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Progetto del nuovo centro civico
Anno: 1959 - 1962
Località: Sesto San Giovanni, Centro
Indirizzo: via Felice Cavallotti, via Cavour
Destinazione d'uso: Strumento urbanistico
Progettista: Piero Bottoni
In cambio di alcuni terreni sui quali far sorgere la piazza e la sede del nuovo Palazzo comunale, la convenzione stipulata dal Comune l’8 settembre 1952 con il proprietario della maggior parte dei terreni aveva prodotto come risultato un centro civico giudicato da Bottoni inadeguato a rappresentare la nuova città di Sesto San Giovanni. Per trovare l’armonia possibile tra le forme e le funzioni nuove, direzionali e rappresentative, a cui è destinato il nuovo centro civico nell’ambito cittadino, il progetto di Bottoni rompe con il realismo rassegnato di quanti sostenevano che non occorrevano sforzi di immaginazione, e non esita a trapiantare nel corpo sofferente della vecchia Sesto un cuore urbano di vaste proporzioni.
Sulle aree ancora inedificate e su quelle rese libere dalla demolizione di alcune cascine ancora presenti nel borgo, ma ormai ridotte a una presenza spaesata e spaesante, Bottoni disegna una sorta di ring viennese, che avrebbe dovuto restituire ai sestesi la tranquillità e la poesia usurpata dalle grandi fabbriche. Attraverso un grande anello verde interamente pedonale connette in un sistema integrato di funzioni e significati collettivi l’area destinata ad accogliere la sede del nuovo municipio e gli edifici storici, artisticamente notevoli, sopravvissuti alle manomissioni della speculazione edilizia, e ritenuti degni di essere conservati e valorizzati come spazi di cultura: villa Mylius, villa Zorn, villa Visconti D’Aragona-Ponti, con i rispettivi giardini, e ciò che rimaneva del Monastero di S. Nicolao. In questo modo il centro civico, prima limitato alla piccola zona compresa fra via Cesare da Sesto, largo Lamarmora e via Cavallotti, si estende all’intero comprensorio tra via Don Minzoni, viale Italia, via Giovanna d’Arco, via Puricelli Guerra, via Padre Ravasi e via Volta.
Lungo l’anello verde una serie di edifici moderni, di altezza simile a quella delle costruzioni già realizzate, ricuce le lacerazioni e le discrasie volumetriche all’interno e fra gli isolati. Alle funzioni miste e ai porticati prospicienti le strade dei nuovi corpi di fabbrica è assegnato il compito di dare vita a luoghi dotati di qualità urbana. Non solo, la continuità dei portici permette anche all’edilizia aperta di ricreare la cortina stradale propria della tradizione cittadina. Inoltre, come nelle antiche città, sono immaginate due piazze: una all’incrocio tra le due strade che strutturano il centro come un cardo e un decumano, destinata a funzione commerciale; e un’altra, contigua, avente il carattere di piazza di rappresentanza. Qui – sull’area conquistata dal Comune a caro prezzo con la discutibile convenzione del 1952 – Bottoni colloca il Monumento alla Resistenza e il nuovo fiammeggiante Palazzo del Comune: le due opere d’arte che trasformano un luogo senza anima in un cuore memorabile, teatro dei valori e dei sentimenti della giovane comunità operaia e, nello stesso tempo, di una antica tradizione municipale.