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Uomo, città, pianeta, jazz e buon vino

Dal 21.04.2011 al 22.05.2011

Santa&Cole, azienda spagnola che si occupa di design, editoria e arredo per interni ed esterni dal 1985 è protagonista della serata del 15 Aprile

Parentesi riflessiva dedicata all’Uomo, per il venerdì del Salone all’Ordine, incorniciata dal bel tempo, musica jazz e buon vino. Ispiratrice della serata è la Santa&Cole, un’azienda spagnola che si occupa di design, editoria e arredo per interni ed esterni dal 1985, quando fu fondata da un sodalizio culturale e operativo tra Javier Nieto Santa, Gabriel Orteig Cole e Nina Masò. Gli stessi hanno poggiato su basi molto virtuose la loro produzione, riflettendo puntualmente sul mondo nel quale viviamo e nel quale vengono utilizzati gli oggetti prodotti. Come dice Franco Raggi in apertura di serata, la Santa&Cole è un’azienda molto particolare in quanto è sempre attenta all’impatto della produzione “dal cucchiaio alla città”.

Santa&Cole ha ispirato il tema della serata proprio perché ha costruito la sua missione imprenditoriale attraverso la riflessione sul senso della contemporaneità. Secondo Giovanni Cutolo, Presidente Fondazione ADI, Santa&Cole non è solamente legata al marketing e alle vendite ma vede la persona, la città e il pianeta come tre versioni diverse della stessa declinazione che vede sempre l’Uomo direttamente implicato. Due sono gli argomenti che velocemente tocca Cutolo: la crisi economica mondiale e il Salone del mobile di questi giorni. Benedetta sia la crisi se porta ad un consumismo più consapevole e sposta il potere economico dall’America ed Europa alla Cina, India, Brasile e i nuovi Paesi emergenti. Tornando invece al tema del design e del Salone, Cutolo non può fare a meno di constatare di come il design italiano sia orientato solo verso la persona perché l’Italia è un Paese di individualisti. E’ anche vero che l’Italia è un Paese unito da solo 150 anni al contrario della Spagna che è tale da 500 anni. Infatti, mentre le aziende italiane producono oggetti per la persona, le aziende spagnole producono arredo urbeno per spazi collettivi. Franco Raggi interviene esprimendo la sua opinione a tal proposito: l’arredo urbano in Italia porta nel campo delle procedure dei lavori pubblici dove purtroppo non esiste la cultura del progetto. Qui non c’è rapporto tra risorsa ed esigenza e tra bello e utile. In Italia si crea una sorta di rapporto malato tra pubblico e privato per il quale poi bisogna quotidianamente fare i conti con gli atti vandalici.

Allargando l’argomento alla scala della Città, prende la parola Josep Maria Serra, Editore catalogo outdoor Santa&Cole. L’uomo torna comunque sempre al centro delle considerazioni della serata: se un individuo ama la città in cui vive riesce a rispettarla. A Barcellona è stato fatto un grande sforzo dal 1985, quando il sindaco incaricò Bohigas di coordinare gli interventi in città in previsione delle olimpiadi del 1992: qui tutti i nuovi elementi di arredo urbano sono uguali e riconoscibili. Anche se chi acquista l’arredo non coincide con chi lo utilizza il nuovo è stato ben pensato e fa parte di un grande progetto collettivo guidato da gente esperta e competente.

Domanda provocatoria di Franco Raggi a Javier Santa: “Quando un’azienda può definirsi etica?” Breve la risposta: “quando pensa quotidianamente al Pianeta e ai suoi cambiamenti”. La Santa&Cole pianta e coliva alberi visto che poi produce arredo in legno. Interviene Cutolo secondo il quale la Santa&Cole non è un’impresa etica ma piuttosto “economica”, che significa un giusto mix tra estetica, etica e funzionale.

A proposito di Pianeta, Serra allerta tutti sulle rivoluzioni che esso sta vivendo: rivoluzioni tecnologiche molto rapide da cui bisogna imparare molto rapidamente. Un esempio su tutti è il cambiamento della filiera della produzione: la vetrina on line permette di non avere più la mediazione tra produttore e acquirente. Per Cutolo invece questa rivoluzione non è positiva in quanto gli antichi mercanti (che erano mediatori tra produttori e acquirenti) erano colti e sapevano comprare. Oggi i mercanti sanno solo vendere senza averne la cultura. Il consumismo deve diventare più consapevole: in Italia, per Cutolo, il problema non è economico ma è prevalentemente culturale: ben venga quindi la crisi ecomonica che risposerà l’attenzione alla crisi culturale.

Chiusura molto attuale di Franco Raggi che analizza i più recenti fatti su internet grazie ai quali, attraverso ad esempio “Groupon”, è possibile acquistare a prezzi stracciati qualunque cosa purchè sia fatto in gruppo. Raggi si chede a questo punto come si possa pensare di tornare ad un consumismo consapevole….

Laura Truzzi


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