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Settimana del 7 Gennaio 2008

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

Rassegna stampa dei principali quotidiani e del sito Archiworld, relativa agli articoli di interesse per Milano e Provincia.

Sezione: musei - Pagina: 6
10 gennaio, 2008 - Corriere della Sera Cultura
Museo di arte contemporanea La Moratti boccia Sgarbi


«Ho perso su tutta la linea». Difficile udire queste parole in bocca a Vittorio Sgarbi. Ma ieri, le cose sono andate proprio così. Il sindaco Letizia Moratti ha bocciato la proposta del suo assessore alla Cultura di realizzare il nuovo museo dell' arte contemporanea nel padiglione 3 della vecchia Fiera. Si procede sulla vecchia strada: realizzare il museo ex novo, sempre nell' area di CityLife, con la firma di Daniel Libeskind. Incassata la sconfitta, Sgarbi ha subito rilanciato scommettendo 5 mila euro con l' assessore all' Urbanistica, Carlo Masseroli, testimone David Rampello «che nel 2011, quando si andrà alle elezioni e noi saremo politicamente morti, il museo non sarà ancora costruito». Masseroli, dopo gli scongiuri di rito, ha accettato la scommessa: «Non mi sto giocando solo 5 mila euro, ma tutto il mio tempo e il lavoro». Un ruolo determinante è stato giocato dalla Moratti che nei giorni scorsi è andata in «perlustrazione» in Fiera. Per vedere i 18mila metri quadrati del Padiglione 3. Pollice verso. «Il museo - è stato il ragionamento del sindaco - deve avere un respiro internazionale. Andare a copiare una cosa che è già stata fatta in altre città in uno spazio non dignitoso per concorrere con gli altri musei europei non ha senso». «Ho perso democraticamente - commenta Sgarbi -. Ho semplicemente accolto l' ipotesi di Renzo Piano di riattivare uno spazio preesistente a Sesto per il museo d' arte contemporanea. Sono andato lì e poi gli ho detto che mi interessava il suo metodo, ma uno spazio più bello ce l' avevamo già a Milano, in Fiera, nell' ex Padiglione 3. Non è andata così». E che cosa accadrà del progetto di Piano a Sesto? Nelle settimane scorse Masseroli aveva tuonato contro la possibilità di avere due musei d' arte contemporanea a pochi chilometri uno dall' altro. «Adesso che abbiamo le idee più chiare ne parlerò con il sindaco Giorgio Oldrini».

Giannattasio Maurizio

 

La Repubblica
10-01-08, pagina 9, sezione MILANO
Sarà di Libeskind il nuovo museo


La decisione "politica", come la chiama l' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli, è stata presa ieri in una riunione con il sindaco Moratti, il presidente della Triennale Davide Rampello e l' assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi: il museo di arte contemporanea nell' ex Fiera si farà con una costruzione ex novo, secondo il progetto Citylife dell' architetto Libeskind. Bocciata, anche dal sindaco, l' idea di Sgarbi che voleva il recupero del padiglione 3 del Portello, per sistemare, in un anno, il museo in un edificio già esistente. «Un incontro sconfortante, sono stato sconfitto - dice l' assessore - . Ho anche scommesso 5mila euro con Masseroli perché sono sicuro che nel 2011, quando si andrà alle elezioni e noi saremo politicamente morti, il museo non sarà ancora costruito». Per Masseroli, invece, «sarà inaugurato prima della fine del nostro mandato, alla metà del 2011. La struttura del padiglione 3 non si addice ad un museo internazionale, come quello che vogliamo fare». Intanto a Sesto San Giovanni si va avanti con il progetto di museo di arte contemporanea nell' ex area Falck. «Il 28 gennaio Renzo Piano presenterà i progetti in consiglio comunale - spiega il sindaco Giorgio Oldrini - . L' idea è realizzare il museo nel laminatoio e siccome siamo pessimisti e non ottimisti pensiamo che in autunno faremo già la prima mostra nella prima tranche del museo, 2.500 metri quadrati su 10mila finali. Se non ci fosse stato il problema di bonifica dell' area, la mostra avremmo potuto farla già a primavera». Da nessun museo di arte contemporanea a due. Per Masseroli «con Sesto occorrerà avviare un ragionamento costruttivo», per il sindaco di Sesto Oldrini «siamo disposti a discutere, lo abbiamo sempre chiesto a Milano, anche recentemente, ma il Comune non lo ha fatto mai. Noi andiamo avanti con il progetto».

