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Milano Est

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A cura di Paolo Galuzzi Piergiorgio Vitillo  

Il paesaggio della città contemporanea, che al di fuori della città consolidata si dilata e si caratterizza per frammenti differenti, anche nei comuni di prima cintura urbana: landmark e icone direzionali (nuova sede RCS a Crescenzago, Gruppo Mondadori e Headquarters IBM a Segrate, Malaspina Business Park a Pioltello), gated community (Milano 2, San Felice, Villaggio Ambrosiano), grandi parchi urbani e territoriali del loisir (Forlanini, Lambro, Martesana). Che si giustappongono anche con tracce di ruralità trasformate o resistenti, all’interno di un territorio storicamente scolpito da acque superficiali, che hanno caratterizzato le tecniche di produzione agricola e i toponimi locali, arrivando anche a suggerire marchi celebri del boom economico del Dopoguerra (la Lambretta); con una ricchezza ambientale e paesaggistica, fatta di cascine, marcite, fontanili, diventata una rilevante risorsa economica – produttiva. Formando in questo modo figure complementari e frattali, che si ricompongono nel puzzle della città contemporanea. In sintesi, un paesaggio che abbiamo provato a raccontare e sintetizzare approfondendo gli episodi emergenti che meglio descrivono e caratterizzano questi territori della contemporaneità.

(Materiale protetto da copyright, vietata la riproduzione)

Milano Est. Fragmented city

1. Città, piani, progetti

 

La conformazione del margine orientale della città centrale

 

Mentre il piano ottocentesco postunitario di Milano è generalmente apprezzato dagli studiosi urbani (redatto dall’ingegnere comunale Cesare Beruto, 1889), non altrettanto si può dire per il piano di Angelo Pavia e Giovanni Masera (1912), anch’essi ingegneri comunali, considerato un ampliamento banalizzato del piano del 1889; ma è proprio il Pavia – Masera che conforma e delimita l’assetto orientale della città, il cui limite/barriera esterno è rappresentato dalla nuova cintura ferroviaria (un progetto del 1905, recepito dal piano), attorno alla quale prende forma lo sviluppo industriale della città1.

All’interno della “ciambella” dell’espansione urbana, il piano Pavia – Masera  disegna una maglia che completa e prosegue quella berutiana, irrobustendo le radiali storiche e prevedendone di nuove; i tessuti urbani, paragonabili per caratteristiche morfologiche e tipologiche a quelli del piano Beruto - isolati con edifici a cortina allineati lungo strada, orditi su una trama più ampia di quella berutiana-, sono attraversati da due assi nord – sud: uno più esterno (vie Teodorico, Ponzio, Anelli, Lombardia); e uno più interno (viali Lombardia, Romagna, Campania, Mugello, Molise, Puglie, Basilicata). Il piano non prevedeva nessuna grande attrezzatura e in particolare nessun nuovo grande parco; ciò nonostante, all’interno delle sue maglie la città costruisce, dalla fine della Grande Guerra alla metà degli anni Trenta, l’insieme delle grandi funzioni e attrezzature urbane che ancora la caratterizzano, che può essere suddivisa in tre grandi tematizzazioni:

- universitaria, Città Studi: il Politecnico (inaugurato in Piazza Leonardo Da Vinci nel 1927) e le Facoltà scientifiche dell’Università Statale (di qualche anno a seguire);

- annonaria, i grandi impianti dei Mercati delle Carni (1929); completati con i successivi Ortomercato (1965) e Mercato dei Fiori e Ittico (2000);

- aereonautica, con le Officine Caproni di Taliedo (1915), realizzate all’attiguo primo aerodromo della città (costruito nel 1910 nell’area delimitata dalle attuali via Mecenate, viale Ungheria e via Salomone), smantellato con la realizzazione dell’aeroporto di Linate (1933-1938; nel 1960 l'aeroporto fu sostanzialmente rinnovato e la pista venne prolungata fino al limite del Lambro), a ovest dell'Idroscalo (1928 – 1930), impianto che nasce come bacino di ammaraggio degli idrovolanti, nel giro di pochi anni convertito all’utilizzo sportivo e poi ricreativo per il rapido sviluppo dell'aviazione terrestre e l'abbandono degli idrovolanti), in modo da creare un polo integrato fra velivoli; ma anche il Palazzo dell’Aereonautica di piazza Novelli (1938 - 1941). I successivi piani regolatori della città consolidano la trama urbana del piano Pavia – Masera e strutturano la città moderna oltre la cintura ferroviaria, che perde progressivamente la conformazione a isolati regolari che caratterizza i piani Beruto e Pavia – Masera.

