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Ampliamento della Stazione di San Cristoforo

Anno:  1983 - 1983

Località: Milano, Giambellino

Indirizzo: via Lodovico il Moro

Destinazione d'uso: Stazioni, aeroporti, metropolitane

Progettista: Aldo Rossi con G. Braghieri, M. Oks, M. Scheurer

L’architettura del progetto cerca di offrire chiaramente l’immagine della stazione dando una particolare importanza ad alcuni aspetti tradizionali e funzionali come le coperture, le gallerie, i passaggi coperti, le differenze di livello e il grande spazio centrale dell’atrio”.
[Aldo Rossi, Progetto per un nuovo terminal a San Cristoforo, 1983-1990 in: Alberto Ferlenga (a cura di), Aldo Rossi. Opera completa 1959-1987, Electa, Milano 1988]

 


Il terminal auto-cuccette progettato per la stazione ferroviaria di San Cristoforo, sulla linea Milano-Mortara non ha mai trovato la sua forma compiuta; ancora oggi lo scheletro della sola struttura portante di ferro e calcestruzzo ci permette solo di immaginare il suo profilo concluso, alla fine mai realizzato. Nella zona sud-ovest della città, l’imponente edificio collocato in un’area di circa undici ettari, di proprietà delle Ferrovie dello Stato, compresa tra la linea ferroviaria e il Naviglio Grande, trova la sua ragione concreta in una serie di progetti successivi che, a partire dal 1983, danno risposta ad un programma generale di potenziamento strutturale di cui facevano parte la stazione di Lambrate e la stazione di San Donato, progettate rispettivamente da Ignazio Gardella e da Angelo Mangiarotti, che per San Cristoforo prevedeva il trasporto di auto sui treni in partenza per la tratta Milano–Parigi, successivamente verso la Germania e infine verso Lourdes. Il progetto definitivo, alla fine degli anni ‘80, reso complesso dalle nuove funzioni annesse, gli spazi per l’accoglienza dei pellegrini, il pronto soccorso e una cappella, viene inserito nelle trasformazioni legate a Italia ‘90.
    

 

Il progetto non realizzato, che asseconda la planimetria immaginata dall’Azienda Autonoma Ferrovie dello Stato, affida alla continuità delle coperture e dei percorsi la vita interna dell’edificio che segue il carattere proprio delle architetture per le infrastrutture nelle quali interno ed esterno, per coerenza costruttiva, definiscono un paesaggio unitario. Atrio, biglietteria, dogana, zone di attesa e di ristoro trovano la loro coerente composizione in una successione di piani orizzontali, di percorsi chiusi da coperture piane o voltate previste in rame. La costruzione, interrotta più volte per ripensamenti e indecisioni dello stesso ente committente, si ferma definitivamente nel 1991 segnando il destino di completo abbandono. Strutture portanti, corpi scala e carpenterie metalliche sono oggi la trasposizione essenziale degli schizzi di Aldo Rossi per questo progetto, forse già obsoleto nel programma funzionale al momento della sua ideazione; il progetto è oggi al centro di un costante dibattito sul suo destino in bilico tra riuso e demolizione.

 

Claudia Tinazzi