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Giulio Minoletti, architetto e designer all'Ordine

Dal 15.04.2011 al 16.05.2011

Martedì 12 Aprile si è tenuta la conferenza di apertura della mostra dedicata a Giulio Minoletti allestita presso la sede dell'Ordine. Numerosa e qualificata affluenza, ecco il report


Introduzione:
Maurizio Carones
(Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Milano)
Angelo Torricelli
(Scuola di Architettura Civile del Politecnico di Milano)
Letizia Tedeschi
(Archivio del Moderno dell'Accademia di Architettura di Mendrisio)

Interventi:
Matilde Baffa
(Politecnico di Milano)
Christian Sumi
(Accademia di Architettura di Mendrisio)
Alberto Bassi
(Istituto Universitario di Architettura di Venezia)

Moderatore:
Maurizio Carones


Martedì 12 Aprile presso l'Ordine degli Architetti di Milano si è tenuta la conferenza di apertura della mostra “Oltre un rettangolo di cielo. Interni milanesi di Giulio Minoletti” a cura di Maria Cristina Loi ed Elena Triunveri, con allestimento di Franco Raggi e Alessandra Messori. L'iniziativa, realizzata con la collaborazione tra il Politecnico di Milano, l'Accademia di architettura di Mendrisio e l'Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Milano, si inserisce all'interno del più ampio progetto di ricerca dedicato a “Giulio Minoletti architetto urbanista e designer (1910-1981)” promosso dall'Archivio del Moderno e dall'Accademia di architettura di Mendrisio (Università della Svizzera italiana), che comprende lo studio e la catalogazione del fondo archivistico donato dalla famiglia Minoletti, la realizzazione di una pubblicazione monografica e l'organizzazione di una giornata di studi dedicati all'architetto milanese. Il ruolo dell’Ordine, all’interno di questo programma di iniziative, ha compreso l’ospitalità della mostra, della conferenza di apertura e l’organizzazione di un itinerario monografico durante l’ottava edizione degli “Itinerari di architettura milanese” del prossimo Sabato 18 Giugno.

La figura di Giulio Minoletti è intrecciata alle più importanti vicende dell'architettura italiana del Novecento: nato nel 1910, si laurea nel 1931 e vive sin da subito l'impegno professionale abbracciando con schiettezza e sincerità i princìpi del razionalismo. La sua poliedrica attività spazia senza soluzioni di continuità dall'urbanistica all'architettura all'industrial design: nel dopoguerra esplora con grande dinamismo i campi del design di grandi manufatti (treni, navi, aerei, automobili), degli edifici legati all’industria (mensa impiegati alla Bicocca, 1955-57), delle infrastrutture (Stazione Garibaldi, 1957-64) e persino dell’edilizia prefabbricata (la casa per vacanze Minolina), mantenendo una sorprendente qualità nel passaggio tra le differenti scale di progetto.

La sua opera, sempre disponibile a dare una risposta unitaria ai problemi culturali e tecnologici di una società nel pieno del progresso, ha attraversato e silenziosamente segnato quella “età dell'oro” dell'architettura italiana che ancora oggi è oggetto di studi in Italia e nel mondo: negli anni Cinquanta fare architettura – suggerisce Angelo Torricelli nell'intervento di apertura alla conferenza – implicava l'essere impegnati nel dibattito sulla città; lo stesso design in quel periodo non è mai avulso da un'idea più generale che coinvolge architettura e società. Forse il motivo di questa attenzione è da ricondursi ad un modo di concepire il mestiere dell'architetto che fu in grado di conciliare professione e ricerca – oggi quanto mai distanti tra loro – facendo emergere nella sua accezione più autentica la questione dello stile. L'impegno civile e l'animosità del dibattito sulle sorti della città di quegli anni sottintendeva la consapevolezza di poter incidere sui processi di trasformazione in corso, attraverso una concezione del progetto che potesse includere valenze di rottura o criticità verso l'esistente; un gruppo di architetti, che per lo più gravitavano attorno alla Casabella di Pagano e Persico, condivideva l'urgenza di affrontare i problemi della propria epoca ponendosi il problema di cosa sarebbe diventata la città moderna.

