate l'autunno verranno consegnati. E le scuole dove sono? In Comune è stato fatto un censimento consultando i nuclei famigliari che arriveranno: il fabbisogno scolastico, dal nido alla media, è di circa 650 posti.

La maggior parte di questi studenti arriva da scuole «fuori zona»: quindi, a meno di costringere genitori e baby sitter a traversate della città, difficilmente potranno restare nel plesso da cui provengono. E le scuole dove sono?

La questione è stata posta con forza e insistenza in Comune, in particolare dai consiglieri del Pd Marco Cormio e Natale Comotti. Rispetto all'ordine del giorno approvato nel 2004 e collegato al Pii Rogoredo- Montecity sono partiti solo i lavori di demolizione e ricostruzione della vecchia materna di via Sordello, che diventerà una nuova materna con annesso l'asilo nido. I lavori, aggiudicati il 12 gennaio 2007, sono ripartiti nel settembre 2007: la fine dei lavori è prevista per il 25 maggio 2008. Ma quello che si vede è poco più di un buco «e se tutto va bene — profetizza Comotti — finiranno all'inizio del prossimo anno». Anche perché qui ci sono problemi di spazio e gli operai, come ammettono, faticano a muoversi: per garantire un minimo di cantiere, si stanno abbattendo alcune siepi, ma i camion restano ancora fermi al margine dell'inferriata.

In sede di bilancio e all'interno del piano delle opere 2007/2009 si è tornati a parlare delle necessità scolastiche di questa zona: vengono inseriti due interventi per nuovi spazi a Rogoredo, «ma non hanno fattibilità tecnica — spiega Cormio — e anche qui non s'è visto nulla».

C'è poi l'annoso capitolo della scuola di via Zama: ristrutturata e poi chiusa, utilizzata come archivio cartaceo del Comune, non viene riaperta malgrado le insistenze dei residenti del nuovo quartiere di via Norico e malgrado le future nuove case di Montecity saranno lì ad un passo. «L'assessore — contesta Cormio — si era impegnata ad aprire almeno la elementare, ma non è stato mosso nessun passo».

Comotti riassume: «La recettività in questa zona è già scarsa e alcuni bambini della zona di Rogoredo sono già oggi ospitati nelle elementari Monte Piana e Chiaravalle». Ci sarebbero anche alcune alternative: ad esempio ampliare il plesso di via Monte Piana, utilizzando le docce, spostando la cabina dell'Enel (che ha un terreno inutilizzato proprio di fronte): «L'importante — concludono i consiglieri — è che si affronti la situazione una volta per tutte, altrimenti che cosa spiegheremo alle famiglie che arriveranno qui?».

Nella zona nord, c'è il maxi progetto delle case di prestigio disegnate da Norman Foster per l'imprenditore Luigi Zunino, proprietario di tutta l'area. Da Risanamento spiegano che «venti giorni fa abbiamo ottenuto i permessi definitivi e presto partiremo con le residenze. nel frattempo, abbiamo scelto di concentrarci sulla parte commerciale ». In effetti, i nuovi uffici di Sky (85 mila quadrati) sono pronti e poco lontano approderanno anche Rinascente, Dolce e Gabbana e un altro stilista il cui nome è ancora top secret. Girando per il cantiere si intuiscono già il parco sollevato a 2,50 metri dal piano stradale, il sottopasso che collegherà la Paullese, la strada dove correrà la metrotranvia di collegamento al centro città. Ma le scuole?


Elisabetta Soglio

 


Corriere della Sera - MILANO -
sezione: Cronaca di Milano - data: 18 02 2008 - pag: 3
Via libera «Isole» residenziali immerse nel verde. «L'obiettivo? Guardare all'Expo, dimenticare i casermoni»
Nove borghi e un bosco. Ponte Lambro, piano antidegrado


Nove isole immerse in dieci ettari di verde, con un bosco a fare da cornice-barriera dove il quartiere finisce e inizia la tangenziale: un «parco lineare», che sarà cerniera tra via Mecenate e la Cascina Monluè. Sorgerà a Sud, tra il vecchio quartiere Ponte Lambro e la nuova oasi residenziale Santa Giulia, un insediamento per quattromila abitanti. Dove le rogge Spazzola e Spazzolazza accarezzano i campi prima di diventare torrente, ci sarà un quartiere pensato come un borgo, con servizi e negozi e, soprattutto, la piazza.

«L'agorà è il vero tema del '900 che non siamo riusciti a risolvere — spiega l'architetto Maurizio De Caro, che ha prodotto il masterplan del nuovo insediamento —. La piazza torna ad essere il vero cuore del quartiere, non un grande slargo per sfrecciare sullo skateboard ». Quartiere popolare ma non solo. Perché l'intervento da 180 milioni di euro prevede un mix di tutte i possibili tipi di edilizia, sovvenzionata, agevolata, libera. Qui troveranno posto anche gli alloggi per le forze di polizia, carabinieri e guardia di finanza. Come da intesa firmata lo scorso luglio da Comune e Regione che avevano sbloccato 15 milioni di euro di fondi statali destinati al progetto Ponte Lambro 2. Il masterplan racconta una cittadella che riprende la centuriazione romana, lo schema urbanistico-geometrico di una pianta di città che veniva tracciato con l'aiuto di una riga e di una squadra in ogni nuova colonia dove i Romani si stabilivano. «C'è il collegamento con la città storica, alla quale il nuovo quartiere guarda. Oltre a voler dialogare con la vicina Santa Giulia». Nuovo anche il modo di pensare l'edilizia popolare, dimenticando le due Stecche— le case bianche — di via Ucelli di Nemi. «Partiamo dall'idea che l'estetica della città non è fatta solo dai quartieri a cinque stelle. E una città che mira all'Expo deve poter produrre quartieri a prezzi agevolati degni di essere mostrati».

Innovazione, con le facciate esposte a Sud fatte di ampie vetrate e spazi aperti, e quelle a Nord che sembrano "corazzate" contro il gelo e il vento. Un ritorno alla grande tradizione delle case popolari, quella che nei primi anni del secolo scorso (quartieri Molise-Stadera) «hanno permesso a generazioni di architetti di sperimentare quando erano giovani».


Paola D'Amico

 

 

LUNEDÌ, 18 FEBBRAIO 2008 – La Repubblica
Pagina 10 – Milano
Il palazzo ricoperto d´amianto dove la bonifica non arriva mai
Rogoredo, 152 famiglie protestano: qui si muore
Palazzo Marino ha stanziato quasi 5 milioni di euro ma è tutto fermo mentre le polveri dilagano

 

Una casa tutta ricoperta d´amianto. Con le polveri che entrano nei polmoni delle 152 famiglie che ci abitano, rovinandone salute ed esistenza. «E il Comune non fa niente per rimediare». La denuncia è dei Comunisti italiani, che su questo terranno oggi una conferenza stampa per dimostrare, dati alla mano, l´inerzia di Palazzo Marino verso lo stabile, un immobile di edilizia popolare in via Feltrinelli 16, nella zona di Rogoredo, appena accanto alla tangenziale Est.

