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Chiese e Modernità

Dal 20.07.2009 al 20.07.2010

E' online l'itinerario "Chiese e Modernità" a cura di Marco Borsotti, una selezione tra le chiese più significative degli ultimi cinquant'anni di storia dell'architettura milanese

L'itinerario che oggi presentiamo, a cura di Marco Borsotti, è dedicato alle chiese moderne milanesi. Nel dopoguerra, il programma dell'Ufficio Nuovi Templi, creato dal Cardinal Schuster nel 1948, ha fatto sì che l'edificio-chiesa si agganciasse alla costruzione dei nuovi quartieri, costituendone un riferimento territoriale identificativo.

A partire dagli anni Cinquanta sino ad oggi la corona di espansione della città ha visto sorgere una serie di nuove chiese: un corpus di edifici estremamente vario e di qualità alterna, che ci permette oggi di formulare un bilancio critico non privo di spunti originali.

Ogni tema, in architettura, presuppone l'individuazione del suo significato: l'edificio per il culto è il luogo in cui una comunità si ritrova per partecipare ad un rito che la accomuna e in cui essa si identifica. Da questo punto di vista, gli architetti contemporanei si trovano a fronteggiare un ostacolo ulteriore, cioè l'erosione di ogni univoca corrispondenza simbolica tra le forme e il loro significato propria dei nostri tempi, e la conseguente difficoltà nel rappresentare il “sacro” attraverso il vocabolario dell'architettura moderna. Con la perdita di una generale condivisione delle invarianti linguistiche che identificano il tema dell'edificio-chiesa e ne caratterizzano gli intenti rappresentativi, si ha come conseguenza una frammentazione che indebolisce la capacità dell'architettura di veicolare messaggi chiari e univoci. Avviene dunque che la chiesa si esaurisca nelle sue sole esigenze funzionali, risultando paradossalmente spoglia di ogni contenuto monumentale, oppure che si ingenerino cortocircuiti contraddittori nel rapporto tra forma e significato, oppure infine che si deleghi alla plasticità della materia e alla “performance” personale il compito di comunicare qualsivoglia valenza espressiva.

I casi che abbiamo analizzato in questo itinerario cercano di tracciare una possibile via d'uscita da questa aporia in cui l'architettura moderna sembra essersi arenata, affrontando invece una riflessione più ampia sull'edificio per il culto e il suo significato all'interno della città contemporanea. Con la Chiesa della Madonna dei Poveri, ad esempio, Figini e Pollini riflettono sul concetto di identità costruendo la loro “chiesa-fabbrica” all'interno del quartiere operaio di Baggio: nella sua spoglia rudezza, l'edificio rimanda ad un mondo figurativo attraverso cui la comunità può consolidare la propria identità e che all'interno, imprevedibilmente, si colora di impreviste raffinatezze nell'uso della luce. La Chiesa di Sant'Ildefonso, invece, si pone come terminale ideale della piazza antistante, aprendosi alla città in un abbraccio simbolico e manifestando all’interno una mistica esplosione di luce che giunge dal grande ciborio a più livelli. Le chiese di Gio Ponti, infine, affrontano una riflessione sulla chiesa come “casa” o come “capanna” che si carica di significati  simbolici, veicolati dalla geometria del cristallo. Un’ultima citazione merita la Chiesa Mater Misericordiae di Mangiarotti, Morassutti e Favini. Qui l'invenzione del sistema di tamponamento trasparente, reso possibile dall’uso del cemento armato precompresso per gli elementi strutturali, genera un ambiente luminoso di grande suggestione, in cui, una volta superata la soglia d'ingresso, l'evidenza del sacro genera nel visitatore un profondo sentimento di rispetto.

Tutti gli itinerari già on-line sono a questo link.

ALESSANDRO SARTORI
STEFANO SURIANO

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