ANNA CIRILLO

 

 

Sezione: edilizia palazzi - Pagina: 6
(11 gennaio, 2008) - Corriere della Sera
Palazzo Litta, via al restauro «La pubblicità paga i lavori»


La Sovrintendenza: nasce il nuovo polo della cultura Da marzo i cantieri. Cataloghi e targhe per non vedenti. Cadeo: parte il recupero della statua a Vittorio Emanuele

Venti mesi di pubblicità, altrettanti di cantieri. Il restauro con lo spot recupererà le facciate laterali di Palazzo Litta a partire da marzo. Servono 200 mila euro per rispolverare e riparare lesene e cornicioni del volto di corso Magenta. Il pacchetto restyling garantisce al ministero per Beni culturali intervento conservativo e attività a costo zero (mostre, concerti, guide e cataloghi in braille per non vedenti). Le spese per diagnosi, ponteggi e lavori sul fronte stradale saranno sostenuti da Tmc Pubblicità, la stessa società che ha recuperato l' architettura vendendo réclame anche i muri di Santa Maria delle Grazie e ora installerà targhe in braille su tutti i monumenti rimessi a nuovo, dalla Loggia dei Mercanti alla fontana del Verziere. È un intervento «necessario», quello su Palazzo Litta. Non per altro: «È uno degli edifici che meglio caratterizzano Milano dal punto di vista artistico e culturale», sottolinea Carla Di Francesco, neo-direttore generale del ministero per la qualità e la tutela del paesaggio. L' edificio è stato costruito tra il 1642 e il 1648 da Francesco Maria Richini, il fronte su corso Magenta è stato ridisegnato nel Settecento. Insomma: porta i segni del tempo, fratture, cedimenti e superfici annerite dal Pm10. La sovrintendenza sta scommettendo sulla rinascita da febbraio 2007. Visite guidate e mostre (la prossima, dal 24 gennaio), il laboratorio per il restauro del Soffitto di Fontana. Gli esperti stanno lavorando già nelle sale interne e tra un paio di mesi saranno al lavoro sulle facciate coperte dai mega-cartelloni pubblicitari. Obiettivo: «Fare di Palazzo Litta la nuova cittadella della cultura», secondo l' impegno preso a Milano dal ministro Francesco Rutelli e ribadito ieri dalla Di Francesco. Palazzo Litta, una tappa. Tmc ha presentato al Comune anche un progetto di restauro per 34 tra statue e monumenti, dal ponte delle sirenette alla colonna di San Calimero, alla statua a Federico Borromeo: «Così si evitano le lungaggini dei bandi di gara». Il sistema: spot in cambio dei lavori. «Utilizzeremmo per le affissioni la statua a Vittorio Emanuele in piazza Duomo, l' arco di via Manzoni e il monumento a Garibaldi in Cairoli», spiega Giovanni Mongini, procuratore generale di Tmc. Un' operazione da trenta mesi di lavori e due milioni di euro. Perché? «Per amore verso Milano». E per affari, va da sé. Replica Maurizio Cadeo, assessore al Decoro urbano: «Il Comune ha ricevuto proposte analoghe, valuteremo caso per caso». Non che Cadeo non ci abbia già pensato. Tra 2008 e 2010 è già previsto il restauro con sponsor pure di dieci monumenti indicati da Tmc. L' intervento su Vittorio Emanuele a cavallo inizierà a febbraio. * * *

Stella Armando

 

Sezione: traffico urbano parcheggi - Pagina: 9
11 gennaio, 2008 - Corriere della Sera
I BOX SOTTO SANT' AMBROGIO E IL SILENZIO DELLA CULTURA


Caro Schiavi, è vergognoso che il cosiddetto «Comitato dei saggi» si lamenti di non essere stato ascoltato. I «Saggi» nominati dal Comune, scelti fra i sostenitori del progetto, senza consulenze esterne fra chi è contrario. Nessuna parola ai milanesi, agli abitanti della zona e agli storici dell' arte. Nessuna risposta alle proteste espresse con manifestazioni e lettere al sindaco signora Moratti. Muro di gomma. E l' esposto di Italia Nostra presentato alla magistratura? E il grido di dolore del Fai? E la mozione votata dal Consiglio di Zona 1 che chiede la sospensione immediata dei lavori? Il potere di chi programma operazioni finanziarie di questo tipo, che buca e scava nel centro storico della città, in questo caso in una delle piazze più care ai milanesi, molto frequentate da turisti italiani e stranieri, sede della basilica dedicata al Patrono di Milano, l' arroganza e la mancanza di cultura sono, ahimè, vincenti. Che si tratti di squarciare la piazza a lato di una Basilica, esempio di architettura romanica fra i più noti al mondo, a pochi metri dai suoi due campanili (XI secolo), della sua abside, del porticato Bramantesco, tutto ciò non importa, nulla li frena. Che inoltre il posteggio della piazza sia inutile, perché quasi tutti gli edifici che si affacciano sulla piazza hanno box al loro interno, e perché esiste nella vicina Via Olona un garage sotterraneo di cinque piani completamente inutilizzato. Tutto ciò non li ha fermati. Ma poiché tra silenzi e omertà tutto continua e continuerà chiediamo agli esponenti della cultura milanese: perché non esprimono il loro dissenso?