La vicenda si trascina da parecchio tempo: il palazzone viene costruito nel 1984, quando già gli allarmi sulla nocività dell´amianto (che, se respirato, può causare asbestosi e tumori, soprattutto all´apparato respiratorio) cominciavano a diffondersi. E le preoccupazioni per la salute dei residenti iniziano a serpeggiare nel decennio successivo, di fronte ad alcuni casi di cancro. Il Comune riconosce l´esistenza del problema ufficialmente nel 2002, quando il vicesindaco Riccardo De Corato scrive agli inquilini e annuncia: «Nel bilancio triennale è stato inserito l´intervento di manutenzione straordinaria per lo stabile». Bisogna solo trovare i soldi, aggiunge: serviranno circa 5 miliardi di lire. In realtà ne serviranno il doppio. Almeno così si deduce dal programma di edilizia residenziale pubblica del 2006, dove per la bonifica dell´amianto di via Feltrinelli 16 si stanziano 4.949.005 euro e l´intervento è il primo in ordine di priorità. «Eppure non si è ancora mosso niente - denuncia Francesco Francescaglia, segretario milanese dei Comunisti italiani - anzi, qualcosa si sta muovendo. Ma sono gli stessi pannelli di amianto: gli angoli, dove sono stati fissati con dei rivetti di acciaio, si stanno sgretolando, col rischio che cadano. Sono logori, e questo sta aumentando le polveri in circolazione. E non è il solo problema del palazzo: i box auto lì sotto non sono stati mai aperti e sono stati quindi trasformati in discarica di materiali edili provenienti da altri cantieri, e anche in deposito di auto rubate da parte della malavita della zona. Aggiungiamoci infiltrazioni, problemi architettonici e abusivismo diffuso e avremo un perfetto riassunto dei problemi dell´edilizia popolare a Milano».

Ma certo il problema più urgente e serio è l´amianto. La cui conseguenza più che probabile (in questi casi manca sempre una vera controprova, ma il calcolo delle probabilità è considerato attendibile), una decina di abitanti del palazzo è morta di tumori dei tipi che possono essere provocati da questo silicato. Altri sono gravemente ammalati. E anche se tutto questo non fosse causato dall´amianto la legge è chiara nel dire che il materiale va eliminato, soprattutto dai palazzi. «L´inerzia del Comune è intollerabile - dice Gianni Pagliarini, deputato del Pdci che sta seguendo il caso - e per questo stiamo pensando a una serie di iniziative. La più immediata sarà la presentazione, da parte del nostro consigliere Francesco Rizzati, di un´interrogazione all´assessore alla Casa, Gianni Verga, per sapere se, come e soprattutto quando intenda muoversi. Poi garantiremo ai residenti, che da tempo si sono costituiti in comitato, l´assistenza gratuita dei nostri avvocati. Ci potrebbero essere anche risvolti penali, ad esempio omissione di atti d´ufficio. Ma questo lo diranno i legali».


LUIGI BOLOGNINI

 


MARTEDÌ, 19 FEBBRAIO 2008 – La Repubblica
Pagina 7 - Milano
Controcanto
Lo skyline è bello se si vede

 

L´assessore Masseroli va avanti col suo piano di pressione sulla città e sull´opinione pubblica per far digerire i grattacieli. Ha presentato all´Urban Center in Galleria la mostra "Milano la città che sale": la nuova skyline, una mostra di tutti i plastici della edilizia alta milanese. Chi è interessato al problema non se la perda. Si riaffacciano di nuovo tutti i problemi e quando l´assessore dice «con questa mostra vogliamo aprire il dibattito», dice una mezza verità: o ci sono altri progetti nel cassetto o il dibattito sulle decisioni già prese, licenze rilasciate e convenzioni firmate e persino su costruzioni già finite è un dibattito curioso, forse solo accademico, in ogni caso utile. Pur non essendo un critico dell´architettura cerco di trarre qualche conclusione. I cosiddetti grattacieli milanesi si dividono in due categorie: gli edifici al di sotto dei 100 metri di altezza e quelli che la superano fino ad arrivare ai 216 metri del grattacielo Isozaki di Citylife. Non a caso gli edifici sotto i 100 metri sono tutti di architetti italiani e quasi tutti milanesi. Quelli più alti dai 140 metri ai 216 sono opera di architetti stranieri. Forse sulle committenze hanno pesato ragioni di immagine internazionale ma di sicuro tutti i milanesi, salvo uno, hanno tracciato una via autonoma all´edilizia in altezza con un linguaggio espressione della nostra cultura: un insieme di intelligenza e parsimonia, il filo conduttore della migliore architettura milanese.


LUCA BELTRAMI GADOLA


Pagina 2
20 febbraio 2008 - Corriere della Sera
Il quadrilatero della moda, Le condizioni: per i negozianti la soluzione passa attraverso due punti irrinunciabili: parcheggi (da finire i lavori in piazza Meda) e un presidio costante dei vigili
La rivolta di via Montenapoleone I negozianti: no all' isola ambientale
I commercianti: siamo contrari. Il Comune: non accettiamo veti Le associazioni di via del quadrilatero della moda bocciano la proposta dell' assessore alla Mobilità Edoardo Croci


