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Settimana del 22 ottobre 2007

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

Sezione: biciclette - Pagina: 001.003
(22 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
LA PROPOSTA
le Soluzioni a Costo Zero


A volte le cose facili sono le più difficili da realizzare. Basterebbero due strisce tirate col pennello da San Babila al Castello per delimitare una pista che non c' è. Oggi che l' Expo e i milioni in arrivo illudono i ciclisti con un percorso protetto di dieci chilometri, dal Sempione alla nuova Fiera, fa impressione il tempo perso nell' isola pedonale più lunga d' Europa. Senza costi e con un po' di vernice sull' asfalto, Milano sarebbe già una città più ciclabile. * * * Soluzioni a costo zero? Le più difficili da realizzare la Proposta Invece in via Dante, liberata dalle auto con un exploit ecologista dalla giunta Formentini, i ciclisti sono ancora abusivi: di giorno rubano spazio ai passanti, invadono i marciapiedi. La buona educazione, quando c' è, evita guai maggiori: altrimenti sono liti e insulti coi pedoni. È ancora peggio in via Visconti di Modrone: il niente di fatto è diventato inerzia colposa. Da via Molino alle Armi parte un anello che attraversa mezza città. Nessuno, tranne Ciclobby, ha mai pensato a un percorso protetto per le bici. Chi pedala in quel corridoio di traffico e smog rischia grosso, tra le auto e le moto. Così molti ciclisti, per salvare la pelle, invadono i marciapiedi. Da categoria da proteggere (per motivi ambientali) diventano trasgressori. È un paradosso: il Comune tratta meglio i possessori di Suv. Muoversi a Milano è sempre un' impresa, ma in vista del tribolatissimo ticket nessuno ha pensato alle bici: certi ostacoli si potrebbero davvero rimuovere con poco. Per esempio: nella città che insegue un improbabile traguardo di risanamento ambientale resta difficile capire come mai, allargando i marciapiedi, i ciclisti siano stati ignorati. In via Torino, dove i binari sono un' insidia, li hanno equiparati ai pedoni. In corso Garibaldi devono schivare le moto. Se passano in via San Marco si perdono in un «cul de sac». E quando finisce via Olona, zona Sant' Ambrogio, si trovano al semaforo dei pedoni. Sopportati, più che aiutati. All' estero il centro storico alle bici è diventato un obiettivo che distingue una città a misura d' uomo. Olanda, Austria e Germania sono avanti anni luce. Ma adesso ci prova anche Parigi, sull' onda della grandeur sarkoziana, a mettere chi pedala in centro in condizione di muoversi senza pericoli. Percorsi protetti, delimitati, ben visibili. E bici in affitto con una tessera magnetica, da prendere e lasciare. Lo fa con successo anche Barcellona. Noi siamo fermi alla mancanza di rastrelliere. La bicicletta richiede poco spazio, se ne possono parcheggiare diciotto al posto di un' auto, ha scritto Ivan Illich per dire che la miopia politica davanti al disastro urbano del traffico e dei parcheggi è l' anticamera di un suicidio per le città. Molte lettere al giornale lamentano la maleducazione diffusa dei ciclisti, il loro viaggiare senza luci e campanelli, le continue invasioni nell' area pedonale. Ma c' è da riflettere sul referendum del Corriere che a larghissima maggioranza indica nella pista ciclabile da San Babila al Castello una soluzione per aiutare ciclisti e pedoni. Il Comune non ci ha pensato. Eppure, non serve un budget: è una proposta a costo zero.

Schiavi Giangiacomo

Sezione: fiere - Pagina: 022/023
(22 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
expo il dossier 8 anni in cifre
Il sogno verde dell' Expo Ecco la Milano del 2015


