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L'abitare tra sperimentalismo e tradizione

Dal 02.02.2009 al 18.02.2009

Continuano gli appuntamenti con la rubrica dedicata agli itinerari di architettura milanese: oggi proponiamo due casi significativi della ricerca sull'abitare nel Dopoguerra.

L'itinerario che oggi viene presentato attinge dal patrimonio di edilizia economica popolare milanese alcuni casi significativi della ricerca sull'abitare e sul tema della "Casa per tutti". Durante il secolo scorso, l'Istituto Autonomo Case Popolari, l'INA Casa, l'INCIS, hanno contribuito all'elaborazione di tipi e forme che rispondessero all'emergenza abitativa, delineando nuovi orizzonti di urbanità: un laboratorio di sperimentazione che ha oscillato tra un possibile dialogo con le trame della città esistente e la creazione dei quartieri-satellite autosufficienti. Se la prima delle due strategie ha avuto il merito di integrare i nuovi quartieri nei processi di sviluppo urbano, salvandoli da una rapida obsolescenza, la politica del quartiere autosufficiente ha portato gli elementi della modernità nella costruzione della città per parti. L’idea fondamentale era quella di incentivare una rete di relazioni interpersonali favorita dalla disposizione degli edifici rispetto agli spazi verdi e dalla distinzione tra viabilità automobilistica e pedonale, sperimentando nuovi rapporti tra la dimensione pubblica e quella privata.

In questo itinerario sono stati selezionati due casi accomunati da sperimentalismo e ricercatezza nel disegno urbano complessivo del quartiere: l'INA-Casa Harar-Dessiè, progettato all'inizio degli anni '50, con progetto urbanistico degli  architetti Figini, Pollini e Ponti, e lo IACP Comasina, con progetto urbanistico coordinato prima da Irenio Diotallevi e poi da Camillo Rossetti, pensato nella seconda metà degli anni '50.

Il quartiere Harar è, nella sua ideazione, uno degli esempi più riusciti di come l'alternanza tipologica dell'edificato e la relazione tra spazi pubblici e privati possa conferire qualità ad un brano periferico di città. Si passa infatti senza soluzione di continuità dall'edificio in linea multipiano alla casa unifamiliare a bassa densità, denominata 'insula', e tale alternanza dialettica costituisce un richiamo alla città storica. Gli edifici alti di Bottoni, Ponti, Figini e Pollini, che per soluzioni tipologiche e qualità compositive si propongono tra i più maturi risultati della produzione architettonica razionalista milanese, si rapportano con gli edifici bassi, che manifestano soluzioni figurative legate alla tradizione rurale.

Il quartiere Comasina presenta invece una distribuzione di edifici e servizi immersi nel verde, predisponendo una precisa separazione dei percorsi pedonali da quelli veicolari. Vicende storiche legate alla scomparsa di Irenio Diotallevi (autore di un primo progetto poi modificato) hanno portato ad un risultato che soffre di un'eccessiva uniformità, privo com'è di elementi distintivi che possano pienamente qualificare il senso dei luoghi. La spazialità appare a tratti indistinta, quasi priva di gerarchia, e mancano i riferimenti ai capisaldi costitutivi della città storica, come ad esempio la strada commerciale. Tuttavia, il quartiere ha al suo interno notevoli qualità ambientali legate alla presenza di verde diffuso e a casi di edifici particolarmente interessanti nelle soluzioni architettonico-compositive, come quelli di Bottoni, Lingeri, Rossetti e Perogalli.

Per accedere alla sezione degli Itinerari di architettura milanese, clicca qui

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All'interno del programma di iniziative culturali promosso dall’Ordine degli Architetti, gli itinerari assumono un ruolo chiave nella valorizzazione dell'architettura contemporanea e nella comprensione della città e del territorio. La città di Milano presenta nelle realizzazioni dell'ultimo secolo una linea progettuale che rimanda, se pur in modo parziale e discontinuo, al significato profondo delle forme della città. Il progetto itinerari vuole costituire uno strumento per la promozione della conoscenza dell'architettura milanese, intesa non solo come possibilità di indagare teorie e soluzioni progettuali, ma anche come il consolidamento di un ambito culturale condiviso. Tale approccio intende proporre una molteplicità di sguardi sulla città come traino alle nuove ed imminenti trasformazioni urbane, riconsegnando ai cittadini l'idea di una città come fatto collettivo.

Itinerari di architettura moderna: l'architettura moderna come descrizione della città
Progetto a cura della Fondazione dell'Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Milano

Coordinatore scientifico:
Maurizio Carones

Redazione:
Alessandro Sartori
Stefano Suriano

Curatori:
Marco Borsotti
Paolo Brambilla
Paolo Campiglio
Maria Vittoria Capitanucci
Maurizio Carones
Graziella Leyla Ciagà
Marco Lucchini
Laura Montedoro

Coordinamento attività:
Giulia Pellegrino

Ufficio Stampa:
Susanna Conte

Info: itinerari@ordinearchitetti.mi.it

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