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Dibattito sul recupero del Moderno: le testimonianze

Dal 26.01.2011 al 26.01.2012

25 gennaio 2011

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un primo intervento a stimolare il dibattito proposto su queste pagine:


Partecipo volentieri al vostro invito trasmettendovi alcune brevi considerazioni in attesa che si svolga l'annunciato convegno.


A mio parere la questione della conservazione e del restauro degli edifici moderni può essere affrontata efficacemente solo a partire dalla condivisione di una serie di valori in assenza dei quali anche una normativa stringente non sarà in grado di salvaguardare quanto di realmente prezioso ancora esiste.


Recentemente mi è capitato di impegnarmi, anche pubblicamente, per sensibilizzare l'opinione pubblica - ed in primis quella dei colleghi e degli addetti ai lavori - sullo scempio che si sta facendo delle stazioni della metropolitana di Milano (a partire dalla Linea 1, il nucleo originale del progetto di Albini-Helg-Noorda).


Ebbene, in quell'occasione (vedi Abitare n. 490/2009) ho potuto toccare con mano l'indifferenza della maggior parte degli architetti, dei designers e dei critici che operano nella nostra città.


Conservare significa avere coscienza del patrimonio di cui si dispone e dunque saper riconoscere l'importanza dell'eredità che abbiamo avuto la fortuna di ricevere.


In nessun paese il tema della conservazione e del restauro del moderno è particolarmente popolare ma occorre ammettere che Milano sta accumulando negli ultimi anni una serie di sconfitte clamorose che stridono con i proclami e la faciloneria con la quale ci si vorrebbe accreditare nel novero dei centri contemporanei più evoluti.


Ironicamente la maggior parte del patrimonio architettonico milanese moderno appartiene ad un'epoca nella quale la città era ad un tempo una capitale del lavoro (dell'industria in particolare) e della cultura mentre la distruzione sistematica di questa eredità avviene mentre si celebra la fine del moderno ed un presunto primato della creatività, della moda e del design.


Sappiamo bene che l'interesse dei nostri colleghi stranieri per l'architettura moderna presente nella nostra città coincide, per la maggior parte, proprio con il patrimonio edilizio che stiamo smantellando.

La cecità di chi ci amministra si è fin ora saldata con l'interesse di chi specula, auguriamoci che si possa imprimere una svolta ma occorrerà enorme impegno e massima volontà da parte di tutti.


arch. Federico Tranfa

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