MILANO - Come una finanziaria: 14 miliardi e 100 milioni tra investimenti diretti e indiretti, 3 miliardi e 700 milioni di produzione attivata. Senza tenere conto dell' indotto. L' Expo si può misurare anche così. Come una valanga di ricchezza e di lavoro - 70mila nuovi posti solo nei cinque anni precedenti alla manifestazione - che tracima su un intero territorio. Ma la candidatura di Milano per l' Expo 2015 con «Nutrire il Pianeta. Energia per la vita» è qualcosa di più. Lo si intravede nelle 1.200 pagine del dossier che la città ha consegnato nelle mani del Bie, il Bureau International des Expositions, l' organismo che raccoglie 108 Paesi e che a marzo dovrà decidere chi vincerà la sfida tra Milano e Smirne. Lo si percepisce nella città tirata a lustro e impavesata per l' arrivo oggi dei sei ispettori del Bie, che per tre giorni metteranno sotto esame Milano. Lo si capisce dalle facce stravolte ma felici dei funzionari delle Relazioni internazionali del Comune che in meno di un anno hanno accompagnato il sindaco Letizia Moratti in 57 missioni all' estero, incontrando 18 capi di Stato, 8 capi di governo, 90 ministri, 5 governatori, 12 viceministri, 10 sottosegretari, 31 sindaci, 11 commissari europei e percorrendo la bellezza di 451mila chilometri: 11 volte il giro del mondo. Dall' impegno del Governo, che come scrive il presidente del Consiglio, Romano Prodi, al Bie, sostiene la candidatura di Milano «with the utmost determination», con la massima determinazione. Milano, finalmente, si è data un senso. Non un sogno, ma un progetto. Che ha il pregio, vada come vada, di accomunare quasi tutti. Dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - «Auspico che la candidatura dell' Italia e di Milano venga accolta» - al premier Prodi, al capo dell' opposizione Berlusconi. Maggioranza e opposizione insieme. A livello nazionale e a livello locale. Comune e Regione Lombardia retti dalla Cdl, e la Provincia del democratico Filippo Penati. E trova una sponda anche in Walter Veltroni, sindaco di Roma e neosegretario del Pd. Come dire: il sostegno all' Expo milanese vale per questa legislatura e la prossima. Chiunque vinca le prossime elezioni. Uno dei prerequisiti essenziali richiesti dal Bie. Aichi 2005, Shanghai 2010. Milano ha scelto la strada di Shanghai. La città è pronta a cambiare volto. «Lasceremo in eredità alla città almeno il 90 per cento delle opere», continua a ripetere la Moratti. Ci sono i singoli elementi. La «Torre», alta minimo 200 metri, nuovo simbolo di Milano, la Via d' acqua e la Via di terra, due itinerari di 20 chilometri che immersi nel verde collegheranno Milano alla nuova area Expo, accanto alla Fiera di Rho-Pero, mettendo in connessione tutta la cintura dei parchi cittadini. Dei «raggi verdi» partiranno dal centro della città per ricongiungersi alla corona di verde. C' è il sito vero e proprio, 110 ettari, la metà a verde, dove sorgeranno i padiglioni, il grande ponte che collegherà la Fiera all' Expo, la Torre, il Villaggio Expo, piazza Italia. Tutto il quartiere espositivo sarà una «low emission zone», ossia avrà il minor impatto possibile sull' ambiente e sulla domanda di energia. La zona sarà off limits alle auto. I visitatori che vogliono raggiungere il sito in auto si dovranno fermare nei parcheggi di corrispondenza e poi verranno trasportati con navette ecologiche. All' interno saranno permessi solo veicoli elettrici, navette a idrogeno o biciclette. Anche il futuro della cittadella Expo sarà ambientale. Un enorme quartiere ecologico. Niente auto, niente petrolio o gasolio. Raffreddamento e riscaldamento saranno garantiti sfruttando il fotovoltaico, l' energia solare, e altri strumenti puliti. Un modello da esportare nel resto d' Europa. Proprio per questo motivo Legambiente è diventato partner dell' Expo milanese. C' è poi la Città del Gusto e della Salute ai Mercati generali e la creazione della Borsa agro-alimentare telematica. Ma l' Expo è più dei singoli elementi. È un catalizzatore e un acceleratore di progetti urbanistici e infrastrutturali. Le due nuove linee della metropolitana, il prolungamento di quelle esistenti, i grandi collegamenti stradali che la Lombardia sta chiedendo da anni: la Brebemi, la Pedemontana, le nuove tangenziali esterne di Milano. Ma anche il collegamento ferroviario diretto tra Malpensa e la nuova stazione di Pero-Rho. Tutte da realizzare integralmente entro il 2015. O i grandi progetti urbanistici che dovrebbero trasformare il volto della città: da Garibaldi-Repubblica, ferita nel centro della città, lasciata marcire per decenni, ai tre grattacieli di Liebeskind, Isozaki e Hadid di Citylife nella vecchia Fiera. Ai progetti da venire sulla Bovisa, cittadella tecnologica e della comunicazione. «È tutto l' asse nord-ovest di Milano che cambierà volto», spiega l' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli. Catalizzatore lo sarà anche per la cultura. Nei sei mesi dell' Expo sono previsti 7.000 eventi culturali e scientifici. Quaranta al giorno. Abbastanza per soddisfare i 29 milioni di visitatori che frequenteranno Milano nei 6 mesi dell' Expo. Sempre che arrivi la vittoria. Ma questa volta Milano ci crede. * * * La visita degli ispettori OGGI Alle 8 gli ispettori del Bie saranno accolti a Linate dal vicesindaco De Corato. Si inizia con un sopralluogo alla Fiera, sorvolata in elicottero. In serata, incontro con il governatore Formigoni e concerto di Allevi in Triennale DOMANI Incontro con il presidente della Camera di Commercio, giro in elicottero e pranzo ad Arcore, da Berlusconi. In serata, balletto alla Scala e cena con Rutelli MERCOLEDÌ Incontro con 900 studenti al teatro Strehler, pranzo con il presidente della Provincia Penati e una rappresentanza dei sindaci, visita al Cenacolo, conferenza stampa e visita al comando dei vigili * * * ATTRAVERSO LA METROPOLI Strada verde tra parchi e atenei *** 1 Una «via di terra». Per far conoscere la Milano del passato e quella del futuro, i monumenti e le grandi riqualificazioni urbanistiche. Sarà ecologica e collegherà la Darsena all' Expo passando per il centro della città. Lunga 22 chilometri, toccherà l' Università Statale, i Giardini Montanelli, il Parco Sempione e il Castello Sforzesco, che ospitò l' Expo del 1906 * * * Una via d' acqua a piedi e a cavallo *** 2 Milano, la città di Leonardo. La città dell' acqua. Che tornerà a vivere con ponti, canali navigabili, un lago. La «via d' acqua», lunga 20 chilometri, collegherà la Darsena con il sito dell' Expo mediante aree pedonali e la navigazione su un canale che attraversa luoghi storici, parchi, aree con installazioni. La strada potrà essere percorsa anche a cavallo * * * Grattacieli di luci illuminano la città *** 3 Le «luci della città del futuro» si accenderanno stasera dalle 19.30 alle 22.30. E illumineranno Milano proiettandola nell' architettura del 2015: fino a mercoledì dai cantieri di Bovisa, CityLife, Rho Pero, Porta Nuova, Garibaldi Repubblica, un fascio di luci riprodurrà i progetti nel buio. A cura dalla società che a New York ha realizzato «Torri di Luce» in memoria delle Twin Towers

Giannattasio Maurizio

Sezione: arte mostre - Pagina: 015
(23 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
IL COMMENTO
Siamo obbligati a fermarci e a chiederci: in quale città viviamo?
di GIANLUIGI COLIN Messaggi, sorprese choc, emozioni: la strada è tutto questo


Con i suoi manifesti strappati Mimmo Rotella ce l' ha insegnato sin dagli anni 50: la strada è fonte d' ispirazione, anzi è luogo stesso d' arte, materia vitale in cui ogni autore può raccogliere o seminare, piazza d' incontro dove muovere provocazioni, lanciare messaggi, sollevare emozioni. Le grandi città, e Milano in particolare, sono proprio questo: un contemporaneo sistema visivo in cui architettura, fotografia, pubblicità, graffiti, arredo urbano sono un' unica forma di linguaggio trasversale che, senza mediazioni (talvolta come un pugno nello stomaco) modifica la nostra percezione stessa del vivere a Milano. Proprio come questa mostra «per strada» di Gabriele Basilico, un nuovo modo di intendere lo spazio culturale: non più «chiuso» ma «aperto», apertissimo, una visione senza frontiere, libera. L' assessore Vittorio Sgarbi, che di arte e fenomeni culturali la sa lunga, non a caso ha restituito attenzione al valore della «Street Art», ovvero dei graffiti, portandoli provocatoriamente al Pac. Ha invitato a fare una cosa semplice ma importante: guardare verso quello che ormai non vediamo più, i segni della vita che ci scorre intorno. È una battaglia contro il mondo della transitorietà, «la vita liquida» del pensiero di Zygmunt Baumann. Nella città, simbolo di un mondo in frenetico divenire, dovremmo imparare a fermarci e riflettere sul senso delle cose, sui perché, su quello che accadrà domani. E «l' arte di città», anche in una staccionata lunga un chilometro, aiuta a farlo.