Stop dei commercianti all' isola ambientale di Montenapoleone. Ma il Comune avverte: «Non accettiamo veti da nessuno. Ora sentiremo i residenti e poi ci assumeremo le nostre responsabilità». Le associazioni di via del quadrilatero d' oro hanno bocciato la proposta dell' assessore alla Mobilità Edoardo Croci di trasformare il quartiere dello shopping di lusso in una zona a traffico limitato. Il progetto è stato illustrato ieri nella sala riunioni del comando della polizia locale dall' architetto del Politecnico Giampaolo Corda, davanti a una ventina di persone tra rappresentanti delle vie, dei comitati, del consiglio di zona e dell' Unione del commercio. Il «no» è arrivato dalla maggioranza dei commercianti. «Abbiamo ribadito che la Ztl è la morte del commercio - spiega Giorgio Montingelli, coordinatore delle associazioni di via dell' Unione - Realizzarla in via Montenapoleone e nelle vie intorno sarebbe una pazzia. E l' area, secondo noi, non si presta neanche alla pedonalizzazione: ci sono 600 famiglie residenti, alberghi, una scuola. Noi siamo per mantenere lo status quo, con molto più rigore nel controllo della sosta abusiva». Bocciata anche l' idea del carico-scarico notturno: «La mia risposta a Croci? - azzarda Montingelli - Gli ho detto di tenere aperto l' assessorato dalle 2 di notte alle 7 del mattino». Per i commercianti la soluzione per il quadrilatero passa attraverso due punti irrinunciabili: i parcheggi («Bisogna finire in fretta i lavori in piazza Meda e liberare posti nelle strade vicine») e un presidio costante dei vigili. Finché queste condizioni non verranno garantite, le associazioni non sono disponibili a sentir parlare di nuovi progetti, di telecamere, di pavimentazioni pregiate. La più arrabbiata è Claudia Buccellati, presidente dell' associazione di via Montenapoleone. «Siamo tutti concordi - attacca - nel sostenere che in questo momento non si può assumere alcun provvedimento perché mancano le infrastrutture. E poi è tragico che si facciano ipotesi di isole ambientali, pedonalizzazioni o altro perché non si è in grado di gestire la situazione con le normative esistenti. Basterebbe far rispettare il divieto di sosta e il carico-scarico negli orari prestabiliti, ma il Comune ha ammesso davanti a tutti di non essere in grado di farlo». «L' intervento dei vigili non può essere onnipresente e continuativo - replica l' assessore Edoardo Croci - Lì basterebbero due telecamere per controllare tutta la zona. Comunque non accettiamo veti da nessuno. Teniamo conto delle osservazioni dei commercianti, come terremo conto delle altre. Il consiglio di zona ha già votato una mozione per la Ztl, ora sentiremo i residenti inviando loro un questionario e renderemo pubblico il progetto. Ci tengo però a chiarire che oggi non assumiamo nessun atto non perché lo chiedono i commercianti, ma solo perché la fase delle consultazioni non è conclusa». E la risposta dei residenti pare scontata. «Abbiamo già una lettera degli abitanti di via Bigli», fa sapere l' assessore. Croci sottolinea infine che «nella consultazione con i commercianti sono emerse in realtà varietà di voci, qualcuno ha chiesto subito la pedonalizzazione sostenendo che un progetto del genere sarebbe un sogno». «Certo - chiude Croci - alcuni manifestano il timore che la Ztl possa danneggiare gli affari, ma è una visione conservatrice». Hanno detto Claudia Buccellati Presidente della via Terremo conto delle osservazioni dei commercianti Edoardo Croci Assessore alla Mobilità In questo momento non si può assumere alcun provvedimento||

23 mila Gli euro mensili di affitto per metro quadrato in via Montenapoleone


Verga Rossella

 

Pagina 7
20 febbraio 2008 - Corriere della Sera
L' incontro Progetto modificato. Ma è polemica tra la giunta e il comitato dei saggi: nessun passo avanti
Parcheggio in Sant' Ambrogio: sì all' isola pedonale


Un vertice, due versioni. La prima: «È stato accolto il progetto di pedonalizzazione dello stradone di Sant' Ambrogio fino all' ingresso dell' università Cattolica». L' altra: «Il nuovo disegno non ha capito né recepito le nostre osservazioni». Il primo commento è dell' assessore alla Mobilità, Edoardo Croci: «Abbiamo presentato nuove carte». La risposta è dei saggi incaricati da Letizia Moratti di dare un parare pro veritate sul parcheggio interrato accanto alla basilica: «Ci hanno messo davanti lo stesso progetto, 18 mesi dopo la nostra relazione...». Si sono parlati, non si sono capiti. Per aggettivi: se l' assessore è «soddisfatto» del lavoro svolto, i saggi sono «esterrefatti» e «delusi». Dicono: «Siamo sempre al punto di partenza». Doveva essere l' incontro chiarificatore, chiesto da mesi dai garanti del Comune. Piazza Beccaria, pomeriggio di ieri. Gli assessori Edoardo Croci e Bruno Simini (Lavori pubblici), davanti al gruppo di esperti chiamati per vigilare sui progetti dei box in Sant' Ambrogio e Darsena: Alberto Ferruzzi, Marco Romano, Angelo Bugatti e Gregorio Caccia Dominioni. Dell' autosilo sul Naviglio non si parla (la giunta sta ancora valutando l' ipotesi di riequilibrio dei costi). Sul tavolo, allora, ci sono solo le modifiche chieste dai saggi per la sistemazione in superficie di Sant' Ambrogio: rampa spostata dal Sacrario di largo Gemelli vicino alla Pusterla (ipotesi già bocciata dalla Soprintendenza) e sotto una cortina di edifici ottocenteschi da ricostruire; una passeggiata pedonale con due filari di alberi, senza più autobus né auto. Un' ora abbondante di confronto. Alla fine, Croci assicura che «la linea Atm sarà spostata in via Carducci». Obiettivo: creare l' isola pedonale. E non solo in Sant' Ambrogio, ché «il progetto rientra in un piano più vasto di campus universitari che include anche le zone Bocconi e Politecnico». Servirà invece «un nuovo incontro con la Soprintendenza per decidere dove posizionare la rampa d' accesso ai box», 236 posti auto a rotazione e 234 per residenti. Gli archeologi lasceranno il cantiere il mese prossimo e in aprile dovrebbero iniziare i lavori. I saggi se ne escono con una battuta: «Il progetto? È come aver affidato a Dracula la gestione dell' Avis». Fuori di metafora: è lo stesso architetto a disegnare autosilo e piazza. Dunque, Ferruzzi? «Nemmeno i filari d' alberi seguono le linee esatte che avevamo indicato». Quindi, Romano? «Le modifiche sulla risistemazione urbanistica sono pressoché irrilevanti». Hanno detto Bruno Simini «Lo stradone accanto alla basilica sarà pedonale. Spostiamo l' autobus Atm» Alberto Ferruzzi «Ci hanno presentato lo stesso progetto, 18 mesi dopo la nostra relazione» Marco Romano «Le modifiche fatte alla risistemazione urbanistica sono pressoché irrilevanti»


Stella Armando

 

 

La Repubblica
20-02-08, pagina 2, sezione MILANO
In 200 nell' oratorio di via Verga: 'Ma rispettiamo le regole'
Cinesi in assemblea 'Niente Ztl in Sarpi o la trattativa salta'
Lionetto, presidente dei residenti: 'Non ci hanno dato garanzie, la zona a traffico limitato va realizzata subito'

 

