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Milano Alta

Dal 25.01.2010 al 25.01.2011

E' online il nuovo itinerario a cura di Fulvio Irace e Federico Ferrari, una rassegna sugli edifici alti milanesi alla luce del dibattito tra storia e modernità

Per la sezione online degli “Itinerari di Architettura Milanese” presentiamo il percorso “Milano Alta”, una rassegna dedicata agli edifici in altezza nell’esperienza milanese, a cura di Fulvio Irace e Federico Ferrari.

A partire dagli anni ’20, il capoluogo lombardo è stato - in ambito italiano - il luogo privilegiato per una riflessione sul rapporto tra modernità e storia. Nonostante i maestri del Movimento Moderno abbiano abbracciato senza riserve il tipo del grattacielo come soluzione alla soffocante densità della metropoli contemporanea, Milano ha storicamente mostrato una certa riluttanza nei confronti di una crescita in altezza, benché le istanze di modernizzazione incoraggiassero questa tendenza. Da questa apparente contraddizione è scaturito un insieme di architetture eterogeneo ma fortemente caratterizzato: non è dunque un caso che, rispetto al termine più internazionale di “skyscraper”, si sia spesso preferito ricorrere al termine “torre”, ponendo l’attenzione non tanto sulla variazione in altezza quanto sui differenti registri compositivi e sul legame con la tradizione.

Dal punto di vista cronologico, i primi esempi sono la Torre Rasini (1933-1934) di Gio Ponti ed Emilio Lancia e la Torre Snia Viscosa di Alessandro Rimini (1935-1937). Se la prima, che nel contrappunto architettonico e materico trova una compiuta espressività, rimane limitata all’esclusiva funzione residenziale, la seconda, in virtù della sua destinazione mista e della sua ubicazione, manifesta simbolicamente il potere economico all’interno del centro cittadino. Tuttavia, siamo in un contesto in cui riecheggiano ancora elementi compositivi legati alla tradizione classica, che assumono di volta in volta una chiara matrice metafisica.

Negli anni del dopoguerra e dello sviluppo economico, complice il progetto del mai decollato centro direzionale, incontriamo i primi veri e propri “grattacieli” milanesi: l’Istituto Svizzero (1949-1952) di Armin Meili, la Torre Breda (1951-1954) di Mattioni e Soncini, la Torre Galfa (1956-1959) di Bega, edifici legati ad un sobrio ed elegante international style.

E’ tuttavia con la Torre Velasca (1951-1958) dei BBPR e con il Grattacielo Pirelli (1956-1960) di Ponti, Fornaroli, Rosselli che si va a costituire la peculiarità del caso milanese e quella dualità che ha alimentato - in modo così vivace - il dibattito architettonico dalla fine degli anni cinquanta ad oggi. I due edifici rappresentano diversi modi di intendere la costruzione alta, che la critica ha spesso identificato come opposti. Se il primo caso rappresenta un punto di arrivo nella ricerca storica sulle preesistenze ambientali che lo studio BBPR, nella figura di Ernesto Nathan Rogers, stava intraprendendo con l’intenzione di superare la rigidità dei principi del Movimento Moderno, nel secondo il tema del grattacielo viene riproposto ad un grado di straordinaria leggerezza e compiutezza formale, che lo colloca nel panorama urbano come insuperato esempio di modernità, non inquadrabile semplicisticamente nella definizione di “oggetto di design alla scala urbana” , ma come simbolo tanto per il cittadino quanto per il viaggiatore che approda a Milano uscendo dalla stazione Centrale.

L’itinerario “Milano Alta” esprime a pieno come l’edificio alto, eccezione nel tessuto urbano della città, sia riuscito, nelle poche realizzazioni presenti, a divenire paradigma risolutivo del dibattito tra storia e modernità.

Per consultare l'itinerario è sufficiente accedere a questo link; ricordiamo che è sempre possibile scaricarne la versione stampabile in formato pdf e consultare online il repertorio completo degli itinerari.

Alessandro Sartori
Stefano Suriano

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All'interno del programma di iniziative culturali promosso dall’Ordine degli Architetti, gli itinerari assumono un ruolo chiave nella valorizzazione dell'architettura contemporanea e nella comprensione della città e del territorio. La città di Milano presenta nelle realizzazioni dell'ultimo secolo una linea progettuale che rimanda, se pur in modo parziale e discontinuo, al significato profondo delle forme della città. Il progetto itinerari vuole costituire uno strumento per la promozione della conoscenza dell'architettura milanese, intesa non solo come possibilità di indagare teorie e soluzioni progettuali, ma anche come il consolidamento di un ambito culturale condiviso. Tale approccio intende proporre una molteplicità di sguardi sulla città come traino alle nuove ed imminenti trasformazioni urbane, riconsegnando ai cittadini l'idea di una città come fatto collettivo.


Itinerari di architettura moderna: l'architettura moderna come descrizione della città Progetto a cura della Fondazione dell'Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Milano

Coordinatore scientifico:
Maurizio Carones

Redazione:
Alessandro Sartori
Stefano Suriano

Coordinamento attività:
Giulia Pellegrino

Ufficio Stampa:
Susanna Conte

Info: itinerari@ordinearchitetti.mi.it

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