Colin Gianluigi


La Repubblica
23-10-07, pagina 11, sezione MILANO
Una mostra lunga un chilometro decora il muro di cinta del cantiere di Porta Nuova. 150 immagini d' archivio raccontano il paesaggio urbano, con un occhio di riguardo all' Isola. Ne parliamo con l' autore
milano in posa
Le foto di basilico tra passato e futuro, i nuovi progetti è presto per dire che cosa salterà fuori, per ora vediamo solo i plastici, ma sono un segno di risveglio la bellezza interrotta Dopo gli anni del boom la città si è come pietrificata, la buona architettura è stata sostituita dalla speculazione
ANNA CIRILLO


Dall' archivio del fotografo Gabriele Basilico, 150 foto scattate dal 1977 al 1996 ricoprono da oggi per un chilometro le cesate del cantiere di Porta Nuova, da via Gioia a viale Liberazione fino a via Don Sturzo e largo De Benedetti, dove si sta sviluppando il progetto Isola di Hines. Una iniziativa dell' immobiliarista di Hines Manfredi Catella per raccontare in modo inedito Milano e i suoi cambiamenti. Gabriele Basilico, qual è il suo modo di lavorare e come sceglie una inquadratura? «Sono misuratore di spazi urbani e gran camminatore. A Milano, dove sono nato, posso fare foto solo il weekend, per non avere di fronte soprattutto un mare di auto. Ora fotografo anche dall' alto, mi piacciono le visioni vertiginose, ma normalmente lavoro a livello marciapiede. Il marciapiede è la mia sala di posa, è la visione alla quota dell' uomo della strada. E questa mostra, con le foto che tornano sulla strada, è quasi un cerchio che si chiude». Ha approcci fotografici diversi a seconda delle situazioni? «Cerco di avere la stessa misura, linguaggio e rispetto estetico per l' architettura banale, senza storia, e per quella colta. Mi interessa il fenomeno città, per questo tento uno sguardo equo. è fotografia documentaria, riproduco ciò che vedo. Voglio far capire il mondo per quel che è, non alterando la realtà con la tecnica». Butta via molte foto? «Lavoro con una macchina a banco ottico che non mi permette velocità. Faccio massimo 30 foto al giorno». è come se lei mettesse in posa la città? «Esatto, metto in posa pezzi di architettura». In mostra che immagini ci sono? «Del mio archivio, dagli anni '70 in poi. Molte sono sulle periferie e molte dell' Isola, da sempre speciale per me. Immagini di una città interrotta». Interrotta? «Milano ha interrotto la sua storia urbanistica. C' è stato il boom degli anni Sessanta, col rilancio e la ricostruzione, e si vede nella struttura fisica della città la volontà di diventare capitale finanziaria e industriale, pensiamo al Pirellone. Poi è come se tutto si fosse fermato». Molte sue foto presentano una città quasi sconquassata. Milano è così? «L' immagine di una città interrotta e frammentata, con zone e angoli sfrangiati, appartiene a Milano». Com' è cambiata la città? «Forse sta cambiando ora. Dopo il boom si è pietrificata, incapace di produrre edifici e sostanza per il nuovo paesaggio urbano. Si sono fatte architetture di speculazione, si è costruito in modo banale e ordinario, non c' è stato il rapporto fondamentale tra amministrazione pubblica, progetti e investitori privati. Una sorta di anarchia nei confronti dell' architettura, ognuno ha costruito dove voleva e la città si è smarrita». E adesso l' anarchia è finita? «Coi progetti Santa Giulia, Garibaldi Repubblica, Citylife, non so dire che cosa salterà fuori, per ora vediamo solo i plastici. Ma perlomeno la città sembra risvegliata, invita grandi architetti e forse torna a fare architettura come negli anni '60. Almeno spero. Se una città rinuncia a fare buona architettura, muore». Perché per lei l' Isola è speciale? «è stata spesso al centro dei miei lavori. Tutti si chiedono perché esiste questo spazio urbano vuoto, quasi selvaggio, e ci sono state mille idee di architetti per ricucire un tessuto slabbrato che è nel cuore di Milano, con viale Liberazione che spezza l' Isola dalla città. Da una parte è affascinante, dall' altra un problema, la città non deve avere buchi. è giusto che ora si ricomponga, anche se non tutti i cittadini vogliono che si ricomponga come lo vuole Hines». Nelle sue immagini predominano le architetture. Quanto conta essere anche architetto nel lavoro che fa? «Nei miei anni di università si faceva politica e c' era molta attenzione al sociale. E anche l' architettura urbana è materia sociale. Non solo fotografare uomini, abitazioni, lavoro esprime il livello di come si vive, ma anche i luoghi, senza le persone, raccontano storie. Basta osservarli».

Sezione: arte mostre - Pagina: 015
(23 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
L' ALTRA MOSTRA
Il reportage urbano di Garofalo «L' Isola aspetta il cambiamento»


Oltre a Basilico, la Fondazione Riccardo Catella espone immagini del milanese Marco Garofalo, sia all' interno della Fondazione (in via De Castillia 28, tel. 02.45.47.51.95) sia in esterno, via Confalonieri e via De Castillia. «Passaggio 35», titolo del lavoro di Garofalo, riguarda l' Isola: «Il mio è un reportage urbano - dice Garofalo - tra la gente del quartiere che si interroga sulla trasformazione dela zona. Scatti un pò surreali, fatti nell' ultimo anno». Tanto fervore culturale intorno a buche e gru è dovuto a Manfredi Catella, presidente della Fondazione intitolata a suo padre e ad della società Hines, che promuove lo sviluppo dell' area di Porta Nuova. «A Milano servono iniziative di rottura. Basilico va in questo senso. Alla Fondazione Catella ci saranno altre iniziative culturali. Con Basilico, Stefano Boeri, Luca Doninelli ci stiamo lavorando». Il cantiere, con 25 grandi firme dell' architettura, chiuderà nel 2012.

Sezione: fotografia mostre - Pagina: 015
(23 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
PUBLIC ART / Da oggi a febbraio 150 lavori del fotografo milanese «fasciano» il cantiere di via Melchiorre Gioia
Un chilometro di Basilico


