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Edificio per uffici e negozi

Anno:  1963 - 1966

Località: Milano, Duomo

Indirizzo: Corso Europa 11-13

Destinazione d'uso: Edifici per il commercio

Progettista: Luigi Caccia Dominioni

Sul lato nord-ovest di corso Europa si trova un palazzo a destinazione esclusivamente terziaria con prospetto in clinker grigio scuro metallizzato, caratterizzato dalla presenza di un percorso aereo di connessione tra i due asimmetrici blocchi che lo compongono e che è l’unico elemento, insieme al materiale litoceramico scelto per il rivestimento, costante per entrambi.

 

Il camminamento in quota è inserito sopra il portico basamentale per consentire l’accesso alla retrostante area della chiesa di San Vito in Pasquirolo – costruzione seicentesca sorta sui resti del Frigidarium delle terme Erculee ad opera di Giovanni Pietro Orobono – a cui Caccia Dominioni diede forma grazie a un piano di riqualificazione funzionale per l’ampio cortile (realizzato con le demolizioni post-belliche, con lo scopo di ricreare almeno in parte il piccolo prato antico a cui la chiesa deve il proprio nome) che prevedeva la costruzione di un centro civico, realizzato dallo stesso Caccia Dominioni solo alcuni anni più tardi. 

 

Anche in questo caso dunque – come già accaduto per gli edifici ai civici 10-12 – l’accento viene posto sul rapporto tra preesistenza storica e nuova edificazione, con un occhio particolare alla riqualificazione dell’intera area, che passa attraverso l’inserimento del percorso aereo e di un collegamento, di nuovo in quota, tra corso Europa e la piazzetta lungo via Beccaria. In questo modo si crea un esteso camminamento porticato che richiama le soluzioni di connessione al suolo da altri sviluppate nella vicina piazza San Babila (Rimini con la torre Snia Viscosa, Lancia e Merendi con il Palazzo del Toro, ma anche Ponti con l’edificio all’angolo di corso Monforte) in cui alla fine degli anni Novanta Caccia Dominioni interverrà curando la sistemazione del verde e la realizzazione della fontana. 

 

I due blocchi in corso Europa hanno la stessa altezza, ma sono trattati in maniera diversa: il primo, più piccolo, è scandito da serramenti metallici, il cui aggetto rispetto al filo facciata, nella parte centrale, aumenta con la distanza dal suolo; il secondo, che si sviluppa lungo dieci campate del portico, presenta sopra il passaggio aereo una fascia vetrata continua che si ripete anche all’ultimo piano, alleggerendone il peso e modificandone il ruolo nella composizione del prospetto. In questa parte del complesso, la porzione centrale della facciata è segnata da una texture compatta scandita dalla regolare ripetizione dei balconi, che sono nascosti da quinte ottenute mediante i ricami in clinker. 

 

La dicotomia nel trattamento dei fronti si ripete anche verso l’interno, in cui l’uno presenta superfici forate dai grigliati sfalsati e l’altro aperture a tutta altezza, disposte a pettine. Tutte le finestre sul corso presentano un timpano scultoreo, sovrastruttura in ghisa commentata da Caccia Dominioni come puro elemento di riparo che allontana l’acqua piovana dalla finestra.

 

Manuela Leoni