Applausi tiepidi, sì con riserva a discutere del trasloco a Gratosoglio, no deciso alla Ztl in Paolo Sarpi «o la trattativa salta». Duecento grossisti cinesi si sono riuniti ieri sera nel teatro dell' oratorio di via Verga per ascoltare la proposta di trasferimento dal rappresentante della comunità, Angelo Ou. «La zona a traffico limitato ci taglierebbe le gambe - ha detto Ou - Dobbiamo dare tutto il nostro aiuto a chi all' interno dell' amministrazione comunale non vuole applicare la Ztl. Se la nostra mobilità verrà limitata la trattativa salterà. Ma dobbiamo anche impegnarci a rispettare le regole. Una volta ultimato il trasloco il quartiere Sarpi diventerà come tutte le Chinatown del resto del mondo, vivibile, con negozi e ristoranti». Pierfranco Lionetto, il presidente di ViviSarpi, l' associazione di residenti che ha chiesto lo spostamento «delle attività all' ingrosso, e non dei cinesi», mantiene molte perplessità. E le manifesta all' assessore Masseroli: «Quali garanzie ci sono - chiede Lionetto - che l' operazione andrà a buon fine? Abbiamo visto insediarsi nuove attività il mese scorso, e ancora questo mese, mentre le trattative per l' area di via dei Missaglia erano in corso. Il console ci invita ad avere pazienza. Noi siamo pazienti dal 1999, coscienti del fatto che non si trasloca dall' oggi al domani. è bene che sia stata fissata una data ma nel frattempo non stiamo fermi, procediamo con la Ztl». «Sulla Ztl deve votare il consiglio comunale», risponde Masseroli. Il 28 febbraio è in calendario la discussione in aula di una mozione bipartisan Lega-Pd che chiede di istituirla, come d' altronde previsto da una delibera di giunta già approvata. «Si deve fare», taglia corto il leghista Matteo Salvini. «è inimmaginabile lasciare l' area Sarpi-Canonica nelle condizioni attuali», aggiungono per il Pd Pierfrancesco Majorino e Aldo Ugliano. Il Pd sollecita il Comune a tutelare il Gratosoglio dall' impatto del nuovo insediamento, richiesta condivisa da Carlo Fidanza e Marco Osnato di An: «Il Gratosoglio non va abbandonato, serve un presidio della polizia locale. E la Ztl in via Paolo Sarpi si faccia non presto, ma prestissimo». Angelo Ou ricorda che la Ztl, e la successiva completa pedonalizzazione, non sono all' ordine del giorno: «Di questo si occupa il vicesindaco. Lui ci ha sempre assicurato che non ci sarebbe stata Ztl prima del trasferimento. Anche altri commercianti italiani sono contrari alla pedonalizzazione. Non credo che il Comune voglia far vacillare il progetto che abbiamo messo in cantiere». A rappresentare i commercianti dissidenti è Franco Marini, presidente della Ales, Associazione liberi esercenti Sarpi: «La Ztl sarebbe deleteria mentre finalmente si vede una iniziativa seria, che necessita di tempi adeguati». Si ripropone la spaccatura fra italiani, residenti e negozianti. Questi ultimi, in maggioranza, prima della Ztl vogliono i parcheggi promessi da tempo dal Comune.


Stefano Rossi e Franco Vanni

 

Pagina 3
20 febbraio 2008 - Corriere della Sera
Il quartiere cinese
Chinatown, un «trasloco» con troppi ostacoli
Il Gratosoglio fa le barricate. Dubbi sul numero dei grossisti disponibili a trasferirsi L' area si chiamerà Asian Trading Milan Center, sorgerà tra via dei Missaglia e via Selvanesco


È un accordo tra privati ma c' è la benedizione del Comune. È un' operazione imprenditoriale a rischio ma c' è il console della Repubblica popolare cinese. Non chiamatelo trasloco, tanto meno trasferimento. E soprattutto non parlate di «ultimatum» attacca l' assessore all' Urbanistica, Carlo Masseroli. Il progetto di «delocalizzare» le attività all' ingrosso di Chinatown nei 53mila metri quadrati di maxicapannoni di via Selvanesco è molto più di un semplice business tra una cordata di imprenditori cinesi e un privato italiano. È la soluzione auspicata dal Comune e dalla Repubblica popolare cinese per mettere la parola fine agli incidenti di Chinatown dell' aprile scorso. Si chiamerà Asian Trading Milan Center, sorgerà tra via dei Missaglia e via Selvanesco, dietro il Car World Center (l' area è della Okoi, la società proprietaria del Car World Center) e non sarà un' operazione semplice. Per tanti motivi. Quanti dei 350 grossisti di Chinatown aderiranno all' iniziativa? Ci sono più cordate in competizione con progetti diversi (leggi Lacchiarella). Come la prenderanno gli abitanti del Gratosoglio? Male, a sentire i consiglieri di zona intervenuti ieri. La Lega è già sul piede di guerra: «Campi rom, inceneritori e magari domani anche i cinesi - attacca Matteo Salvini - facciamo appello alla Moratti». E poi c' è la questione di Sarpi. Per abbattere e ricostruire i capannoni ci vorranno almeno due anni e mezzo di tempo. Che succederà nel frattempo nelle vie di Chinatown? Il console Zhang Limin chiede tempo: «Bisogna aver pazienza. Lasciate un po' di tempo ai cinesi. Anche noi vogliamo risolvere il problema e rendere più bella via Sarpi». In altre parole, come specifica l' imprenditore Angelo Ou: non pedonalizzate via Sarpi fino a quando l' operazione non sarà portata a termine. Altrimenti, c' è il rischio che salti tutto e si riaccendano gli animi. Il messaggio è rivolto al Consiglio comunale dove il 28 febbraio si dovrà votare una mozione sulla pedonalizzazione. Non ci stanno i residenti di via Sarpi: «Il console ci chiede di avere pazienza - attacca Pierfranco Lionetto di ViviSarpi - Noi ce l' abbiamo dal 1999. Adesso c' è una data. Non possiamo aspettare fino al 2011. Abbiamo raccolto 2.000 firme e chiediamo di andare avanti con la zona a traffico limitato per riqualificare il quartiere». Sulla stessa linea il Pd con Marilena Adamo, Pierfrancesco Majorino e Aldo Ugliano: «Lo spostamento non si verificherà prima dei prossimi 3-4 anni, quindi è inimmaginabile lasciare il quartiere nelle condizioni attuali». Ci crede Masseroli: «Non è solo una questione di ingrosso. Qui c' è in ballo il tema dell' integrazione. Il nostro non è un ultimatum né un' imposizione. Il Comune crede che questo spazio sia adeguato alle esigenze della comunità cinese». Ci credono meno i rappresentati dei commercianti asiatici che chiedono invece incentivi e facilitazioni. «Aiuti economici? Non se n' è parlato» continua Masseroli. Al massimo, il Comune è disposto a rivedere le volumetrie. Ultimo messaggio agli abitanti del Gratosoglio: gli oneri di urbanizzazione, circa 20 milioni di euro, «saranno concentrati interamente nel quartiere». * * * L' intesa per il polo commerciale Il console Zhang Limin chiede tempo. L' imprenditore Angelo Ou: «Non pedonalizzate via Sarpi». Pierfranco Lionetto di ViviSarpi: «Adesso c' è una data. Non possiamo aspettare fino al 2011».


