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Centro per l'assistenza finanziaria ai paesi africani
Anno: 1971 - 1974
Località: Milano, Barona
Indirizzo: Via San Vigilio 10
Destinazione d'uso: Strutture ricettive
Progettista: Pietro Crescini, Marco Zanuso
Il Centro per l’assistenza finanziaria ai paesi africani (oggi Collegio di Milano) occupa un’area di 23.000 m², a pochi passi dal quartiere Sant’Ambrogio. Il progetto si compone di un corpo centrale destinato alle funzioni collettive e di due ali riservate alle camere per gli ospiti. Come è stato più volte messo in evidenza, l’edificio non nasconde il proprio debito nei confronti di due college inglesi di poco precedenti: immediato si rivela il legame – soprattutto nel disegno dei prospetti, nel rivestimento in mattoni, nello sfalsamento del piani e nella soluzione d’angolo, citata in modo pressoché letterale – con la Harvey Court di Sir Leslie Martin e Colin St John Wilson. L’impianto disegnato da Zanuso, tuttavia, sfugge alla tradizione della corte quadrata e introflessa su cui si conforma l’edificio di Cambridge e, come nel St Andrew’s College di James Stirling, si apre a un più diretto rapporto con il paesaggio.
Ciò che solitamente non viene indagata nella comparazione tra i tre progetti è invece la differenza sostanziale nel disegno delle ali riservate agli appartamenti. Pur rifiutando l’impianto centrale e assiale, tipico dei college e ancora prima dei monasteri, Stirling riprende da questi l’impianto distributivo. Il corridoio di accesso alle camere segue infatti il perimetro interno delle ali, esattamente come il passaggio porticato girava intorno al chiostro lasciando le celle nella parte esterna. Nell’edificio di Zanuso, invece, il corridoio risulta ora centrale ora esterno, senza che per questo venga a stabilirsi una regola o una gerarchia tra le parti. Un’inversione nella disposizione dei percorsi e delle camere è riscontrabile anche nella Harvey Court. Tuttavia, se a Cambridge sembra plausibile presumere che gli architetti abbiano modificato l’impianto semplicemente in base all’esposizione, nel caso di Milano l’ipotesi è evidentemente da escludere.
Il Centro per l’assistenza finanziaria ai paesi africani sembra così affrancarsi da quelli che, senza dubbio, costituiscono i due riferimenti iniziali. Nel disegno di Zanuso, con la frammentazione delle ali in segmenti che seguono direzioni differenti e con l’inversione nell’orientamento delle parti, può leggersi la volontà di un ulteriore allontanamento dalla norma. L’impianto che ne risulta è di difficile leggibilità. L’immagine dell’edificio è piuttosto figlia della logica additiva con cui l’architetto procede. Attraverso semplici slittamenti sui tre assi i volumi corrispondenti ai diversi alloggi vengono montati l’uno sull’altro. Ognuno emerge indipendente mostrando tre facce e proiettando profonde ombre sul rivestimento in mattoni sabbiati del volume successivo. Le aperture, posizionate in corrispondenza dell’angolo, sembrano scavate in solidi pieni, accentuando così il carattere straordinariamente plastico del progetto.
G. Nannerini
in «Industria delle costruzioni» n.41, 1974
AA. VV.
in «Ottagono» n.36, 1975
M. Grandi, A. Pracchi
Zanichelli, Bologna 1980
G. Gramigna, S. Mazza
Hoepli, Milano 2001
M. Biraghi, G. Lo Ricco, S. Micheli (a cura di)
Hoepli, Milano 2013