«Restituisco a Milano i miei trent' anni di immagini: vivetele con creatività»
«Sono un medico visivo, mostro le ferite della città. Un mio testo guida è "Il libro dell' Es" dello psicoanalista Groddeck: lui sviscerava gli angoli oscuri dei pazienti, li trasformava in storie su cui riflettere. Io mi soffermo sul corpo della città per trarne immagini da meditare. Ascolto con gli occhi. Con sguardo estetico e compassionevole, sulla scia di grandi osservatori: uno su tutti, Alberto Savinio». Da oggi a febbraio, centocinquanta sguardi del «medico visivo» Gabriele Basilico, fotografo di fama mondiale, saranno visibili sul perimetro del grande cantiere a Porta Nuova, a cavallo di via Melchiorre Gioia. L' idea di «fasciare» i lavori in modo creativo («Intervento di public art» dice Basilico) è della Fondazione Riccardo Catella, che ha recuperato in zona un' ex fabbrica di saponi in stile liberty per farne un centro culturale. «Le mie immagini interagiscono con una terra di confine: da una parte l' Isola, dall' altra lo skyline di una metropoli che desiderava essere la testa di ponte dello sviluppo economico nazionale, negli anni 60. Da allora tutto è rimasto sospeso. La mancanza di coraggio urbanistico ha lasciato che la ferita urbana incancrenisse. Nel mio chilometro, in realtà poco più di 800 metri, anche immagini che documentano questa zona un pò privata: ho abitato lì vicino. Foto dagli anni 70 al 1996, un come eravamo che restituisco alla città». I lavavetri appoggeranno spazzola e stracci sulle foto, i graffitari le marchieranno, i cani alzeranno la zampa sui silenzi metafisici delle immagini, qualcuno le trasformerà in fondali romantici con vista sulle betoniere, i viados si aggiusteranno tacchi e reggiseno lì davanti. «È la prima volta che espongo per strada, la mia invidia per graffitari e artisti alla Keith Haring non ha più ragione di essere. Mi aspetto che le foto vengano vissute con creatività. Mi auguro pochi spegasci. Mostro la città che non c' è più intorno alla città che ci sarà. Opere come la fiera di Fuksas, il quartiere Santa Lucia di Norman Foster, la Falk di Piano e la Bicocca di Gregotti sono segnali positivi. Si dice che Milano sia mossa solo dal denaro. Basta conoscerla un pò e amarla un pò, per scoprire che c' è sete di cultura, energia da incanalare». L' Expò del 2015, su cui tutti puntano, potrà essere un' occasione d' oro, se Milano vincerà su Smirne. «Hanno tirato a lucido piazze e strade per gli ispettori in visita, in questi giorni. Mi piacerebbe farli salire in macchina e portarli in certi posti per metter loro sotto il naso incuria e degrado. Se vedi Berlino, Barcellona, Parigi, Londra e poi torni a Milano, provi invidia per quelle metropoli e pena per la nostra. Ma è inutile piangersi addosso, l' architettura fatta bene, a cominciare da quella che nascerà dietro il chilometro di foto, potrà cambiare la città in meglio. Io continuerò a osservare: mi attirano gli stati di passaggio, il lavoro che si vede nel suo farsi. Non per nulla amo i film neorealistici girati su sfondi urbani di un' Italia in fermento. Non per nulla amo rivedere, per confrontarla con quella di oggi, la Milano di uffici, tram, impiegati, operai e cascine del film "Il posto", di Olmi».

Bozzo Antonio


Sezione: fiere - Pagina: 005
(23 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
EXPO 2015LA CANDIDATURA *** IL PRIMO GIORNO A MILANO DEGLI ISPETTORI
«Expo: bene la partenza, la città ha partecipato»
Soddisfazione della Moratti. Ma il Nobel Fo attacca: un disastro. Gli ispettori Bie: impressione eccellente

La tripla giravolta sugli attributi del Toro in Galleria portafortuna, no. Ma per il resto, i cinque ispettori dell' Expo che sono sbarcati ieri mattina a Linate per mettere sotto la lente di ingrandimento Milano, non si sono fatti mancare niente: quattro sessioni di lavoro con domande a raffica, un viaggio in metrò superlusso per raggiungere la Fiera di Pero-Rho, un giro su due elicotteri Agusta sui terreni che ospiteranno l' Expo, la cena in Triennale, il concerto di Giovanni Allevi e poi tutti a nanna nel sette stelle in Galleria. Oggi, appuntamento clou con il capo dell' opposizione Silvio Berlusconi ad Arcore. E la Moratti rilancia: «Mi è piaciuta la partecipazione di Milano. Si comincia a sentire che l' Expo è un progetto della città per la città». Mentre il comitato No Expo affila le armi. Ieri è toccato al premio Nobel Dario Fo: «Stanno facendo un disastro. Tutto quello che ho visto fare da Milano sono bufale». «La prima impressione è eccellente» attacca lo spagnolo Vicente Gonzales Loscertales, segretario generale del Bureau International des Expositions. Salvo correggersi a fine serata: «Se questa mattina era eccellente, a fine giornata, è ottima». Spiega anche il perché della visita odierna a Berlusconi: «È prassi incontrare il Capo dello Stato, il premier e il capo dell' opposizione. E visto che Berlusconi è a Milano...». Ma non si lascia sfuggire l' occasione per una battuta. Gli ispettori sono appena entrati nei due vagoni riservati che li porteranno dal Duomo in Fiera. «Che bello vedere il metrò così vuoto. Io a Milano ci sono già stato altre tre volte». Come dire: non me la ricordavo così. E ha ragione: la città è tirata a lucido come uno specchio. Manca solo il coro delle Nozze di Figaro con il suo «giovani liete, fiori spargete». E sissignore, ci sono anche i fiori. Dappertutto. Perfino nelle scale mobili del metrò. «Certo - ha detto al sindaco Letizia Moratti la canadese Carmen Sylvain, presidente del Comitato Esecutivo -. L' impegno quotidiano è il più difficile». Noblesse oblige. Il sindaco, in fascia tricolore, ha riconosciuto al vicesindaco Riccardo De Corato il merito dell' operazione Fulgida. «E noi continueremo su questa strada - spiega il vicesindaco -. Sia per il decoro della Stazione centrale sia per il resto della città». C' è invece chi vede Milano per la prima volta. Come il delegato francese Bernard Testu: «Lovely place». Come «lovely» è stato il pranzo al Sadler in Fiera, con i camerieri ingrembiulati di nero e la scritta Expo in bella evidenza. Gnocchetti al tartufo bianco, faraona farcita e semifreddo di marroni con salsa di cachi. Un po' meno «lovely» salire subito dopo in elicottero con gli gnocchetti ad altezza gola. «Un' ottima accoglienza» per Oyunchimeg Gochigsuren, delegata della Mongolia. Chi entra più nello specifico è l' ispettore belga Anthony Bausmar: «Quello di Milano è un dossier molto completo mi è servito molto tempo per studiarlo. In questi giorni avremo l' occasione per farcelo spiegare sul campo da chi lo ha preparato». Detto, fatto. Tutte le domande possibili. Anche quella più difficile: «Ma se per caso non doveste vincere l' Expo - ha chiesto uno dei cinque ispettori - che fine faranno gli investimenti?». L' assessore all' Urbanistica, Carlo Masseroli, dopo i debiti scongiuri, ha preso il coraggio a quattro mani e ha replicato: «Milano sta giocando una partita internazionale, sia che arrivi l' Expo sia che non arrivi. È chiaro che la vittoria dell' Expo rappresenterebbe un enorme opportunità di decollo per la città, ma noi intendiamo andare avanti lo stesso con gli investimenti». Curiosi gli ispettori Bie. Chiedono dei collegamenti con la Fiera, della recettività. Per adesso non chiedono dei problemi di Malpensa: «Sappiamo che è un po' lontano da Milano». Degli eventi sportivi. Che c' azzeccano con l' Expo? Lo spiega la Moratti e lo ribadisce l' assessore Giovanni Terzi. «Abbiamo scelto come simbolo dell' Expo l' uomo di Leonardo, l' uomo universale in tutte le sue sfaccettature. Anche nella sua attività fisica». Bene. Per il 2015, se arriverà l' Expo, il Tour de France partirà da Milano. «È stata una giornata intensa, con molto lavoro - conclude a fine serata, la Moratti -. È molto bella la partecipazione della città. Si comincia a sentire che l' Expo è un progetto della città e per la città». Formigoni: «Siamo soddisfatti, abbiamo fatto capire che questa è la città dell' innovazione. Questi cinque cantieri del futuro che abbiamo illuminato sono una delle eccellenze di Milano»