Giannattasio Maurizio

 

 

 

La Repubblica
20-02-08, pagina 2, sezione MILANO
Hotel, 400 negozi e un museo così sarà la nuova Chinatown
Il console: i grossisti traslocheranno entro il 2010, L' area in vendita è del commerciante d' auto Mocarelli I compratori, otto esercenti orientali Masseroli: 'Ora dovrà discuterne il Consiglio anche se si tratta di un patto tra privati'

 

Edifici a due-tre piani con spazi commerciali ed espositivi su 43mila metri quadrati, per 5-600 attività commerciali, collegati fra loro da passerelle aeree, dotati di interni con box vetrati e soppalchi, uffici e servizi (3mila metri quadrati), parcheggi (20mila). E ancora la torre di un albergo (6mila), un residence (4mila), aree verdi. Un museo della Cina e iniziative culturali. Ecco l' Asia trading Milan center destinato a sorgere fra due anni e mezzo al Gratosoglio, fra via dei Missaglia e via Selvanesco, sul sito della demolita Cartiera di Verona e alle spalle del Car world center dell' imprenditore Piero Mocarelli. Questi è in parola per vendere - l' affare non è ancora concluso - un' area di 53.000 metri quadrati a un gruppo di otto grossisti cinesi guidati dai principali rappresentanti della comunità, i sino-italiani Angelo Ou e Luigi Sun, importatori di alimentari. La lunghissima querelle fra italiani e cinesi di via Paolo Sarpi va dunque verso una soluzione, con un accordo fra privati favorito dal console Zhang Limin e dal Comune. Come ha detto ieri nel presentarlo l' assessore all' Urbanistica, Carlo Masseroli, «si avvia un percorso importante, che è anche un segno forte di integrazione». La strategia cinese del sorriso d' acciaio si è rivelata vincente. Come i proverbi distillati da una cultura millenaria. Prima si è cercato di far capire al Comune che la vis punitiva, dopo la rivolta della comunità in strada, non avrebbe portato lontano: «L' uomo virtuoso è incline agli accordi, quello vizioso vuole un colpevole». Poi che l' ipotesi Arese non era praticabile, e pazienza se a Palazzo Marino si arrabbiavano: «Due persone che diventano amiche facilmente non lo restano per tutta la vita». Però un buon compromesso le farà felici entrambe. Soprattutto ricordando che «chi ha una solida presa non lascia facilmente ciò che possiede». Ecco, soprattutto questo. I cinesi sono proprietari di negozi comperati a caro prezzo e, come ha detto ieri il console, «non esiste una legge italiana che vieti il commercio all' ingrosso». E poi ha coniato un proverbio di suo: «Il problema che non è stato creato in un giorno non può essere risolto in una notte». Ancora più chiaro, Angelo Ou: «I cinesi possono restare finché gli pare». Morale: il Comune non può fare la voce grossa, perché in ogni momento i cinesi possono dire xie xie e zhai jian, grazie e arrivederci. E mandare tutto a monte. Ci vorranno, si diceva, due anni e mezzo. Nel frattempo sarà fatto, a un chilometro di distanza, il nuovo svincolo della Tangenziale Ovest. C' è il tram (il 15), la metropolitana (stazione Abbiategrasso della linea verde), la Milano-Genova a poca distanza. Però andranno allargate le strade e Gratosoglio già protesta per l' aumento del traffico e l' erosione delle aree circostanti, di proprietà di Ligresti e dentro il parco Sud. Per gli oneri di urbanizzazione si stima, al momento, una spesa di 20 milioni. Forse ci saranno sgravi fiscali per chi trasloca (ma Masseroli non ha preso impegni), altri incentivi potrebbero giungere dalla comunità. Ieri sera i cinesi si sono riuniti per discutere. L' ipotesi Gratosoglio non è l' unica, ve ne sono altre, anche più veloci, come capannoni già pronti tra l' Ortica e Linate. E trattative sull' area del Girasole a Lacchiarella e l' ex Motta a Cornaredo. Fra i grossisti c' è chi tentenna, specialmente se ha comperato in Paolo Sarpi da poco e sta pagando i debiti. Luigi Sun si augura che «giunga un aiuto dalle istituzioni, il percorso non è facile». Angelo Ou, invece, già progetta di proporre a Mocarelli, dopo cinque anni dallo start up, la cessione di un altro pezzo dell' area «per un ulteriore sviluppo». E propone agli interessati di entrare con una quota nella costituenda società che farà il business, offerto per ora a banche e società di export della madrepatria. Sui cinesi si può contare, è il messaggio. E non sarà un Biscione a mangiarsi il Dragone.


STEFANO ROSSI

 

Corriere della Sera - MILANO -
sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-02-20 num: - pag: 2
La rivolta di via Montenapoleone I negozianti: no all'isola ambientale
I commercianti: siamo contrari. Il Comune: non accettiamo veti
Le associazioni di via del quadrilatero della moda bocciano la proposta dell'assessore alla Mobilità Edoardo Croci

Stop dei commercianti all'isola ambientale di Montenapoleone. Ma il Comune avverte: «Non accettiamo veti da nessuno. Ora sentiremo i residenti e poi ci assumeremo le nostre responsabilità».

Le associazioni di via del quadrilatero d'oro hanno bocciato la proposta dell'assessore alla Mobilità Edoardo Croci di trasformare il quartiere dello shopping di lusso in una zona a traffico limitato. Il progetto è stato illustrato ieri nella sala riunioni del comando della polizia locale dall'architetto del Politecnico Giampaolo Corda, davanti a una ventina di persone tra rappresentanti delle vie, dei comitati, del consiglio di zona e dell'Unione del commercio. Il «no» è arrivato dalla maggioranza dei commercianti.

«Abbiamo ribadito che la Ztl è la morte del commercio — spiega Giorgio Montingelli, coordinatore delle associazioni di via dell'Unione — Realizzarla in via Montenapoleone e nelle vie intorno sarebbe una pazzia. E l'area, secondo noi, non si presta neanche alla pedonalizzazione: ci sono 600 famiglie residenti, alberghi, una scuola. Noi siamo per mantenere lo status quo, con molto più rigore nel controllo della sosta abusiva». Bocciata anche l'idea del carico-scarico notturno: «La mia risposta a Croci? — azzarda Montingelli — Gli ho detto di tenere aperto l'assessorato dalle 2 di notte alle 7 del mattino».

Per i commercianti la soluzione per il quadrilatero passa attraverso due punti irrinunciabili: i parcheggi («Bisogna finire in fretta i lavori in piazza Meda e liberare posti nelle strade vicine») e un presidio costante dei vigili. Finché queste condizioni non verranno garantite, le associazioni non sono disponibili a sentir parlare di nuovi progetti, di telecamere, di pavimentazioni pregiate.

La più arrabbiata è Claudia Buccellati, presidente dell'associazione di via Montenapoleone. «Siamo tutti concordi — attacca — nel sostenere che in questo momento non si può assumere alcun provvedimento perché mancano le infrastrutture. E poi è tragico che si facciano ipotesi di isole ambientali, pedonalizzazioni o altro perché non si è in grado di gestire la situazione con le normative esistenti. Basterebbe far rispettare il divieto di sosta e il carico-scarico negli orari prestabiliti, ma il Comune ha ammesso davanti a tutti di non essere in grado di farlo».

