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La sede del Gruppo Mondadori

Anno: 1968 - 1975

Località: Segrate, Sud

Indirizzo: via Mondadori 1

Destinazione d'uso: Edifici per uffici

Progettista: Oscar Niemeyer

La Sede del Gruppo Mondadori

Nel 1968, Giorgio Mondadori, dopo aver ammirato qualche anno prima a Brasilia il Palácio Itamaraty (Ministero degli Esteri, 1962 - 1964), affida a Oscar Niemeyer1 il progetto per realizzare “(…) una sede spettacolare che caratterizzasse la casa editrice"2. La decisione di realizzare la nuova sede in un’area periferica, a Segrate3, è ritenuta strategica per la posizione nei pressi dell’aeroporto di Linate e del sistema autostradale; iniziata nel 1970 e inaugurata nel 19754, è una vera e propria architettura pubblicitaria5, un edificio che per la propria qualità non ha bisogno d’insegne e in grado di rimanere impressa nella memoria.

L’edificio principale, costituito da un elemento lineare di 203 x 30 m - che sostituisce una forma sinuosa del primo progetto – è rappresentato da un colonnato in cemento armato formato da 46 archi parabolici a sezione monumentale rastremata, con luci variabili (da 3,5 a 15 metri), che determinano l'immagine dell'edificio e si specchiano nel grande lago (2 ettari), un invaso d’acqua passante sotto l’edificio. Ai portali sono ancorate le travi d'acciaio che portano la scatola di vetro sospesa che contiene cinque piani destinati agli uffici, rappresentati da open - space modulati con pareti mobili (circa 30.000 mq, per 147.000 metri cubi), che sembrano galleggiare nel vuoto. Il curtain wall è costituito da due lastre di vetro, con interposta una camera d'aria per ridurre le dispersioni termiche: esterna in color bronzo, interna in vetro extra-chiaro. A questo elemento lineare sono integrati due corpi bassi e sinuosi, che lo attraversano emergendo dal grande lago artificiale: uno ziggurat seminterrato e semisommerso, a forma irregolare e ondulata, che ricorda una foglia, in cui trovano spazio le redazioni, la mensa e gli spazi di servizio, affacciati su un patio ipogeo.

In sintesi, un’invenzione di straordinaria efficacia espressiva e plastica, non puramente formalistica, impreziosita dal grande parco - paesaggio di 12 ettari che avvolge l’edificio, memoria della tecnica agraria della marcita lombarda, con prati ondulati delimitati da filari di carpini e  pioppi, progettato da Pietro Porcinai. Sottili dune nascondono con maestria due parcheggi, orditi tra specchi d’acqua e la Colonna a Grandi Fogli di Arnaldo Pomodoro. La contrapposizione tra un edificio principale di forma regolare e un corpo basso di matrice organica, dove diverse logiche compositive e geometriche inquadrano differenti destinazioni funzionali, caratterizza diversi progetti di Niemeyer, in particolare il Palazzo del Congresso nazionale a Brasilia. Nel giugno 2007 è stato inaugurato un ampliamento della sede (di circa 3.400 mq, progetto di Werner Tscholl), che ha comportato la ristrutturazione della vicina Cascina Tregarezzo, con l'aggiunta di due edifici vetrati a chiusura della corte, disposti su due livelli rialzati dal suolo, caratterizzati dalla linearità e dalla trasparenza del vetro strutturale, contenuti da un involucro continuo in cemento a vista che fa da basamento e piegandosi da copertura, sostenuta da sottili pilastri in ferro.

 

Paolo Galuzzi

 

[1] Oscar Ribeiro de Almeida Niemeyer Soares Filho, conosciuto come Oscar Niemeyer (1907 –2012), è stato l’indiscusso maestro del razionalismo modernista brasiliano. Nel progetto per la Mondadori Niemeyer è affiancato dagli architetti Luciano Pozzo e Glauco Campello, dagli ingegneri Giorgio Calanca e Antonio Nicola; da Leo Finzi con Edoardo Nova per la struttura in acciaio.

[2] Fra il 1950 e il 1965, i dipendenti della Mondadori decuplicano, passando da poco più di 300 a più di 3.000.

[3] La vecchia sede era nel cuore di Milano, all’interno delle mura spagnole, in via Bianca di Savoia 20.

[4] Roberto Dulio, Oscar Niemeyer. Il palazzo Mondadori, Electa Mondadori, Milano 2007

[5] Con queste parole Niemeyer descrive il progetto per la nuova sede della Mondadori: “(…) La sua localizzazione e la sua finalità suggeriscono un’architettura diversa, capace di caratterizzare l‘importanza della organizzazione. In questo caso la bellezza e l’invenzione architettonica costituiscono di per sé una funzione considerevole che altre ragioni di ordine funzionale debbono completare e definire. Queste sono delle funzioni che s’integrano tra di loro, alcune legate alla logica, al buon funzionamento dell’insieme, alle previsioni future; altre, invece, alla novità dovuta alle tecniche più attuali e all’aspetto innovatore di un’architettura pubblicitaria”.