Il Piano Albertini (1934), che propone un disegno esasperato dell'assetto radiocentrico della città (viale Forlanini la principale), è caratterizzato dalla previsione di un anello di scorrimento esterno (in corrispondenza dell’attuale tangenziale, realizzata però all’inizio degli anni Settanta). Fortunatamente, modesta è stata l’attuazione dell'enorme espansione ipotizzata dal piano Albertini (10 mila ettari, densità elevatissime, edifici di 7-8 piani), che si estendeva fino ai confini della città e rendeva edificabile la quasi totalità del territorio comunale. Il piano del 1953 ripianifica all’interno della maglia inattuata del piano Albertini: la proposta più innovativa è rappresentata dalla previsione di 4 grandi parchi urbani, due dei quali interessano il settore orientale della città: il Parco Lambro a nord – est e il Parco Forlanini a est, oltre al parco di Trenno a ovest e il Parco nord al confine settentrionale della città. Il piano del 1976 – 1980 ratifica la forma e gli impianti urbani dei piani precedenti.

 

Un sistema urbano che aprendosi alla dimensione metropolitana ha conosciuto più di recente nuove e contemporanee tematizzazioni e fatto spazio a diversi cluster produttivi: la sanità (Besta, Tumori, Monzino, Maugeri, San Raffaele, ma anche San Donato sud e Città della salute a Sesto San Giovanni a nord); il polo chimico – farmaceutico e i settori per le apparecchiature elettriche, elettroniche e medicali (fra gli altri, Cassina de' Pecchi, Cernusco sul Naviglio, Pioltello, Rodano, Segrate, Settala, Vignate, Vimodrone, Peschiera Borromeo).

I quartieri popolari, le gated – community, la company town

Nel settore orientale della città ma anche nei comuni di prima cintura prendono forma – innestandosi su una struttura fondiaria rurale caratterizzata da proprietà di rilevanti dimensioni - una serie di quartieri autonomi, sia di edilizia economica – popolare, sia quartieri residenziali per popolazioni benestanti d’iniziativa privata. Interventi che hanno delineato un arcipelago variegato d’insediamenti abitativi – socialmente, funzionalmente, morfologicamente – formato da figure urbane e luoghi ancora oggi riconoscibili.

Del secondo dopoguerra è la realizzazione dei grandi quartieri autonomi di edilizia economica – popolare, che rafforzano la presenza storica di edilizia pubblica in questa parte di città2 e che costellano il margine orientale della città moderna: Feltre (Ina Casa, 1957 – 1963), Forlanini (IAPC, 1960 - 1964); Ponte Lambro (IACP, 1975), Taliedo - viale Ungheria (IACP, 1958 – 1960); ma anche alcuni grandi quartieri popolari nei comuni di prima cintura (fra gli altri, il Satellite a Pioltello, 1962 – 1964, 8 mila residenti).

Negli stessi anni e a seguire, nel periodo del grande boom edilizio, si realizzano i quartieri autonomi – gated community nei comuni di prima cintura: a Segrate Milano 2 (1970 – 1979, 6 mila residenti), realizzato dall’Edilnord Progetti di Silvio Berlusconi dopo quello di Brugherio (1963 - 1966, 4 mila residenti); Milano San Felice, su volere dell’ing. Giorgio Pedroni e progetto di Luigi Caccia Dominioni e Vico Magistretti (1965 – 1969, 3 mila residenti); il Villaggio Ambrosiano, su iniziativa del Cardinale Schuster (1957 - 1963, 4 mila residenti). Ma anche Metanopoli, company town e quartiere residenziale dell’ENI a San Donato  (1952 – 1958, 6 mila abitanti), voluti fortemente da Enrico Mattei e progettati nel loro impianto da Mario Bacciocchi.

L’intercomunalità ravvicinata

L’intercomunalità milanese ha una storia lunga, che affonda le sue radici nelle vicende eroiche del Piano Intercomunale Milanese (PIM), a partire dalla definizione di due iniziali schemi di piano, poi sintetizzati operativamente nella versione approvata (1967), di potente forza suggestiva, quando ancora si confidava ottimisticamente nella razionalità spaziale dell'urbanistica: lo schema a turbina del 1963 (De Carlo, Tintori, Tutino, tecnici nominati dai Sindaci di sinistra, socialisti e comunisti), un modello policentrico che proponeva la rottura del sistema radiocentrico a favore di un sistema articolato - equipotenziale, in cui emergono il Parco Sud e la cintura verde, il passante e l’annullamento della centralità a favore di un sistema multi-nodale; lo schema di sviluppo lineare del 1965 (Bacigalugo, Corna Pellegrini, Mazzocchi, nominati dai sindaci democristiani, ma della sinistra cattolica), comunemente definito “il biscione”: un piano d’infrastrutture alla scala metropolitana-regionale, che, assecondando la crescita spontanea dell’area milanese e della “conurbazione pedemontana”, prevedeva il potenziamento del sistema infrastrutturale lungo le principali direttrici est – ovest, concentrando lo sviluppo urbano intorno alla creazione di grandi infrastrutture di trasporto (su gomma e su ferro).