Giannattasio Maurizio


Sezione: quartieri - Pagina: 006
(24 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
Dentro il Tuo Quartiere *** dalla parte del cittadino
Navigli, sì alla grande isola pedonale. Lite sulle regole
Il Comune: tutto pronto in tre anni. I residenti: bene così. I negozianti contro i locali notturni: rischiamo di chiudere


Divisi, commercianti di giorno contro commercianti di notte, residenti di una Alzaia (Pavese) contro altri della Ripa (Ticinese). C' è chi vede l' isola pedonale come occasione di «riscatto e riqualificazione», chi come «capitolazione alla legge dei locali notturni». Nove lettori su dieci, che hanno risposto al sondaggio del Corriere ieri, hanno detto «sì» all' isola pedonale dei Navigli. Ma i cittadini e gli esercenti diurni, che si sono ritrovati ieri sera in assemblea all' oratorio di via Corsica, chiedono regole chiare per una convivenza finora risultata impossibile tra i residenti e il popolo della notte. «Non siamo pasdaran del no all' Isola. Ma a patto che le luci e i suoni sui Navigli si spegnano alle 23 durante la settimana, a mezzanotte il sabato e la domenica», dice Roberto Rivolta (Abitanti Naviglio Pavese). E a patto che «si sostenga il commercio diurno», aggiunge Gabriella Valassina (Comitati dei Navigli). Ossia, «basta licenze a bar e locali. Qui chiude il restauratore o il pittore e apre il kebab». Lo slogan: «Vogliamo un' isola analcolica». Sdrammatizza l' assessore alla Mobilità, Edoardo Croci: «Lo scontro nasce dai posti auto che mancano. Ma stiamo concludendo una trattativa con Ferrovie dello Stato, per l' uso più esteso dell' area di Porta Genova ad uso parcheggi. In attesa che si concludano i lavori in Darsena». L' isola s' ha da fare, lascia intendere Croci. Ma anche chi dice sì, intanto, raccoglie firme. «Seicento, finora. A scopo cautelativo - spiega Valassina -. Perché ci sono comitati di residenti fittizi, nati all' ultimo per sostenere la tesi dei gestori dei locali». In zona 6, il presidente della commissione Navigli Gaetano Bianchi, annuncia: «Con i cittadini faremo una bozza di regolamento per l' Isola». Ma i residenti vogliono anche e subito un tavolo con il Comune. E si lamentano gli anziani dell' Alzaia Naviglio Pavese: «Già oggi con la Ztl i taxi ci scaricano a 500 metri da casa, non possono azionare i pilomat e chi di noi non ha la macchina cosa fa?». Questa è la sponda che ha vissuto la Zona a traffico limitato come una ghettizzazione. Non c' è più un negozio di vicinato. L' edicolante è disperato. Il laboratorio di lampadari ha perso come la lavanderia il 30% della clientela. Ma Daniele Gionta, di Navigli Domani, e l' associazione Naviglio Grande spiegano: «L' isola ci permetterà di fare un salto di qualità, pensiamo di trasformare il quartiere in una cosa bella e viva anche di giorno». Isola dei Navigli qui si coniuga in «Polo turistico e del tempo libero». pdamico@corriere.it * * * LE RISPOSTE Telecamere oltre ai pilomat Da rivedere «carico e scarico» «Telecamere in aggiunta ai pilomat, contro le violazioni. Il futuro è l' isola pedonale sul modello di via Dante - dice l' assessore Croci -. Solo i residenti potranno entrare in auto. Per i taxi si potrà studiare una soluzione e per i commercianti si dovrà rivedere la finestra di apertura per carico e scarico». * * * Sosta selvaggia, più multe Ma ci vuole l' intervento di Atm «Le multe le danno gli ausiliari della sosta, che però dipendono dall' Atm e sono senza comando - dice il vicesindaco Riccardo De Corato -. Invece deve essere il Comune a gestirli. Il sindaco è d' accordo con me. Ho posto il problema in giunta. Ma le cose devono cambiare al più presto». * * * Posti auto in piazza Argelati Ora serve un nuovo piano «La sola strada realistica per dare posti auto al quartiere è sbloccare il parcheggio in Darsena, cosa alla quale sto lavorando come per Meda e XXV Aprile. Il progetto ex Argelati non è più realizzabile. Si sarebbe dovuto pensare a suo tempo di spostare l' impianto sportivo in altra sede» ,spiega l' assessore ai Lavori Pubblici Bruno Simini. * * * Oggi il camper in corso Garibaldi Dalle 11 alle 19 all' angolo con piazza XXV Aprile

D' Amico Paola


Sezione: varie - Pagina: 010
(24 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
Viaggio tra cultura e divertimento. Appuntamenti anche alla Triennale, al Parco Sempione e in Conservatorio
Mostre, politica e musica rock Via alla «Movida» degli Anni 70
Weekend «sul decennio che cambiò Milano». Sabato show in piazza Duomo


