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Anno: 1991 - 1993
Località: Milano, Parco Forlanini - Ortica
Indirizzo: viale Forlanini
Destinazione d'uso: Stazioni, aeroporti, metropolitane
Progettista: Aldo Rossi con M. Brandolisio, G. Da Pozzo, M. Kocher, G. Vercelloni
“The gateway to a city should represent the essence of that city and, as a showcase of the type of buildings to be found in Milan, the long heterogeneous façade of the airport does just that. We discover a series of regular pink granite pilasters and passengers gain access to the building through iron and glass bridges, which appear to pay homage to the industrial matrix of the city”.
[Aldo Rossi, in: Hugh Pearman, Airports: a century of architecture, Laurence King Publishing, London 2004]
Linate è la città degli aerei. Metafora della città reale a pochi chilometri dal centro, lo scalo milanese rappresenta per Aldo Rossi l’idea stessa di moderna porta urbana, gateway di relazioni che proprio nella trasposizione teatrale della città trova la sua identità. Il progetto e gli scritti che lo accompagnano dimostrano l’attenzione che da sempre l’architetto ha avuto per questa tipologia di porta urbana del cielo propria della modernità e della nostra epoca. I paragoni storici con i porti, le stazioni ferroviarie, le metropolitane ma anche la minuziosa analisi delle stazioni del cielo direttamente conosciute in Europa, in Asia, America, da Francoforte a New York e la consapevolezza dell’importanza semantica di questo luogo di passaggio nel raccontare la città e il paese nel quale propone l’ingresso, dimostrano le ragioni di un progetto che propone la scena urbana come modello e riferimento costante. Facciate di città, palazzi, porte ma anche tipologie costruttive, materiali, colori trasposti nella modernità tecnologica disegnano il fronte d’arrivo alla Milano moderna, rappresentata senza mediazioni, quasi entrassimo nella città stessa.
Un progetto urbano, non tanto nella complessità delle relazioni tra le parti quanto nell’evocazione dei caratteri propri della città. Il carattere architettonico è forse l’aspetto più rivoluzionario del progetto che nel 1992 si affianca agli spazi esistenti dell’aeroporto senza interromperne il funzionamento, nessun tecnicismo esasperato, come nel design di tante aerostazioni, a rincorrere vanamente una contemporaneità destinata sempre a succedere a sé stessa, ma la volontà di imprimere un’identità corrispondente all’idea di città che rappresenta. Dalla tecnica costruttiva dei passaggi aerei, controventati e imbullonati con evidente messinscena, alla sovrapposizione dei piani interni dell’aerostazione come prospetti di città – “L’impostazione delle facciate principali è necessariamente il vetro, ma dove il vetro diventa finestra della casa o del laboratorio” – e ancora dal ritmo delle strutture murarie colorate di Candoglia, alle composizioni trilitiche di porte e portoni, la corrispondenza ad un modello ideale di rappresentazione urbana impone la personalità di questo luogo di transito che rappresenta per Aldo Rossi il riscatto della Milano moderna che riflette sulle proprie radici scegliendo l’immagine da dare di sé.