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Architetti italiani: Giulio Minoletti

Dal 13.09.2010 al 16.11.2010

La Biblioteca dell'Ordine riscopre il libro monografico dedicato a Giulio Minoletti edito dalla casa editrice "Milano Moderna" di Gio Ponti nel 1959

Nel giugno del 1959 la casa editrice “Milano Moderna” di Gio Ponti, dopo due cataloghi dedicati alle più recenti architetture milanesi, pubblicava il suo primo volume monografico, incentrato sulla figura di Giulio Minoletti. Con uno stile editoriale asciutto, basato su apparati fotografici accompagnati da didascalie tradotte in quattro lingue, il libro si iscrive nel programma pontiano di valorizzazione dell’architettura moderna portato avanti sulle pagine di Domus.

L’urgenza della ricostruzione post-bellica costituiva un banco di prova per la scuola milanese: il mercato edilizio si era dischiuso innanzi alle nuove generazioni e il volto della città stava rapidamente cambiando costellandosi di opere che, pur nella varietà degli intenti, concorrevano a configurarla come “laboratorio della modernità”. In virtù della rapida messa in moto dell’attività edilizia nasceva l’esigenza di selezionare, tra le più recenti architetture, dei casi esemplari per consolidare un ambito culturale condiviso, come dimostrano le iniziative editoriali antologiche di Bottoni (1954), Aloi (1959) e dello stesso Ponti (1957). Protagonisti in questi libri, al fianco dei maestri Albini, BBPR, Gardella, sono i cosiddetti architetti della “seconda generazione”, per usare le parole di Vittorio Gregotti in un noto saggio su Casabella, “professionalmente precisi, che conoscono gli attuali vocabolari figurativi e li sfogliano con abilità” ma che rischiano di “rinunciare al rigore morale su cui poggia la propria figuratività in cambio dell’accettazione di uno schema figurativo”.

Benchè già precocemente attivo prima della guerra con la realizzazione del condominio in Piazzale Istria (1935), Giulio Minoletti (1910-1981) può essere associato alla categoria critica gregottiana e il libro edito da Ponti rappresenta una preziosa “fotografia in tempo reale” della sua intensa attività.  Esponente di una cultura del progetto che non rinuncia ad applicarsi alla molteplicità dei temi della civiltà industriale, dalla scala urbana (partecipa alla Milano Verde di Pagano nel 1938 e al Quartiere IFACP Gabriele D’Annunzio nel 1938/1941 con Albini, Camus e Palanti) sino al design di grandi manufatti (automobili per l’Alfa Romeo, treni e navi per la Breda). L’adesione netta e sincera ai principi del linguaggio razionalista e la disponibilità a misurare di volta in volta l’efficacia del proprio approccio metodologico in relazione alla commessa, sono fattori che mettono in luce la capacità non comune di portare a compimento con coerenza le questioni implicite nel tema architettonico, fino alla cura – sempre notevole - del dettaglio.

Basta osservare il condominio in Corso di Porta Romana (1959) che, se recepisce il tema delle “ville sovrapposte” inaugurato dalla vicina casa di Gardella, Menghi e Castelli Ferrieri, ne perfeziona il linguaggio, migliorando alcuni dettagli, amplificando l’impatto figurativo del fronte e impreziosendo i materiali. Un discorso analogo può essere fatto per la più tarda Casa albergo in via Bertani (1965) dove si utilizza una soluzione con alloggi duplex a doppia altezza, che si dichiara in prospetto con un'elegante sistema di logge in rapporto con il prospiciente Parco Sempione, portando ad un livello di grande rigore e compiutezza formale una soluzione tratta dal “grattacielo orizzontale” al Quartiere Harar di Figini e Pollini.

Il volume ospita un ricco corredo di foto d’epoca con anche altri edifici noti di Minoletti come la Casa del Cedro (1951-1957) nei cui interni compaiono elementi scultorei finemente disegnati e la Mensa degli Impegati alla Bicocca (1956), oggi demolita, che rappresenta forse uno dei suoi progetti più riusciti, in cui la coerenza tettonica e il rapporto tra interno ed esterno, generato dal grande recinto vetrato, creano una sintesi di notevole qualità spaziale.

Alessandro Sartori

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