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D'Acciaio Costruita: architetture in acciaio a Milano

tecniche

A cura di Paolo Brambilla con la gentile collaborazione di Arcelor Mittal  

La sperimentazione delle strutture in carpenteria metallica risale alla fine del XVIII secolo, con i primi ponti in ferro costruiti in Inghilterra. Percorrere la città di Milano per ritrovare gli edifici che più hanno messo in risalto le qualità dell’acciaio come materiale da costruzione permette di riflettere su come i progettisti moderni e contemporanei hanno sviluppato le sue potenzialità. La Galleria Vittorio Emanuele, ad esempio, mostra come l’introduzione di una tecnologia nuova consenta talvolta di creare innovazioni tipologiche di grande interesse. La sorprendente leggerezza della Torre al Parco di Gio Ponti, invece, si contrappone alla meditata ricerca dell’ambientamento dei BBPR in piazza Meda: in entrambi i casi, tuttavia, è l’eccezionalità della struttura a segnare l’architettura. Questa varietà di atteggiamenti progettuali consente di riconoscere come la città sia ricca di episodi architettonici che non corrispondono affatto ad un’unica logica metodologica e fanno comprendere come proprio tale stratificazione di esperienze così diverse sia in sé una ricchezza.

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La sperimentazione delle strutture in carpenteria metallica, come è noto, risale alla fine del XVIII secolo, con i primi ponti in ferro costruiti in Inghilterra. L’introduzione di queste tecnologie in Italia avviene molto più tardi, quando già alla metà del XIX secolo i pilastri in ghisa e le travi in ferro dolce, usate insieme a vetri modulari, erano diventate la tecnica standard per la costruzione di edifici pubblici come mercati, banche e gallerie in tutta Europa. La Galleria Vittorio Emanuele, uno dei più interessanti esempi di carpenteria metallica in ferro in Italia, mostra come l’introduzione di una tecnologia nuova consenta non solo di aggiornare la tecnica edilizia, ma talvolta anche innovazioni tipologiche di grande interesse. L’architettura in acciaio conosce il suo primo sviluppo a Chicago, dove il materiale viene usato per la costruzione di edifici multipiano di grande altezza e meno vulnerabili rispetto a quelli in ghisa, che avevano mostrato i loro limiti nel grande incendio del 1871. Se nei primi episodi d’architettura moderna in Italia è abbastanza difficile trovare edifici in acciaio, lo si deve attribuire ad una generale arretratezza della tecnologia edilizia nel Paese e alla difficoltà nel reperire risorse per impiegare un materiale relativamente costoso: la storia dell’architettura moderna italiana per questo motivo è legata più che altro alle strutture in cemento armato e ai risultati straordinari ottenuti dagli strutturisti come Nervi, Moranti e Zorzi.

 

Percorrere la città di Milano per ritrovare gli edifici che più hanno messo in risalto le qualità dell’acciaio permette di riflettere sulle potenzialità di questo materiale e su come i più interessanti progettisti moderni e contemporanei lo hanno introdotto nel proprio percorso. Due figure fondamentali per la cultura architettonica milanese, Giò Ponti da un lato e il gruppo BBPR dall’altro, hanno fatto uso dell’acciaio in più occasioni, ma con esiti assai differenti. La sorprendente leggerezza della Torre al Parco di Gio Ponti, ad esempio, si contrappone alla meditata ricerca dell’ambientamento dei BBPR in piazza Meda: in entrambi i casi, tuttavia, è l’eccezionalità della struttura a segnare l’architettura. Con l’inversione dell’incidenza del costo della manodopera rispetto al materiale, oggi è sempre più comune il ricorso all’acciaio in luogo del cemento armato non solo per gli edifici alti o per le coperture di grande ampiezza, ma anche per l’edilizia corrente. In particolare, il montaggio a secco permette un risparmio signifi cativo nei tempi di costruzione delle strutture portanti. Due grandi progettisti della generazione successiva a quella dei Maestri hanno sempre riconosciuto il ruolo fondamentale della tecnica edilizia moderna, ma nella sede della Pirelli RE alla Bicocca di Vittorio Gregotti le tecnologie impiegate, pur essendo perfettamente dichiarate, non suscitano il clamore della sperimentazione costruttivista di Vittoriano Viganò in via Ampére, dove i nodi strutturali sono esibiti in modo quasi didattico. E allo stesso modo si possono confrontare tra loro l’ampliamento per la fiera di Mario Bellini, la stazione FS Rogoredo di Angelo Mangiarotti, l’ampliamento dello Stadio Meazza di Ragazzi e Hoffer. I vantaggi dell’utilizzo dell’acciaio sono evidenti anche nelle architetture più recenti: nel caso dell’edifi cio Torno 2 di Dante Benini il metallo consente la realizzazione di un rivestimento di grande impatto visivo sorretto da una struttura dalla geometria assai complessa, ma è anche lo strumento con cui ottenere prestazioni energetiche che riducono i costi di funzionamento dell’edificio.

 

L’acciaio ritorna in forma discreta nei palazzi a torre della Bicocca dello stesso Gregotti, ma anche nel centro commerciale Portello di Gino Valle, nella sede del Sole 24 Ore di Renzo Piano e nel Centro Maciachini progettato da K Consult. Molto spesso l’acciaio è associato alla presenza del vetro: si veda di nuovo il palazzo Pirelli RE ma anche il complesso Borgognone 53 di Mario Cucinella, il costruendo grattacielo sede della Regione Lombardia di Pei, un’immensa galleria che mostra con assoluta evidenza i vantaggi della costruzione a secco. Questa varietà di atteggiamenti progettuali consente di riconoscere come la città sia ricca di episodi architettonici che non corrispondono affatto ad un’unica logica metodologica, e fanno comprendere che proprio questa stratificazione di esperienze così diverse è in sé una ricchezza.

 

Paolo Brambilla