Cini Boeri

Gentile architetto, ben vengano le discussioni su uno dei parcheggi più controversi della città, che l' ex sovrintendente ha ritenuto uno sbaglio ma non ha voluto osteggiare. E ben vengano anche le risposte dei saggi, la cui commissione a questo punto appare un bluff. Ma chi ascolta, oggi a Milano, gli esponenti della cultura se anche il suo assessore è stato zittito sul parcheggio di Sant' Ambrogio gschiavi@rcs.it?

Schiavi Giangiacomo


La Repubblica
11-01-08, pagina 19, sezione MILANO
Intervista con il progettista nominato a Londra Royal Designer for Industry
Citterio, un architetto milanese alla corte della regina Elisabetta
L' Expò può smuovere una città ferma da 30 anni Archistar? No grazie mi sento come un bravo sarto


Carta, matita e gessetto, seduto al fianco di papà nel suo laboratorio di artigiano mobiliere, Antonio Citterio imparò a disegnare così, da ragazzo. «Litigando serenamente ogni giorno, perché a lui piaceva lo stile Luigi XVI mentre io preferivo il moderno». Brianzolo di Meda, classe 1950, il figlio discolo ma riconoscente sarà «modernista ortodosso» da adulto, sulla scia di un concittadino illustre, Giuseppe Terragni, il maestro del razionalismo. Un modernista discreto, un razionalista gentile. «Citterio è l' eleganza della normalità, l' erede di un certo talento tutto milanese del lusso semplice, del comfort borghese» dice di lui un amico, l' ex compagno di università Fulvio Irace. Non stupisce i committenti con gli effetti speciali. Piuttosto li soddisfa - e li rassicura - con una bellezza semplice e pratica. Gli inglesi lo hanno appena nominato Royal Designer for Industry. Mentre Skira ne ha consacrato la fama con un' imponente monografia (a cura di Alba Cappellieri). Insegna progettazione a Mendrisio, all' Accademia di Architettura fondata da Mario Botta, e lavora tra Milano e il mondo. In città - dove la Antonio Citterio e Partners ha sede, in una nitida palazzina di vetro e cemento di via Cerva progettata da lui stesso e condivisa con quaranta collaboratori e la partner Patricia Viel - ha firmato l' hotel Bulgari, la pensilina Atm in Cordusio, lo show room Aspesi in Montenapoleone. E il nuovo quartier generale di Ermenegildo Zegna in via Savona, che sarà inaugurato martedì. Ha cantieri aperti a New York e Mosca, San Pietroburgo e Dubai, Amburgo e Maldive. Ma non si sente un' archistar, espressione di cui diffida. «Battezza un' architettura fotogenica, virtuale, fatta di immagine. A me interessa la sostanza». Con molto understatement, e una punta di snobismo, paragona il suo mestiere a quello di un sarto: «Cerco di cucire l' edificio giusto su misura per ogni cliente». Ha iniziato come designer: «Un' esperienza preziosa, perché mi ha abituato a capire le esigenze del produttore, del quale non devi essere avversario ma collaboratore». Tra i tanti suoi oggetti in produzione, gli piace ricordare «i cinquecentomila sanitari che la Richard Ginori vende ogni anno in tutto il mondo, un mio piccolo contributo alla qualità della vita quotidiana e anche all' economia. Per aumentare la produzione, l' anno scorso hanno assunto cento nuovi addetti». Diffida delle archistar, e soprattutto dei loro imitatori («è tutta una gara al fàmolo strano»), ma si fida - anche pro domo sua, essendo coinvolto nel progetto di Porta Nuova - dell' effervescenza edilizia che sta trasformando Milano. «I tanti cantieri aperti, e l' Expò che mi auguro verrà, sono occasioni formidabili per rinnovare una città che è stata capitale della modernità ma è ferma da trent' anni. Quando un architetto straniero mi chiede di mostrargli le novità, dopo "Il Sole-24 ore" di Piano e la Bicocca di Gregotti non so più dove portarlo». Lavorando tanto all' estero, ha imparato alcune lezioni. «Che la buona amministrazione è fatta anche di piccole cose: un muro, un marciapiede, un viadotto ben fatti. Che le aziende straniere sono più capaci: un muratore svizzero sa leggere un disegno tecnico molto meglio di un italiano. E che all' estero il costruttore costruisce e il real estate vende, solo da noi esiste la figura ibrida e ambigua dell' immobiliarista». Ai tanti giovani che studiano architettura, ricorda che il mestiere è molto cambiato: «Un tempo l' architetto doveva sapere tutto di tecnica, anche la formula chimica della calce, oggi gli è chiesto di fare squadra e guidarla: riunire intorno a un tavolo tante diverse competenze, organizzarle, scegliere». E agli aspiranti collaboratori che bussano al suo studio chiede: «Una laurea importante, quindi non breve. Un' esperienza all' estero. E una perfetta conoscenza dell' inglese e del computer. Internet ha aperto possibilità che ai nostri tempi erano impensabili. Ma bisogna saperle cogliere».