Nella realtà delle trasformazioni metropolitane alla fine ha vinto lo schema lineare che assecondava lo “sviluppo naturale della crescita” lungo i sistemi infrastrutturali viabilistici. Per l’est Milano ciò risulta particolarmente evidente (le radiali di accesso rappresentate dalla Padana superiore, dalla Cassanese, dalla Rivoltana, dalla Paullese), anche se di quell’originaria proposta è rimasta la dimensione del verde alla scala metropolitana (la green belt del Parco Sudi nasce da lì).  Lo sviluppo infrastrutturale lineare è stato accompagnato anche dalla crescita prevalentemente arteriale sia degli insediamenti residenziali, sia di quelli produttivi, il principale rappresentato dal polo chimico – farmaceutico di Pioltello – Rodano, (80 ha), un cluster industriale formatosi a partire dal primo dopoguerra, che ancora oggi sconta pesanti problematiche ambientali e di risanamento dei suoli contaminati3. La stessa pianificazione di scala provinciale (Ptcp 2003, Ptcp 2014), consolida lo sviluppo infrastrutturale e insediativo marcatamente arteriale.

2. La dominante caratterizzazione ambientale e infrastrutturale

 

La direttrice orientale verso Venezia rappresenta la cerniera territoriale fra due grandi infrastrutture ambientali e paesaggistiche che caratterizzano la regione urbana milanese: il Parco Agricolo Sud Milano (PASM) e il Parco Lambro.

 

Il Parco Agricolo Sud Milano - parco regionale istituito nel 1990, oggi gestito dalla Città metropolitana, caratterizzato da una fitta maglia agricola attraversata dalla ricca rete di corsi d’acqua naturali e artificiali e dalla rete di percorsi poderali - comprende un'area a semianello attorno alla cintura metropolitana sud che a ovest si collega al Parco del Ticino e a est al Parco dell’Adda.  Il PASM rappresenta un episodio unico nel nostro Paese per caratteristiche (un parco agricolo), dimensioni (47 mila ettari), importanza (61comuni interessati). Dal Parco sono escluse le zone urbanizzate, che gli conferiscono una connotazione a macchia di leopardo e determinano una figura di spazi aperti discontinua e frammentata. Il sistema delle acque costituisce storicamente la ricchezza ambientale di questi territori, sulla quale si sono stratificate diverse civilizzazioni e strutturati gli ambienti insediativi4. Il Lambro in particolare rappresenta la spina dorsale ambientale del territorio dell’est Milano. L’attenzione la sensibilità per i suoi caratteri ambientali e paesaggistici si è accentuata in particolare a seguito della costituzione del Parco della Valle del Lambro (1983)5; ma anche della sua estensione  “naturale” verso sud attraverso il Parco della Media Valle del Lambro (2002)6. Pur compresso tra argini strettissimi e artificiali, mantiene la condizione di corso d’acqua a cielo aperto, che connette i residui spazi aperti; ma a eccezione di poche aree in cui scorre libero da arginature, il Lambro è ancora un fiume nascosto7.

 

Anche dal punto di vista infrastrutturale, l’est Milano si caratterizza per la presenza, storica moderna e contemporanea, d’infrastrutture che lo tagliano longitudinalmente: la cintura ferroviaria orientale (1912), la Tangenziale Est (1969 – 1973), l’Aeroporto Forlanini (1933 - 1938), l’Idroscalo (1928 - 1930); ma anche la Cerca, la via storica che collega Melegnano a Monza (realizzata nel corso del XIX secolo con il carattere di circonvallazione esterna della città); un territorio tagliato e caratterizzato anche da altre rilevanti infrastrutture di mobilità: la direttrice ferroviaria orientale (Torino, Venezia, Brennero, Trieste), la metropolitana intercomunale (le linee celeri dell’Adda, Cascina Gobba e Gorgonzola), nonché la realizzata e mai entrata in funzione Dogana di Segrate8.