A ricordarli oggi, prendono la forma di un imbuto del tempo, di una strozzatura della storia nella quale, per uno strano destino, si sono concentrati così tanti avvenimenti da farli diventare subito gli «Anni affollati» di Giorgio Gaber (la canzone è del 1981). Sono gli anni Settanta: utopie e terrorismo, cantautori e rivoluzione punk, design d' avanguardia e fumetti «alternativi», l' eroina, i telefilm e la Febbre del sabato sera. Grazie a un grande impegno organizzativo, il Comune, in collaborazione con molti partner, ha creato per questo fine settimana la colossale giostra della cultura e del divertimento «Movida anni 70», un viaggio accelerato in quel decennio. Tanti i luoghi coinvolti, da diverse piazze della città (l' evento principale sarà in piazza Duomo), alla Triennale, al parco Sempione, ai Navigli, al Conservatorio, ad altre sale. Il tutto con i tempi dilatati delle «notti bianche» (tra sabato e domenica), questa volta però con un tema, un filo conduttore, i Settanta, appunto. Un decennio che l' assessore allo Sport e Tempo libero Giovanni Terzi considera da una prospettiva particolare: «La gente si metteva in gioco in prima persona - sintetizza -, vedo quel periodo come gli anni della centralità dell' uomo». Dagli uomini nascono le idee, la musica, le mode, l' arte: la Triennale ospita, dal 27 ottobre al 30 marzo (inaugurazione il 26), la mostra «Anni Settanta - Il decennio lungo del secolo breve», ideata da Gianni Canova. Un percorso labirintico tra arte, architettura, cinema, editoria, letteratura e altro. Ma il dedalo si ramifica in tutta la città. Sabato sera in piazza Duomo, dalle 21, arriva la dance dal vivo di Kool & The Gang e Sister Sledge, con anche video, interventi, show, fino alle 2. La serata è condotta da Red Ronnie. Sempre sabato, in piazza Santo Stefano, tocca al jazz e alla fusion, con Eumir Deodato, Tullio de Piscopo, Franco Cerri. Un locale storico, il Derby, viene ricordato da Teo Teocoli e Mario Lavezzi nella sede dell' ex cinema Arti, in via Mascagni, grazie ad aneddoti, canzoni e alla presentazione di un video dedicato a Gaber. In Conservatorio si ascolta la musica colta e progressive, con esponenti di diversi gruppi, tra cui Stormy Six e Area. In piazzale Loreto, alle 21, appuntamento per un Vespa-raduno. Tante le altre iniziative: per uno slalom personale, consultare il sito www.movida70. it, con il programma. Di notte si balla, di giorno si gioca: domenica al Parco Sempione (lato Arena civica) alle 14 parte la sfida a squadre «Milano senza frontiere», creata sul modello di «Giochi senza frontiere», che avrà come tema la Milano medioevale, con scenografie e costumi d' epoca. La sfida sarà trasmessa su canale Italia (sabato 3 novembre, ore 11 e ore 20, e domenica 4, ore 20), con la conduzione di Susanna Messaggio e Marco Predolin. I giochi chiudono il viaggio milanese nei Settanta, che comincia già venerdì in piazza San Babila dove uno schermo, dalle 18 fino a domenica, proporrà a ciclo continuo il video «Settanta mi dà tanto», sintesi di un decennio ad alta tensione che, come una febbre anomala, fa fatica a passare.

Speroni Matteo


La Repubblica
24-10-07, pagina 5, sezione MILANO
delibera del comune
Raddoppiati gli oneri di urbanizzazione
gi.pi.


Salasso in arrivo per gli oneri di urbanizzazione, rialzi che per effetto-domino finiranno per scaricarsi sul mercato del mattone. Il Comune si appresta a raddoppiare, e per alcune voci quasi a triplicare, i costi dovuti dalle imprese per le nuove costruzioni o per le ristrutturazioni. Gli oneri attuali sono fermi dal 1991 e l' adeguamento è dovuto per legge. L' effetto, però, è decisamente pesante. Tanto che ieri, incontrando i partiti della Cdl, l' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli ha tenuto a precisare che cercherà di limitare i danni, ipotizzando di diluire gli aumenti in più anni. Perché è vero che dal rialzo degli oneri il Comune ha solo da guadagnare, perché sono tutti soldi che incassa, ma è anche vero che gli aumenti si scaricheranno sui prezzi immobiliari e su un mercato già difficile da sostenere per chi a Milano vuole comprare una casa. Nella delibera preparata dagli uffici dell' assessorato all' Urbanistica, che potrebbe essere già portata in giunta per l' approvazione il prossimo venerdì, se non si troveranno aggiustamenti le cifre sono nere: nel residenziale si passerebbe da 34 euro al metro cubo del 1991 a 82,20 euro (più 141 per cento), per l' industria da 59 euro a 189 (più 218 per cento), per servizi e commercio da 175 euro al metro cubo a 353 euro (più 101 per cento).

La Repubblica
25-10-07, pagina 7, sezione MILANO
Euforia nelle istituzioni: 'Abbiamo dimostrato un consenso corale'
Il progetto Expo conquista i giurati
Il capo delegazione: 'Il piano è fattibile e conforme alle nostre regole'. Inaugurazione in stile olimpico La giornata
RODOLFO SALA