ARMANDO BESIO

 

La Repubblica
13-01-08, pagina 4, sezione MILANO
Battuta la burocrazia ripartono tredici parcheggi
Da via Avezzana a piazza XXV Aprile, le ruspe al lavoro per gli autosilo interrati da tempo fermi

Ruspe, alberi da tagliare, buchi da scavare tra i palazzi. Riparte, dopo un anno e mezzo di black out, la costruzione dei parcheggi interrati lasciati in eredità dall' amministrazione Albertini. Tredici i casi definitivamente sbloccati dalla giunta di Letizia Moratti dove, finito il lunghissimo iter amministrativo, partono i cantieri. Restano fermi, invece, quelli in Darsena. E gli altri? Per chiudere l' eredità annosa (incominciò nel 1985) di qualcosa come 200 progetti di autosilo, Palazzo Marino vuole fare una sorta di «sanatoria» amministrativa per chiudere una cinquantina di pratiche ancora formalmente aperte. Sbloccare e ripartire, questo in sintesi il messaggio che il sindaco Moratti ha condiviso con i suoi assessori in un vertice sul versante amministrativo della partita, quello che riguarda Palazzo Marino. Ma c' è un altro fronte che incrocia la vecchissima querelle dei parcheggi e che nessuno può dire dove porterà: quello legale. Tra un mare di ricorsi al Tar, e tanto più il fascicolo contro ignoti aperto dalla Procura a metà dicembre dopo esposti di comitati e la messa in onda della trasmissione Report dedicata al caso-parcheggi. Si vedrà se diventerà una vera inchiesta su anni e anni di appalti e business. Nel frattempo, però, c' è il fronte amministrativo che riparte con il vertice tra sindaco e assessori. Quello ai Lavori pubblici Bruno Simini, a cui dopo un anno di paralisi e polemiche è passata quest' autunno la gestione della realizzazione dei vecchi progetti, ha portato carte e risultati: «Tra collaudi attesi da tempo e oggi fatti, cantieri aperti e progetti di cui sono definiti i tempi certi di realizzazione anche con la grande disponibilità della Soprintendenza, abbiamo sbloccato cinquemila posti auto». L' assessore alla Mobilità Edoardo Croci, che ha mantenuto solo la programmazione dei parcheggi, aggiunge che «nell' interesse pubblico è stata sbloccata una situazione molto complessa che avevamo ereditato». Che cosa succede esattamente? Tredici parcheggi ripartono con l' apertura dei cantieri: i primi, con le ruspe promesse entro la primavera, sono quelli che devono essere costruiti in via Triboniano, via Avezzana, viale Legioni Romane, via Tolstoj-Savona, via Ferrante Aporti-via Varanini, via Monte Velino. In altri due casi, ma qui si parla di parcheggi pubblici, è promessa la fine della paralisi: sono quelli in piazza Meda e piazza XXV Aprile, inchiodati dagli scavi archeologici, dove entro gennaio deve partire finalmente la realizzazione del parcheggio vero e proprio. Più complicata la Darsena: qui bisogna cambiare il progetto, la giunta vuole farlo ma dovrebbe ottenere il voto in consiglio comunale. Altro capitolo, la «sanatoria». Sarebbe un maxi-atto amministrativo per chiudere definitivamente gli iter di progetti abbandonati dalle imprese, progetti cambiati in corso d' opera, parcheggi fatti e finiti ma che per la burocrazia sono «silos fantasma». E parcheggi che non si faranno mai, come i sette che non hanno passato il «riesame» disposto dalla giunta Moratti e sono stati negati. Tra questi, c' è anche quello di piazzale Lavater che proprio Edoardo Croci, prima di diventare assessore, aveva duramente combattuto come semplice residente. Quale è il problema? Se il tutto dovrà essere votato in Consiglio, il maxi-provvedimento potrebbe essere impallinato dai troppi veti dei consiglieri.

GIUSEPPINA PIANO

 

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