Un insieme di territori che hanno visto la realizzazione nel corso degli ultimi anni di nuove e pesanti cesure infrastrutturali recenti: la Tangenziale Est Esterna Milano (TEEM) e il conseguente potenziamento delle radiali di accesso (Cassanese e Rivoltana in particolare), nonché delle connessioni alla viabilità locale; interventi che hanno dato risposta alla scarsa connettività nord – sud ma ulteriormente scomposto i territori.

 

Questa commistione e alternanza di dominanti ambientali e infrastrutturali hanno generato un palinsesto territoriale frammentato, il carattere più evidente e ricorrente dei territori, all’interno dei quali è assai difficile cogliere gerarchie e rapporti organici tra le parti.  Una città estesa e diffusa all’interno della quale sono comunque percepibili forme ed episodi singolari, puntuali e discontinui, all’interno del territorio metropolizzato; esito non programmato né preordinato, prodotto dalla giustapposizione di oggetti e funzioni eterogenee. Un insieme di aree discontinue, dove parchi frequentati e isole di agricoltura integre e qualificate si affiancano a strade, capannoni, insediamenti commerciali, reliquati abbandonati, aree degradate, riciclerie e discariche.

3. Un paesaggio contemporaneo

 

La Tangenziale est e il fiume Lambro hanno così rappresentato gli elementi catalizzatori di uno sviluppo spontaneo; episodi spontanei sono stati anche gli interventi di riuso all’interno degli antichi impianti delle fabbriche del quadrante est della città. Un metabolismo urbano della città ordinaria, avvenuto principalmente attraverso interventi edilizi – la cui notorietà è in larga misura attribuibile al fenomeno abitativo dei loft – che ha interessato la prima periferia urbana (Caproni, Ventura, Ortica - Rubattino), perlopiù a ridosso della cintura ferroviaria, in particolare nelle zone industriali confermate dal Piano Regolatore Generale del 1976. Nella maggior parte dei casi, ha interessato aree di medie o piccole dimensioni - da 1 a 3 ettari -, risultato del processo di deindustrializzazione manifatturiera che la città ha conosciuto fin dalla fine degli anni Settanta. In generale, si è dunque trattato di trasformazioni funzionali di pezzi significativi di città accompagnate da modeste modificazioni edilizie, che hanno generato nuove tipologie insediative e abitative: dalle vecchie fabbriche dismesse alle nuove forme dell’abitare, ai nuovi piccoli quartieri residenziali, all’insediamento di nuove e innovative attività. Il più delle volte, utilizzando in maniera parassitaria i servizi pubblici e privati dell’immediato intorno urbano, anche laddove la trasformazione è avvenuta per piani e programmi negoziali (PRU ex OM) e tanto più quando le trasformazioni sono avvenute in modo puntale, ai limiti delle norme e delle regole urbane.  Sotto la reale o apparente vivacità urbana, oltre all’aspetto vibrant dei fenomeni della movida, dell’informalità, della creatività e dell’Industria 4.0, rimangono però da affrontare questioni irrisolte: mobilità e ambiente (bonifiche dei suoli), urbanizzazioni primarie (reti energetiche e tecnologiche), servizi di prima necessità e di pronto accesso (parcheggi, ma anche commercio di vicinato).

 

Il paesaggio della città contemporanea, che al di fuori della città consolidata si dilata e si caratterizza per frammenti differenti, anche nei comuni di prima cintura urbana: landmark e icone direzionali (nuova sede RCS a Crescenzago, Mondadori e  Head Quarter IBM a Segrate, Malaspina Business Park a Pioltello), gated community (Milano 2, San Felice, Villaggio Ambrosiano), grandi parchi urbani e territoriali del loisir (Forlanini, Lambro, Martesana). Che si giustappongono anche con tracce di ruralità trasformate o resistenti, all’interno di un territorio storicamente scolpito da acque superficiali, che hanno caratterizzato le tecniche di produzione agricola e i toponimi locali, arrivando anche a suggerire marchi celebri del boom economico del Dopoguerra (la Lambretta); con una ricchezza ambientale e paesaggistica, fatta di cascine, marcite, fontanili, diventata una rilevante risorsa economica – produttiva9. Formando in questo modo figure complementari e frattali, che si ricompongono nel puzzle della città contemporanea. In sintesi, un paesaggio che abbiamo provato a raccontare e sintetizzare approfondendo gli episodi emergenti che meglio descrivono e caratterizzano questi territori della contemporaneità.