Ma quanto si sbottonano, gli ispettori della Bie alla fine della trasferta milanese che li ha impegnati per tre giorni a passare al setaccio il progetto Milano Expo 2015. Progetto che piace, e molto: lo hanno detto in tutte le salse, prima di partire per Roma. Paradossalmente, ad alimentare le forti speranze del sindaco e di tutte le istituzioni locali, da ieri sera c' è un monosillabo: «No». «No», risponde infatti la canadese Carmen Sylvain, presidente del comitato esecutivo del Bie, a chi le chiede se nel dossier ci sia qualcosa di non convincente, o anche solo da approfondire. Accanto a lei Letizia Moratti ha un piccolo sussulto, gli occhi vanno al cielo e si capisce che se potesse alzerebbe le due dita a V. La pagella dei commissari. «Abbiamo trovato - spiega la Sylvain - una città bella, ricca di storia, architettura, infrastrutture; non posso esporre ora le conclusioni che presenteremo al comitato esecutivo, ma il progetto visto in questi giorni è ben strutturato, si adatta perfettamente al piano di trasformazione di questa città, ed è importante anche per l' aspetto dell' ambiente, perché lascerà a Milano una parco di grandi dimensioni». «Vi auguro veramente buona fortuna», aggiunge il suo collega spagnolo, Vicente Gonzales Loscertales. Poi si sbilancia: «La cooperazione intensa di molti mondi al vostro progetto è garanzia di successo». I «molti mondi» sono le categorie economiche, le associazioni, la Milano accademica e della cultura. Ma anche e soprattutto, insistono gli ispettori, le diverse istituzioni coinvolte, che si sono mosse insieme, «con un consenso davvero corale». Ancora Loscertales: «Oltre a essere largamente condiviso, il vostro progetto contiene due elementi centrali: la fattibilità dal punto di vista tecnico e la conformità alle nostre regole». Un' altra carta vincente può rivelarsi la scelta del tema, "Nutrire il pianeta, energia per la vita". Tema «importante e comprensibile da tutti, e che ci fa pensare a una enorme potenzialità di partecipazione», prevede la Sylvain. La soddisfazione delle istituzioni. Letizia Moratti: «Milano merita l' Expo per lo spirito con il quale ha voluto candidarsi, e anche perché vuole dare un contributo alle grandi sfide della lotta contro la fame nel mondo». Filippo Penati: «In questo Paese siamo divisi su tutto, l' Expo a Milano è forse l' unica cosa che ci unisce; per le sue dimensioni porterà vantaggi all' intera Europa». Roberto Formigoni: «Abbiamo fatto il colpo, ci sono ottime possibilità, perché il nostro progetto è decisamente migliore di quello di Smirne; però ci sono anche insidie: voteranno 112 ministri degli Esteri, speriamo non si facciano condizionare dalla geopolitica, per questo dobbiamo continuare a dare il massimo». L' inaugurazione. Il verdetto del Bie arriverà a marzo, ma già si pensa alla cerimonia di apertura dell' Expo milanese. Sarà come quelle delle Olimpiadi, e il comitato promotore ha messo in preventivo una cifra stratosferica: 20 milioni di euro, «tutti coperti da sponsor e introiti da diritti televisivi», assicura il segretario generale del comitato, Paolo Glisenti. I bambini. In mattinata, un appuntamento pro Expo al teatro Strehler, protagonisti un migliaio di ragazzi delle scuole dell' obbligo, che innalzano cartelli di benvenuto a ciascuno dei sei ispettori e cantano We are the world. Sul palco la commozione si taglia a fette, lo spagnolo Loscertales ha gli occhi rossi. Il video. Da ieri sera è online il video realizzato dal comitato promotore: è dotato di una particolare tecnologia cinematica, che consente di esplorare la città del 2015, dall' area espositiva di Rho-Pero alle realizzazioni urbanistiche connesse all' Expo. Dura sei minuti, lo si può vedere sul sito www.arpanet.it. Il pranzo in Provincia. Finalmente i "giudici" arrivati da Parigi mangiano un risotto (ai porcini di Borgotaro). Penati scherza, ma non troppo: «Il nostro menù molto meglio di quello tricolore servito da Berlusconi». C' è anche una rappresentanza di sindaci: parlano, all' unisono, quelli di Pero (centrosinistra) e Rho (centrodestra): «I nostri concittadini sono abituati alle sfide, anche stavolta il loro impegno è fuori discussione». Onori, ma anche oneri: «Ci saranno vantaggi per tutti, in particolare per i vostri territori direttamente coinvolti nel progetto di Expo», assicura la Sylvain. Polemiche. Palazzo Chigi conferma il «massimo impegno del governo per il sostegno della candidatura di Milano, e accusa Berlusconi di avere mostrato un' immagine di «disunità del Paese, sventolando sondaggi di scarsa credibilità davanti agli ispettori del Bie». Tutti a Roma. Letizia Moratti e gli ispettori sono partiti ieri sera: oggi incontrano Napolitano, Prodi, il sindaco Veltroni e diversi ministri. Domani conferenza stampa finale alla Farnesina, con D' Alema a fare gli onori di casa. «Un gran bel gioco di squadra», sorride la Moratti.

ILSOLE24ORE.COM > Norme e Tributi
25 ottobre 2007
Gli albi professionali chiamati all'autoriforma



La maggioranza ha presentato il testo di riforma delle professioni intellettuali al comitato ristretto della Commissione Giustizia e Attività economiche della Camera. La bozza dei relatori, Pierluigi Mantini e Giuseppe Chicchi, verrà discussa la prossima settimana. Si stabilisce il principio di autoriforma: gli Ordini avranno 12 mesi di tempo dall'entrata in vigore della legge per riscrivere il proprio ordinamento, che verrà recepito con regolamento ministeriale. Viene anche razionalizzato il sistema delle tariffe, dopo le liberalizzazioni volute dal ministro dello sviluppo Economico Pierluigi Bersani.

La Repubblica
25-10-07, pagina 13, sezione MILANO
Trenta studenti di ingegneria, architettura e design danno vita alla prima emittente web universitaria di Milano
Va in onda radio Politecnico
Musica, attualità e un programma cult in stile 'Deejay chiama Italia' Gli studi in una palazzina all' angolo tra via Celoria e via Ponzio messa a disposizione dal rettore
TERESA MONESTIROLI


Sono pronti per andare in onda. Hanno organizzato il palinsesto, trovato gli speaker, ideato il logo, preparato le selezioni musicali, ottenuto i finanziamenti dall' ateneo e comprato il materiale. Manca solo l' allestimento dello studio, ma nei prossimi giorni anche questo problema verrà risolto visto che gli spazi sono già stati identificati. E poi si parte con la prima web radio universitaria di Milano. Si chiama Poli. Radio ed è l' emittente degli studenti del Politecnico. Un gruppo di trenta ragazzi che studiano ingegneria, architettura e design, e che da metà novembre intratterranno i compagni di corso e i giovani delle altre facoltà con programmi di varietà e musica ventiquattr' ore su ventiquattro. Un progetto ambizioso, appoggiato dall' ateneo che a luglio l' ha approvato e finanziato, dando agli studenti 2.380 euro per iniziare. «Ma se funziona - spiega il prorettore Adriana Baglioni - continueremo a sostenerli». Oltre ai soldi il Politecnico metterà a disposizione anche gli spazi. «Non siamo riusciti a soddisfare le richieste dei ragazzi - continua Baglioni - perché le aule che ci avevano indicato o non erano libere o non erano adatte. Ma credo di aver trovato una soluzione migliore: daremo alla radio uno spazio nella palazzina all' angolo tra via Celoria e via Ponzio. Un edificio indipendente di 90 metri quadrati che ospiterà anche le associazioni culturali degli studenti». L' idea è di Emanuele Campagnolo, direttore artistico della radio e giovanissimo studente di design. «Faccio lo speaker da sette anni in piccole emittenti locali - racconta il diciannovenne di Ragusa - e amo la radio. L' ho proposta all' università come attività culturale e l' hanno approvata». Così da luglio ci sta lavorando alacremente. Ha messo annunci online sul sito studentipolitecnico. it, fatto colloqui e individuato una trentina di ragazzi con tanta voglia di mettersi in gioco. Una volta trovata la squadra, insieme hanno organizzato il palinsesto. «Il programma di punta - spiega Emanuele - sarà al pomeriggio, sullo stampo di "Deejay chiama Italia", la trasmissione di Linus e Nicola Savino. Un contenitore vario che parlerà di musica e di attualità, di gossip e di cose serie, con ospiti in studio. Al mattino invece ci sarà una trasmissione di cinema o intrattenimento, a seconda dei giorni». E la sera? Spazio alla comicità, alla musica e agli studenti stranieri. «Mi hanno proposto un programma dedicato all' Erasmus. Si chiamerà Erasmusic e a ogni puntata ci sarà ospite un ragazzo straniero che porterà la musica del suo paese. Canzoni nuove, in Italia poco conosciute, e storie che vengono da lontano, magari anche qualche ricetta di cucina». Ma la radio si occuperà anche della vita universitaria. «Daremo le comunicazioni istituzionali del Politecnico - conclude Emanuele - visto che non è il punto forte dell' ateneo. Pubblicizzeremo gli eventi, i convegni, le lezioni di ospiti italiani e stranieri. Ma ci sarà anche spazio per i problemi di tutti i giorni, sempre all' interno dei programmi». Per il resto tanta musica, ventiquattro ore su ventiquattro. La linea è quella rockettara ma nella fascia notturna si ascolterà anche «qualcosa di più difficile, per un pubblico di nicchia».