«L'intervento dei vigili non può essere onnipresente e continuativo — replica l'assessore Edoardo Croci — Lì basterebbero due telecamere per controllare tutta la zona. Comunque non accettiamo veti da nessuno. Teniamo conto delle osservazioni dei commercianti, come terremo conto delle altre. Il consiglio di zona ha già votato una mozione per la Ztl, ora sentiremo i residenti inviando loro un questionario e renderemo pubblico il progetto. Ci tengo però a chiarire che oggi non assumiamo nessun atto non perché lo chiedono i commercianti, ma solo perché la fase delle consultazioni non è conclusa». E la risposta dei residenti pare scontata. «Abbiamo già una lettera degli abitanti di via Bigli», fa sapere l'assessore. Croci sottolinea infine che «nella consultazione con i commercianti sono emerse in realtà varietà di voci, qualcuno ha chiesto subito la pedonalizzazione sostenendo che un progetto del genere sarebbe un sogno». «Certo — chiude Croci — alcuni manifestano il timore che la Ztl possa danneggiare gli affari, ma è una visione conservatrice».

Solo pedoni

«No anche alla pedonalizzazione: ci sono 600 famiglie residenti, alberghi, una scuola»


Rossella Verga

 


La Repubblica
20-02-08, pagina 7, sezione MILANO
Quadrilatero a piedi, no dei negozianti
Bocciato il progetto Croci: 'Prima servono posteggi e servizi', L' assessore 'Anche gli abitanti di via Bigli chiedono lo stop al traffico'

 

Bocciatura completa per il piano del Comune che vuole rendere pedonale l' area di via Montenapoleone e del quadrilatero della Moda. Di fronte all' assessore al Traffico Edoardo Croci, ieri pomeriggio, si sono schierati tutti i dirigenti delle potenti associazioni dei commercianti di via della zona. E il verdetto, dopo l' illustrazione delle 300 pagine che formano il progetto del Politecnico, è stato negativo. Lo spiega, senza tanti complimenti, Claudia Buccellati, della prestigiosa famiglia di gioiellieri, presidente dell' associazione di via Montenapoleone, 100 negozi in poche centinaia di metri. «La nostra è la vetrina di Milano e del Made in Italy. Quel progetto ci penalizza. Non ce ne facciamo niente delle fioriere di Croci se l' intenzione è quella di metterci davanti al fatto compiuto, presentandoci un piano che non è realizzabile, per lo meno adesso. Oggi mancano del tutto le condizioni anche solo per pensare di rendere il Quadrilatero una zona pedonale o a traffico limitato. Mancano i parcheggi, mancano i trasporti, mancano i servizi». Posizioni che i negozianti del "polo milanese del lusso" hanno spiegato all' assessore Croci e a quello al Commercio Tiziana Maiolo. «Questa area di Milano è trainante dal punto di vista economico per la città. Abbiamo un indotto e un fatturato che dovrebbero far riflettere bene il Comune prima di adottare misure strampalate. Come pensano che possano arrivare in zona i nostri clienti se mancano i posteggi e se la metropolitana funziona un giorno no e l' altro neppure?», si domanda la signora Buccellati. E Paolo Buongiardino, dell' Unione commercianti, presente all' incontro, precisa: «Il Comune, prima di far fare un progetto di 300 pagine dal Politecnico, avrebbe dovuto come minimo fare un sondaggio fra le parti in causa e gli operatori economici della zona, che rappresentano una quota molto importante del Pil milanese. Quel che temo è che vogliano metterci davanti a un pacchetto preconfezionato e poi andare avanti, nonostante le nostre obiezioni». Quali siano le obiezioni dei commercianti, lo spiega la signora Buccellati, da anni fiera sostenitrice della battaglia per mantenere via Montenapoleone come un «asse di scorrimento del centro». Non ci sono, insomma, molti punti di intesa: «Ci hanno detto che per i clienti e i dipendenti che arrivano in auto c' è il parcheggio Pasquirolo. Ma questo è assurdo perché tutti sanno che piazza San Babila è bloccata e che bisognerebbe fare un giro lunghissimo per arrivarci. Per non parlare del parcheggio di piazza Meda, bloccato fino a data da destinarsi. Spero che Croci mantenga la parola data, di non procedere prima di aver fatto le opportune verifiche». L' assessore al Traffico sembra invece abbastanza soddisfatto dell' incontro: «L' incontro che abbiamo avuto è una tappa in questo nuovo metodo di ascolto, che coinvolge i commercianti e i residenti. Il piano è stato già approvato dal consiglio di zona. Rimane da studiare la questione taxi. Solo i commercianti sono ancora, in parte, contrari. Hanno sollevato una serie di osservazioni utili che verranno prese in considerazione. Anche se più che per i parcheggi, la preoccupazione mi sembra quella di non far passare la pedonalizzazione». Ora ci sarà una terza fase del confronto. I residenti riceveranno a casa una spiegazione del progetto con un questionario. «E solo alla fine, decideremo - spiega Croci - tenendo in considerazione tutte le osservazioni. Si pensi che i residenti di via Bigli chiedono di essere compresi nell' area a traffico limitato, fatta salva la possibilità ovvia di accedere ai box privati».


ZITA DAZZI

 


La Repubblica
21-02-08, pagina 13, sezione MILANO
L' architetto del paesaggio racconta i suoi lavori e i suoi progetti, dai Raggi Verdi alle nuove colline artificiali
L' UOMO DEL VERDE, La sfida di Kipar 'Trasformo Milano in città-giardino'


Credo che per ragioni geopolitiche l' Expo andrà a Smirne, ma Milano ha il dovere di cambiare comunque la sua immagine, e la forza per farlo Alla Bicocca e al Portello mi sono ispirato alla montagnetta del Qt8, utilizzando le macerie per costruire nuove oasi al servizio dei cittadini


