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Riciclo e risparmio energetico

Dal 20.06.2011 al 19.07.2011

Mercoledì 15 giugno si è tenuto il V Convegno Internazionale di Rinenergy “Economia del recupero: nuova vita ai materiali”. Pubblichiamo un'intervista a Maria Berrini

Mercoledì 15 giugno si è tenuto il V Convegno Internazionale di Rinenergy “Economia del recupero: nuova vita ai materiali”. Pubblichiamo un'intervista in merito a Maria Berrini, architetto, Presidente di Ambiente Italia e Consiglere del nostra Ordine.

Diffondere la cultura del riciclo è ormai una necessità più che una pratica virtuosa. La riduzione della produzione di rifiuti è una scelta imprescindibile se si considera la difficoltà a reperire materie prime tradizionali e l’aumento dei costi. Fondamentale anche dare impulso a nuovi materiali e prodotti attraverso una diversa progettualità e l’uso di tecnologie innovative. Molto diffusa in altri Paesi, l’economia del recupero ha in Italia un peso, in termini di fatturato e di occupazione, ancora modesto ma in continua crescita. Se ne è parlato nel convegno “Economia del recupero. Nuova vita ai materiali” organizzato da Rinenergy, in partnership con la Camera di commercio italo-tedesca e in collaborazione con il dipartimento di Sociologia dell’Università Milano Bicocca, che si è tenuto il 15 giugno dalle 9 alla 14 nell’auditorium della Bicocca. “Secondo recenti ricerche, le aziende che hanno fatto del recupero una politica aziendale oggi vantano un trend positivo – dicono gli organizzatori –. La giornata di lavori servirà per focalizzare lo stato dell’arte, evidenziare le opportunità di mercato e di lavoro esistenti, offrire stimoli”.

Professionisti, designer, progettisti, imprese, amministratori pubblici, associazioni di settore e di categoria, università e cittadini sono chiamati a confrontarsi sugli aspetti economici, sociologici, tecnologici e occupazionali legati all’economia del recupero. In particolare, per ciò che riguarda le nuove professioni si è cercato di capire quali sono le prospettive occupazionali dei green job legati al recupero e all’efficienza e in che modo si dovranno trasformare i mestieri tradizionali. “Quale sia la dimensione attuale della green economy non è chiaro – afferma Maria Berrini, presidente di Ambiente Italia e membro del consiglio dell’Ordine degli architetti di Milano, che ha partecipato al convegno –. Nel territorio della grande Milano, ad esempio, si parla di 400 aziende e circa 50 mila posti di lavoro”. Ma, non si tratta di un numero secco. La cifra comprende sia imprese che professionisti e i profili sono i più diversi. “Si va dal designer che ha capito che recuperando i materiali e integrando la green economy nel design può ridefinire il suo ruolo – continua Berrini – al progettista, all’impresa di costruzione, al produttore di pannelli solari”.

Non esiste, dunque, un profilo specifico, perché l’economia del recupero coinvolge i servizi così come il manifatturiero, il singolo artigiano e il commercio. “Si tratta di uno spazio aperto da riempire – spiega Berrini –. Nel momento in cui scatta la comprensione che siamo dentro una nuova economia tutti i posti possono riconvertirsi in green”. Esistono però anche nuove opportunità professionali e nuove figure, come ad esempio, quelle che riguardano la produzione di nuovi materiali, l’utilizzo di materiali da riciclo o le nuove funzioni per materie tradizionali. “Ci sono figure nuove difficili da creare con una semplice assunzione di consapevolezza – precisa l’architetto –, ma per le quali sono necessari percorsi di specializzazione specifici”.

La formazione, dunque, è fondamentale. Ma qual è la situazione in Italia? “La mia sensazione è che in Italia ci sia un forte ritardo da recuperare – afferma Berrini –, ma naturalmente anche nel nostro Paese ci sono le eccellenze: rispetto alla domanda e alla velocità con cui si aggiornano i materiali c’è però uno scarto”. Le difficoltà, secondo Berrini, riguardano soprattutto la possibilità di fare ricerca applicata e l’ingresso dei professionisti nelle università. “L’economia del recupero e la green economy non hanno bisogno solo di architetti o ingegneri – conclude – perché se vogliamo che le nostre città siano green, devono essere green anche i muratori, i geometri e gli installatori: il cambiamento deve avvenire a tutti i livelli di specializzazione”.

Il convegno organizzato da Rinenergy ha voluto dare spunti e strumenti per incentivare la progettazione ecologica dei prodotti, per produrre un cambiamento di modello dei consumi e per far sì che i rifiuti non siano più un costo ma una risorsa. Gli interventi, sono stati coordinati dalla giornalista Sylvie Coyaud, hanno analizzato lo scenario nazionale e il contesto internazionale, con esempi di alcune tra le nazioni maggiormente avanti (Germania e Cina), gli aspetti tecnologici e sociali che muovono i settori del recupero e del riciclo, le nuove professioni e alcuni case history nazionali e internazionali.
(Articolo di Laura Pasotti pubblicato a questo link)

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