In questo contesto, il tema dell'edificio residenziale ha costituito lo strumento privilegiato dei razionalisti per avviare una riforma dei modi di costruzione della città, ben esplicati nel progetto-manifesto del piano regolatore per la zona Sempione-Fiera, più noto come Milano Verde – pubblicato da Casabella nel 1938 e citato da Matilde Baffa nel suo intervento – al quale ha partecipato un giovane Minoletti e che, nel rappresentare le più pure aspirazioni del Movimento Moderno, è da considerarsi significativo nel perentorio e per certi versi irrisolto antagonismo alla città storica. Tuttavia, sottolinea ancora Matilde Baffa, analizzando i progetti di Minoletti all'interno del tessuto storico della città di Milano, è possibile rintracciare pienamente quello che Rogers definisce come tema delle “preesistenze ambientali”, mostrando la capacità di affrontare la complessità del rapporto tra le varie scale e una possibile soluzione al problema della condivisione e della trasmissibilità dell'architettura, con l'obiettivo ultimo e nobile della costruzione di una città realmente civile.

Anche i progetti per la produzione di manufatti industriali hanno costituito un tema significativo di quegli anni: Minoletti si è dimostrato più che mai attivo, ad esempio con il treno ETR300 Settebello, in cui vengono declinati i temi del disegno degli interni come luogo dove “abitare il movimento” riproponendo un'idea di domesticità – come sottolinea Alberto Bassi – rappresentata dal salotto panoramico collocato nella carrozza di testa, vero e proprio “interno viaggiante”.

L'architetto milanese ha anche rivestito la carica di Presidente del Movimento Studi per l'Architettura – come hanno ricordato sia Angelo Torricelli che Matilde Baffa – dalla quale si dimise a seguito del rifiuto da parte della commissione di accogliere Gio Ponti tra i suoi membri.

Minoletti ha dunque partecipato in maniera significativa al dibattito sull'architettura di quegli anni, nonostante una certa marginalizzazione da parte della critica e l'intenso impegno professionale; l’importanza della sua figura è stata messa in risalto dal contributo di Christian Sumi, che ha proposto una magistrale descrizione della sua abitazione-studio agli ultimi due piani del Condominio “a ville sovrapposte” di Porta Romana a Milano, di cui all’interno dell’atelier di progetto dell’Accademia di Mendrisio (Marianne Burkhalter – Christian Sumi) sono stati realizzati i modelli esposti nella mostra. La complessità degli elementi di progetto, dalle questioni distributive sino alla definizione degli impianti e dei dettagli tecnici, viene sempre affrontata attraverso un'operazione di sintesi, in cui è lo spazio, nella sua continuità, a costituire elemento cardine. La capacità progettuale che la mostra, attraverso cinque interni borghesi, mette in evidenza, gravita attorno alla presenza dell'elemento naturale sotto forma di verde e acqua (per andare “oltre – appunto – un rettangolo di cielo”), all'idea dello spazio ininterrotto suggerita dagli open-space e dagli scorci incrementati dalle superfici specchianti, agli ingegnosi sistemi impiantistici per il recupero e la canalizzazione dell'acqua piovana e per la climatizzazione, alla concezione dell'elemento di arredo come “integrato” nell'architettura attraverso il sapiente disegno di pareti attrezzate o di spazi contenitivi, in un’esemplare sintesi tra architettura e design.

Il catalogo della mostra, a cura di Maria Cristina Loi ed Elena Triunveri, presenta i cinque interni esposti - Appartamentino da scapolo del dottor Hasenmayer a Milano (1936), appartamento per il dottor Alberto Beghè a Milano (1941), casa di fine settimana per uno scapolo a Varenna (1941-45), appartamento Minoletti in via Gesù a Milano (1954-55) e appartamento Minoletti in Corso di Porta Romana a Milano (1955-59) – e i saggi di Alberto Bassi, Maria Cristina Loi e Elena Triunveri.

Alessandro Sartori, Stefano Suriano

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