Sezione: mostre - Pagina: 063
(27 ottobre, 2007) - Corriere della Sera
da Austerity a Zeppe *** il Dizionario di un Decennio
Tecnicismo


Quando il 31 gennaio del ' 78 ci fu l' inaugurazione del Beaubourg davanti alle personalità della politica e della cultura, la sensazione di spiazzamento fu evidente. «Ma non è ancora finito?», si chiedevano in molti. In effetti la struttura del Centre Pompidou che proposi assieme a Richard Rogers era una rottura totale con l' immagine tradizionale dell' architettura. L' idea che poi risultò vincente fu quella della «macchina», della «fabbrica», realtà più vicine alla gente che non il mausoleo. Ma esporre tralicci, tubi, impianti, invece che nasconderli era anche una soluzione funzionale che permetteva di disporre di un enorme spazio libero all' interno. La giuria che nel ' 72 scelse il nostro progetto su 681 in gara fu straordinaria, composta da personaggi geniali in grado di vedere lontano: tra gli altri Jean Prouvé, Oscar Niemeyer, Philip Johnson. Però confesso che dopo quell' atto di ribellione da trentenne, un po' ero imbarazzato del risultato dirompente. E almeno per i primi tempi sia io che Richard preferivamo nascondere la nostra identità con i taxisti di Parigi, quando passavamo lì accanto. Ora l' edificio è adottato e amato dalla città.

Piano Renzo

La Repubblica
28-10-07, pagina 1, sezione MILANO
ora ci vuole un progetto
UGO VOLLI

è questo un momento un po' speciale per Milano: un paio di giorni che sembrano dare ragione al vecchio luogo comune tramontato da tempo della «capitale morale». Da un lato la grande politica è venuta a fare tappa qui con l' assemblea inaugurale del Partito democratico - una scelta da molti definita simbolica in contrapposizione ai riti o alla grande confusione della capitale vera, come se passare un paio di giorni sotto la passerella trasparente di Fuksas potesse riallacciare i contatti del sistema di governo con quello produttivo del Paese e magari farlo rinsavire. Dall' altro siamo chiamati a vivere una festa del teatro che non è il solito calderone delle notti bianche, o almeno non solo quello, ma il tentativo di valorizzare la produzione e l' organizzazione culturale del teatro milanese, rendendo accessibili a tutti gli spettacoli, i lavori di restauro e di ricostruzione, le strutture teatrali. Ancora, vi è l' inaugurazione in Triennale di una grande mostra, quella sugli anni Settanta, che ha saputo far notizia a livello nazionale, forse non per l' eccellenza del suo contenuto artistico - il punto non era questo - ma per il progetto intellettuale di ridiscutere i «peggiori anni della nostra vita», mostrando che al di là del piombo delle P38 e del clima politico e sociale, c' è stato nel decennio un contenuto significativo, che ancora condiziona il nostro paesaggio politico e culturale. E, infine, la due giorni di piazza definita movida. Rallegrarsi di questa concomitanza come di una solida risposta milanese all' eterno effimero delle feste romane è un' ovvietà, come è facile esprimere il desiderio che periodi così capitino non diciamo tutti i giorni e neppure tutti i mesi, ma tre o quattro volte l' anno sì, in modo che Milano possa ritrovare anche sul piano della cultura e dell' informazione quell' egemonia nazionale che la caratterizza al livello dell' economia e delle strutture anche culturali. SEGUE A PAGINA IX Più interessante è probabilmente chiedersi la ragione di questa lunga eclissi, di cui alcuni momenti come questo costituiscono solo un' interruzione. Non si tratta di criticare persone e istituzioni, ma di interrogarsi, in un piccolo momento speciale di felicità, sulle ragioni del grigiore generale dell' immagine della città. Se si guardano ai casi diversi di successo e di rilancio delle città, cioè per esempio a quello di Roma e a quello di Torino, ciò che impressiona è il fatto che Milano da vent' anni circa non sia governata, ma al massimo «amministrata come un condominio» (così predicava il sindaco Albertini); e per lo più amministrata piuttosto male, con forti conflitti fra le istituzioni e dentro di essi, crolli nervosi, interferenze pesanti degli interessi dei soliti «poteri forti». La città non è governata su tanti piani, non solo su quello della cultura e dell' immagine, ma molti di questi aspetti sono legati alla dimensione culturale. Non è forse un caso che in questi giorni Torino, di fronte alla scelta urbanistica di cambiare il proprio aspetto con un grande grattacielo di impatto analogo a quelli della nostra Fiera, abbia usato una metodologia di selezione del progetto e di consultazione della città molto diverso e migliore di quel che è accaduto qui. La città non è governata ma amministrata forse perché non vuole accettare un vero coordinamento centrale, perché ha assimilato anche in campo culturale l' idea che il mercato sia il miglior giudice e che dunque ciascuno debba sciorinare la sua merce senza porsi il problema degli interessi comuni (salvo chiedere finanziamenti e protezioni). è un errore. Milano potrà ritornare a esercitare la sua egemonia solo se sarà in grado di identificare e scegliere le propri iniziative sulla base di un progetto, di un «piano strategico».

La Repubblica
28-10-07, pagina 7, sezione MILANO
piazza meda
Scavi archeologici via libera a gennaio



Ripartono i cantieri infiniti per costruire gli autosilos interrati in piazza Meda e piazza 25 Aprile. Dopo le polemiche sulla paralisi causata dagli scavi archeologici, il Comune e la Soprintendenza regionale hanno fatto diversi sopralluoghi e verifiche. E adesso, da Palazzo Marino, l' assessore ai Lavori pubblici Bruno Simini certifica che oggi almeno c' è una data fissata per la fine degli scavi: «La Soprintendenza ci ha assicurato che entro gennaio si concluderanno in entrambi i cantieri le valutazioni archeologiche e si potrà partire con i lavori di costruzione dei parcheggi». E i reperti trovati, un pezzo di muro di epoca romana in piazza Meda e le fondamenta delle mura spagnole ai margini del futuro parcheggio in piazza 25 Aprile? «I due parcheggi si faranno, questo ormai è certo. Tutti i ritrovamenti sono compatibili con lo sviluppo dei lavori».

 

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