Il futuro del verde di Milano è nelle mani di un architetto tedesco innamorato della città, dove ha piantato le radici. Radici feconde, che hanno già prodotto buoni frutti, e altri ne promettono. Andreas Kipar, nato nel 1960 a Gelsenkirchen («conosciuta dai tifosi di calcio, è la città dello Schalke 04»), guida lo studio LAND (Landscape Architecture Nature Development) fondato con l' agronomo Giovanni Sala. SEGUE A PAGINA XIII è uno dei più quotati studi europei di architettura del paesaggio. Ha sede in piazza San Fedele, all' ultimo piano del palazzo dei Gesuiti. Qui Kipar, laureato a Essen e al Politecnico, ha concepito, con i suoi quaranta collaboratori, alcuni dei più importanti interventi di verde urbano realizzati in città negli anni scorsi: il Giardino della Gustalla, i parchi Rubatttino, Ravizza e dell' Anfiteatro romano. E qui sta lavorando a molti progetti - dai Raggi Verdi al Parco Cerba - destinati a ingentilire il volto della città nei prossimi anni. Architetto Kipar, quando arrivò a Milano? «Nel 1984, in occasione di un viaggio di studio in Italia. Rientrando dalla Toscana, conobbi l' architetto Giulio Crespi, che mi coinvolse nel progetto del Bosco in città. Fu il primo di due incontri che hanno segnato la mia vita». Il secondo? «Con Giacomo Borrella, il padre del Parco Nord, che mi volle come suo consulente. Passo dopo passo, a dispetto di uno scetticismo diffuso tra i colleghi, siamo riusciti a trasformare la discarica della Breda in un magnifico polmone verde». Alla Bicocca la sua collina dei ciliegi svetta come un' oasi di dolcezza nel severo quartiere di Gregotti. «Già, un morbido panettone tra le fortificazioni gregottiane. Come nel caso del Monte Stella di Bottoni al Qt8, abbiamo costruito una collina con le macerie. Allora, quelle delle guerra. Oggi, quelle dei vecchi edifici industriali». La memoria della montagnetta di San Siro torna anche in un altro dei suoi progetti in corso, quello al Portello. «Sì, anche se qui le nuove colline, disegnate con Charles Jenks, hanno piuttosto una forma scultorea. Sono un monumento di land art innalzato alla velocità. Simulano il movimento. Dialogano con la storia e il presente del luogo: la vecchia fabbrica Alfa Romeo, le auto che sfrecciano sulla circonvallazione». Cos' è per lei l' architettura del paesaggio? «Per il 99 per cento archeologia. Ricerca delle tracce di bellezza che il paesaggio, nonostante la catena di montaggio di errori del passato, ancora conserva. Una bellezza che va riscoperta e rivalutata con rispetto. Non credo nella folle creatività individuale». Un tempo gli architetti del paesaggio progettavano perlopiù terrazze e giardini. «Operazioni nobilissime. A me però interessa di più la scala urbanistica». Il suo lavoro non rischia di ridursi a una ciliegina che rende ancora più appetibile la torta della speculazione edilizia? «Ma io non sono un talebano del paesaggio. Tornare all' Arcadia è impossibile, fermare il progresso è ingiusto. Credo che si possa lavorare con pragmatismo e fantasia per migliorare le cose. Nel parco Rubattino, per esempio, abbiamo realizzato un laghetto sotto i piloni della tangenziale, ingentilendo un manufatto ingombrante che in ogni caso lì doveva stare». Chi sono i suoi committenti? «Amministrazioni pubbliche e grandi gruppi privati che hanno capito il valore aggiunto del verde. In questo periodo sto lavorando, tra l' altro, ai progetti "Molta più Brianza 2009", per i 50 comuni della nuova provincia; "Carso 2014" per la regione Friuli, che vuole riscoprire quel territorio a cent' anni dalla Grande Guerra; e Kilometro rosso per la Brembo di Bombassei, con Jean Nouvel». Com' è il rapporto con i committenti? «Difficile. Spesso non sono all' altezza. Non ti chiedono solo le risposte ma anche di formulare le domande». Con i suoi "Raggi Verdi" promette di rivoluzionare il verde urbano da qui all' Expo del 2015. In che cosa consistono precisamente? «Otto percorsi verdi dal centro alla periferia, otto strategie di percezione diversa della città. Il primo, già pronto, partirà da San Marco e intercettando il naviglio della Martesana arriverà al Parco Nord». Ma l' Expo si farà? «Credo che per questioni geopolitiche prevarrà Smirne. Ma credo anche che Milano abbia comunque il dovere di ripensare radicalmente la sua immagine, e la forza per farlo, con o senza il pretesto dell' Expo». Che cosa manca a Milano? «è già una capitale dell' economia e della cultura, può e deve diventare anche una capitale dell' ozio. Ovvero del tempo libero. Ma ha urgenza di recuperare nuovi spazi. Milano ha 7200 abitanti per kq, Berlino 2200~». è ottimista? «Vent' anni fa arrivavo nel mio studio in automobile, oggi piazza San Fedele è pedonale, come via Dante. Piccoli grandi segni che le cose, se si vuole, possono cambiare. Perciò sì, sono ottimista».


ARMANDO BESIO

 

Pagina 55
21 febbraio 2008 - Corriere della Sera
Dibattiti: Domani, all' università di Genova, un incontro lancerà un appello
«Non cancellate l' architetto del paesaggio»


In Italia l' architetto del paesaggio sembra essere sempre più a rischio estinzione. Mentre altre realtà (come quella svizzera o quella inglese) cercano invece di continuare ad investire «in una maggiore attenzione alla tutela e alla progettazione di paesaggi di qualità». Questa attenzione può derivare da una «necessaria affermazione di quella specifica professionalità che, secondo la convenzione europea del paesaggio, dovrebbe ritrovarsi in un ciclo completo di studi universitari» specificamente dedicato. Il seminario su «Presente e futuro dell' architettura di paesaggio in Italia» che si apre domani a Genova (Aula Benvenuto della Facoltà di Architettura, tel 010- 2095865) vuole così portare l' attenzione «dei ministri competenti, degli enti pubblici, del mondo accademico e professionale» su una problematica di grande attualità (tra gli interventi previsti quello di Carla Di Francesco, direttore generale per la qualità e per la tutela del paesaggio del Ministero per i beni e le attività culturali). Anche perché, nonostante il momento critico (testimoniato dai continui appelli contro gli «ecomostri»), la riforma universitaria, in virtù dell' accorpamento tra corsi di laurea già esistenti previsto dal nuovo DL270, sembra aver di fatto deciso di cancellare quel corso di laurea triennale in architettura del paesaggio già attivato dal Duemila. Venendo meno a quel processo di internazionalizzazione a suo tempo attivato dallo stesso ministro Mussi.


Bucci Stefano

 

 


La Repubblica
21-02-08, pagina 2, sezione MILANO
Il grande affare del mattone si gioca a sud della città
Così boschi e prati diventeranno 'produttivi', Il Comune: nessun megaprogetto ma aree come le Groane sono già sotto assedio Il retroscena

 