Note

 

[1] Per il quadrante orientale, in particolare i quartieri di Lambrate e dell’Ortica, ma anche la zona di Taliedo - Mecenate: fra le altre, le vecchie industrie della Innocenti, della Faema e della Caproni; ma anche fabbriche di media e piccola dimensione, oggi interessate sia da processi di rigenerazione urbana spontanea e non pianificata, sia da programmi attuativi di natura negoziata (PII e PRU), attuati e/o in corso di attuazione.

[2] Nel periodo prebellico e nel primo dopoguerra vengono realizzati i quartieri Fabio Filzi (1935 - 1938), Maurilio Bossi ora Molise (1933 – 1938), Ettore Ponti (1939 – 1941); IACP – Ina Casa di Viale Omero (1949 – 1955). Del periodo fra le due Guerre (1925 – 1928) è invece il quartiere ICP Regina Elena ora Mazzini, nel quadrante sud – est della città (Corvetto).

[3] La prima localizzazione avviene con la Sisas (Società italiana serie acetica sintetica, 1947 - 1953). Tutto il polo chimico è stato dichiarato nel 2001 Sito di Interesse Nazionale e include diverse aree industriali ancora attive (Antibioticos, Energheia, Air Liquide Italia Service, Air Liquide Italia Produzione, CGT, Wilson/Immobiliare 2C, Snam ReteGas, RFI/Italferr), e l’ex area Sisas. La caratterizzazione dei suoli e delle acque di falda ha evidenziato una contaminazione di metalli, idrocarburi C >12, PCB (policlorobifenile), benzene, cloruro di vinile, oltre alla presenza di ammassi di rifiuti interrati e non. E' in corso la progettazione per la bonifica e messa in sicurezza delle acque di falda sottostanti l'area del polo (fonte: regione Lombardia).

[4] Su questi temi si veda il Progetto IReR  (Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia), Il sistema fluviale del Lambro. Un patrimonio da valorizzare per uno sviluppo ad alta qualità ambientale, coordinato da Alberto Magnaghi (1998), dalla navigabilità in epoca romana, alle grandi bonifiche, alle canalizzazioni e ai fontanili, dal Medioevo ai primi del Novecento i territori rivieraschi hanno organizzato sistemi agrari, paesaggi e centri urbani, strutture produttive. Dalla seconda metà del Novecento, con lo sviluppo accelerato del sistema metropolitano, questa struttura e questo equilibrio s’interrompono, trasformando il sistema delle acque da fonte di ricchezza a fonte di povertà (rischio idraulico, rischio sanitario, inquinamenti).

[5] Il territorio del Parco si estende per 25 km e per più di 8.000 ha (dai laghi di Pusiano e di Alserio a nord fino al Parco della Villa Reale di Monza a sud) e interessa 35 Comuni (oltre alle Province di Milano e Como).

[6] Un Parco metropolitano costituito da un sistema integrato di aree protette che si estende per 11 km e interessa circa 3.500 ettari; dal 2016 comprende anche Milano oltre a Monza, Brugherio, Cologno Monzese, Sesto San Giovanni.

[7] Sulla promozione e valorizzazione del Lambro come nuova infrastrutturazione ecologica metropolitana, con il ritorno in scena del fiume e dei suoi paesaggi, si veda il progetto - Studio di fattibilità Re Lambro (2012-2015), coordinato dall’Ersaf e finanziato dalla Fondazione Cariplo. 

[8] Un’area di quasi un milione di metri quadrati, costata complessivamente 100 miliardi e mai utilizzata; progettata per sostituire le funzioni e le attività doganali di via Valtellina, allontanando dalla città i mezzi pesanti, è stata “pensionata” dalla Unione Europea nel 1992 e dalla libera circolazione delle merci nella Comunità. Gli spazi dell’ex Dogana sono interessati da un progetto in corso di attuazione, con il riuso e la bonifica delle aree finalizzati alla realizzazione dello shopping center più grande d’Europa (Westfield Milan, 170 mila mq).

[9] Caso significativo è quello del Consorzio Distretto Agricolo Milanese (DAM), costituito nel 2011 e formato da più di trenta aziende agricole, che conducono il 40% del territorio agricolo milanese per una superficie coltivata di più di 1.000 ettari. Il Consorzio, che ha anche elaborato un Piano strategico di sviluppo rurale, si propone di promuovere iniziative e interventi di sviluppo economico imprenditoriale, contribuendo al contempo alla riqualificazione paesaggistico-ambientale e di valorizzazione del patrimonio delle cascine/centri aziendali; ma sono in corso di formazione anche nuovi e interessanti distretti agricoli: del Sud Est Milano e dell’Adda Martesana.