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Linificio e Canapificio Nazionale

Anno:  1919 - 1938

Località: Milano, Duomo

Indirizzo: via Ansperto 5

Destinazione d'uso: Edifici per l'industria

Progettista: Piero Portaluppi

L’edificio è progettato da Portaluppi nel 1919 su una frazione del lotto compreso tra le vie Ansperto, Brisa, Vigna e Luini, di proprietà della Società Anonima Beni Immobili Lombardi, ed è costruito dall’Impresa Fratelli Castelli di Milano, alla quale si devono anche le modifiche e i successivi interventi eseguiti su disegno dello stesso Portaluppi. In origine il fronte su via Ansperto, di due piani fuori terra, era coronato da una lunga terrazza antistante il terzo piano, arretrato per ottemperare alle imposizioni del regolamento edilizio. In seguito la terrazza sarà dapprima ridotta, avanzando una porzione del volume sino alla facciata e poi eliminata estendendo il sopralzo all’intero fronte.

 

Il disegno finale, uniformato da un lineare bugnato liscio, testimonia in diversi particolari l’adesione di Portaluppi alle geometrie del gusto Déco, nonché l’assonanza con i modi dell’architettura viennese della Secessione, ma nondimeno presenta garbate inflessioni baroccheggianti, inserite in controllata dissonanza con la composizione prevalentemente ortogonale del prospetto. Sono riconoscibili motivi ricorrenti e distintivi della coeva produzione di Portaluppi: fra gli altri, la piattabanda a raggiera che corona le finestre del primo piano sembra obbedire, nelle proporzioni volutamente esagerate, alle regole dell’iperbole, la figura retorica sovente impiegata dall’architetto nelle sue vignette satiriche.

 

Sul fronte verso il giardino l’edificio, ulteriormente ampliato, si articola in due corpi di fabbrica: il più profondo ha un trattamento di facciata uniforme e simmetrico, caratterizzato al secondo piano da due terrazzini angolari, soluzione ricorrente in altri edifici di Portaluppi. Nell’ala sinistra si trovavano l’alloggio del custode e i locali di servizio, collegati ai diversi piani da una scala secondaria posta sul retro, con accesso anche dal giardino; a destra gli uffici e i locali del Linificio, innervati da un corridoio centrale, con atrio e scala principale posti a una estremità.

 

Nel 1936 Portaluppi progetta un nuovo ampliamento: due, tre e cinque piani per le soluzioni proposte. I disegni illustrano un edificio angolare che risvolta su via Brisa composto secondo un più aggiornato lessico modernista, che attraverso l’estrema semplificazione geometrica e l’assenza di calligrafie decorative, è declinato dall’architetto in una “maniera” asciutta, simile a quella adottata per l’edificio di via Morozzo della Rocca, ma priva dell’uso raffinato dei materiali che l’architetto riserva alla propria abitazione - studio, qui limitati al solo granito grigio, poi sostituito in opera dal ceppo gentile. Dopo la guerra i tre piani costruiti verranno portati a cinque e il fronte su via Brisa sarà allungato.

 

La dicotomia delle facciate del Linificio appare oggi un palinsesto dei differenti linguaggi che, in stagioni diverse, Portaluppi seppe padroneggiare con eccezionale abilità e disinvoltura. Tuttavia l’aspetto attuale tradisce almeno in parte la volontà dell’architetto che, prediligendo un adeguato decoro della veste urbana dell’architettura piuttosto che la coerenza fra il disegno delle facciate e la distribuzione dello spazio interno, si era espresso rilevando: “il distacco eccessivo e contrastante fra i caratteri delle due architetture. Per questa ragione si è pensato [...] di rivestire, con sostanziali modifiche, tutto il vecchio edificio di via Ansperto con lo stesso materiale del nuovo edificio angolare”.

 

Stefano Poli