Con l' emendamento Boni approvato in Regione vengono resi edificabili 38 milioni di metri quadrati di Parco Sud entro i confini di Milano, 38 chilometri quadrati su un totale di 182. Oltre un quinto del territorio cittadino. SEGUE A PAGINA III Non si vuole dire che su questa enorme serie di aree a ferro di cavallo, da sud-ovest a sud-est, da domani si vedranno ruspe e cantieri. è vero però che «d' ora in poi il sindaco, non la giunta o il consiglio comunale - dicono i verdi Carlo Monguzzi e Paolo Lozza - potrà di sua iniziativa proporre al parco di trasformare tutte le aree che ricadono nei suoi confini amministrativi. Fino a ieri il parco diceva di no. Domani deciderà la Regione». E ci sono circa 60 Comuni nel perimetro del parco Sud, 400 dentro i parchi dell' intera Lombardia. A metà marzo la Provincia esaminerà le richieste di modifica dei confini del parco Sud da parte dei Comuni inclusi. Le motivazioni sono le più svariate, dalla correzione di errori cartografici alla richiesta di sviluppo urbano e industriale. Se venissero accolte tutte le istanze, il consumo del territorio, vale a dire la parte "popolata" del suolo (case, uffici, strade, parcheggi), aumenterebbe di 8 punti percentuali. Arriverebbe al 42 per cento del totale contro il 34 attuale, che peraltro è un dato medio. E a contenere la media finale, il parco Sud contribuisce in modo significativo, con un 19 per cento di consumo del territorio. Si diceva che il Comune non edificherà su tutte le aree «liberate» dall' emendamento Boni. Anzi, l' assessore all' Urbanistica, Carlo Masseroli, si difende: «Non abbiamo megaprogetti nel cassetto, non siamo cementificatori». Il Comune vuole assegnare a ogni area vincolata a uso agricolo un indice di edificabilità, che sarà aggiunto ai diritti di costruzione dello stesso proprietario su altri terreni. Per i grandi immobiliaristi come Ligresti, Cabassi, Zunino, si aprono prospettive interessanti di utilizzo, sia pure indiretto, di terreni improduttivi, finalmente in grado di generare altrove cubature di costruito. Per Masseroli il bilancio rimarrà in equilibrio grazie al fatto che le aree agricole protette, spogliate dei loro diritti edificatori, passeranno in proprietà al Comune con destinazione a parco. Mentre ora, così come sono, rimangono abbandonate: «I contenziosi generano paralisi e degrado delle aree protette, dunque la norma regionale è corretta. Con la Provincia (guidata dal centrosinistra, ndr) stiamo facendo un ottimo lavoro per rendere fruibili grandi pezzi di parco dentro la città». Andrà così? Non moltissimi anni fa il parco delle Groane, visto dall' alto, si confondeva con il tessuto agricolo circostante. Oggi è ben individuabile, delimitato dall' urbanizzazione. «Il Comune di Senago da tempo vuole costruire dentro le Groane un grosso insediamento residenziale, il quartiere Mascagni - racconta Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - e sarebbe un bel morso alle zone protette. C' è un' aspettativa enorme di edificazione sui parchi, che finora hanno resistito alla ondata immobiliare più potente del Nord Italia». Ora l' argine scompare. Un altro esempio? La futura cittadella dell' ingrosso cinese al Gratosoglio. è prevista su un' area industriale, ma dove sono gli spazi per allargare le strade e accogliere il maggior flusso di camion? Su aree di Ligresti, nel parco Sud. Il Comune ha un interesse forte e giustificato e la Regione difficilmente dirà di no, quand' anche il Parco si opponesse. Maria Grazia Fabrizio, consigliera regionale del Pd, ha chiesto «cosa potrebbe succedere al parco di Trenno o all' ippodromo di San Siro, che sono nel parco Sud? Chi garantisce contro l' idea, molto redditizia, di farci delle belle villette?». Marco Cipriano di Sd si augura che in aula «la maggioranza si divida. L' emendamento è presentato dall' assessore leghista Boni, però Boni non è tutta la Lega. Ad altri nel partito potrebbe non piacere». Ma gli ambientalisti non ci sperano troppo: «Come tanti anni fa, il vero sindaco di Milano è Ligresti».


STEFANO ROSSI

 

La Repubblica
23-02-08, pagina 2, sezione MILANO
Via alla variante dopo il confronto con gli abitanti
Più verde attorno a Citylife ma il cemento non arretra
Le associazioni di quartiere si dividono tra chi parla di 'passo avanti' e chi ribadisce il ricorso al Tar. Critico il Pd

 

Un anno di trattative tra Comune e costruttori. Un anno che si era aperto con la promessa di aumentare quello che Albertini chiamava il «Central Park di Milano», e che ieri si è chiuso con una granitica certezza dell' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli: «Il verde pubblico è praticamente raddoppiato ed è stato aperto verso la città». Citylife, il futuro quartiere per 3.500 abitanti e altrettanti lavoratori già in costruzione sull' area della vecchia Fiera, cambia ancora. L' accordo ormai è definitivo e prevede queste varianti: ci sarà una fermata della futura linea 5 della metropolitana, il parco risulterà decisamente più grande. E ci sarà lo stesso cemento, vedi volumetrie dei palazzi residenziali intorno ai tre grattacieli, ma disposto diversamente. Palazzi che vengono abbassati sul perimetro esterno, nella parte sud verso piazza Giulio Cesare e sui due lati a est e a ovest. Palazzi che vengono spostati o «girati» per aprire il nuovo quartiere. E poi, il parco che incamerando un' area della Fiera a nord prima non prevista passa da 86.373 metri quadri a 160.285. Il verde aumenta anche perché viene invece ridotto lo spazio per piazze e slarghi, con il risultato che messe tutte insieme le aree pubbliche a verde o no passano da 128mila a 189mila metri quadrati. E ancora, la viabilità interna è stata in parte modificata, ridotti i parcheggi pubblici, previsti nuovi percorsi ciclopedonali. Gli spazi commerciali sono stati portati sottoterra, nella futura fermata della metropolitana. Queste le direttrici dell' accordo che certifica, tra l' altro, quello che era stato già ampiamente annunciato: a Citylife non nascerà più un Museo del design, ma un nuovo Museo di arte contemporanea nel nuovo parco. E pazienza se farà concorrenza a quello già previsto a Sesto. Un accordo che ieri è stato approvato dalla giunta comunale, e che tra un mese già diventerà irreversibile con una variante urbanistica. Restano però ancora da convincere del tutto i residenti della zona Fiera, con cui «abbiamo dialogato e continueremo a dialogare convocando un' assemblea pubblica nel quartiere in cui presentare la variante», dice l' assessore Masseroli. Di comitati di residenti ce ne sono due, da sempre e pure oggi divisi nel giudizio, uniti però nel dire che si poteva anche fare di più. «Abbiamo dialogato con l' amministrazione e oggi questo accordo è un passo avanti positivo: ci sono miglioramenti, ma restano alcune criticità», dice Luisa Rigobon dei «Residenti in Fiera». Mentre Rolando Mastrodonato, di «Vivi e progetta un' altra Milano», va ben oltre: «Un' occasione sprecata ma anche una presa in giro, perché oggi unilateralmente il Comune annuncia una decisione senza informarci. Andiamo avanti con i ricorsi al Tar». Critiche anche dall' opposizione in Comune, dove Marilena Adamo del Pd e Milly Moratti della Lista Ferrante insistono che «si può fare di più per la città». Ci sono comunque, nell' accordo di ieri, dei punti non risolti. Il conto economico del progetto riveduto e corretto ad esempio, e dunque, quanti soldi daranno i privati in termini di oneri di urbanizzazione. E poi cosa accadrà a fianco di Citylife: è noto che la Fiera vuole dismettere parte dello "steccone" del Portello, per farci un Centro congressi. Ma un Centro congressi era già deciso a Rogoredo nel nuovo quartiere di Santa Giulia. Un doppione non avrebbe molto senso. «Una decisione ancora non c' è», ripete l' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli.


Giuseppina Piano

 

 

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